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Per adidas nulla è ancora impossibile

A diciassette anni di distanza, adidas ha lanciato una nuova versione della storica campagna “Impossible Is Nothing”. Lo ha fatto appoggiando vari progetti in giro per il mondo, tra cui il nostrano Calciosociale.

Nel 2004, chiunque si fosse sintonizzato su Italia Uno in una delle innumerevoli interruzioni pubblicitarie si sarebbe trovato di fronte ad uno spot di adidas con un’inusuale sessione di jogging mattutina: a guidare il corteo, il compianto pugile Muhammad Ali. Dietro di lui, alcuni tra gli sportivi più in voga di quegli anni, come la figlia Laila, Beckham, Zidane, la mezzofondista e maratoneta etiope Haile Gebrselassie, il nuotatore australiano Ian Thorpe e gli statunitensi Maurice Greene e Tracy McGrady.

L’abile lavoro di postproduzione ha permesso di mixare la corsa dei personaggi in quel momento alla ribalta con sequenze tratte dalla preparazione effettuata da Ali in Zaire esattamente trent’anni prima, nel 1974, per abituarsi alle condizioni climatiche del Paese palcoscenico dello storico incontro con Foreman. I bookmakers, consapevoli della giovane età e dello strapotere fisico del suo avversario, lo avevano dato per sfavorito, ma non avevano fatto i conti con la sua mentalità che lo esortava a non badare al parere altrui.

Muhammad Ali
The Greatest (Foto: Imago Images – OneFootball)

Una visione riassunta in tre parole, Impossible is Nothing, che, ad una quarantina di secondi dall’inizio del filmato, appare in sovrimpressione mentre The Greatest si asciuga il sudore sulla fronte. Una filosofia che adidas ha deciso di fare propria, facendo diventare quella frase uno dei claim più conosciuti della storia della pubblicità, simbolo di una campagna globale che ha coinvolto tv, stampa e web, portando alla luce lati inediti di molti atleti e sottolineando il potere dello sport.

Diciassette anni dopo, lo storico brand tedesco ha deciso di rilanciare la stessa mission che coniuga dinamismo e fiducia nei propri mezzi e di riadattarla secondo la cross-medialità propria del tempo: a partire da aprile 2021, sul proprio sito ufficiale e sui propri canali social pubblicherà una ventina di short film che ritraggono quotidianità, infanzia e momenti topici che hanno plasmato i protagonisti di ogni video.

Le storie di calciatori come Pogba, Thiago Alcantara, Gnabry e Salah si affiancano tra le altre all’impegno civile di una lega professionistica come la WNBA, alla favola rugbistica degli All Blacks, alle imprese di sportivi di altre discipline come la prima velocista indiana oro nell’atletica leggera Hima Das e a icone pop come Beyoncé, il gamer Ninja, la star di Bollywood Ranveer Singh e all’attivismo ambientale di Cyrill Gutsch. Personalità di mondi diversi che si intrecciano in un unico concetto: intravedere possibilità in ogni contesto, avere un atteggiamento ottimistico nei confronti della vita ed essere fonte di ispirazione in vista di un futuro sostenibile e più inclusivo.

adidas Football Collective e i progetti in giro per il mondo

L’intuizione individuale è nulla se non è messa al servizio della collettività: ecco perché a ottobre 2020 il marchio ha lanciato l’adidas Football Collective, un macro-progetto che punta a creare cambiamento attraverso il calcio valorizzando le realtà locali sparse per il globo e offrendo il proprio sostegno alle comunità. Nella pagina dedicata all’iniziativa, adidas sintetizza la propria visione:

Attraverso il calcio, noi vediamo possibilità. La nostra missione è quella di abbattere le barriere, creare opportunità e permettere a tutti di vivere le emozioni del calcio.

Un cambiamento che passa per la Francia con il sostegno a Le Monde FC, squadra nata nella periferia parigina che ha l’obiettivo di ridurre il rischio di emarginazione con due sessioni gratuite di allenamento a settimana e una particolare attenzione al percorso scolastico dei ragazzi. Unire le comunità è lo scopo di RDR Switch, squadra di street football che diffonde messaggi di speranza.

Sempre a Parigi adidas collabora con Graines de Footballeuses, un’associazione che promuove il calcio femminile con tornei per tutta la nazione dando vita una community di calciatrici che possano avere successo anche fuori dal campo: ambizione condivisa da Cacahuètes Sluts, che per raggiungere il proprio proposito si avvale anche dell’arte e della cultura. Poco fuori Parigi, nella banlieue di Roissy-en-Brie, spicca un campo da calcetto con l’effigie di Paul Pogba: la sua rappresentazione in rilievo non è l’unica peculiarità della struttura, realizzata con il 62% di materiali riciclati. La partnership tra A Coeur Ouvert e adidas, molto attenta all’ambiente, permetterà di realizzarne altri.

adidas sponsorizza anche iniziative oltremanica: ha infatti stipulato un accordo con l’England Amputee Football Association (EAFA) per stimolare l’inclusione delle persone affette da disabilità nelle società calcistiche. La sensibilizzazione sull’argomento, e in particolare sul dare un calcio ai pregiudizi legati alla salute mentale, è portata avanti anche dall’ FC Not Alone.

La crescita del calcio femminile è appannaggio di Romance FC, punto di riferimento per le atlete donne e non-binary così come lo Stonewall FC, il cui 11 titolare è stato consacrato miglior team LGBT+ del calcio inglese. Il programma Goals 4 Girls mira a garantire pari opportunità alle donne con progetti legati al mondo del calcio e della formazione.

L’adidas Football Collective si estende anche in Germania, dove nel quartiere Schöneberg di Berlino, bambini, ragazzi e adulti che scelgono di tesserarsi all’FC Internationale Berlin si mettono gratuitamente al servizio della comunità a favore dell’integrazione fra culture. A sottolineare la politica del club, lo slogan “No Racism” stampato sulla maglia.

Calciosociale

Non è un pallone questo, è tutto il resto. Una possibilità per cambiare la realtà. Un sogno partito da zero. Il mondo è tuo per intero. Chiunque tu sia, c’è sempre una via. La tua vittoria è anche la mia.

A pronunciare queste parole in uno dei post pubblicati dalla pagina Instagram di @adidasita il 17 giugno è Mahmood, spettatore d’eccezione di una partita di calcio a cui prendono parte anche i difensori della Roma Elena Linari e Gianluca Mancini. Sullo sfondo, il complesso di Corviale, quartiere della periferia sud-ovest della città di Roma, dove sorge il Campo dei Miracoli.

È qui che nel 2005 Massimo Vallati ha fondato Calciosociale, una società sportiva dilettantistica divenuta luogo di aggregazione per i ragazzi del territorio attraverso un percorso socio-educativo volto ad infondere valori positivi come rispetto delle diversità, senso civico, responsabilità e fiducia in sé stessi e negli altri.

Lo sport è il baricentro del progetto e il calcio diventa una palestra di vita. Le regole applicate da Calciosociale non sono le solite che conosciamo, ma ricalcano i principi della convivenza civile. Le squadre sono miste e composte da persone di ogni età, cultura e provenienza. Gli allenatori vengono sostituiti dagli Educatori, che in caso di irregolarità devono trovare un accordo per proseguire il gioco. Non esiste la panchina, I rigori vengono battuti dal giocatore meno forte e ognuno non può segnare più di tre goal a partita. Fuori dal campo, una serie di attività laboratoriali permettono di accumulare punti in classifica.

adidas ha deciso di sposarne la causa e, in concomitanza degli Europei e della campagna che sta portando avanti, ha annunciato il proprio sostegno a questa realtà, che si preannuncia ancora più ambiziosa: l’azienda tedesca è infatti il partner tecnico della Miracoli Football Club, la prima scuola calcio di Calciosociale che sarà attiva da settembre 2021.

Tratto distintivo della Miracoli F.C. sarà l’affiancamento della dimensione etica ed educativa propria di Calciosociale alla preparazione tecnica basata sul FUNiño (Futbol a la medida del Niño), il calcio su misura dei ragazzi alla base del modello pedagogico inventato dall’allenatore di hockey su prato Horst Wein e applicato nella cantera del Barcellona (lo stesso con cui si sono formati Xavi, Iniesta e Messi, per intenderci).

Una realtà che fino a pochi anni fa, in un contesto come quella di Corviale, non sembrava fattibile. Nell’ideazione di Calciosociale, il principio è lo stesso di quel famoso spot. Una morale da tenersi stretta:

Quando decidi di scendere in pista, anche se qualcuno può dubitare di te parole come non posso, non ci riesco, o è impossibile non esistono e ci ricordano tutte volte di continuare a credere che “Impossible is Nothing”.

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