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CALCIO ESTERO

L’Ajax sta vivendo una nuova Tulipanomania

La Tulipanomania scoppiò in Europa nell’inverno che portava il 2018 a sfumare nel 2019. Era un inverno rigido e, dopo le avventure di Champions madrilene degli anni precedenti, una ventata di petali olandesi aveva invaso l’Europa sin dai primi sentori dell’autunno. Specialmente ad Amsterdam, rifugio dell’Ajax.

Ajax e Tulipanomania

Era la stagione 2018/2019 e l’inverno – come direbbe una famosa serie TV – stava arrivando. La Champions League si apriva con il Real Madrid campione incontrastato e il Bayern Monaco si iscriveva al Gruppo E per affrontare Benfica, AEK Atene e Ajax. 

I contender tedeschi non ci misero molto: quindici gol fatti, quattordici punti e nessuna sconfitta per chiudere il girone da primi in classifica e prepararsi agli ottavi nel migliore dei modi. Quello che però non sapevano, era che l’Ajax si preparava a diventare una delle più belle e floride realtà del mondo in quell’autunno tendente all’inverno. 

Proprio mentre le foglie ingiallivano e i tulipani nel Keukenhof di Amsterdam erano pronti alla fioritura, esplodeva in Europa la Tulipanomania. Come quattrocento anni prima, quando in Olanda il tulipano divenne più prezioso di uno smeraldo facendo finire sul lastrico moltissimi imprenditori del tempo, in Europa impazzì la mania ajacide, grazie ad una squadra disarmante da quanto riusciva ad essere bella, elegante, letale e vincente allo stesso tempo. 

Ajax
Quell’Ajax (Aris Messinis/AFP via Getty Images – OneFootball)

Quello che successe nell’inverno successivo lo sappiamo un po’ tutti in realtà: nessuna sconfitta con il Bayern Monaco nei gironi, la vittoria contro il Real Madrid campione di tutto al Bernabeu che mise una pietra tombale sull’era Galactica e la vittoria contro la Juventus di Cristiano Ronaldo ai quarti di finale. Con l’arrivo della primavera poi, la Tulipanomania si diffuse nel globo terraqueo: ovunque si parlava e si scriveva della grande Ajax di ten Hag, dei giovani de Jong e de Ligt, del bel gioco e della estrema facilità offensiva. 

La sconfitta col Tottenham in semifinale fu come recidere un tulipano appena prima della sua fioritura finale. A Madrid, dove nel seicento le epidemie colpivano la popolazione alla fine della Guerra dei Trent’anni, il Liverpool schiantò il Tottenham e gli onori andarono alla patria dei Beatles. Ma la Tulipanomania non si arrestò lì, destinata com’era a contagiare il mercato estivo e l’anno successivo, quando i lancieri non riuscirono a bissare un’annata leggendaria. 

Cos’è cambiato in casa Ajax?

de Jong, de Ligt, Ziyech, Van de Beek, Sergiño Dest sono solo alcuni dei grandissimi talenti che – a partire da quell’estate – partirono da Amsterdam per accasarsi nelle grandi squadre europee. 500, i milioni che Overmars, leggenda e dirigente del club, ha fatto incassare ai tulipani negli ultimi cinque anni, permettendo al club di rigenerarsi e di immettere nel mercato cifre che prima non erano contemplabili. 

Sia chiaro, la produzione di tulipani è rimasta casalinga, con un settore giovanile fiorente e pronto a lanciare nuovi campioncini nel calcio europeo, ma il primo posto in classifica nell’attuale Eredivise e la vittoria dello scorso campionato olandese sono corrisposte all’arrivo alla Johan Cruijff Arena di nuove leve dal talento grezzo ma infinitamente grande. 

Ciò che è cambiato nella struttura dell’Ajax – e dopo vedremo pagina per pagina i talenti lanciati – non è il tipo di gioco, sempre spumeggiante e di controllo, né lo sguardo sul settore giovanile. Ad Amsterdam ci si è aperti al mondo e alla scoperta del talento anche oltreoceano, portando nell’Academy giovani di splendide speranze a prezzi irrisori, per poi farne dei veri e propri campioni. 

Se restiamo strettamente legati alla definizione di talento importato, non possiamo che fare riferimento a David Neres, Antony e a Mohammed Kudus. I tre ragazzi fanno parte di un progetto di sviluppo del calcio di marca ajacide che ha coinvolto il Brasile e il Ghana nella scoperta del loro talento.

David Neres non si scopre di certo oggi: il brasiliano era già presente nella squadra leggendaria della Tulipanomania e il suo gioco terribilmente elettrico mise in grave difficoltà il Real Madrid. Suo connazionale, giunto quest’estate al costo di 15,75 milioni di euro dopo la partenza di van de Beek, Antony ha fatto tutta la trafila delle giovanili nel San Paolo e, dopo una grande annata in patria, è approdato ad Amsterdam portando in dote 12 presenze, cinque gol e tre assist, dimostrandosi qualitativamente all’altezza delle attenzioni olandesi. 

Antony e Neres
I due brasiliani in biancorosso (Foto: Olaf Kraak/ANP/AFP via Getty Images – OneFootball)

L’altro diamante importato ad Amsterdam viene dal Ghana, esattamente da Accra, ed è nato il 2 agosto del 2000. Gioca le sue prime partite nella Right to Dream Academy, creata dal presidente del Nordsjælland all’interno dell’organizzazione no profit Right to Dream. Essa segue la formazione accademica e sportiva dei suoi partecipanti, portando i migliori poi nel club danese. 

Mohammed Kudus, mancino e futura stella dell’Ajax, segna alla sua prima stagione con il Nordsjællan dodici gol, di cui tre su rigore. É onnipresente in fase offensiva, tanto che una volta trasferitosi ad Amsterdam mette a referto un gol e tre assist in sole quattro partite. La lesione del menisco e la conseguente operazione, dovuta ad uno scontro nel corso della gara di Champions League contro il Liverpool all’Amsterdam Arena di ottobre, ne hanno condizionato l’esplosione, ma presto lo rivedremo in campo. 

Futuro Ajacide

Se l’inport pare andare meravigliosamente, i talenti homemade non mancano di sicuro nell’undici di ten Hag. Ryan Gravenberch e Lassina Traoré, ma anche Lisandro Martinez ed Edson Alvarez corrispondono perfettamente alla plasmazione del modello Ajax. 

Gravenberch è sicuramente il tulipano più splendente di questa rivoluzione in salsa Oranje: classe 2002 e già visionato dai club di mezza Europa, il centrocampista è inamovibile nell’undici di ten Hag, che è stato anche splendidamente ripagato dal gol contro il Midtjylland in Champions League. Sono tredici le presenze, con un gol e tre assist, fino a questo momento. Il suo valore di mercato si attesta sugli 11 milioni, ma chiunque voglia sedersi al tavolo dell’Ajax non potrà sperare di cavarsela con meno di cinquanta. 

Gravenberch
L’ennesimo tulipano (Foto: Maurice Van Steen/ANP/AFP via Getty Images – OneFootball)

Lassina Traoré, originario del Burkina Faso e totalmente cresciuto nelle giovanili dell’Ajax, è il nuovo prototipo di attaccante costruito ad Amsterdam. Veloce, tecnico, forte fisicamente, il classe 2001 ha segnato otto gol in quindici partite – di cui 5 nello 0-13 al Venlo-, mettendo a referto anche otto assist. C’è bisogno di altro? 

I due sudamericani hanno invece già alle spalle un anno di scuola Ajax e oggi possono dirsi perfetti prodotti di una scuola leggendaria. Contagiati dalla Tulipanomania, sono arrivati dal Club America in Messico e dal Defensa Central in Argentina per mettersi al servizio del tecnico dei lancieri. Oggi sono due pilastri di una squadra che si prepara a lanciare tra i grandi anche Naci Ünüvar, Devyne Rensch – classe 2003 – e Julian Rijkhoff – attaccante classe 2005 – di cui sentiremo molto presto parlare. 

Tulipani in Europa 

Quest’anno la Tulipanomania è riesplosa in Europa, grazie a un calcio spumeggiante, pieno di tatticismo, di possesso palla e di verticalizzazioni brucianti, in grado di rendere l’Ajax capace di segnare 43 gol in undici gare di campionato – subendone solo 7 – e 7 in Champions League in cinque partite, restando però a secco nelle due gare contro i campioni del Liverpool. 

Il girone D, in comune con i Reds, Midtjylland e Atalanta, si è rivelato complicato, soprattutto per il cinismo con cui gli inglesi hanno affrontato le due gare contro i lancieri. Le due sconfitte, entrambe per 1-0, hanno reso l’ultima gara della Johan Cruijff Arena fondamentale per il passaggio del turno. Terza a sette punti, ad una sola lunghezza dal’Atalanta dei miracoli seconda, l’Ajax ha bisogno di una vittoria per passare il turno, e tra le mura amiche conta di farcela nonostante l’assenza di Kudus e quelle probabili di Neres e Mazraoui. 

Nel 2-2 di San Siro contro gli orobici, un primo tempo eccelso dell’Ajax ha visto la rimonta targata Zapata-Gomez-Pasalic nel secondo, che è costata una vittoria che sarebbe stata fondamentale per giocarsi l’ultima gara con due risultati su tre a disposizione. Dopo una prima frazione molto tattica in cui i gol di Traoré e di Tadic – mattatore del club sin dalla leggendaria stagione della Tulipanomania – avevano portato gli ospiti davanti, l’Atalanta ha risposto colpo su colpo, sorreggendosi sulle larghe spalle del gigante Zapata. 

Lui alla Tulipanomania ha risposto con l’ossessione nerazzurra che sta colpendo in questi anni la Serie A e anche l’Europa dei grandi. Gasperini ha messo insieme un mix di giovani di belle speranze e di grandi “vecchi” in grado di comprendere i dettami del tecnico e spiegarli ai meno esperti durante le partite. Ma la realtà dell’Atalanta la conosciamo e non ci interessa indagarla ora. Quindi torniamo alla Tulipanomania, e all’incontro della Johan Cruijff Arena che questa sera catalizzerà le attenzioni del calcio europeo. 

Appuntamento dunque alle 18:55, con un match dalle aspettative scoppiettanti. Due delle squadre che più hanno votato il proprio calcio alla fase offensiva e alla completezza, si affrontano in una finale europea, perché altro non è che una finale. Certo, l’Atalanta ha anche il pareggio dalla sua, ma contro quest’Ajax niente è scontato. 

Intanto la Tulipanomania continua ad invadere l’Europa, con i grandi club alla ricerca spasmodica di un tulipano da aggiungere alla propria rosa, e gli appassionati in attesa di vedere altri fiori gialli, neri, rossi e blu spargersi sui campi di tutta Europa.

Atalanta-Ajax
L’Ajax in trasferta a Bergamo (Foto: Marco Luzzani/Getty Images – OneFootball)
Autore

Classe '94 e laureato in Storia all'Università Statale di Milano, ama il calcio in ogni sua forma ed espressione. Alla costante ricerca di storie da raccontare che permettano di andare oltre ciò che vediamo tutte le domeniche.

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