La stagione che prende il via venerdì 17 febbraio rappresenta per la massima serie nipponica un traguardo simbolico, poiché verrà tagliato il traguardo del trentesimo anniversario dalla riforma del campionato che introdusse il professionismo nel calcio locale. Fino ad allora il campionato era infatti organizzato soltanto a livello amatoriale, con la maggior parte dei club che erano una diretta emanazione delle principali aziende del paese.
Inoltre, sulla scia delle sorprendenti vittorie della nazionale in Qatar – contro squadre del calibro di Germania e Spagna – e del successo di un numero sempre maggiore di giocatori giapponesi nei maggiori tornei europei, il calcio, nel paese del Sol Levante, gode di una popolarità mai raggiunta in precedenza – arrivando perfino a contendere al baseball il ruolo di sport di squadra più seguito in assoluto.
A testimonianza di questa crescita, è stato da poco annunciato dal presidente della lega che, dalla stagione 2024, la J1 (la massima serie) passerà definitivamente da 18 a 20 squadre. L’aumento del numero delle squadre partecipanti ai tre livelli professionistici comporta pertanto che la stagione in partenza sarà di transizione, con una sola retrocessione a fronte di tre promozioni dalla J2. Resteranno invece invariate le modalità per la qualificazione all’Asian Champions League (ACL), con la prima e la seconda classificata che accedono direttamente alla fase a gironi della competizione continentale mentre la terza classificata passerà dai preliminari – il quarto slot a disposizione è invece ad appannaggio dei vincitori della Coppa dell’Imperatore.
Le sorprese arrivano da universitari e liceali
Fra le peculiarità del calcio giapponese va evidenziata la varietà di percorsi con cui i giovani calciatori possono raggiungere il professionismo.
Per gli under 18, parallelamente alla classica trafila nelle squadre giovanili dei club, un’importante alternativa è rappresentata dalle squadre liceali – in alcuni casi sono delle vere e proprie accademie incentrate sullo sport – che competono fino a raggiungere le fasi finali del celebre torneo nazionale.
Ai migliori prodotti di queste due filiere si apre poi una seconda possibilità di scelta, in quanto possono decidere se diventare subito professionisti o proseguire gli studi accademici. Le squadre universitarie oltre a giocare nell’apposito torneo, prendono parte altresì alla Coppa dell’Imperatore – il torneo più antico del paese, equiparabile per formula alla FA Cup inglese – pertanto non è insolito imbattersi in sfide fra club di J1 e team universitari.
Anche se di recente Kaoru Mitoma è stato oggetto di un certo clamore da parte dei media internazionali per aver preferito laurearsi prima di passare al professionismo, va pertanto sottolineato che in Giappone questa scelta non rappresenta niente di troppo insolito, come rivela ad esempio la rosa dell’ultimo mondiale, nella quale i giocatori passati attraverso il percorso universitario erano ben nove.
Questa premessa è utile per comprendere una parte importante del processo di incessante rinnovamento del campionato nipponico, che, a fronte della continua emorragia di giocatori diretti in Europa, può attingere da questo ramificato serbatoio di nuove leve, con effetti in certi casi sorprendenti.
Si può assistere ad esempio all’improvvisa rivelazione di un rookie che, terminata l’università, scala con incredibile rapidità le gerarchie – l’ultimo in ordine di tempo è stato Makoto Mitsuta, che lo scorso anno si è imposto velocemente come titolare ad Hiroshima, registrando nel suo primo campionato da pro uno score di 9 goal e 8 assist. In questi casi, l’effetto sorpresa per gli appassionati è garantito dalla scarsità di statistiche precedenti riguardanti questi giocatori, che nell’arco di un singolo torneo raggiungono posizioni d’élite nella J1.
Risulta quindi complesso soppesare perfettamente il valore delle rose ai nastri di partenza del campionato, poiché nel corso della stagione potrebbero emergere risorse non del tutto pronosticabili a priori.
Un torneo combattuto
Il campionato giapponese storicamente si è contraddistinto per l’equilibrio, con un divario non troppo netto fra le squadre più attrezzate e le altre. Tuttavia, osservando i risultati del recente passato, si nota come nelle ultime sei edizioni solo due club hanno vinto il torneo: 4 volte il Kawasaki Frontale e 2 gli Yokohama F. Marinos.
Detto ciò, la lista delle contendenti appare nutrita e non sembrano esserci corazzate che partono con la vittoria già in tasca. In una competizione così livellata spesso a contare di più sono la programmazione e la continuità invece che il valore assoluto delle rose, come i risultati della scorsa stagione di Vissel Kobe e Gamba Osaka possono testimoniare.
Un’ultima nota di cui poi tener conto è il mercato; quello invernale si chiuderà solamente il 31 marzo, mentre nel corso di quello estivo potrebbero trasferirsi in Europa alcuni dei giocatori più talentuosi, alterando gli equilibri di alcune rose.
Le squadre verranno ora presentate nell’ordine con cui hanno concluso il campionato 2022 (a cui si aggiungono in coda le due neopromosse) e per ognuna di esse ci saranno delle informazioni su come giocano e saranno indicati alcuni dei giocatori più influenti o da osservare con maggiore attenzione – alcuni nell’immediato, altri nel lungo periodo. Dove non indicato diversamente, le statistiche citate provengono dal database di Wyscout relativo alla scorsa stagione di J1.
Yokohama F. Marinos
La squadra di Kevin Muscat – che ha raccolto l’incarico dal connazionale Postecoglou nel 2021 – ha mantenuto gran parte dell’ossatura che l’ha vista trionfare nella scorsa stagione (migliore attacco e miglior difesa ex aequo).
Dal mercato non sono arrivati grossi nomi, lavorando soprattutto sulla profondità della rosa, mentre si registrano alcuni addii eccellenti. Alla partenza del duttile jolly difensivo Tomoki Iwata, MVP dell’ultimo campionato – andato a rinfoltire ulteriormente la colonia di giapponesi del Celtic – si è aggiunta un po’ a sorpresa quella del portiere Yohei Takaoka, diretto in MLS, abilissimo nel cominciare l’azione dal basso.
I campioni in carica avranno comunque l’opportunità di riconfermarsi, grazie ad un 4-2-3-1 aggressivo e verticale che mira ad un recupero alto della palla, con gli esterni offensivi posizionati molto larghi per consentire ai terzini di inserirsi nei mezzi spazi. I Marinos attaccano l’area con molti uomini, puntando a creare tante occasioni con tiri di buona qualità dopo aver disordinato lo schieramento avversario.
L’allenatore australiano è solito ruotare sistematicamente i giocatori a disposizione quindi sono in pochi a potersi considerare titolari fissi. Nel reparto offensivo risalta in particolare Takuma Nishimura (0,44 xG per 90 minuti), che può agire sia a supporto di un centravanti sia da riferimento offensivo, mentre nella nutrita batteria di ali, che Muscat alterna quasi scientificamente, il brasiliano Elber è l’elemento di spicco (ha tentato 5,6 dribbling per 90 con il 59% di successo).
Infine, sarà interessante monitorare la crescita del giovane Riku Yamane (90% di accuratezza dei passaggi nell’ultimo terzo di campo); il centrocampista della nazionale U20 è abilissimo nel resistere alla pressione avversaria, ha mostrato grande personalità quando impiegato e potrebbe veder aumentare il proprio minutaggio nel corso della stagione, magari in coppia col quasi coetaneo Joel Chima Fujita.
Kawasaki Frontale
La città industriale di Kawasaki si trova schiacciata fra le metropoli di Tokyo e Yokohama, eppure è qui che si sono formati tanti dei giovani calciatori che si stanno ritagliando spazio in Europa – oltre al sopraccitato Mitoma anche Ko Itakura, Takefusa Kubo e Ao Tanaka – questo perché il club locale rappresenta un’avanguardia nello sviluppo del calcio nipponico.
Il protagonista indiscusso di questi successi è il coach Toru Oniki, l’allenatore più vincente nella storia della lega (4 titoli). Tuttavia, oggi il picco di questo ciclo vincente sembra sorpassato e si respira un clima da fine impero.
La squadra negli ultimi tre anni ha perso diversi titolari senza riuscire a sostituirli appieno, (l’ultimo in ordine di tempo è il capitano Shogo Taniguchi) e il manifesto del mancato ricambio è rappresentato dal trequartista thailandese Chanathip – acquistato a peso d’oro lo scorso anno ma mai integratosi nel 4-3-3 di Oniki.
Lo stile di gioco resta quello ormai collaudato, basato sul dominio del possesso palla con scambi corti e veloci volti a creare delle triangolazioni. A far girare questa macchina ben oliata ci pensano innanzitutto i centrocampisti Yasuto Wakizaka (0,31 xA per 90) e Kento Tachibanada, e le sovrapposizioni interne del terzino Miki Yamane. Mentre il peso maggiore della finalizzazione è sulle spalle delle ali: Marcinho e il sempiterno Akihiro Ienaga (12 goal a testa lo scorso anno), visti i continui acciacchi di Leandro Damiao.
Alle spalle dei titolari non sembra esserci grande profondità – in special modo in difesa – tuttavia in attacco Taisei Miyashiro, punta abile a non dare riferimenti ai marcatori, al rientro dopo due anni in prestito, potrebbe approfittarne per scalare le gerarchie e prendersi il posto al centro dell’attacco.
Sanfrecce Hiroshima
La squadra del sud di Honshu è stata la maggiore sorpresa dell’anno passato, uscendo da una lunga spirale di mediocrità in cui era piombata dopo i successi del decennio scorso.
A rivitalizzare l’ambiente ci ha pensato l’esperto allenatore tedesco Michael Skibbe, premiato col riconoscimento di coach dell’anno e che ha portato il club a giocarsi le finali nella Coppa dell’Imperatore e nella Coppa di Lega – vincendo la seconda.
Skibbe ha confermato lo schema tattico fondato su un’esperta difesa a tre ma ha aumentato il ritmo e l’intensità di pressing e gegenpressing svecchiando l’undici titolare. Oltre al già citato Mitsuta – che se si riconfermasse sarà difficile da trattenere in estate – i maggiori beneficiari di questo cambio di marcia sono stati i centrocampisti Tsukasa Morishima e Gakuto Notsuda.
Il difficile per la squadra sarà riconfermarsi, visto che ci sarà l’impegno aggiuntivo dell’ACL e dal mercato non sono arrivati particolari rinforzi – l’universitario Shuto Nakano potrebbe però essere una sorpresa e sostituire l’inesauribile Tomoya Fujii lungo l’out di destra (5 conduzioni progressive per 90), passato in inverno agli Antlers.
In questo senso chi sarà chiamato a garantire un maggiore apporto è Pieros Sotiriou, centravanti cipriota prelevato dal Ludogorets ad agosto impiegando gran parte del budget a disposizione del team di Hiroshima.
Kashima Antlers
Per il club più vincente nella storia della J1(8 campionati), la scorsa è stata una stagione frustrante: all’ottimo avvio sotto la guida del tecnico svizzero René Weiler, con la squadra in lotta per la vetta della classifica, è seguita una seconda metà di stagione deficitaria, con tre sole vittorie nell’intero girone di ritorno.
A nulla è servito l’esonero di Weiler ad agosto, visto che nelle restanti dieci partite la tendenza non è stata invertita. La cessione estiva di Ayase Ueda al Cercle Brugge – il principale finalizzatore della squadra con 10 goal in diciotto presenze – è stata determinante per il cedimento degli Antlers, tuttavia la squadra aveva già palesato lacune difensive e difficoltà a creare gioco.
Daiki Iwamasa, subentrato come traghettatore per poi essere confermato come guida per il 2023, sembra avere ancora parecchi problemi irrisolti: in porta non è chiaro chi sarà il numero uno mentre per tentare di riorganizzare la difesa sono tornati a casa gli esperti centrali Gen Shoji e Naomichi Ueda.
È probabile quindi che si riparta dal canovaccio già seguito nella scorsa stagione, ossia con un massiccio uso di lanci lunghi a cercare Yuma Suzuki, anima e cuore della squadra (28,3 duelli per 90), onnipresente in ogni zona del campo. Le speranze per una stagione di vertice passeranno però anche dal pieno recupero del giovane trequartista classe 2002 Ryotaro Araki, fenomenale nel 2021 (10 goal e 7 assist) ma piagato da molteplici problemi fisici la scorsa stagione.
Cerezo Osaka
La metà rosa di Osaka può guardare con ottimismo al ritorno in campo poiché il solco tracciato nella scorsa stagione dal tecnico Akio Kogiku appare promettente. Nonostante il finale deludente, con la sconfitta nella finale di Coppa di Lega ed una chiusura del campionato senza vittorie nelle ultime cinque partite, il 4-4-2 di Kogiku, letale nelle ripartenze, sembra pronto a salire il prossimo gradino nel 2023.
In un mirato lavoro di maquillage la rosa è stata aggiornata con leggeri ritocchi: la difesa è rimasta quasi immutata così come il centrocampo, la cui maggiore novità è rappresentata dal belga Jordy Croux (ex Fukuoka) a destra. Infine, dai Marinos è arrivato Léo Ceará, punta da un goal ogni 118 minuti nella scorsa stagione.
In questo promettente quadro, la maggiore incertezza è rappresentata dal ritorno di Shinji Kagawa nel club in cui si è rivelato; la sua presenza in campo assieme all’altra vecchia gloria Hiroshi Kiyotake potrebbe non essere sostenibile a livello difensivo.
I due, a livello atletico sono lontani dai fasti passati ed il rischio è di ripetere quanto passato nel 2022 con Takashi Inui, svincolatosi a stagione in corso per dissidi sul suo impiego. La presenza ingombrante di questi veterani minaccia poi di togliere minuti a colui che potrebbe diventarne l’erede, il diciottenne Sota Kitano.
FC Tokyo
La squadra della capitale si approccia al 2023 con moderato ottimismo; la piattaforma di gioco sulla quale Albert Puig ha investito nella prima stagione alla guida del club sarà un’ottima base da cui sviluppare ulteriormente la sua idea di calcio offensivo tramite il controllo del pallone.
L’allenatore spagnolo potrà poi contare su un paio di nuovi innesti che potrebbero garantire il definitivo salto di qualità: a centrocampo l’instancabile Kei Koizumi fornirà maggiore equilibrio mentre la guizzante ala Teruhito Nakagawa darà supporto in avanti al tris di brasiliani Adailton (6,3 dribbling e 3,9 tiri per 90), Leandro e Diego Oliveira. La difesa si regge poi su giocatori collaudati, fra i quali resiste l’eterno Yuto Nagatomo.
Questo, tuttavia, dovrebbe soprattutto essere l’anno della definitiva consacrazione della dinamica mezzala Kuryu Matsuki: nel suo primo anno da pro – nonostante i soli 19 anni d’età – ha giocato con la maturità di un veterano, titolare fin dalla prima giornata, impressionando fin oltre le più rosee aspettative. Se l’avvio di stagione confermerà questa tendenza – magari incrementando il numero di reti – potrebbe risultare difficile trattenerlo in estate.
Kashiwa Reysol
A lungo in lotta per la terza posizione, anche la squadra dell’hinterland di Tokyo è calata nel finale di stagione. Nonostante ciò, date le premesse, la stagione è da ritenersi positiva.
Per il 2023, la formazione guidata da Nelsinho Baptista – in carica dal 2019 dopo aver già ricoperto l’incarico fra il 2009 e il 2015 – si presenterà pesantemente rinnovata essendo stata molto attiva nel mercato invernale.
Come modulo dovrebbe essere confermato un 3-5-2 diretto, che lascia volentieri il possesso agli avversari. In una difesa rivoluzionata, l’unico punto fermo sarà il giovane veterano Taiyo Koga (74,7% di successo nei duelli difensivi), mentre a centrocampo, all’estro di Matheus Savio (1 passaggio chiave per 90) verrà affiancato il ventitreenne Kota Yamada, pescato in J2, a formare una mediana molto qualitativa e ricca di alternative.
In attacco, Mao Hosoya, prodotto del settore giovanile e prezioso sia in pressione sui portatori di palla avversari sia muovendosi costantemente all’attacco della linea difensiva, condividerà il reparto con il neo acquisto Jay-Roy Grot, possente centravanti in arrivo dal campionato danese.
Nagoya Grampus
Per la squadra di proprietà della Toyota, la stagione appena conclusa si è rivelata parecchio deludente. La dirigenza, a fine 2021, aveva deciso di non proseguire col tecnico italiano Massimo Ficcadenti, motivando la scelta con la volontà di ambire ad un gioco più brillante di quello proposto dall’italiano – che comunque aveva portato alla vittoria della Coppa di Lega.
La ricerca di un gioco più emozionante si è però scontrata contro la realtà di un attacco asfittico da soli 30 goal stagionali (secondo peggiore del torneo). Kenta Hasegawa nel corso della stagione non è riuscito a trovare una soluzione al problema, affidandosi totalmente alle iniziative (14,6 duelli offensivi per 90) di Mateus – ala brasiliana dotata di un tiro alla dinamite – unica fonte di idee nell’arido reparto offensivo.
Per rinforzare l’attacco, è stato quindi preso in prestito dagli Urawa Reds il danese Kasper Junker, nel tentativo di aggiungere pericolosità (0,54 xG per 90) ad una squadra che comunque ha dimostrato una buona compattezza difensiva, grazie ad interpreti come il portiere australiano Mitchell Langerak, il centrocampista Sho Inagaki (5,7 intercetti per 90) ed alla crescita del centrale Haruya Fujii (67% di vittoria nei duelli aerei), che ha completato un reparto già di livello grazie a Shinnosuke Nakatani.
Urawa Red Diamonds
A Saitama, città nel retroterra di Tokyo, la stagione è stata tutto fuorché lineare: partiti con grandi ambizioni, rapidamente frustrati da una falsa partenza e zavorrati da una striscia di undici partite senza vittoria nel girone d’andata; i Reds hanno mostrato un gioco che puntualmente ha prodotto più di quanto i risultati possano far pensare.
A contraltare dello stentato cammino in J1, la squadra ha ben figurato in ACL, dove è giunta in finale. La finale continentale tuttavia, a causa di una scelta micragnosa degli organizzatori si deve ancora giocare: è stata infatti posticipata a maggio per non interferire col mondiale qatariota.
Quella che si giocherà il titolo continentale sarà dunque una formazione differente a partire dalla guida tecnica; l’allenatore spagnolo Ricardo Rodríguez lascerà la panchina al polacco Maciej Skorza. In attacco Junker, che ha deciso la semifinale di ACL è stato ceduto, pertanto Bryan Linssen, ex Feyenoord dovrebbe essere il titolare.
Prosegue inoltre la strategia di rifornirsi nei campionati del Nord Europa, dal Bodø Glimt è stato infatti acquistato il norvegese Marius Hölbraten per formare una coppia difensiva tutta scandinava col danese Alexander Scholz (73% di duelli difensivi vinti), dopo il positivo arrivo lo scorso anno anche della funambolica (6,3 dribbling per 90) ala svedese David Moberg Karlsson. Infine merita di essere riconosciuto il valore di Atsuki Ito, centrocampista box-to-box cresciuto nelle giovanili dei Reds e ormai pronto a diventarne il simbolo.
Hokkaido Consadole Sapporo
L’unica compagine dell’isola più settentrionale dell’arcipelago si fa notare per uno stile di gioco peculiare e spregiudicato. Il 3-4-2-1 del santone austriaco Michael Petrovic è votato ad attaccare senza troppi compromessi, lasciando spesso praterie alle proprie spalle. Non è dunque un caso che la squadra di Hokkaido abbia concesso ben 55 reti (secondo peggior dato del torneo), un’enormità per una squadra di media classifica.
In un sistema in cui si cerca di creare densità in zona palla, l’abile dribblatore Takuro Kaneko rappresenta un’ideale valvola di sfogo per la manovra offensiva (7 dribbling per 90 con il 60,6% di successo) così come sono apprezzabili le capacità di finalizzazione di Tsuyoshi Ogashiwa – al rientro dopo un 2022 trascorso perlopiù in infermeria.
Sarà poi interessante vedere se il trequartista thailandese Supachok Sarachat riuscirà a guadagnarsi un maggior minutaggio in campo, riaffermando lo speciale legame fra i tifosi thailandesi e Sapporo che già aveva funzionato in passato con Chanathip.
Un piacevole rientro infine è quello del portiere sudcoreano Gu Sung-yun, tornato in Hokkaido dopo aver adempiuto all’obbligo del servizio militare in patria e che si candida subito a riprendersi il posto di titolare fra i pali.
Sagan Tosu
La squadra dell’isola di Kyushu continua a trarre il meglio dalle poche risorse a propria disposizione. Un meticoloso lavoro di scouting nelle serie minori e l’ottimo settore giovanile – il Bayern Monaco vi ha appena acquistato il diciottenne Taichi Fukui – permettono infatti alla rosa di restare competitiva anno dopo anno nonostante le cessioni obbligate.
Il giovane tecnico Kenta Kawai ha poi confezionato un piacevole 3-4-2-1 (che si trasforma in un 4-4-2 in fase di non possesso) capace di esaltare al meglio gli interpreti, puntando su una costruzione bassa vietata ai deboli di cuore e gegenpressing asfissiante.
Fondamentale per questo stile di gioco aggressivo è la capacità di giocare con i piedi del portiere Park Il-gyu, zainichi coreano. Altri elementi centrali del team sono il metronomo So Kawahara (preso in J2) e gli strappi dell’esterno sinistro Yuto Iwasaki.
A proposito di giovani infine, degni di nota sono Shinya Nakano, 2003 già al quarto anno in prima squadra; Jun Nishikawa, talentuosa ala, (con un irreale 88,9% di successo su 2,7 dribbling per 90) in prestito dal Cerezo Osaka; così come potrebbe trovare spazio anche Ayumu Yokoyama, attaccante prelevato direttamente dalla J3.
Shonan Bellmare
Il dodicesimo posto del 2022 rappresenta il miglior piazzamento conquistato nel nuovo millennio, permettendo così alla squadra litoranea di raggiungere una salvezza più tranquilla di quanto si potesse preventivare.
Avendo mantenuto invariata la guida tecnica, per il 2023 dovrebbe essere riproposto un difensivo 3-5-2 che mira ad intasare gli spazi centrali per controllarli, anche a costo di una mediocre produzione offensiva.
A rendere l’attacco efficace ci ha comunque pensato il giovane attaccante Shuto Machino, protagonista di una sorprendente stagione da 13 reti, che gli è valsa una chiamata in extremis per il mondiale. Va però sottolineato come, a livello statistico, sia stato il prodotto di una netta over-performance (6,9 xG), per cui sarà da verificare se riuscirà a ripetere questi numeri nel 2023.
Per il resto nel corso del mercato invernale la squadra è riuscita a firmare a titolo definitivo Daiki Sugioka, che da braccetto sinistro garantisce precisi cambi di gioco (6,7 passaggi lunghi per 90). È stata inoltre risolta brillantemente la ricerca di un sostituto per il partente Kosei Tani: al posto del giovane e talentuoso portiere, rientrato al Gamba Osaka, è stato acquistato il nazionale sudcoreano Song Bum-keun.
Vissel Kobe
L’illusione di aver trovato la formula vincente nel corso della stagione 2021 – chiusa con la vittoria della Coppa dell’Imperatore e il terzo posto in campionato – si è immediatamente spezzata all’avvio dello scorso torneo. La squadra è rimasta a lungo invischiata in zona retrocessione – sebbene si siano succeduti ben tre allenatori – e solo nel finale di stagione se n’è tirata definitivamente fuori.
Il club storicamente ha faticato a trovare continuità, affidandosi più ad acquisti da copertina che non ad una seria pianificazione ma in un campionato equilibrato come la J.League, basta poco per finire nei guai.
Nonostante abbia infatti il primo monte ingaggi del campionato, molti dei giocatori più importanti, come Hotaru Yamaguchi, Yuya Osako e Gotoku Sakai, sono over 30. Inoltre, a quasi 39 anni Andrés Iniesta non sembra più in grado di garantire una forma atletica accettabile, per cui quella che dovrebbe essere la sua ultima stagione in Giappone rischia di non essere altro che una passerella.
Alle poche note liete della stagione passata – lo scattante Yoshinori Muto, il fantasioso esterno sinistro Koya Yuruki ed il difensore brasiliano Thuler, arrivato in estate dando subito sicurezza al reparto – sarà quindi affidato l’ennesimo tentativo del club di proprietà della Rakuten di emergere nel torneo.
Avispa Fukuoka
In pochi avrebbero pronosticato due salvezze consecutive dopo il ritorno in J1, ma la squadra ha dimostrato una tenacia ed una solidità mentale invidiabile. Molto del merito va senz’ombra di dubbio al tecnico Shigetoshi Hasebe, che ha creato una squadra coriacea e capace di schierarsi indifferentemente con una difesa a 3 o a 4.
Sul terreno di gioco, la trasposizione di questa attitudine è incarnata dal capitano Hiroyuki Mae, mediano di grande quantità (10,2 azioni difensive riuscite a partita) che garantisce sempre un’ottima copertura ai difensori.
Assodato che il club del Kyushu sia un cliente scomodo per la propria organizzazione difensiva, è in attacco che le difficoltà si palesano: con 29 goal, il reparto è stato il peggiore dell’intero campionato nonostante l’exploit della punta Yuya Yamagishi, per la prima volta in doppia cifra in carriera (a fronte di 6,4 xG). Ed è espressamente con l’intento di porre rimedio all’aridità offensiva che, dal mercato, è arrivato a Fukuoka – di cui peraltro è nativo – il promettente attaccante Ryoga Sato, che sarà al debutto nella massima serie.
Gamba Osaka
Dopo una stagione terrificante, con il concreto pericolo della retrocessione, è tempo di rivoluzione per il club nero-azzurro di Osaka. Per rilanciarsi, si è deciso di puntare sul tecnico catalano Dani Poyatos, fautore di un 4-3-3 basato sui principi del gioco di posizione.
Alla novità della guida tecnica si somma una sessione di mercato vivace che, assieme ai tanti acquisti fatti la scorsa estate in piena panic mode, lascia in eredità una rosa ampia ma con diversi doppioni, rischiando di complicare il lavoro di Poyatos.
In porta, al solido Masaaki Higashiguchi è stato affiancato – dopo tre anni di prestiti – Kosei Tani, tenuto in grande considerazione anche in ottica Nazionale. Dalla J2 poi è arrivato un altro predestinato ad un futuro con i Samurai Blue, il terzino destro Riku Handa.
In Europa sono invece stati ingaggiati il mediano israeliano Neta Levi, capitano di quel Maccabi Haifa che soli pochi mesi fa ha battuto la Juventus in Champions League e Issam Jebali – forse notato dagli osservatori del club durante l’amichevole estiva fra Giappone e Tunisia, giocata proprio nello stadio del Gamba – che affiancherà il rientrante Takashi Usami in attacco.
Nel complesso la squadra appare competitiva, molto dipenderà da quanto tempo servirà per mettere insieme tutti i pezzi e trovare i giusti equilibri.
Kyoto Sanga
Quella passata, per la squadra della città dei mille templi, è stata una stagione affannosa, conclusasi solo in extremis, sopravvivendo nella sfida secca del playout.
Dopo un avvio scintillante per una neopromossa – trascinati dalla vena realizzativa dell’attempato nigeriano Peter Utaka, autore di 8 reti nella prime undici giornate – è iniziato un lento ma costante declino in classifica, con la squadra incapace di trovare nuove risorse offensive e sempre più in affanno a causa di uno stile di gioco dispendioso, che puntava a mantenere il possesso del pallone il meno possibile per colpire con rapide ripartenze.
Non è dunque un caso che l’attenzione, in vista della stagione 2023, si sia focalizzata in primo luogo nel sostituire adeguatamente un Utaka in debito d’ossigeno nella seconda metà di stagione. A Kyoto però si è puntato più sulla quantità che non sulla qualità, per cui i sostituti del nigeriano non fugano i dubbi sulla positiva risoluzione del problema.
Per gli altri reparti si è lavorato meglio, in particolare con l’ingaggio del portiere surinamese Warner Hahn e dell’esterno di centrocampo Taiki Hirato, reduce da bottini statistici notevoli in J2.
In una rosa mediamente giovane sono infine da segnalare due classe 2001: l’incontrista Sota Kawasaki, già vitale per la mediana dei Sanga (6,4 intercetti per 90) e l’universitario Yudai Kimura, che nel corso dell’anno potrebbe scalare le gerarchie in attacco.
Albirex Niigata
L’unica società presente in questa lista della costa occidentale dell’isola di Honshu, meno industrializzata e ricca di quella pacifica, è tornata nella massima dopo cinque stagioni passate in J2.
Lo ha fatto in grande stile, vincendo il campionato col miglior attacco e la miglior difesa. Il 4-2-3-1 schierato dal tecnico Rikizo Matsuhashi punta a controllare il gioco attraverso il possesso palla, lasciando ai giocatori libertà di movimento in funzione dell’occupazione degli spazi.
Per il ritorno in J1 si è scelto di mantenere praticamente immutato il nucleo della squadra, puntando su un gruppo di giocatori ben rodato. Fra questi ci sono gli insostituibili Takahiro Ko e Ryotaro Ito. Il primo è un mediano dotato di ottime letture che si abbassa per avviare la costruzione del gioco assieme al portiere ed ai centrali; il secondo è il giocatore più fantasioso, abile a creare spazi per i compagni con suoi movimenti sulla trequarti sia a concludere l’azione (9 goal e 11 assist in J2 lo scorso anno).
Decisiva per i destini della squadra sarà dunque la capacità di riproporre questo stile di gioco anche ad un livello più elevato, nel quale in pochi all’interno della rosa hanno avuto esperienze pregresse. Resta infatti da verificare se la difesa saprà reggerà lunghe fasi di pressione avversaria, scenario non testato nel corso della passata stagione e che definirà il livello a cui il club potrà ambire nel 2023.
Yokohama FC
La seconda neopromossa ha scelto un approccio opposto a quello di Niigata per il ritorno in J1, affidando allo staff tecnico una rosa completamente stravolta rispetto a quella che pochi mesi fa ha conquistato la promozione.
Sono difatti almeno una dozzina i volti nuovi a disposizione, per cui rimangono molti dubbi su come verrà schierata la squadra. La base di partenza dovrebbe restare il 3-4-2-1 già utilizzato lo scorso anno, in cui si cercava di raggiungere velocemente le punte non disdegnando l’utilizzo di lanci lunghi per gli attaccanti.
In questa confusione – perlomeno all’occhio di un osservatore esterno – il punto fermo sarà senz’ombra di dubbio l’attaccante Koki Ogawa. L’MVP e capocannoniere (26 reti) dell’ultima J2, dovrà riconfermarsi al piano di sopra dopo una stagione mirabolante.
In difesa, il centrale brasiliano Gabriel ed il portiere tedesco Svend Brodersen avranno poi il difficile compito di guidare un reparto che rischierà spesso di essere messo sotto pressione nel corso delle partite.