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Cesare Milanti

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Bergamo ha imparato a conoscere la Champions League. Senza spettatori, certo, ma le gioie calcistiche che solo la massima competizione europea può raccontare sono arrivate nelle case dei tifosi atalantini nel corso della scorsa estate, con un’Atalanta corsara nella fase ad eliminazione diretta. Settimana scorsa, invece, non c’è stato spazio per le gioie. Solo dolori, per la precisione cinque, tre dei quali confezionati da Diogo Jota.

Barcellona sfavorito“. Non capita di sentirlo spesso, eppure se quella finale di Champions League si fosse disputata un paio di anni prima, nessuno avrebbe osato contraddire quest’affermazione: l’Arsenal 2003/2004 andava ben oltre il celebre appellativo degli “Invincibles“. L’atto conclusivo tra le due, però, avviene il 17 maggio 2006. Il protagonista? Beh, indubbiamente uno tra Henry, Ronaldinho, Eto’o… E come suona “Belletti“?

Da quando in casa blaugrana è stata presa la decisione di licenziare Quique Setién, subentrato in corso durante la passata stagione, si è assistiti (e si sta assistendo) ad un cambio di mentalità che incontra passato e futuro, in un solido legame tra catalani ed olandesi. L’ultimo portavoce di questo filo di Arianna tesso al Camp Nou è Ronald Koeman, che per la fascia destra del suo Barcellona non ha voluto altri se non Sergiño Dest.

Bayern Monaco. Due semplici parole, entrate nell’immaginario collettivo da ormai svariati decenni grazie alla forza straripante dei bavaresi, sia sul manto erboso che nel campo dirigenziale. Nell’ultima stagione, i conquistadores di Germania hanno messo a ferro e fuoco le difese dell’Europa intera come fossero villaggi da saccheggiare; il merito, però, non è solamente del reparto offensivo a disposizione di Hans-Dieter Flick.

Outsider ‹autsàidë› s. ingl. [der. di outside «di fuori, esterno»] (pl. outsiders ‹autsàidë›), usato in ital. al masch. e al femm.: chi abbia conseguito la vittoria in una gara o in un campionato, pur non trovandosi fra coloro che erano considerati come probabili vincitori. La Treccani ci viene in aiuto, ma forse per la definizione del termine avremmo potuto chiedere anche a Eder, eroe lusitano in una domenica 10 luglio che presagiva tricolori francesi pronti a sventolare per tutta la notte.

Immaginate di vivere su due piani, ma casa vostra è una città da circa 120.000 abitanti. Le scale ci sono, sì, ma i gradini sono ben di più del previsto. La vista al secondo piano, però, vale il prezzo del biglietto, in questo caso una scarpinata su una terrazza panoramica fatta di borghi antichi e vie intrise di storia e tradizioni: Bergamo è questa, la solita da anni. O forse no.

Viviamo nell’era più multimediale che possa esserci, circondati dagli schermi illuminati dagli smartphone e con il ritmo delle nostre giornate scandito dai suoni delle notifiche. Quest’epoca social, però, ha dato la possibilità di aprire un varco nel mondo della comunicazione, anche sportiva, anche calcistica. Ne abbiamo parlato con Emanuele Garau, uno dei punti di riferimento per la comunicazione social nel panorama calcistico italiano, e non solo.

Prendete la storia longobarda, così ricca di trame amorose ed al contempo immerse negli annali della cronaca nera antica. Aggiungete edifici che trasportano nei secoli tradizioni antiche, dal Medioevo all’epoca della Rivoluzione Francese; e poi lo sport, tra motori, rotelle e, finalmente, il calcio. Benvenuti a Monza.

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