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Cesare Milanti

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Un appuntamento con la storia, per quanto importante, non fa tremare le gambe ai grandi campioni dello sport. Pensate a Michael Jordan nella bufera di fischi del Delta Center di Salt Lake City, prima del tiro decisivo in Gara-6 delle NBA Finals 1998; oppure provate a pensare a Roger Federer, capace di vincere il suo 20º Grande Slam alla veneranda età d 37 anni. Oggi non parliamo di una leggenda come i due di cui sopra, ma nonostante ciò anche al protagonista della nostra tappa di Riserva al Futuro non sono tremate le gambe. Vero, Divock Origi?

“Specialista = s. m. e f. [der. di speciale, sull’esempio del fr. spécialiste] (pl. m. -i). – Chi si è specializzato in un particolare settore di una scienza, di un’arte o di una professione”. Il vocabolario Treccani ci dà un ottimo assist (giusto per rimanere in tema) per andare a canestro con la seconda storia di Sesto Uomo: dall’Oklahoma del passato bisogna spostarsi in giro per l’America, seguendo tappa dopo tappa le avventure di 40enne dal sangue caldo e dalla voglia di spaccare il mondo di un rookie.

Una retorica neanche troppo velata, quella che si stringe attorno al cordoglio di una persona scomparsa, ricoprendola indistintamente di elogi. Succede anche nel calcio, spesso. No, non è il palcoscenico né il tempo adatto per farlo un’altra volta: per ricordare José Antonio Reyes ci limitiamo ad un suo momento da protagonista, quando ancora Siviglia ed i trionfi in Europa League erano lontani. Un momento mascherato nella fiumana di frasi dedicategli, ma che ha segnato la sua carriera in maniera indelebile.

Un capitano vive la gara in maniera differente; anzi, non solo la gara del weekend: lo spogliatoio, la settimana prima della partita, le piccole cose. Poi c’è chi si affeziona al ruolo, decidendo di far di quella fascia una sorta di compagna di viaggio, che possa accompagnare l’atleta nelle varie tappe di un percorso che, prima o poi, sarà destinato a finire. Ora che è arrivato al suo ultimo e definitivo pit stop, mentre in campo continua a correre la nuova generazione di calciatori italiani (e non), abbiamo avuto il piacere di fare una chiacchierata con Domenico Maietta.

Ha un bacino idrografico da 12 935 km², oltre ad una lunghezza stabilita attorno ai 346 km. Non vi è nessun dubbio sulla sua portata storica e geo-politica per la capitale inglese, così come per l’importanza nei traffici commerciali: senza il Tamigi, non c’è Londra. Nella lista delle peculiarità del corso d’acqua più importante del suolo britannico, bisogna annoverare anche 3 date: 5 settembre 1882, 6 settembre 1913 e 1° luglio 2001.

James Harden non può prendere da solo questa decisione. Mi concentro solo nel giocare, e voglio farlo con i Thunder. Mi sento a casa e la squadra è speciale: i miei compagni sono diventati la mia famiglia. Possiamo fare grandi cose: vedremo.

Già, James: vedremo. Con il senno di poi è sempre facile sparare sentenze, come fossero triple sul parquet del Toyota Center di Houston, ma cosa sarebbe potuto essere? Tutto, dall’alchimia con gli altri due alla concreta possibilità di andare alla caccia di un titolo che, fino ad ora, non sei mai riuscito a sollevare. Certo, il destino ti avrebbe accolto in braccia differenti, sicuramente non grandi abbastanza da poter reggere il peso di un MVP; qualche sassolino dalle tue Adidas, però, avresti potuto togliertelo.

Serate storte. Capitano a tutti, no? Nel mondo del pallone, poi, ne capitano a bizzeffe, di settimana in settimana. Nel remoto caso in cui non dovessero accadere nel presente o, chissà, nei tempi a venire, si può sempre riviverli salendo a bordo della DeLorean. L’avevamo lasciata a Kiev, parcheggiata a bordo campo per gustarsi una prestazione da ricordare del gallese in Blanco, al secolo Gareth Frank Bale. Ora fa tappa in Germania: lo scenario è un Bayern Monaco-Wolfsburg di fine settembre 2015, il protagonista è Robert Lewandowski.

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