“Con le sei gemme, mi basterebbe schioccare le dita”. Non c’è probabilmente un villain più iconico di Thanos nell’intera produzione cinematografica del secondo decennio degli anni Duemila. Nessuna missione è tanto inquietante quanto coinvolgente come quella intrapresa dal titano del Marvel Cinematic Universe per perseguire il suo folle piano di sterminare metà della popolazione dell’universo. Una marcia incessante e inesorabile, il cui successo è praticamente annunciato sin dall’inizio. Non c’è un momento, durante quello che è l’atto conclusivo del percorso di Thanos, ovvero Avengers: Infinity War, in cui si ha realmente l’impressione che il titano possa fallire. Nonostante debba fronteggiare i più grandi eroi della terra e non solo, la speranza che il suo piano naufraghi non si eleva mai a ottimistica previsione, ma rimane appunto una speranza, destinata inesorabilmente a restare tale e venire delusa.ù
Col sole alto nel cielo, nelle belle giornate di primavera, quei due passavano ore e ore fuori in giardino. I sabati e le domeniche, quando tutta la famiglia si riuniva per pranzare insieme, puntualmente nonno e nipote sparivano. Dalla finestra li si poteva scorgere intenti nel portare avanti il loro gioco preferito: l’uomo anziano tirava il pallone in aria con le mani e il piccolo attendeva che questo precipitasse dal cielo, per provare a colpirlo con le più contorte acrobazie. Erano in grado davvero di passare tutta la giornata così, col nonno che incitava il nipote a compiere la rovesciata perfetta.
L’arrivo a Parigi è emozionante come sempre. È una città che lo ha sempre affascinato. Sarà per la storia sanguinosa che ha avuto. Per la forza delle idee che l’hanno plasmata. Per l’arte che si respira in praticamente ogni suo angolo. Saranno tante cose, fatto sta che l’atterraggio nella capitale francese gli porta sempre un sentimento di elettricità. Una scossa di felicità al cuore.
Da sempre, l’Italia è una delle mete maggiormente prese di mira dai viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo. Lo stesso concetto moderno di turismo nasce in relazione alla penisola italiana. Affonda le proprie radici nella pratica settecentesca del Grand Tour, un lungo viaggio che i rampolli delle ricche famiglie europee compivano alla scoperta dei luoghi di maggior bellezza e cultura del mondo, luoghi che in gran parte appartenevano proprio all’Italia. Questi giovani ragazzi dunque partivano da ogni angolo d’Europa e visitavano le più belle città d’arte e cultura italiane, col duplice obiettivo di arricchire il proprio bagaglio di conoscenze e di esperienze e di vivere gli ultimi anni della leggerezza giovanile, prima di iniziare a fare i conti con le incombenze dell’età adulta.
Il 27 aprile 2014 è in ballo il destino della Premier League. Il Liverpool di Brendan Rodgers, primo in classifica con tre punti di margine sul Manchester City, ospita il Chelsea di José Mourinho, tagliato ormai fuori dalla corsa al primo posto. Si tratta dell’ultimo grande ostacolo tra i Reds e un titolo che manca da più di venti anni. Quando il Liverpool ha vinto il campionato inglese l’ultima volta, quest’ultimo nemmeno si chiamava ancora Premier League. Era il 1990. Erano ancora i tempi della First Division. In mezzo i Reds hanno avuto i loro successi, tra cui soprattutto la Champions League del 2005 con la storica rimonta di Istanbul contro il Milan. Mai però sono stati i migliori in patria.
“Gli occhi sono lo specchio dell’anima”. Quante volte abbiamo sentito questa frase? E quante volte ci siamo fermati a riflettere sul suo significato? È davvero possibile accedere, solo tramite uno sguardo, ai più reconditi anfratti dell’essenza umana? Si può veramente percepire l’anima, o ciò che idealmente simboleggia, solo guardando una persona negli occhi? Uno sguardo ha una sua particolare eloquenza, perché fornisce una chiave di comprensione superiore. È facile plasmare la realtà con le parole, ma farlo con gli occhi è tutt’altra questione e allora sì, tramite uno sguardo possiamo conquistare un accesso nell’interiorità più profonda di un essere umano. Possiamo affacciarci su una finestra che si spalanca sull’abisso che ciascuna persona contiene dentro sé, quell’inestricabile groviglio di sentimenti, nervi, sogni, sangue, quel grumo di umanità pura. Di interiorità.
E se Edinson Cavani fosse rimasto un anno in più a Palermo? La versione alternativa della storia del Matador e dei rosanero.
Un bacio. L’espressione più elementare e idealizzata dell’amore. La manifestazione di un sentimento tanto semplice, quanto intenso e totalizzante. Completamente trasportante. Una delle raffigurazioni più iconiche di questo atto la dobbiamo senza ombra di dubbio al pittore austriaco Gustav Klimt, che tra il 1906 e il 1907 realizzò appunto “Il bacio”, una delle sue opere più famose nonché una delle più celebri dell’intera storia dell’arte.
Il 20 settembre 2007 è una data epocale in casa Chelsea. Dopo due campionati, due coppe di Lega, una FA Cup e una Community Shield portati nella bacheca del club londinese, José Mourinho rescinde il proprio contratto coi Blues, al termine di un serrato braccio di ferro col patron Roman Abramovich. Quello che è considerato uno dei migliori allenatori al mondo si ritrova così, improvvisamente, senza lavoro. Per di più in un momento particolare della stagione, alle sue battute d’avvio, quando è difficile trovare squadre con panchine scricchiolanti e nuove opportunità da sfruttare.
Il Totocalcio. Tredici risultati da indovinare ogni domenica. Un sogno e una passione che lega tre amici, che inseguendo la speranza di azzeccare quei tredici risultati si fanno testimoni di un mondo che cambia, si evolve e viene stravolto. Intorno a una radiolina poggiata su un tavolo o seduti comodamente dal divano di casa, non smettono mai di seguire le partite e di giocare quei tredici risultati. Un rito che plasma tutta la loro vita.