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Francesco Iazzi

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Di Radamel Falcao ricordo un gol su tutti: indossava la maglia dell’Atletico Madrid e con un tiro a giro col mancino da dentro l’area di rigore realizzava 19′ il raddoppio sul Chelsea nella finale di Supercoppa Europea del 2012, una partita poi stravinta per 1-4 dai Colchoneros. Fu una prestazione straripante da parte del Tigre quella, una delle sue prime manifestazioni di superiorità davanti al grande pubblico. Tre gol realizzati in una frazione di gara, tutti diversi, tutti col piede sinistro, non il suo preferito.

Per chi crede nei numeri, non può essere un caso che l’ultimo gol segnato allo Stadium da Paulo Dybala con la maglia della Juventus quest’anno sia stato realizzato al decimo minuto della partita contro la Sampdoria. Non può essere un caso neanche che in quella stessa serata abbia lasciato il campo al ventunesimo minuto per l’ennesimo infortunio occorsogli. Il 10, il suo attuale numero di maglia, incontra il 21, il vecchio numero, il presente contro il passato. È un po’ quello che sta succedendo alla Juventus, che per questa stagione si è guardata alle spalle e ha deciso di affidare le chiavi della squadra a Massimiliano Allegri, che nella sua prima avventura in bianconero è diventato l’allenatore juventino più vincente di tutti. 

Pochi giorni fa è cominciata la Champions League del Manchester City – elemento di punta del City Football Group di cui si parlerà di seguito – che ha inaugurato il suo cammino con un roboante 6-3 ai danni del Lipsia. Lo stesso non si può dire di un altro club, il Barcellona, che ha perso 0-3 col Bayern Monaco e che vive una situazione completamente opposta a quella degli Sky Blue.

In Uruguay, i campi in erba scarseggiano persino in prima divisione, quindi immagina i campi per le squadre giovanili. Sono sporchi, duri, vai per battere un calcio d’angolo e c’è un animale vicino a te. Questo ti fa crescere, ti rende forte e combattivo. È adorabile tornare da una partita con la faccia e i capelli pieni di fango e i sassi nelle scarpe. La più bella esperienza che un ragazzino può vivere è salire sul pullman per il ritorno ogni weekend con la maglia della propria squadra addosso, dividendo con amici e famiglia il viaggio.

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