Martin Odegaard sembrava non arrivare mai. Oggi il giovane norvegese compie ventidue anni, anche se è come se calcasse il campo da gioco da secoli per la quantità di talento che gli è stata donata alla nascita.
La Tulipanomania scoppiò in Europa nell’inverno che portava il 2018 a sfumare nel 2019. Era un inverno rigido e, dopo le avventure di Champions madrilene degli anni precedenti, una ventata di petali olandesi aveva invaso l’Europa sin dai primi sentori dell’autunno. Specialmente ad Amsterdam, rifugio dell’Ajax.
Diciotto anni fa Luis Figo tentava di calciare un corner al Camp Nou con indosso la camiseta blanca del Real Madrid. Nel tripudio di fischi che i suoi ex tifosi gli tributarono, anche il lancio di un oggetto che rimarrà per sempre nella memoria del mondo.
Dominik Szoboszlai sta impressionando tutti dall’inizio di questa stagione. Prima il gol contro la Turchia con la sua Ungheria, poi le due reti in Champions contro Lokomotiv e Atletico Madrid a testimoniare la bontà del desiderio non così nascosto del Milan di portarlo sotto la Madonnina. Ma, oltre ai gol, agli assist e alla clausola rescissoria, perché piace così tanto in giro per l’Europa?
Gunter Netzer non è stato solamente un grande giocatore entro i confini del manto erboso, che fosse quello del Bökelbergstadion di Mönchengladbach o il Santiago Bernabeu di Madrid. È stato il simbolo di un’epoca, di una filosofia calcistica ormai decaduta.
Il futuro contro il presente, che poi tanto presente non è: questo il Classico tra Barcellona e Real Madrid in cui gli uomini di Zidane si impongono brutalmente sulla nuova generazione blaugrana appoggiandosi a quelle certezze chiamate Sergio Ramos e Luka Modric che al Camp Nou spadroneggiano quasi indisturbati.