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Valentina Forlin

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87 mila tifosi a Webley e 23 milioni di spettatori in tv. Sono questi i numeri rappresentativi di una finale che ha visto l’Inghilterra di Wiegman riportare a casa un trofeo che mancava nel Paese da ben 56 anni. In altre parole, è grazie alle Lionesses se i tifosi inglesi con “It’s coming hometatuato precocemente in occasione dell’Europeo maschile, non dovranno cancellare dolorosamente l’inchiostro dalla pelle.

Questa è stata una settimana molto intensa dal punto di vista mediatico per il calcio femminile. Da un lato, il video di tre autoreti collezionate in mezz’ora da una giocatrice neozelandese contro gli USA ha registrato milioni di visualizzazioni complessive nei diversi canali, dall’altro la vittoria legale che permetterà alle giocatrici della nazionale statunitense un risarcimento per gli arretrati passati e l’impegno a raggiungere l’equal pay è rimasto in una sorta di limbo in sordina.

Sofia Cantore è una delle giovani più interessanti del panorama calcistico italiano. Questa sentenza che non lascia spazio a interpretazioni o discussioni è largamente confermata dalla sua straripante stagione in neroverde fin qui fatta di gol, assist e un intelligenza tattica nel suo ruolo decisamente ammirevole per la giovane età. Il suo curriculum recita un’esperienza in bianconero all’età di 17 anni, l’anno del primo scudetto della neonata Juventus, un anno a Verona e uno a San Gimignano. Tuttavia, pur essendo il suo cartellino di proprietà bianconera, il salto di qualità avuto negli anni del prestito che trova una consacrazione nella stagione fin qui al Sassuolo, ci mettono nella condizione di pensare che quando arriverà il momento di un definitivo cambio generazionale, Sofia sarà pronta.

“L’amore non è bello se non è litigarello, soprattutto tra le mura di Milanello”. Se qualche mese fa avessimo parlato di quella che sembrava essere un’ordinaria scaramuccia da spogliatoio in casa Milan Women, avremmo chiuso così, in maniera del tutto sarcastica, certi dell’inconsistenza della notizia. Dopo qualche settimana, parlare di ciò che è successo richiede l’utilizzo del condizionale vista l’assenza di comunicazione da parte del club, ma ci ricollega necessariamente ad altri problemi di natura strutturale che sono emersi nel corso di questa prima parte di campionato. Problemi che, dato lo sviluppo della vicenda, potrebbero presto portare all’addio di due giocatrici chiave per l’undici rossonero: il capitano Valentina Giacinti e la centrocampista spagnola Veronica Boquete.

La cessione del titolo sportivo della Florentia San Gimignano al patron blucerchiato Massimo Ferrero è una ferita, per moltissimi versi, ancora aperta. Nonostante la neonata Sampdoria Women stia regalando indubbie soddisfazioni e sia la squadra più interessante del campionato fino a qui, ci sono realtà che non possiamo dimenticare. Non possiamo farlo per il semplice fatto che rappresentano un pezzo di storia genuina di quell’ecosistema calcio di cui oggi facciamo fatica a ricordare il volto. Per capire la ragione che sta dietro all’estinzione figurativa di società come la Florentia è necessario fare un passo indietro e comprendere la ratio a monte della compravendita del titolo sportivo di una società nel caso specifico del calcio femminile italiano.

Il mondo è da sempre diviso così: chi guarda al cambiamento con coraggio ed entusiasmo, chi invece preferisce la sicurezza determinata dallo status quo. Certo, in ognuno di noi esistono sfumature legate all’una e all’altra visione delle cose, ma generalmente una parte prevale sull’altra in maniera pressoché riconoscibile. Che voi siate per il progresso o che voi siate per la cara vecchia strada da non lasciare mai per quella nuova, concorderete su un fatto: davanti alla sensazione di una storia finita male che sta per ripetersi, siamo tutti un po’ scettici verso l’immediato futuro.

Quando pensiamo al ruolo della mamma connesso alla sfera calcistica, ognuno di noi conserva esperienze diverse. Le corse per arrivare in orario agli allenamenti, il panino con il cotto in trasferta, le ramanzine puntuali per non aver sbattuto sufficientemente le scarpe incrostate di terra e fango. E ancora, l’apprensione per una caviglia malmessa, il conforto dopo una sconfitta, il tè caldo d’inverno e la polo di rappresentanza sempre perfetta per la domenica.

Il nostro percorso attraverso le principali città calcistiche ci trova immersi alla scoperta di una piccola realtà dal fascino tutto medievale. Potremmo quindi dire che immersi non è il termine più adatto; catapultati andrà benissimo. Ci troviamo a Cittadella, un comune di ventimila abitanti a nord della provincia di Padova e poco distante dal bellissimo centro artistico di Vicenza.

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