La pausa Nazionali appena conclusasi è stata una nuova occasione per apprezzare e ammirare il contesto tecnico-tattico costruito da Roberto Mancini, in poco meno di tre anni, con l’Italia. A meno di tre mesi dall’inizio dell’Europeo, ci sono una serie di innumerevoli motivi per essere fiduciosi sul cammino azzurro nella competizione: da quando si è seduto sulla panchina italiana, il CT è riuscito in poco tempo a innestare dei principi di gioco ben chiari e riconoscibili nella truppa azzurra, che è variata piuttosto frequentemente nel corso di questo triennio.
Un persistente tentativo di costruire palla a terra dal basso, il palleggio del centrocampo, le posizioni sfalsate sulle fasce (a sinistra con il terzino più alto e l’esterno offensivo che stringe, a destra con il terzino bloccato e l’esterno offensivo ad allargare invece le maglie della linea avversaria) andando a formare una sorta di difesa a “tre e mezzo” in fase di possesso, il tentativo di recuperare palla in zone avanzate del campo. Questi sono i principali cardini attorno ai quali Mancini ha abilmente costruito il proprio progetto, con vista sull’Europeo che si aprirà l’11 giugno 2021.
Attorno a queste fondamenta, e in mezzo ai diversi giocatori che si sono alternati nelle convocazioni, l’undici base del tecnico italiano è stato modellato e ha preso man mano la propria forma. Il più grosso punto di domanda regna in attacco, il reparto più carente della Nazionale – se confrontato con le altre big europee – in termini qualitativi: se a sinistra la certezza è Insigne, a destra si giocheranno il posto Berardi e Chiesa, mentre lo spot del centravanti sarà presumibilmente ricoperto da Belotti o Immobile. Il centrocampo a tre composto da Verratti, Barella e un terzo tra la rivelazione Locatelli e Jorginho, i terzini sinistri di spinta che saranno Emerson Palmieri e Spinazzola, a destra uno tra Florenzi e Di Lorenzo (e Calabria), in porta la certezza Donnarumma: ciò che rimane da analizzare è il pacchetto dei centrali azzurri che figureranno tra i convocati di Mancini.
La difesa
Doverosa premessa: è normale che, dopo un percorso di due anni in cui il CT ha trovato numerose certezze anche nel pacchetto arretrato, sia difficile aspettarsi che Mancini virerà dallo schierare Bonucci come centrale di quella che in fase di possesso diventa una difesa a tre, con uno dei difensori mancini a disposizione a sinistra e un terzino bloccato a destra. Una scelta comprensibile, in virtù di un contesto che sta funzionando ottimamente: tuttavia, quello che si sta vedendo ogni domenica in Serie A e nelle competizione europee, da un anno e mezzo circa, potrebbe e dovrebbe instillare quantomeno qualche riflessione nella mente del tecnico jesino ex Inter e City.
Dopo il grave infortunio al legamento crociato dello scorso anno, il ritorno in pianta più o meno stabile di Chiellini, con la Juventus e con la Nazionale, ha scatenato diverse discussioni in merito a chi dovrebbe figurare come titolare nel pacchetto arretrato della nostra Nazionale. La discussione intorno al capitano bianconero, una delle colonne portanti dell’Italia per tutto lo scorso decennio, ha coinvolto anche il suo compagno di reparto, di squadra e di club Leonardo Bonucci, che nelle ultime due stagioni ha iniziato ad affrontare un declino tecnico piuttosto evidente. Allo stesso tempo, la crescita vertiginosa di due fulgidi talenti come Mancini e Bastoni (rispettivamente 24 e 21 anni), insieme ad una grande certezza come il laziale Acerbi, non può che fungere da preziosa indicazione per il commissario tecnico: Mancio, c’è vita oltre Bonucci e Chiellini. Almeno per tre motivi.
La questione anagrafica per Bonucci e Chiellini
La motivazione anagrafica nasce da una visione piuttosto personale, ma spero e credo generalmente riconosciuta, di quello che deve essere una Nazionale di calcio (e, aggiungerei, un club). Nel momento in cui le nuove leve crescono in fretta e dimostrano almeno di poter tenere il passo dei giocatori più maturi, credo sia quasi doveroso il verificarsi del cosiddetto passaggio di consegne. Uno degli esempi migliori in questo senso è quello offerto da Philipp Lahm, ex capitano del Bayern Monaco e della Nazionale tedesca: il terzino destro dei bavaresi si è infatti ritirato a trentaquattro anni dal calcio giocato, abbandonando la Nazionale addirittura a trentuno anni.
L’aspetto culturale che vede una sorta di accettazione da parte degli stessi over-30 nel lasciare il passo – quando è oggettivamente giusto, vale a dire quando le alternative alle loro spalle sono già pronte – ai più giovani è assai più radicato all’estero di quanto lo sia in Italia, come dimostrano le vicende che si sono intrecciate ad alcuni dei massimi campioni del nostro calcio come Totti e Buffon. L’addio al calcio di Lahm è stato, infatti, viziato dalla crescita vertiginosa di Kimmich, che ha condiviso gli ultimi due anni di carriera al Bayern Monaco con il capitano bavarese, il quale ha avvertito la necessità di dover lasciare spazio a colui che ora è già una delle colonne portanti della Die Mannschaft, a soli 26 anni.
Ecco, la tendenza nostrana è piuttosto lontana da tutto ciò. La questione anagrafica riguarda ovviamente più Chiellini e Bonucci (maggiore di un solo anno rispetto ad Acerbi), ma è piuttosto comune osservare come sia la Juventus che la Nazionale siano quasi “ostaggi” di questa logica pseudo-servilistica nei confronti di un giocatore maturo come Chiellini. La discussione ovviamente non sussisterebbe se dietro Chiellini non ci fossero giocatori più giovani ma già di alto livello (de Ligt e Demiral per quanto riguarda il contesto bianconero): è chiaro che, specialmente a pochi passi da una competizione così importante come l’Europeo, una Nazionale debba puntare sugli elementi migliori, ma in questo momento sono le stesse alternative al duo della Vecchia Signora a essere più affidabili degli stessi, anche in un torneo di breve durata. Perché tarpare inutilmente le ali, come troppo spesso avviene anche nelle dinamiche interne ai club nostrani, in virtù di una radicata reticenza ad affidarsi ai giovani nel mondo del calcio?
Chiellini, a 36 anni, ha indubbiamente sfoderato quest’anno una serie di prestazioni di ottimo livello, ma ha dimostrato, nell’ultimo quinquennio, di essere incline a diversi infortuni, e di conseguenza potrebbe essere oltremodo rischioso puntare su di lui in una competizione che si apre e chiude in trenta giorni; in più, al suo fianco si stagliano dei giovani di grandi valore, che già ora non sfigurano in ambito nazionale e internazionale, e un elemento di grande affidabilità come Acerbi. Questa considerazione è anche il ponte che porta alla motivazione successiva.
La meritocrazia
Da quando ha iniziato a montare la discussione sulla possibilità di vedere la coppia Bonucci-Chiellini ad EURO 2020(+1), l’obiezione più comune da parte dei sostenitori di questa ipotesi si è rivolta nei confronti del valore ancora connaturato nella coppia bianconera, maggiore dei loro compagni di ruolo nel roster azzurro. Forse non è proprio così.
Se non bastasse la questione anagrafica, bisogna aggiungere come il livello mostrato da Acerbi, Mancini e Bastoni in questa stagione sia complessivamente migliore rispetto a quello offerto dalla coppia che ha formato per anni la storica BBC insieme a Barzagli. Le prestazioni che, sostanzialmente da metà dello scorso anno, stanno offrendo i tre difensori chiamati in causa, possono probabilmente essere una fonte di rassicurazione maggiore rispetto alle titubanze (fisiche nel caso di Chiellini, prestazionali nel caso di Bonucci) offerte dal duo bianconero. Ecco perché non dipendere esclusivamente da Bonucci e Chiellini agli Europei non dev’essere giustificato soltanto da questioni anagrafiche, ma basandosi anche su ciò che la Serie A sta mettendo in luce ogni domenica, vale a dire quello che dovrebbe essere il parametro principale per la costruzione di una Nazionale.
Lo scorso anno, Acerbi è stato probabilmente il miglior difensore della Serie A, e non a caso è stata una delle colonne portanti della cavalcata che ha riportato i biancocelesti in Champions League dopo vent’anni; Mancini, nelle vesti di braccetto della difesa a tre di Fonseca, sta disputando una stagione ottima e sta completando il proprio bagaglio tecnico; Bastoni, sotto la sapiente guida di Conte, da ormai un anno e mezzo compone il terzetto titolare della difesa dell’Inter, titubante a cavallo della scorsa estate e ben più granitica dall’inizio del 2021, e sta mostrando una crescita sorprendente per un classe 1999.
Tutti e tre, a livello prestazionale, anche nella partita secca – uno delle elementi principali affrontati quando si parla della necessità di schierare Bonucci e Chiellini – possono essere enormemente affidabili, nelle sfide che affronteranno agli Europei: tutti e tre negli ultimi due anni hanno sperimentato significative esperienze internazionali, e se non basta la necessità di dover cambiare quella fastidiosa mentalità italica legata all’età, non si può non chiudere gli occhi di fronte all’effettivo valore raggiunto recentemente da Mancini e Bastoni, con Acerbi che funge già da anni da solida certezza.
Le caratteristiche
In relazione allo stile di gioco ideato e plasmato dal tecnico, inoltre, le caratteristiche di Mancini e Bastoni sembrano essere addirittura più consone alla ricerca del recupero palla nelle posizioni avanzate dal campo, con una linea difensiva che tenta di essere poco distante dalla linea mediana del campo. La presenza di Bonucci e Chiellini permette di effettuare questa fase di gioco soltanto a fasi alterne, un compromesso evidenziatosi anche nell’annata bianconera: non è un caso che nel mese di gennaio, il mese più positivo della Juventus in questa stagione, le vittorie siano arrivate sì con Bonucci e Chiellini ma con un atteggiamento di squadra che si è disinteressato di difendere in avanti, mostrando invece un granitico blocco nella propria area di rigore; con la presenza di Demiral e de Ligt, invece, la Juventus è riuscita (almeno a fasi alterne) a mantenere la linea difensiva molto più prossima al centrocampo durante la fase di non possesso.
Questo compromesso è lo stesso che si è visto nelle prime due partite di questa pausa Nazionali, con Irlanda del Nord e Bulgaria. Ecco perché la presenza di almeno uno tra Mancini e Bastoni faciliterebbe il recupero palla in zone avanzate di campo: per quanto sia Roma che Inter alternino una fase di difesa bassa e posizionale a fasi di recupero palla più avanzato, la predisposizione di entrambi a fungere da “braccetti” nella difesa a tre ha reso i due difensori abili a sganciarsi in avanti sugli esterni e i trequartisti avversari, ma non per questo sembrano inadatti a disimpegnarsi in una linea difensiva che in fase di non possesso difenderà a quattro. In campionato, ad esempio, Bonucci non ha superato le sei pressioni effettuate ogni 90′, mentre Bastoni sfiora la doppia cifra e Mancini arriva addirittura a tredici: entrambi sono difensori aggressivi e allo stesso abili a coprire campo alle loro spalle (soprattutto Mancini).
Infine, nelle ultime due stagioni il calo tecnico di Bonucci si sta evidenziando anche in quello che è stato il suo principale cavallo di battaglia di tutto il decennio scorso: la sua abilità nel rivestire il ruolo di regista arretrato. La partita contro l’Irlanda del Nord, in particolare, ha mostrato una crescente imprecisione di Bonucci in questo fondamentale, mentre Bastoni si sta affermando nell’Inter come un perfetto difensore ball-playing: sono ormai noti a tutti i suoi lanci dalla propria metà campo in direzione di Hakimi e Barella (rivedere l’azione del gol del 2-0 contro la Juventus, in campionato, per credere). Anche Mancini, non propriamente abilissimo con i piedi, è migliorato di molto con Fonseca in questo fondamentale, ed entrambi ora possono essere considerati come delle risorse affidabili nel gioco corto che il CT Mancini sta implementando in Nazionale.
Alcuni dati raccolti da FBref testimoniano come ormai la distanza tra Bonucci e i suoi compagni sia di gran lunga diminuita: nella Serie A 2020/2021, sia Mancini che Bastoni si attestano sull’89% di passaggi riusciti, con Bonucci al 90%. I compiti richiesti però sono differenti, e se Bonucci, nel gioco di Pirlo, ha spesso limitato i lanci lunghi e passaggi ad alto rischio, Conte e Fonseca richiedono ai propri braccetti grosse responsabilità in fase di impostazione; se la distanza totale dei passaggi effettuati da Bonucci si attesta sui 26000 metri, quella di Bastoni supera i 30000 metri.
Vedremo Bonucci e Chiellini agli Europei?
Insomma, quattro tra questi cinque difensori si giocheranno il posto in vista degli Europei, con Romagnoli che sembra sostare nelle retrovie dopo aver perso anche il posto da titolare in maglia rossonera. Se la convocazione di Chiellini dovrebbe essere messa in discussione in virtù di una fiducia che meritano le nuove leve difensive del calcio nostrano, è lecito aspettarsi che anche il ruolo da titolare di Bonucci possa essere battagliato da un difensore di piede destro come Mancini, con Acerbi e Bastoni a giocarsi lo spazio al suo fianco. Per età, affidabilità fisica e tecnica e anche per le stesse caratteristiche dei giocatori, in questo momento Acerbi, Bastoni e Mancini non possono essere considerati su un gradino inferiore rispetto a Bonucci e Chiellini: questa è la sentenza che emerge da ciò che i diretti interessati mettono in mostra dall’inizio del 2020.
Bonus: Il buon Mancio ha schierato proprio Mancini e Bastoni nell’ultima apparizione di questa pausa Nazionali, contro la Lituania, dove si sono viste le peculiarità dei due under-25 in contrapposizione al duo bianconero. Un avversario non troppo attendibile, certo, ma la coppia ha funzionato decisamente bene, con il difensore romanista che ha dimostrato di poter vestire abilmente i panni del regista difensivo centrale, pur nascendo come centrale esterno nella difesa dell’Atalanta e imponendosi nel medesimo ruolo sotto la guida di Fonseca. Mancio, oltre Bonucci e Chiellini c’è vita.