Si dice che la storia la facciano i grandi uomini, quelli capaci di prendere le decisioni importanti nei momenti delicati. La scrivono i vincitori, i pochi che riescono a tramandare il proprio nome ai posteri. A trascriverli nei libri. A farli riecheggiare nel tempo. Magari sì, la storia la compiono i grandi uomini, ma la mettono in moto le masse. Le folle, la varietà umana, la corposa rappresentanza di anime che contano poco, ma pesano tanto.
Il 14 luglio 1789 è la folla a scrivere la storia, è una massa inferocita che abbatte il simbolo della sua assenza dalla storia. Del suo non contare nulla. Un agglomerato di uomini che fa da motore propulsore alla più grande rivoluzione politico-ideologica della storia dell’uomo. Alla rivolta che spalanca le porte alla modernità, che pone le basi per plasmare il mondo come lo conosciamo. Quel mare di gente anonima, quel 14 luglio 1789 assalta la Bastiglia, l’enorme fortezza parigina, e si ascrive a pieno titolo nei libri di storia, dando vita all’evento culminante della Rivoluzione Francese.
Il malessere che esplode il 14 giugno 1789 ha radici lontane, è il frutto di secoli vissuti sotto un sistema socio-politico elitario che tende ad annullare il popolo. Il Terzo Stato, com’è noto politicamente quel profluvio di anime, alza la testa e volge le armi contro quell’antico sistema ormai sull’orlo del baratro. La Rivoluzione Francese spazza via l’Ancien Regime, il sistema di leggi, valori, costumi e tradizioni su cui si basava l’intero mondo occidentale. Spalanca le porte a una nuova era, introducendo i concetti di democrazia e uguaglianza che costituiranno le basi, almeno teoriche, dei grandi Stati nei secoli avvenire. Una Rivoluzione che cambia il mondo, che parte dalla presa di coscienza, e di vigore, di un popolo che agli occhi della storia non contava nulla, ma che finisce per scriverla e cambiarla per sempre.
La presa della Bastiglia è il momento simbolo della Rivoluzione Francese. A livello pratico è un momento di poco conto nell’incedere degli eventi. L’assalto a una prigione praticamente abbandonata. A livello simbolico è però un fenomeno epocale, perché la Bastiglia finisce per incarnare alla perfezione il potere monarchico che quella rivoluzione stava rovesciando e, in maniera ancor più universale, l’intero Ancien Regime. Un’imponente fortezza-prigione decadente, la spoglia fisica di quel sistema logoro e compassato. La presa della Bastiglia segue mesi di tensione crescente, è lo sfogo definitivo della popolazione di Parigi, che perde qualsiasi freno e insorge, finendo poi anche per perdere la bussola morale delle proprie azioni, ma questa è l’altra faccia dell’evento storico che ha cambiato per sempre il nostro mondo.
La suggestione di oggi si muove dal potente valore simbolico che ha finito per assumere, nella storia dell’umanità, la presa della Bastiglia. L’evento che ha posto fine al mondo com’era e ne ha iniziato a plasmare uno nuovo. Che è riuscito a sovvertire un ordine che sembrava impossibile da rovesciare. Rimanendo in Francia, ma traslando il significato in chiave decisamente meno universale e provvidenziale, più di due secoli dopo ci pensano altri girondini a dare il colpo definitivo al sistema calcistico francese, che vedeva il dominio incontrastato del Lione, incarnazione della divinizzata monarchia francese.
Allora gruppo politico francese, ora tifosi del Bordeaux, i girondini rientrano nella storia come folla anonima e distruttiva, cancellano il vecchio mondo e ne indirizzano uno nuovo imperniato sul valore dell’uguaglianza. Dalla presa della Bastiglia al titolo del Bordeaux nel 2009, la suggestione di oggi esalta la potenza distruttiva che possono assumere le masse anonime nella storia e la loro capacità di rovesciare la deriva degli eventi.
Alons enfant de la patrie
All’alba della stagione 2008/2009, in Francia non c’è una persona che non scommetterebbe il proprio gettone sulla vittoria finale del Lione. Da sette anni ormai l’OL vince il titolo in Francia. L’ultima volta fu il Nantes nel 2001, poi solo dominio rossoblù. Il Lione è una squadra anni luce avanti alle altre, l’unica francese con una pesante caratura europea. Un gruppo troppo superiore rispetto alle squadre avversarie. Uno schiacciasassi che da sette anni lascia le briciole a tutte le altre squadre.
Nessuno sospetta che quella stagione può rappresentare il grande cambiamento che da anni si agogna. Nessuno comprende che quel dominio del Lione è morente, come la monarchia francese a fine ‘700. Eppure il primo lampo della stagione lancia un chiaro segnale, con l’OL che viene battuto in Supercoppa di Francia proprio dal Bordeaux, al termine della lotteria dei rigori. Dopo 120 minuti il risultato è rimasto fermo sullo 0-0. Il primo tiro dal dischetto viene sbagliato dai girondini, con Cavenaghi, ma poi gli errori di Govou e Grosso rimettono in pista il Bordeaux, che trionfa con l’errore decisivo del roccioso centrale brasiliano Cris. L’OL perde il primo trofeo della stagione. Sembra un semplice passo falso, ma è il monito del cambiamento che avverrà.
Anche nel 1789 le prime avvisaglie della rivoluzione furono sottovalutate. È una tendenza comune all’alba di ogni stravolgimento epocale. L’OL comunque archivia il passo falso e si rimette subito in carreggiata, cominciando alla grande il campionato. La stessa cosa non si può dire del Bordeaux, che batte all’esordio il Caen, ma perde a Parigi alla seconda di campionato. La firma è di Houarau dopo 53 minuti di gioco. Vale il successo del PSG. Poi arrivano la sconfitta col Lille, il pareggio col Marsiglia e il durissimo poker subito a Londra dal Chelsea. Risultati deludenti che alzano la tensione in Gironda.
Aux armes, citoyens!
Il 20 settembre 2008, quattro giorni dopo la disfatta di Stamford Bridge, il Bordeaux batte il Grenoble in nove contro undici e ottiene la prima vittoria esterna della stagione. Una battaglia decisa a dieci minuti dalla fine dalla mezzala Jussie, bravissimo a fiondarsi su un pallone vagante nell’area avversaria. La musica cambia dopo questa vittoria esaltante. A ottobre la squadra di Blanc ottiene dieci punti in quattro partite e si porta in scia del duo di testa Lione-Marsiglia, perdendo però contatto a novembre soprattutto a causa del 2-1 subito dall’OL. Nel posticipo della 14ª giornata, al Velodrome, Benzema e Kallstrom firmano la vittoria dei padroni di casa, facendo sprofondare i girondini addirittura a nove lunghezze di distanza dal primo posto.
Il Lione ha aumentato il distacco. È un Luigi XVI che vuole schiacciare senza cura i propri sudditi. I sette punti di vantaggio sul Marsiglia, secondo, sembrano lanciare la volata dei sette volte campioni di Francia, ma piano piano quel distacco si riduce. L’OL al giro di boa è primo in classifica, col Bordeaux che si è rimesso in pista e dista soli tre punti.
I girondini iniziano alla grande il 2009, battendo 4-0 il PSG. È una vittoria che infonde una fiducia immensa, una serata magica per i girondini. Dopo dieci minuti apre Diawara con un colpo di testa su una punizione battuta magistralmente da Gourcuff. Al minuto 35 arriva la firma di Fernando Cavenaghi, che raccoglie un lancio bellissimo di Chalmé e conclude al volo per il raddoppio girondino da posizione defilata. Nel secondo tempo poi si accende il genio di Gourcuff, che riceve da Chalmé al limite dell’area, con una danza elegante si libera della pressione dei difensori parigini, entra in area e sigla il gol che chiude il match. Nel finale arriva la firma di Fernando a suggellare il successo strepitoso del Bordeaux.
Per tutto gennaio i girondini restano a tiro dell’OL, fino alla sconfitta contro il Marsiglia con l’autogol di Chamakh. La squadra di Blanc riprende le proprie montagne russe e perde nuovamente terreno, scivolando a fine febbraio a -6 dalla vetta. Fino a questo momento la stagione dei girondini è un’alternanza perfetta di momenti magici e di periodi di crisi. Un rendimento scostante, troppo per pensare di competere per la vetta. Fino al momento della svolta.
Marchons! Marchons!
Il 7 marzo arriva la sonora sconfitta per 3-0 a Tolosa, poi la settimana dopo un faticoso 2-1 sul Nizza. Una vittoria che sembra di poco conto, ma si rivelerà decisiva. Da quel momento i girondini non sbagliano più un colpo. Alla 28esima giornata il Bordeaux si mette alle spalle il PSG, sconfitto dal Marsiglia. Intanto l’OL dà segni di cedimento, perdendo in casa con l’Auxerre. Tre giornate dopo arriva il crollo dei campioni in carica, che pareggiano col Monaco e vengono superati dal Marsiglia, ormai lanciato verso il titolo.
Nel turno successivo si consuma l’esecuzione del Re, col Bordeaux che batte 1-0 il Lione e lo supera in classifica. La firma decisiva è di Alou Diarra, che posizionato nel centro del cuore dell’area raccoglie una respinta troppo corta del portiere avversario su un gran tiro di Wendel e con una rabbia fuori dal comune scaglia quel pallone in porta, esplodendo in una grintosa esultanza. Un tiro che è un colpo di ghigliottina che trancia di netto le ambizioni del Lione, che ora vede con chiarezza la fine del proprio regno.
A questo punto la contesta diventa un testa a testa tra Bordeaux e Marsiglia. Il Lione si fa sempre più fuori dai giochi, pareggiando col PSG e perdendo col Valenciennes. Alla giornata numero 34 il Bordeaux vince ancora, come fa ininterrottamente da quel successo col Nizza. 3-0 al Sochaux, col Marsiglia fermato sul 2-2 dal Tolosa. Le due squadre sono ora appaiate a 68 punti. Dopo due giornate si compie il destino: il Bordeaux vince un match pieno di sofferenza con il Le Mans, mentre il Marsiglia perde al Velodrome contro il Lione. L’ultimo colpo dell’Ancien Regime è un harakiri che spiana la strada al successo del Bordeaux.
Il successo sul Le Mans è la svolta decisiva per il ritorno del titolo in Gironda. I padroni di casa passano in vantaggio dopo 24 minuti con un tiro da fuori di Le Tallec. Il Bordeaux però non si scompone, al 39’ trova il pareggio con un colpo di testa di Chamakh sull’ennesima pennellata della sontuosa stagione di Gourcuff. Poi, poco prima della fine del primo tempo, l’ex Milan riesce a girare il pallone in rete al termine di una confusionaria mischia. Il Le Mans non si arrende e nella ripresa è ancora Le Tallec a pareggiare, prima della rete decisiva, ancora in mischia, di Planus a un quarto d’ora dalla fine. Una vittoria sporca, ma decisiva perché a distanza di 24 ore porterà il Bordeaux in testa alla classifica.
I girondini a questo punto hanno incamerato nove vittorie consecutive. A due giornate dalla fine sono in testa, servono altri due successi. Che arrivano. Due 1-0, striminziti, ma pesanti. Due vittorie di misura, nessun evento fragoroso, il minimo indispensabile. Prima la vittoria col Monaco, firmata dal bomber Chamakh, poi quella col Caen, con 80.000 persone davanti al maxischermo in piazza. Un evento mai visto a Bordeaux. Il colpo di testa di Yoan Gouffran è il gol Scudetto, la rete della liberazione. Trascorrono gli ultimi 90 minuti, poi può esplodere la festa. La Bastiglia è presa. Il dominio del Lione è finito. Il Bordeaux è campione di Francia.
Formez vos bataillons
Il successo del Bordeaux nel 2009 pone fine a quasi un decennio di dominio incontrastato del Lione. Potrebbe sembrare un successo casuale, anche perché resterà isolato. In realtà è una vittoria che segue una programmazione, che parte dall’ottimo secondo posto del 2006. Certamente il Bordeaux non partiva per vincere il titolo nel 2008, l’obiettivo era un posto in Champions. Ma la squadra di Blanc si è trovata dalla parte vincente della storia e ne ha fatto la propria forza.
Una squadra costruita intorno al proprio allenatore, che ha preso il gruppo che Ricardo Gomes aveva portato al secondo posto, bissando quel traguardo nel 2007/2008. L’apporto decisivo al salto di qualità viene dall’innesto di Yoann Gourcuff, proveniente dal Milan, che diventa il leader tecnico della squadra, stravolgendo la produzione offensiva dei campioni di Francia.
Per il resto la squadra si fonda su alcune buone individualità, sul senso del gol di Chamakh, sulla coppia centrale formata da Planus e Diawara, sul grande lavoro in mediana di Alou Diarra. Una squadra non memorabile, formata da giocatori che in quel momento hanno saputo dare quello che serviva, a costo poi di sparire progressivamente dai radar della storia. Il destino delle masse, di quei rivoltosi che nel 1789 hanno assalito la Bastiglia. Hanno cambiato il mondo, ma nessuno ricorda nemmeno i loro nomi. Com’è arduo, fuori da Bordeaux, ricordare l’undici titolare guidato da Blanc.
Eppure la loro vittoria è una delle più grandi imprese del calcio francese, un passaggio chiave nella modernità calcistica francese. Apre un importante momento di transizione, ponendo fine allo stallo rappresentato dal regno del Lione. Proietta in sostanza il mondo del pallone francese verso il futuro, verso degli anni contrassegnati da maggiore equilibrio. Proprio come la presa della Bastiglia nel 1789.
Contre vous tout prêts à se battre!
La vittoria del Bordeaux nel 2009 è lo spunto per riflettere su alcune tendenze calcistiche che fanno da eco, come al solito, a quelle storiche. S’intrecciano e si rispecchiano. Il dominio di qualsiasi squadra, per quanto netto e lungo, è destinato a finire, e solitamente lo fa in modo netto e fragoroso. Lo scudetto dei girondini è pesante perché arriva dopo sette anni di dominio dell’OL, ma anche perché il Bordeaux era una squadra profondamente inferiore a quell’armata rossoblù. È un successo però anche profondamente popolare, perché con i suoi molteplici successi il Lione era arrivato a rappresentare una sorta di potere costituito, mentre il Bordeaux ha vestito i panni della folla che insorge e rovescia il sovrano. È la libertà che guida il popolo. Il Lione calcisticamente aveva il peso della monarchia nel 1789 e per destabilizzare un sistema a senso unico serviva un atto rivoluzionario di enorme portata.
Così il colpo di testa di Gouffran e la vittoria col Caen diventano simbolicamente, su un piano chiaramente traslato, la presa della Bastiglia. La sovversione dell’ordine imposto dal vecchio regime, l’alba di un futuro nuovo, segnato da quell’egalité costantemente invocata. È un successo che porta i piccoli sul piano dei grandi, o viceversa, con un’aspirazione apertamente rivoluzionaria. Riscrive la storia, capovolgendola.
Quella del Bordeaux è una vicenda genuinamente francese, perché è la storia della Francia. La Rivoluzione Francese non è altro che la presa di coscienza di un popolo che capisce che, nonostante le difficoltà la storia si può scrivere, non la si deve solo subire. Intuisce che può essere protagonista. Un po’ come il Bordeaux capisce di poter sconfiggere il Lione.
Poi, ciclicamente, i vecchi poteri tornano a riemergere: la restaurazione 25 anni dopo la Rivoluzione francese non farà altro che ristabilire quel sistema che era stato abbattuto. Allo stesso modo il dominio del Lione in Francia verrà sostituito da quello del PSG qualche anno più tardi. Finché non arriverà un nuovo Bordeaux a sovvertire quel sistema, come accaduto in questa stagione con il Lille delle meraviglie. Finché le folle anonime non si riprenderanno la storia, assaltando la Bastiglia. È la storia di un ciclo, ma è la storia del mondo, quindi del calcio. Di un continuo divenire che rende tutto meravigliosamente imprevedibile e, anche se per poco, egalitario. Di eventi rivoluzionari che riscrivono la storia.