Capire l’ordine di grandezza di qualcosa che ci è estremamente vicino, è complesso. Siamo spesso portati a sottovalutare quello che diamo per scontato; la stranezza sarebbe se ciò a cui siamo abituati venisse clamorosamente meno. Marek Hamsik è stato per più di un decennio uno degli uomini cardine di una squadra di media-alta classifica in Italia. Una squadra che prima di lui, solo con Maradona e Careca aveva accarezzato (e in quel caso anche conquistato) il sogno di essere Campione d’Italia. Una squadra che – anche per questioni prettamente geografiche, in una nazione che tende sempre a considerare poco o nulla ciò che avviene sotto Roma – per anni è stata a bazzicare tra la C e la B. Per noi italiani insomma, Hamsik era banale. Solo una volta andato a svernare tra la Cina, la Svezia e la Turchia, con le giuste distanze fisiche e cronologiche, si è avuta (forse?) la percezione completa del giocatore devastante che è stato lo slovacco.
Dopo 67 anni, “El Loco” è ancora fedele al proprio credo, un’ideologia che trascende il calcio e si fonda sulle sue origini.
Di anni ne ha appena fatti 16, ma sembra già troppo forte per giocare nell’Under-19. Chi è Warren Zaïre-Emery?