Berna. 4 luglio 1954. I tifosi prendono d’assedio le tribune del Wankdorfstadion. La pioggia non frena l’entusiasmo degli spettatori europei che finalmente possono tornare ad assistere alla finale di un Mondiale. Sembra passata un’eternità dall’ultima volta. Da Parigi. Allora in campo c’erano Italia e Ungheria e a decidere i match furono Colaussi e Piola, due reti a testa. Era un’altra vita. Un altro mondo. L’Europa era sull’orlo del più grande conflitto mai visto. L’umanità avrebbe conosciuto di lì a breve i drammi più grandi della sua storia. I fascismi. L’olocausto. La bomba nucleare. Come tutte le cose, però, anche quell’incubo è giunto alla sua fine e ora la speranza è tornata a riempire i cuori delle persone che lì, sulle seggiole di quello stadio, si apprestano finalmente a godersi una bella partita di calcio. Non tutto è cambiato, in realtà, rispetto all’ultima volta. Ora l’Europa è divisa in due certo. Ora la Germania unita non esiste più. Ora le guerre si combattono in luoghi remoti del mondo. Tutto è molto diverso, ma una cosa è rimasta immutata dal 1938. L’Ungheria è ancora lì, in finale, desiderosa di conquistare lo scettro del calcio europeo,
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