Il numero 8 è il numero la cui forma rappresenta il simbolo dell’infinito, è sufficiente ruotarlo di 90 gradi. Nella definizione degli 11 giocatori in campo il numero 8 è il giocatore che più di tutti si avvicina al concetto di infinito perché è colui che deve coprire sezioni di campo molto grandi e non sempre definibili: lo spazio nel quale si muove parte dalla propria trequarti difensiva e può terminare fin dentro l’area di rigore.
In Inghilterra per i giocatori che portano all’estremo dell’efficacia l’esecuzione dei compiti da numero 8 è stata coniata la definizione di centrocampista “box to box”: due giocatori che hanno fatto la storia recente del calcio d’oltremanica che rappresentavano al meglio questo concetto indossavano entrambi la maglia numero 8 dei rispettivi club, ovviamente stiamo parlando di Steven Gerrard e Frank Lampard.
Ora entrambi sono diventati allenatori ed hanno appeso le scarpe al chiodo da diverso tempo, per cui è iniziata la caccia alla loro eredità, e forse è giunto il momento di sbilanciarsi ed affermare che quell’eredità potrebbe avere un padrone molto a breve. Il nostro uomo designato per il lascito testamentario è Conor Gallagher.
All’ombra di Frank Lampard
Il settore giovanile del Chelsea è senza dubbio uno dei più floridi d’Europa ed è protagonista della crescita esponenziale del calcio inglese; l’academy ha sede nel centro sportivo di Cobham, oggetto del primo investimento di Abramovich appena acquistato il club e da cui sono usciti tanti talenti di cui oggi Conor Gallagher è un perfetto esempio.
Molti di questi oggi sono parte della prima squadra: Mason Mount e Reece James sono oggi elementi centrali del Chelsea e della nazionale inglese, mentre Tammy Abraham e Fikayo Tomori oggi sono protagonisti della nostra serie A.
In Premier stiamo ammirando l’esplosione di Armando Broja e Valentino Livramento con la maglia del Southampton, mentre l’impatto che sta avendo Gallagher con la maglia del Crystal Palace lo ha messo sulle prime pagine dei giornali e soprattutto ha convinto Gareth Southgate a concedergli la prima convocazione con la nazionale vicecampione d’Europa.
Il Chelsea cura molto la destinazione dei prestiti dei propri elementi dell’academy e ne analizza le prestazioni per stabilire se possano tornare alla casa madre ed essere pronti a fornire il proprio contributo alla squadra allenata da Thomas Tuchel. Rappresenterebbe una vera sorpresa se, vista la sua grande stagione finora, il centrocampista del Crystal Palace non possa definitivamente esplodere sotto la gestione sapiente del tecnico tedesco.
Inoltre, vedendolo giocare, i tifosi dei Blues non possono non accostare lo stile di gioco del numero 23 delle Eagles ad uno che ha vestito la maglia del Chelsea per 429 volte realizzando 147 goal, ossia Frank Lampard. Dalle parti di Stamford Bridge in realtà esiste già un altro giocatore che starebbe ripercorrendo le stesse tracce, ossia Mason Mount; tuttavia, il posizionamento in campo di quest’ultimo lo rende più distinguibile come caratteristiche rispetto all’ex capitano ed allenatore del Chelsea.
Gallagher è il tipico numero 8 inglese
Nel gioco del calcio il centrocampista che gioca accanto al mediano in un centrocampo a due, o la cosiddetta mezzala in un reparto a tre viene identificato come il numero 8. In realtà in entrambe le fattispecie egli è un giocatore la cui posizione cambia continuamente nel corso della partita e, soprattutto, nel corso della stessa azione.
Per questo motivo la tradizione del calcio inglese vede in questo tipo di giocatore la pedina in grado di invadere la trequarti avversaria e riconoscere le fette di campo lasciate libere da un movimento di un compagno, così da usarla come zona da utilizzare per i suoi attacchi.
Andando ad analizzare le statistiche stagionali di Gallagher emergono chiaramente le sue caratteristiche peculiari rispetto agli altri centrocampisti di Premier. Possiamo evincere le sue doti in fase di rifinitura e di finalizzazione dell’azione, d’altronde i 6 goal ed i 3 assist finora messi a referto sono perfetta testimonianza dell’agio del calciatore di Epsom nell’attaccare la metà campo avversaria.
I valori particolarmente bassi delle statistiche relative alla fase di costruzione e sviluppo dell’azione mostrano come il numero 23 del Crystal Palace partecipi davvero poco alla manovra, un dato che fa specie considerando il gioco associativo che Vieira sta implementando dalle parti di Selhurst Park ma da cui Gallagher si estranea seppur, come vedremo, con uno scopo ben preciso.
Con riguardo alla parte difensiva, invece, è possibile notare la sua grande aggressività sia sulle trequarti avversaria – dove guida il pressing o il contro pressing organizzato della sua squadra per mantenere alto il baricentro – che nella propria trequarti, dove cerca di dare una mano con la sua aggressività alla fase difensiva.
Sotto questo aspetto non è da sottovalutare l’apprendistato della scorsa stagione nel West-Bromwich guidato da Bilic prima e Allardyce dopo, due allenatori che hanno dato un assetto molto difensivo alla formazione delle Midlands e che hanno sicuramente soffocato il talento offensivo del biondo centrocampista inglese, ma allo stesso tempo ne hanno accresciuto il pedigree aggiungendo il lavoro in fase di riconquista del pallone.
Con questi dati e con questa formazione calcistica tra le mani ecco tracciato il profilo del tipico centrocampista box to box inglese, la versione anglosassone del numero 8.
Gallagher sbuca tra le foglie
Una delle caratteristiche accennate dall’analisi delle statistiche di Conor Gallagher è quella di partecipare poco alla manovra dei compagni di squadra, per poi riapparire quando c’è da rifinirla o finalizzarla. Lo sparire dai radar dello sviluppo dell’azione non è solo una descrizione parossistica del suo modo di giocare ma è una chiara identificazione del suo ruolo nella squadra.
Questa situazione è esemplificazione di come la sua interazione con i compagni non avvenga mediante un dialogo con il pallone ma mediante la creazione e lo sfruttamento di spazi. Mentre i suoi compagni stanno impostando l’azione lui è già in posizione da “invasore” ed ha già preso a riferimento lo spazio tra difensore centrale e terzino sinistro che ha creato Benteke come quello da attaccare Una volta raccolto il pallone è lui stesso ad attirare i centrali del Burnley creando spazio per l’attaccante belga che raccoglierà il suo assist e andrà a segno.
Se ne possono trovare diversi di esempi in cui il Crystal Palace arriva in porta grazie a questo suo movimento, ed è difficile trovare situazioni di gioco nell’area avversaria in cui Conor Gallagher non sia presente negli ultimi 18 metri per cercare la conclusione a rete. Un posizionamento che non solo gli consente di essere particolarmente attivo in fase conclusiva – come ci hanno mostrato le statistiche prima menzionate – ma anche di creare disagi non da poco alle difese avversarie spesso costrette a scegliere se chiudere su di lui lasciando libero uno degli attaccanti a disposizione di Patrick Vieira, come nell’esempio della rete realizzata da Ayew contro il Southampton.
L’attacco è la sua miglior difesa
Tra le tante qualità che abbiamo apprezzato del centrocampista scuola Chelsea vi è anche la capacità di andare a pressare alto in maniera molto efficace, tanto da essere uno dei giocatori che più di tutti in Premier ha creato azioni da goal mediante una giocata difensiva, ossia mediante un pallone recuperato sulla costruzione avversaria. Esempi importanti sono la rete con cui il Palace ha sbloccato la partita poi vinta clamorosamente all’Etihad contro il Manchester City fino ad arrivare al goal contro l’Everton che ha fatto impazzire tutti i tifosi delle Eagles e tutti gli estimatori del suo talento.
Ovviamente queste capacità emergono al meglio in un contesto come quello del Palace di Vieira, sempre molto ben organizzato quando si tratta di aggredire l’avversario nel momento in cui cerca di uscire dalla propria trequarti.
Le reti e le situazioni di pericolo che la squadra del sud di Londra ha generato da questo tipo di situazioni, oltre a mostrare l’ottima organizzazione portata dall’ex capitano dell’Arsenal, mostra anche quanto Gallagher abbia fatto suo il concetto del gegenpressing come miglior play-maker alla base dei principi di gioco di Jurgen Klopp, fino a diventarne perfetta esemplificazione.
Siamo di fronte al nuovo Lampard?
In tanti stanno accostando il pensiero calcistico di Conor Gallagher a quello di Frank Lampard, compreso il suo attuale allenatore, che non si tira indietro a considerarlo come erede dell’iconico numero 8 del Chelsea. Il fatto di essere cresciuto nello stesso club e magari essere stato programmato dai tecnici dell’academy dei Blues per ricalcarne le orme non lascia scampo a chi vuole fare a meno di proporre paragoni così scomodi. Quel che c’è di certo è che Gallagher non può che essere un valido prosecutore della lunga dinastia dei centrocampisti box to box di cui è intrisa la tradizione calcistica inglese.
Intanto oggi pomeriggio in questo Boxing Day godetevelo mentre lo vedrete all’opera contro il Tottenham di Antonio Conte, il quale non potrà non restare anch’egli ammirato dalle doti di questo classe 2000 e chissà se, vedendolo all’opera non vorrà chiedere al suo club di sfruttare un eventuale indecisione del Chelsea nel decidere se puntare o no su di lui a partire dalla prossima stagione, per portarlo dal Sud al Nord di Londra.
Fonte dati: FBref