Da continente campione del mondo a difficile realtà per via delle problematiche socio-politiche degli ultimi anni, il Sudamerica riabbraccia con l’autunno la Copa Libertadores, massima espressione per club e competizione da sempre commistione di colossi mitologici e storie speciali. Aspetti che la rendono ancora e nonostante tutto una delle coppe più affascinanti del globo, in cui la sorpresa riesce ad essere dietro l’angolo nonostante un ormai atavico dualismo Argentina-Brasile, causato in parte dalla decadenza economica dei paesi limitrofi. Andiamo a scoprire insieme i gironi che partiranno questa notte, le papabili favorite e le novità di un torneo da sempre fonte di talento per scrittori, amanti del fútbol e addetti ai lavori.
Le favorite a tinte carioca
Se il dualismo continua ad essere quello tra Brasile e Argentina, le società carioca sembrano essere un passo avanti agli acerrimi rivali per strutture e mezzi economici: aspetti che permettono a tante squadre brasiliane di attirare i migliori talenti, anche dall’Europa, qualche anno prima rispetto al passato e mai a fine carriera. Esempi plateali quelli di Flamengo e Palmeiras, le due squadre più presenti tra semifinali e finali nell’ultimo triennio e prime due candidate alla vittoria finale nel 2023. Nel caso del Mengão, campioni in carica nel 2022, si tratta di una squadra rimasta praticamente intatta dall’ultima vittoria: stelle come David Luiz, Filipe Luis, Arturo Vidal, Everton Ribeiro, Giorgian De Arrascaeta o Gabriel Barbosa ripartono con l’illusione di provare a bissare la vittoria, guidati in panchina dal portoghese Vitor Pereira, subentrato a Dorival Junior nel 2023 dopo la prima esperienza brasiliana con il Corinthians, condotto sino ai quarti della competizione lo scorso anno. Pereira, senza spiccare per gioco offensivo, è un allenatore pragmatico e tatticamente preparato che avrà il compito di spegnere gli entusiasmi di una squadra che dovrà stare attenta alle insidie dell’appagamento per evitare figuracce.
Discorso leggermente diverso per il Palmeiras che, dopo aver trasformato la Libertadores nel “giardino di casa” dopo le magie di Abel Ferreira in panchina, si ritrova a non essere campione in carica pur con il peso di essere considerata favorita ogni anno. Dopo aver perso alcune pedine fondamentali come i centrocampisti Gustavo Scarpa e Danilo, partiti entrambi alla volta del Nottingham Forest in Premier League, nel Verdão c’è curiosità nel vedere il giovanissimo classe 2006 Endrick, che dall’estate 2024 vestirà la camiseta blanca del Real Madrid (pagato 35 milioni di euro). Lo stesso Ferreira, capendo il momento di estrema pressione mediatica degli ultimi tempi, ha pregato la critica e i giornalisti di “farlo giocare e divertire” per il suo bene e per il suo futuro. I gironi di Flamengo e Palmeiras sembrano facili ad una prima (e superficiale) occhiata ma potrebbero rivelarsi molto insidiosi: i primi sono inseriti nel Gruppo A con il Racing Club e con le novità assolute Ñublense (Chile) e Aucas (Ecuador). Mentre il Palmeiras, nel Gruppo C, dovrà vedersela con Barcelona (Ecuador), Cerro Porteño (Paraguay) e Club Bolívar (Bolivia). Delle altre brasiliane, Internacional, Corinthians, Fluminense, Atletico Mineiro e la scorsa finalista Athletico Paranaense, orfana di Felipe Scolari in panchina ma con il talento classe 2005 Vitor Roque (promesso sposo del Barcellona?), partono leggermente indietro.
A che punto sono Boca e River?
Il dualismo nato nella notte dei tempi tra i due storici colossi di Buenos Aires ha portato ad una finale sanguinosa nel 2018 (anche per i vincitori) e ad una lenta decadenza del calcio argentino a livello di campionato e forza economica delle sue società. Un po’ come le difficoltà affrontate dal paese, anche Xeneizes e Millonarios si scontrano da anni con l’impossibilità di competere con i rivali carioca e stanno affrontando, seppur come al solito in situazioni diametralmente opposte, un vero e proprio cambio generazionale. Da una parte il Boca Juniors di Juan Román Riquelme, ufficialmente vice-presidente ma fondamentalmente deus ex machina unico nelle decisioni dell’ultimo triennio, che hanno portato alla vittoria del campionato 2022 grazie a numerosi giovani del centro di formazione, ma che sembra stagnarsi di fronte all’ormai incubo Libertadores da cui né Sebastian Battaglia né Hugo Ibarra, due ex giocatori leggendari divenuti allenatori del club, sono riusciti a venirne fuori. Ad oggi, nonostante una rosa tutt’altro che incompleta e ricca di talento homemade come quello di Luca Langoni (2022), Exequiel Zeballos (2002), Alan Varela (2001), Cristian Medina (2002), Ezequiel Fernández (2002) che si vanno ad aggiungere ai tanti campioni d’esperienza, il Boca affronta un periodo nero: ottavo in campionato con soli 14 punti nelle prime 9 partite, il rifiuto del Tata Gerardo Martino la scorsa settimana ha provocato un buco in panchina colmato solo temporaneamente da Mariano Herron, teoricamente allenatore della primavera. Non il massimo (nonostante un’altisonante vittoria 0-3 contro il Barracas Central nel weekend) a 2 giorni dal debutto in coppa.
Il River Plate ha invece dovuto vivere un trauma, l’addio della guida dell’allenatore Marcelo Gallardo: el muñeco lascia un’eredità di otto anni e mezzo e 14 titoli, un’era glaciale in un calcio sempre più frenetico e pazzo nel cambiare guida tecnica. L’unico che per aspettative e rispetto poteva quantomeno far sognare un popolo ormai viziato come quello Millionario era Martín Demichelis, un po’ per quello che lasciava trasparire nella primavera del Bayern Monaco ed un po’ per la sensazione che rappresenti la nouvelle vague degli allenatori argentini dall’ampia preparazione ma dal profilo basso. Gli inizi, grazie anche ad una rosa già competitiva e rafforzatasi puntando sull’esperienza di gente come Salomón Rondón in attacco e sul ritorno del figliol prodigo Ignacio Fernández a centrocampo, sono stati scoppiettanti. Demichelis ha messo a punto una sorta di “albero di natale” ancelottiano, con un 4-3-2-1 che ha nella qualità della trequarti il motore principale nella creazione offensiva, con alle spalle un centrocampo solido grazie alla guida di Enzo Pérez, ma di gamba in alcuni interpreti come Nicolás De La Cruz, l’uruguaiano plasmato in tutto e per tutto da Gallardo come mezzala di proiezione. Il River Plate è primo in campionato con 7 vittorie e 2 sole sconfitte e non perde da più di un mese. I gironi di Boca e River fanno ben sperare: gli Xeneizes sono inseriti nel Gruppo F con Colo-Colo (cilena insidiosa ma non come un tempo), Pereira (Colombia) e Monagas (Venezuela), mentre i Millionarios, nel Gruppo D, affronteranno The Strongest (Bolivia), Sporting Cristal (Perù) e Fluminense (Brasile).
Delle altre argentine, oltre alla sorpresa Patronato (vincitrice della Copa Argentina di cui vi parlammo qualche tempo fa), da tenere d’occhio il Racing Club di Fernando Gago e l’Argentinos Juniors di Gabriel Milito, due società che stanno credendo nei loro allenatori nonostante gli alti e bassi consolidando un’identità e uno stile di gioco chiaro e bello da vedere fatto di possesso e costruzioni dal basso non troppo stereotipate in Sudamerica.
Tra sorprese e storie da raccontare
Passando dalle affascinanti alture di La Paz per affrontare Club Bolívar e The Strongest fino alle sorprendenti storie della Sociedad Deportiva Aucas, squadra campione in Ecuador per la prima volta che prende il nome dall’omonima tribù indigena e i colori dalla Shell che fu fondatrice del club nel 1945, e del Metropolitanos Fútbol Club, club fondato a Caracas nel 2011 e divenuto campione dopo solo 11 anni nonostante i tumulti nel paese, la Copa Libertadores di quest’anno si arricchirà e ci arricchirà di storie nuove ed inedite.
Oltre alle vincitrici dei titoli, un plauso va ai cosiddetti delfini, quelle squadre arrivate seconde ma storicamente qualificate nel tabellone di coppa come Club Deportivo Ñublense, secondo in Cile, il Deportivo Pereira, in Colombia, o il Monagas Sport Club, piccola compagine che si mantiene grazie ai proventi della Lotería de Oriente, la lotteria pubblica della città di Maturín il cui proprietario è presidente del club. Passando poi per il difficile momento del Perù, in pieno fermento per le proteste anti governative lontane si dalla capitale Lima (Allianza Lima e Sporting Cristal sono qualificate), ma vicine ad Arequipa, la citta di quel Foot Ball Club Melgar che lo scorso anno giunse sino ai quarti di finale di Copa Sudamericana. Tante squadre storiche, colossi per importanza nel proprio paese e per l’apporto dato al calcio sudamericano negli anni, continuano ad essere presenti nella competizione seppur con meno aspettative dovute ad un’economia sempre più complessa: Olimpia Asunción e Club Libertad in Paraguay, Club Nacional de Football e Liverpool Montevideo in Uruguay. Con una piccola nota a lato per l’Independiente del Valle, che ormai non stupisce più per la qualità del suo lavoro con i giovani e con la prima squadra campione uscente in Copa Sudamericana, il Barcelona Sporting Club, squadra ecuadoregna di Guayaquil che negli ultimi tempi ha dato del filo da torcere a molte big, e Club Cerro Porteño, terza squadra di Asunción che ha puntato su Facundo Sava (l’eroe dell’epopea Patronato in Copa Argentina) per qualificarsi in Copa Libertadores e provare a proporre qualcosa di nuovo.
Tempo di scendere in campo!
Si inizia nella notte italiana tra martedì e mercoledì con tre partite: The Strongest-River Plate, Argentinos Juniors-Independiente del Valle e Alianza Lima-Athletico Paranaense.
🏆⭐ Los ocho grupos de la CONMEBOL #Libertadores: ¿cuál es el más difícil?#GloriaEterna pic.twitter.com/C1V1JVLqyx
— CONMEBOL Libertadores (@Libertadores) March 28, 2023
Noi siamo pronti a scrivere tanti nuovi capitoli, e voi?