Prende il via oggi la trentatreesima edizione della Coppa d’Africa, e con essa il nostro viaggio alla scoperta delle 24 protagoniste di questa competizione troppo spesso snobbata dai media, ma dall’inestimabile fascino. Si parte ovviamente dal Gruppo A, comprendente Burkina Faso, Camerun. Capo Verde ed Etiopia.
I burkinabé stanno crescendo
di Matteo Speziale
Da quando nel 1958 il Burkina Faso (all’epoca Alto Volta) ha raggiunto l’indipendenza, riuscendo così a partecipare alle competizioni internazionali, gli ultimi quindici anni rappresentano il periodo più florido. A testimoniare questa lenta ascesa degli “Stalloni” è il ranking FIFA: appena entrati nel 1993 occupavano il 127esimo posto, oggi sono al 60esimo, dopo aver raggiunto il picco del 37esimo nel 2010.
La scalata del calcio burkinabé ha visto i suoi frutti unicamente in Coppa d’Africa: ancora manca la qualificazione ad un campionato del Mondo che con solo cinque posti riservati al continente, resta ancora un sogno. In Coppa invece, fatta eccezione per l’incredibile eliminazione del 2019, gli Stalloni sono sempre più a loro agio: hanno partecipato a cinque delle ultime sei edizioni e in ben due casi sono saliti sul podio (secondi nel 2013 e terzi nel 2017). A guidarli è Paulo Duarte. Portoghese in sella dal 2016, aveva già allenato i burkinabé per quattro anni (2008-2012) e nonostante i risultati non esaltanti di quel periodo è stato richiamato, rispondendo con una gestione equilibrata e in grado di portare risultati molto migliori rispetto alla prima volta. Perdonatogli lo scivolone del 2019 e con il terzo posto ben cucito sulla giacca dal 2017, il portoghese ha condotto un perfetto girone di qualificazione, chiudendo al primo posto e imbattuto contro la sorpresa Malawi e il sempre temibile Uganda.
La squadra gioca un calcio semplice e diretto ed è fondata su poche individualità di spicco, cioè i pochi a giocare nel primo livello dei campionati europei; per il resto troviamo calciatori militanti nei campionati sparsi per l’Africa giovani ed in cerca di vetrina. Al centro della difesa c’è Edmond Tapsoba, in forza al Bayer Leverkusen, velocissimo e molto bravo nel gioco aereo, che anche data la sua giovane età fa gola a molti club di livello superiore alle aspirine. Nel 4-2-3-1 disegnato da Duarte, farà coppia con capitan Dayo, a 28 anni uno dei giocatori più esperti di questa giovanissima selezione, nonché uno dei pochi a giocare nel campionato locale. Sulla fascia destra della difesa, altra conoscenza europea è Issa Kaborè: in forza al Troyes e di proprietà del Manchester City, è un talento ancora piuttosto grezzo ma con potenzialità di altissimo livello.
Bypassando un centrocampo di giovani promesse o giocatori di medio livello per la seconda serie francese, come Gustavo Sangarè, si arriva alla trequarti dove c’è il giocatore non solo più famoso ma anche più in grado di spostare gli equilibri: Bertrand Traoré. L’ala destra dell’Aston Villa è un dribblomane molto bravo negli spazi stretti quanto in quelli larghi, capace di coprire grandissime porzioni di campo. Nel reparto offensivo infine va citato anche Abdoul Tapsoba ventenne e punta di scorta dello Standard Liegi in grado di segnare già due gol e fare un assist in soli 300’ giocati in Jupiler Lleague. A causa del brutto infortunio rimediato da Lassina Traorè sarà lui il terminale offensivo degli Stalloni.
Il girone vede il Camerun padrone di casa ampiamente favorito, ma i burkinabé hanno i favori del pronostico rispetto a Capo Verde e all’Etiopia. Se, come sembra, riusciranno ad arrivare agli Ottavi, con l’obiettivo minimo in tasca e la giovane età dalla loro, potranno essere una pericolosa mina vagante per chiunque.
Il Camerun non è solo padrone di casa
di Danilo Budite
Il Camerun è sicuramente una delle Nazionali maggiormente sotto osservazione in questa competizione. In primis, banalmente, perché è il paese ospitante di questa edizione della Coppa d’Africa, ma soprattutto perché rientra in quel novero di squadre che partono coi favori del pronostico. I leoni indomabili d’altronde sono di frequente tra le selezioni più avanti ai nastri di partenza, una nazionale che riesce sempre ad avere continuità e un organico importante per il calcio africano. E quest’anno non fa eccezione. Sono tanti i giocatori molto interessanti a disposizione del CT Toni Conceicao, a partire da una delle grandi sorprese di questa stagione di Serie A: Franck Zambo Anguissa.
Il centrocampista è stato una delle rivelazioni di questa prima metà di campionato, a dir poco dominante e leader di un Napoli che ha effettuato una partenza a razzo e che ha cominciato a scricchiolare proprio quando è venuto a mancare il camerunense, insieme ad altri due colleghi che Franck ritroverà in Camerun come Osimhen e Koulibaly. La cerniera in mediana costituisce proprio il baricentro della formazione camerunense, solitamente schierata con un 3-4-1-2, che col passaggio a quattro dietro potrebbe configurarsi come un 4-3-3, seppur più raro. Zambo Anguissa è coadiuvato in mediana da un altro “italiano”, che però si è visto poco quest’anno: Martin Hongla. Il centrocampista classe ’98 ha raccolto ad oggi solo dieci presenze col Verona, patendo un po’ la concorrenza di Ilic e Tameze, e la positività al coronavirus che lo ha tenuto fuori da fine novembre a inizio dicembre. Nel Camerun sarà però fondamentale per dare equilibrio alla squadra in coppia con Anguissa.
Per il resto, tra i pali il titolare è André Onana, uno che vedremo presto in Italia, con l’Inter che lo ha preso a zero per la prossima stagione. Il terzetto difensivo titolare è costituito da Tolo, Onguene e Ngadeu. Il primo gioca in America, con la maglia dei Seattle Sounders, mentre il secondo milita nel Salisburgo e vanta anche un passato al Genoa, dove però non ha lasciato una traccia importante. Infine. Ngadeu è il più esperto tra i tre difensori e gioca in Belgio con la maglia del Gent.
Detto di Anguissa e Hongla a centrocampo, sugli esterni agiscono Mbaizo, terzino del Philadelphia Union, e Ngamaleu, ala in forza allo Young Boys. Quest’ultimo è uno dei giocatori più importanti del Camerun, un esterno molto offensivo che in quel ruolo a tutta fascia lascia un po’ a desiderare in fase difensiva, dimostrandosi però un martello in fase di spinta. Da qui, lo scenario di una configurazione difensiva a tre, con Ngamaleu più esterno e Ngadeu che scivola terzino. Moumi Ngamaleu è uno dei calciatori più interessanti della selezione africana, un esterno molto veloce che abbiamo potuto vedere in azione contro l’Atalanta nella doppia sfida di Champions League
Il reparto offensivo è quello più ricco di talento in casa Camerun. Il capitano è Eric Maxim Choupo-Moting, attaccante del Bayern Monaco che nel tridente dei Leoni agisce in posizione di trequartista. Il duo d’attacco è composto da Toko-Ekambi, forse il più talentuoso calciatore camerunense insieme ad Anguissa, e Aboubakar, una vera e propria leggenda del Camerun.
Choupo-Moting vanta una carriera di primissimo livello, con le esperienze con PSG e Bayern Monaco che hanno sicuramente arricchito il suo bagaglio. Seppur da gregario, il camerunense ha saputo trovare spazio sia a Monaco che a Parigi e dopo le ottime esperienze in Germania con Mainz e Schalke 04, ha potuto condividere il campo e lo spogliatoio con alcuni dei giocatori più importanti al mondo. Un fagotto di esperienza che può risultare molto utile in una competizione come la Coppa d’Africa ricca più di talento che di esperienza.
La stella della squadra lì davanti è però Karl Toko Ekambi, attaccante nato a Parigi che con la maglia del Lione sta finalmente trovando la consacrazione definitiva. Nella finale del 2017 non è sceso in campo, ora Toko Ekambi è pronto a rivestire un ruolo molto più importante nel Camerun che punta con forza alla vittoria finale.
Aboubakar invece, che milita oggi nell’Al-Nassr è l’uomo che ha regalato l’ultima Coppa d’Africa ai Leoni indomabili, col gol decisivo nella finale del 2017 contro l’Egitto. Negli scorsi anni il camerunense si è messo in mostra soprattutto con la maglia del Porto, diventando un attaccante molto apprezzato in tutta Europa. Dopo la scorsa stagione al Besiktas, il centravanti ha deciso di partire alla volta dell’Arabia Saudita. Nonostante col passaggio all’Al Nassr sia un po’ uscito dal radar del calcio che conta, Aboubakar rimane una risorsa preziosissima per il Camerun, nonché uno dei pochi ad aver già vinto la competizione. Oltre a lui, infatti, i reduci di quella finale sono Ngadeu, Bassogog e Oyongo.
Dopo l’uscita ai quarti di finale nell’ultima edizione, il Camerun vuole rivivere i fasti del 2017, quando riuscì a trionfare. Il girone è abbondantemente alla portata dei Leoni, che in questa prima fase della competizione se la vedranno con Burkina Faso, Etiopia e Capo Verde. Tre gare che serviranno a prendere le misure, creare entusiasmo e arrivare al meglio alla fase finale. È tanta infatti la pressione sui Leoni, che nel ruolo di paese ospitante della competizione hanno raccolto anche gli obblighi che ne conseguono. Un mancato successo potrebbe essere considerato un mezzo fallimento per la selezione di Toni Conceicao, che ha a disposizione un materiale umano molto importante, ma dovrà essere bravo a sfruttarlo a pieno.
Ciò che peserà di più infatti vedendo il modo di giocare del Camerun e soprattutto la rosa a disposizione, sarà la capacità di mantenere l’equilibrio in campo. La Nazionale ospitante della competizione può vantare un potenziale offensivo enorme, difficilmente rintracciabile nelle altre selezioni che prendono parte alla Coppa d’Africa, ma sarà fondamentale mantenere il giusto equilibrio per arrivare in fondo a una competizione sempre molto imprevedibile e ricca di sorprese. Sicuramente, il Camerun parte tra le grandissime favorite di questa Coppa d’Africa
Capo Verde ha grande solidità
di Federico Sborchia
Capo Verde è alla terza partecipazione in Coppa d’Africa. Nella competizione continentale gli Squali Blu vantano un bilancio di due partecipazioni con la prima – nonché più positiva – risalente al 2013. Il dato che stupisce è che proprio nell’edizione del 2013 è arrivata anche l’unica sconfitta della nazionale atlantica nella competizione – uno 0-2 contro il Ghana ai quarti di finale – dato che nella seguente l’eliminazione è arrivata dopo tre pareggi.
Un po’ in analogia con la sua ultima partecipazione, la qualificazione alla Coppa d’Africa per Capo Verde è arrivata senza perdere neanche una partita ma chiudendo al secondo posto il girone dietro al Camerun padrone di casa, che ritroveranno anche nell’ultimo match della fase a gruppi.
A guidare gli Squali Blu in Camerun sarà l’ex capitano Bubista, subentrato al portoghese Rui Aguas nel 2020 e che da CT ha perso una sola partita ufficiale, contro la Nigeria nel girone di qualificazione a Qatar 2022. Bubista avrà a disposizione probabilmente la miglior generazione del calcio capoverdiano, seppur prossima alla fine di un ciclo. Uno dei principali referenti di questa generazione è il portiere Vozinha, trentacinquenne molto affidabile e attualmente in forza all’AEL Limassol.
Davanti a lui la linea dovrebbe essere impostata a tre con al centro due profili di spessore per la realtà capoverdiana come Steven Fortes, centrale molto aggressivo con una buona propensione alla verticalità che attualmente milita in Belgio, e Carlos Ponck, che invece si era consolidato nell’Istanbul Basaksehir prima di venire accantonato nella stagione in corso. Il terzo slot della linea difensiva sarà quasi certamente affidato o al centrale dello Shamrock Rovers Roberto Lopes – nato in Irlanda e scoperto dal CT mediante un profilo su Linkedin – o a Stopira; quest’ultimo è uno dei profili più esperti della rosa e può muoversi sia da terzo di difesa che da esterno sul lato sinistro in quanto dotato di una buona fisicità e una discreta qualità tecnica. La catena sinistra della difesa capoverdiana potrebbe andare o allo stesso Stopira o a Dylan Tavares, che come molti suoi connazionali si è trovato a vivere in Svizzera, mentre sul lato destro le due opzioni sono rappresentate da Steven Furtado e Jeffey Fortes, rispettivamente impegnati in Bulgaria e nella seconda divisione olandese.
Il centrocampo capoverdiano può contare su due profili molto interessanti. Il primo, più esperto, è Jamiro Monteiro, nato in Olanda ma che dopo alcune esperienze nelle realtà minori olandesi da due anni si è consolidato nei Philadelphia Union di cui è un uomo chiave; in MLS Monteiro si è mosso principalmente come rifinitore, svariando su tutta la trequarti e portando grande qualità alla manovra. In sostanza Monteiro è uno dei principali leader tecnici di questa nazionale al cui fianco sta emergendo il talento di Kenny Rocha, mezzala di qualità formatasi in Francia ma ora di proprietà dell’Oostende, di cui è diventato rapidamente un elemento fondamentale. A completare il reparto dovrebbe essere un profilo più difensivo e il candidato principale potrebbe essere il classe ‘98 della Feirense Joao Paulo.
L’attacco di Capo Verde è forse il reparto più interessante e a guidarlo c’è l’uomo di riferimento della rosa, ossia il trentunenne Ryan Mendes. Calcistiscamente cresciuto in Francia tra Le Havre e Lille, Mendes è stato vittima dei problemi fisici che gli hanno impedito di consolidarsi a livelli importanti in Europa e ciò lo ha portato verso oriente, prima in Turchia e poi negli Emirati Arabi dove si trova tuttora. l’ex Lille è uno dei quattro giocatori che hanno preso parte a tutte e tre le avventure in coppa degli squali blu ed è abbondantemente in corsa per conquistarsi sia il record di presenze che di gol della sua nazionale.
L’altro posto nel reparto offensivo sarà con ogni probabilità affidato a un altro grande del calcio locale, ossia il centravanti Julio Tavares, ora protagonista nel campionato saudita con l’Al-Faisaly e, come Mendes, uno dei pochi sempre presenti nelle rassegne continentali di Capo Verde. La principale alternativa ai due è un altro membro storico di questo gruppo, ossia il centravanti del Trabzonspor Djaniny, che nel 2018 è diventato anche il primo capocannoniere africano nella storia del campionato messicano. Alle spalle di questi tre c’è invece un giocatore molto interessante, nonostante i trent’anni ormai superati, come Garry Rodrigues, esterno dell’Olympiacos e che negli anni passati si è sempre mosso tra Grecia e Turchia dove ha ripetutamente conquistato il cuore dei suoi tifosi – se masticate il nederlandese potete gustarvi una sua intervista con nientepopodimeno che Andy van der Meyde.
Capo Verde non può vantare una rosa di primissimo piano, ma già nelle scorse edizioni è riuscita a dimostrarsi una squadra difficile da affrontare. I ragazzi di Bubista sono in un buon momento di forma e vengono da due sole sconfitte nell’ultimo biennio e in un girone come questo, il passaggio del turno è abbastanza alla portata seppur non scontato; resta comunque molto difficile immaginare un exploit oltre gli ottavi di finale.
Il ritorno dell’Etiopia
di Danilo Budite
L’Etiopia è una delle nobili decadute del calcio africano. Gli Stambecchi sono stati tra le prime squadre a prendere parte alla Coppa d’Africa alla sua fondazione nel 1957, collezionando un secondo e un terzo posto nelle prime due edizioni, per poi vincere nel 1962 al terzo tentativo. Gli anni ’60 sono la golden age del calcio etiope: la selezione africana ebbe la possibilità di prendere parte alle qualificazioni per i Mondiali del 1962 in Cile e poi, come detto, il trionfo in Coppa d’Africa.
L’edizione del trofeo continentale era prevista originariamente nel 1960, ma fu spostata di due anni a causa sia del colpo di stato che ha deposto l’ultimo imperatore etiope, Hailé Selassié, nel dicembre del 1960, che per svolgere i lavori di ammodernamento allo stadio di Addis Abeba. Impianto in cui, nel 1962, l’Etiopia vince il primo e unico trofeo della sua storia, battendo in finale la Repubblica Araba Unita con un 4-2 dopo i tempi supplementari.
A partire dagli anni ’70 inizia il declino dell’Etiopia, che lentamente sparisce dai radar del calcio, arrivando addirittura a essere sospesa nel 2009 per alcune irregolarità nella gestione della federcalcio dovute sostanzialmente a ingerenze governative. La riscossa dell’Etiopia è arrivata con la partecipazione alla Coppa d’Africa del 2013, l’ultima fino a questo momento. Un’esperienza non felice, con gli Stambecchi eliminati al primo turno dopo aver raccolto un pareggio e due sconfitte. Stesso score e stesso epilogo di quella che, prima del 2013, era stata l’ultima esperienza dell’Etiopia in Coppa d’Africa: addirittura nel lontano 1982.
Ora l’Etiopia è pronta a tornare protagonista in Coppa d’Africa, riuscendo a strappare il pass per la qualificazione nel girone K delle eliminatorie per la competizione. Il cammino degli Stambecchi è stato di una regolarità impressionante: solo vittorie in casa e solo sconfitte in trasferta. L’avvio è stato stentato, con la sconfitta di misura sul campo del Madagascar, poi però è arrivata la straordinaria vittoria interna contro la Costa d’Avorio, firmata da Dagnachew e Bekele. Dopo il successo sugli Elefanti, per la selezione di Webetu Abate è arrivata la sconfitta sul campo del Niger che ha rischiato seriamente di compromettere il cammino. Successivamente, due vittorie rotonde in casa, 3-0 sul Niger e 4-0 sul Madagascar, hanno di fatto regalato la qualificazione all’Etiopia, sconfitta poi nel match finale dalla Costa d’Avorio. Con 9 punti, l’Etiopia si è qualificata alle spalle proprio della Costa d’Avorio, precedendo di un solo punto il Madagascar, che ha chiuso a 8 lunghezze.
Due sono stati i grandi protagonisti del cammino di qualificazione dell’Etiopia alla Coppa d’Africa, e saranno anche i calciatori da seguire con maggiore attenzione durante l’avventura in Camerun. Il primo è Getaneh Kebede, terminale offensivo degli Stambecchi. Attaccante classe 1992, Kebede ha segnato tre gol nelle ultime tre giornate del girone di qualificazione, contribuendo in maniera significativa alla riuscita della campagna nelle eliminatorie. La punta milita nel campionato etiope, con la maglia del Wolkite Kanama, e su di lui sono poste gran parte delle speranze dell’Etiopia di riuscire quantomeno a vincere una gara di Coppa d’Africa dopo più di 40 anni.
L’altro perno della Nazionale etiope è Shimelis Bekele, centrocampista classe ’90 che nel girone di qualificazione ha segnato due gol, di cui uno nella grande vittoria sulla Costa d’Avorio. Trequartista dotato di un’ottima tecnica e di una grande velocità che gli consente anche di agire sulla fascia, Bekele si è costruito un’ottima carriera in Egitto, assumendo i gradi di capitano nei cinque anni al Petrojet e vestendo poi le maglie del Misr Lel Makasa e, da quest’anno, dell’El-Gouna. Insieme a Kebede è il pericolo numero uno per le difese avversarie.
Nel dettaglio, le retroguardie che dovranno fare attenzione al tandem d’attacco etiope sono quelle di Camerun, Capo Verde e Burkina Faso. Il girone sembra abbastanza ostico per la squadra di Abate, posto che il Camerun è di un altro livello, anche il confronto col Burkina Faso sembra molto complesso. Sarà fondamentale dunque partire col piede giusto nel match d’esordio contro Capo Verde, per poi giocarsi tutto all’ultima giornata contro il Burkina Faso.
L’Etiopia, come si è visto anche nei match della fase a gironi, è una squadra che fa dell’attacco la sua arma principale, con un 4-3-3 rapido che, con le sortite di Bekele, può diventare all’occorrenza un 4-2-3-1. Ai fianchi di Kebede agiscono Nassir e Hotessa. Il primo è un esterno molto giovane, classe 2000, che milita in patria nell’Ethiopian Coffee, il secondo invece ha venticinque anni ed è un attaccante centrale adattato sulla fascia. Anche lui gioca in patria, con l’Adama City.
Nelle ultime gare dell’anno, l’Etiopia ha saputo tenere testa a formazioni molto più attrezzate come il Sudafrica, con cui ha perso di misura fuori casa, e il Ghana, a cui ha strappato un pareggio tra le proprie mura. Gli Stambecchi arrivano in un buon momento della loro storia alla competizione e vogliono essere un outsider, per provare a rivivere, anche in minima parte, i fasti dei tempi che furono.