Secondo Josè Mourinho, nome che va per la maggiore in questo momento in Italia, il girone CONMEBOL di qualificazione al Mondiale è la competizione più difficile del mondo. Il portoghese però nonostante il suo intenso girovagare e la sua propensione nel ricercare top team da ormai tre lustri non ha mai allenato in Germania. Non ha mai potuto assistere al brivido sulla schiena del Relegationsspiel.
Uno spareggio di centottanta minuti in cui ogni piccolo particolare può rappresentare la salvezza per un contendente e la promozione per l’altro. Un vero e proprio processo per Singolar Tenzone. Una partita (anzi due) dove la vita e la morte – sportiva ovviamente – di una squadra si intrecciano.
Gli albori
L’incredibile epica che si porta dietro questa partita – che ricordiamo viene giocata dalla terz’ultima classificata nella lega maggiore contro la terza classificata della Zweite – è amplificata anche dal livello della stessa Zweite, che, un po’ come tutte le seconde serie dei maggiori campionati, è una lega con valori molto eterogenei. Un purgatorio da cui è molto difficile (ri)emergere. Ne è un chiaro esempio la parabola dell’Amburgo. Squadra con fortissima tradizione, che dopo più di 50 anni ha dovuto azzerare l’orologio che simboleggiava la sua permanenza in Bundesliga; e da quando è retrocessa nel 2018 nonostante tre quarti posti consecutivi e una semifinale di Pokal, non è ancora riuscito a tornare nella massima serie. L’istituzione del Relegationsspiel è datato 1982 e coincide non a caso con l’anno del primo girone unico di Zweite. E ad inaugurare la prima partita dentro-o-fuori della storia del calcio tedesco fu il Bayer Leverkusen; in Bundesliga da solo tre stagioni fu costretta ad affrontare il Kickers Offenbach nello spareggio e vincendo sia l’andata che il ritorno diede il via ad circolo virtuoso che ha portato le aspirine non solo a vincere la Coppa Uefa del 1988 ma ad entrare stabilmente nel circolo delle squadre tedesche che vanno costantemente in Europa anche al giorno d’oggi. Già l’anno dopo si potè assistere ad un primo upset: protagonista in negativo lo Schalke 04 che perse l’opportunità di rimanere nella massima serie in favore del Bayer 05 Uerdingen. Prima dell’introduzione delle regola dei gol fuori casa, per decretare la vincente dello spareggio dopo 180′ di sostanziale parità nei gol segnati, senza neanche ricorrere ai supplementari nella seconda partita si procedeva a disputare una terza partita in campo neutro.
La prima squadra a rendersi protagonista del terzo match fu sicuramente chi, guardando il calcio odierno, non ci aspetteremmo di trovare a fine maggio a giocarsi la permanenza nella massima serie: il Borussia Dortmund. I gialloneri nel 1986 per aver ragione del Fortuna Koln, dovettero ricorrere alla terza partita, giocata in campo neutro a Dusseldorf e vinta con un roboante (e sorprendente) 8-0. Per avere la concentrazione massima del dramma immerso nel mondo calcistico, cioè la crudele immagine di persone che giocano tutto quello che hanno fatto in una stagione sfidandosi in tiri dagli 11 metri, si è dovuto attendere ben poco. Solo a due anni di distanza dalla prima terza partita (1986) il match tra SV Waldhof Mannheim (sedicesima in Bundesliga) e SV Darmstadt 98 (terza in Zweite) giocato a Saarbrücken, dopo il 4-4 aggregate dei 180′ canonici, non si schiodò mai dallo 0-0. La prima (e per ora unica) volta in cui si ricorse ai tiri dagli undici metri premiò – come di consueto – la squadra di Bundesliga. Dopo dieci edizioni, nel 1991, lo spareggio cessò di esistere per quasi vent’anni.
Il ritorno del Relegationsspiel
Solo dal 2008-09 è tornata in scena la straordinaria crudeltà del Relegationsspiel. In quella che è stata probabilmente l’edizione più sbilanciata il Norimberga di Javier Pinola e di un giovanissimo Ilkay Gundogan, ha battuto con un risultato aggregato di 5-0 l’Energie Cottbus. Solo due anni dopo però è stata la volta di un altro club piuttosto blasonato, il Borussia Mönchengladbach, costretto alla coda della stagione da un campionato (il primo vinto da Jurgen Klopp) molto livellato verso l’alto. I fohlen dopo non poche fatiche e grazie ad un gran gol di Marco Reus a Bochum salvarono Lucien Favre dalla retrocessione. Ma specie in epoca moderna, ad ascriversi al tabellino dei marcatori sono diversi nomi illustri. Nel 2013 a salvare l’Hoffenheim , contro un agguerrito Kaiserslauten, ci pensò una doppietta del ventiduenne Bobby Firmino.
Per vedere l’utilità dell’introduzione dei gol fuori casa bisognerà aspettare l’anno seguente: l’Amburgo di Van der Vaart, Calhanoglu e Rincon riuscirà a mantenere attivo l’orologio grazie al gol segnato a Furth contro il SpVgg Greuther forte dello 0-0 dell’andata. E sarà nuovamente l’Amburgo l’anno seguente – nello spareggio più agonico dal 2009 ad oggi – ad andare per la prima volta all’extra-time. Dopo l’1-1 dell’andata contro il Karlsruhe deve giocarsi la permanenza nella massima serie fuoricasa, con la consapevolezza che dovrà segnare quasi sicuramente almeno due gol. La partita è bloccata, la tensione svilisce ogni lato tecnico possibile. A dodici minuti dalla fine però, con una splendida combinazione tra Yabo e Hennings il Karlsruhe passa in vantaggio e l’incubo sembra materializzarsi. Al minuto ottantasette il pareggio sembra confezionato: da un cross perfetto di Ostrzolek, Lasobba tutto solo in area di rigore colpisce con tutta la forza che ha il pallone di testa a botta sicura, ma colpisce il palo. Il pallone prende un effetto verso l’interno e carambola sui piedi Diekmeier che a portiere battuto svirgola malamente il pallone si spegne sul fondo. Sembra finita eppure, la fiammella della speranza resta accesa quando in pieno recupero Marcelo Diaz, storico leader del Basilea di inizio anni ’10, pennella una punizione perfetta all’incrocio dei pali. Nei tempi supplementari il Karlsruhe è paralizzato dalla tensione e dalla delusione e al minuto 115 è Nicolai Muller con un tap-in a chiudere la faccenda e sigillare la permanenza dell’Amburgo in Bundesliga.
Per il terzo upset dell’era moderna, dopo quello del Norimberga già accennato nel 2009 e quello del Fortuna Dusseldorf del 2012 abbiamo atteso a lungo. Nel 2019 a trovarsi a duello sono state lo Stoccarda e l‘Union Berlino. Per tutti la partita doveva avere un esito piuttosto scontato: lo Stoccarda non doveva neanche trovarsi lì data la rosa a disposizione e l’Union, che mai aveva centrato la promozione in Bundesliga, sembrava l’agnello sacrificale per giungere all’obiettivo. Niente di più sbagliato: a Stoccarda i capitolini riescono a segnare due gol e a portare a Berlino un ottimo 2-2 esterno. Il risultato rimarrà a reti inviolate nella capitale e sancirà il primo, storico esordio dell’Union in Bundesliga.
L’edizione 2020-2021
L’edizione di quest’anno vede coinvolte il Colonia come terz’ultima della appena terminata Bundesliga e l’Holsten Kiel come terza classificata della Zweite. L’Holsten quest’anno si è già resa protagonista di un’incredibile impresa: vestitasi nei panni di giant killer ha estromesso il Bayern Monaco campione di Germania e d’Europa in carica, dalla DFB Pokal dopo i calci di rigore. Il Colonia invece ha passato tutta la stagione in piena zona retrocessione e quasi esclusivamente grazie al suicidio del Werder Brema è riuscita ad arrivare sedicesima conservando le residue speranze di salvezza nello spareggio. L’andata giocatasi mercoledì è finita con il colpo esterno dell’Holsten, che dopo essere rimasta fortunatamente con la porta inviolata nonostante le buone iniziative del Colonia, ha poi colpito su calcio piazzato. Ora la squadra di Kiel, ha la ghiottissima occasione di chiudere la pratica tra le mura amiche e tornare in Bundesliga; ma la partita secca (ancor di più questa partita secca) sappiamo bene quante insidie nasconde. Quindi se mercoledì avete visto l’andata il consiglio è di non perdervi il ritorno, che si giocherà oggi alle 18. Se invece avete perso l’andata, cosa c’è meglio di una partita da mors tua vita vita mea per prepararsi alla finale di Champions League che si giocherà poco più di tre ore dopo?