Nell’incertezza finale che caratterizza tutto il campionato di Ligue 1 ad esclusione del PSG vincitore, colpisce vedere sul fondo della classifica due compagini storiche come Saint-Étienne e Bordeaux, rispettivamente penultima ed ultima prima dell’ultima giornata di campionato in programma sabato sera, con questi ultimi non condannati solo dall’aritmetica.. Per motivi simili sul campo ed opposti fuori, le 9 volte vincitrici del titolo francese (3 Les Verts, 6 i Girondins) rischiano di finire nel baratro della Ligue 2 o ancor peggio di dover ricominciare dagli amatori. In quella che sarebbe una delle più gravi perdite di tutto il calcio francese, in aggiunta alla retrocessione di un’altra grande come il Nancy, simbolo di tutta la Lorena, matematicamente in National (terza divisione), da sabato scorso.
Dalla crisi economica a quella sportiva
In quella che appariva già ad inizio anno come una stagione grigia per i colori verdi dell’Association sportive de Saint-Étienne, ci si è ritrovati in poco tempo dall’essere disgustati per l’ennesimo passaggio a vuoto (senza cioè lottare per obiettivi importanti) all’essere preoccupati di ritrovarsi in Ligue 2. Il perché è presto detto: sin da inizio anno i verdi sembravano in grossa difficoltà e non riuscivano ad ottenere punti per migliorare la situazione in classifica. Claude Puel, uno degli allenatori più considerati di Francia, sembrava non riuscire a sbrogliare la matassa nonostante avesse accettato sin dal suo arrivo di dover lavorare con squadre giovani e con un mercato ridotto a causa delle carenze economiche. Sì, perché il Saint-Étienne è teoricamente in vendita dal 2018 ma i suoi proprietari stentano a lasciare le chiavi della squadra ad un progetto sicuro. Successivamente capirete perché questo, con tutti i pregi e i difetti non sia un errore.
Tornando al campo, Puel era arrivato in una squadra qualificata ai gironi di Europa League nel 2019-2020 e con un ottimo potenziale derivante dal settore giovanile. Nonostante quest’ultimo resti ancora evidente, ma meno decisivo delle stagioni precedenti ai fini della prima squadra, a Santé non c’era l’abitudine nel dover lottare per la retrocessione seppur proprio nella stagione qui sopra citata, stoppata a causa del COVID-19 a marzo 2020, i verdi finiranno 17esimi a non troppe lunghezze dalle ultime. L’organico che vediamo oggi era, per tre quarti, lo stesso delle ultime stagioni prima che a gennaio 2022 non si decidesse, per salvare la categoria, di optare su prestiti di giocatori importanti per raddrizzare la situazione. Il tutto assieme all’approdo, nel dicembre 2021, del Davide Nicola di Francia, quel Pascal Dupraz già denominato “Saint-Pascal“, San Pasquale, per aver salvato in maniera quasi impossibile il Tolosa nel 2018 e l’Evian nel 2014. Dupraz è un personaggio sui generis in Francia, con una personalità piuttosto verace e senza fronzoli. Il suo arrivo non cambia più di tanto le cose ma riordina la situazione: un 3-4-3 con tre difensori solidi e la possibilità di sfruttare qualche nuovo acquisto invernale, dall’ex Manchester City Eliaquim Mangala al portiere Paul Bernardoni passando per vecchie volpi del campionato come Bakary Sako, di ritorno in Ligue 1 coi verdi dopo una decade.
Senza ridare costanza nei risultati ma riuscendo a grattare qualche punto importante nei suoi quattro mesi e mezzo, Dupraz era riuscito quantomeno a piazzare l’ASSE al terzultimo posto, quello che valeva lo spareggio con la vincente dei playoff di Ligue 2, salvo poi darsi la zappa sui piedi in casa, contro un Reims privo di obiettivi, facendosi risucchiare dal Metz che ora da terzultimo sogna lo spareggio. Molto è comunque passato dalle reti di Wahbi Khazri, il faro spirituale e tecnico della squadra, di Denis Bouanga e di Ryad Boudebouz, trequartista vecchio stile un po’ compassato per i tempi, ma tuttora decisivo con le sue giocate in Francia. Segno che alla fine gli eventi abbiano seguito il proprio corso senza una grande scossa. Con buona pace di Saint Pascal o di Puel.
Bordeaux, l’epilogo peggiore dopo 4 anni di agonia
Nella sfortuna di non trovare l’acquirente adatto, il Saint-Étienne ha avuto la fortuna di rimanere con la presidenza storica e di provare a combattere con le proprie armi. Al Bordeaux è successo il contrario: dopo anni d’oro culminati con il titolo sotto Jean-Louis Triaud, nel 2018 i Girondini vengono acquisiti da un gruppo americano, il General American Capitan Partners, che fa di tutto per non ingraziarsi il pubblico affermando che si tratti solo ed esclusivamente di un investimento di corta durata per scopi finanziari. Oltre alla rabbia dei tifosi, negli anni il Bordeaux subirà un certo declino anche dal punto di vista sportivo senza che quest’investimento diventi comprensibile.
Lo stesso Gustavo Poyet, il primo allenatore del nuovo progetto, viene cacciato dopo aver criticato ferocemente in una conferenza stampa la società, rea di aver venduto l’attaccante Gaëtan Laborde negli ultimi giorni di mercato senza prima assicurargli un degno sostituto. Una parentesi importante la occuperà Paulo Sousa, il cui lavoro pur con tante difficoltà viene valorizzato adesso che la squadra rischia di retrocedere. In un contesto difficile, l’anno e mezzo di Sousa lascerà tracce calcistiche importanti che di fatto aiuteranno l’ambiente a riprendersi e credere nella squadra nonostante tutto. Anche Sousa è però umano e a inizio 2020 decide di andar via perché “stanco della situazione societaria”.
Oltre alle ingenti vendite dell’organico, qualche mese dopo il club deve attuare una politica austera che porterà ai licenziamenti degli stipendiati a tempo determinato. Una vera e propria nota stonata in un sistema di controllo francese, quello della DNCG, la Direction Nationale du Contrôle de Gestion – organizzazione responsabile per il monitoraggio e la supervisione dei conti delle società calcistiche di associazioni di calcio in Francia – che di solito ha sempre evitato queste conseguenze. Sul campo però, nonostante la stagione scorsa non fosse stata eccezionale, le cose vanno piuttosto bene nel finale permettendo di salvarsi con tranquillità. La vecchia società viene rimpiazzata da Gérard Lopéz e altri due gruppi d’investimento: l’imprenditore ispano-lussemburghese ebbe il merito di dare il là alle ottime annate del Lille grazie soprattutto agli uomini di cui si era circondato, da Luis Campos a Marc Inglà. L’illusione dura poco, perché i nuovi azionisti si riveleranno inadempienti e la DNCG chiederà addirittura la retrocessione d’ufficio già a metà stagione.
Nonostante l’arrivo di Vladimir Petković in estate, con grande considerazione dovuta anche all’eliminazione inflitta dalla sua Svizzerra alla Francia a Euro 2020, le cose continuano a peggiorare. La squadra è in balìa delle sorti societarie e risulta francamente complesso parlare di calcio giocato quando si vede che la mente è altrove. Vlado non riuscirà mai ad imprimere il suo stile sulla squadra, avendo però il merito di riuscire a mantenere calmi gli animi nonostante tutto. Il Bordeaux subirà 43 gol solo nella fase d’andata: la peggior difesa di tutta la Ligue 1.
Ad oggi, con 28 punti ed un ultimo scialbo pareggio contro il Lorient alla penultima (che si è invece salvato), è ultimo in classifica e teoricamente già retrocesso a causa di una differenza reti troppo penalizzante sulle altre (-41). L’ultima sfida di Brest sarà l’ultima danza in Ligue 1 a trent’anni dall’ultima retrocessione datata 1992. Una disfatta non solo per la storicità della compagine così storica, ma anche e soprattutto perché il Bordeaux non sarebbe sicuro di poter ripartire dalla Ligue 2 per ragioni economiche. Ergo potrebbe rinascere dagli amatori, in quarta o quinta divisione. Una probabilità paventata da molti nell’esagono che sancirebbe la fine di un’era calcistica francese e la messa in discussione di tanti organismi che dovrebbero evitare un epilogo simile. Sperando che il campo, ma in questo caso anche chi da fuori proverà a risanare la situazione, rovesci una situazione al momento disperata.