E se Edinson Cavani fosse rimasto un anno in più a Palermo? La versione alternativa della storia del Matador e dei rosanero.
Il 16 maggio 2010 si conclude il sogno del Palermo. Si spezza la speranza di raggiungere il quarto posto, che avrebbe offerto ai rosanero la possibilità di competere con i più grandi di tutta Europa. Dal profondo sud al cuore del vecchio continente. La squadra di Delio Rossi esegue il proprio dovere, battendo a domicilio l’Atalanta, ma intanto la Sampdoria sconfigge di misura il Napoli e allora tutto è inutile. I doriani chiudono al quarto posto, a quota 67 punti. I siciliani finiscono quinti, arretrati di due lunghezze.
La vittoria a Bergamo è firmata da Edinson Cavani, che con quei due gol chiude il campionato a quota 13 reti, cui se ne aggiungono altre due in Coppa Italia. 15 marcature complessive per un giocatore che finalmente sta trovando la propria dimensione nella squadra. Arrivato nel gennaio 2007, l’uruguaiano ci ha messo un po’ a prendere le misure nella nuova realtà italiana, soffrendo prima l’esplosione di Amauri, ma diventando poi progressivamente una pedina sempre più importante del Palermo.
Nell’estate che segue, quella del 2010, Edinson Cavani è un attaccante che promette molto più di quanto ha fatto vedere e in diversi se ne accorgono. Tra questi il Napoli, che ha chiuso il campionato proprio sotto al Palermo e vuole colmare quel gap che lo separa dalla zona Champions League. Nonostante la pressione dei partenopei, però, i rosanero decidono di continuare a puntare sull’attaccante uruguaiano, convinti che quella che sta per arrivare sarà la stagione della sua esplosione. E la scelta si rivela particolarmente lungimirante.
Sfumano gli obiettivi
Ai nastri di partenza della stagione successiva, il Palermo si piazza tra le squadre più interessanti. L’Inter del post triplete ha perso Mourinho, la Roma pare scarica dopo l’incredibile cavalcata dell’anno prima e la Sampdoria deve fare i conti con il problema di dare continuità a un miracolo. A fine stagione a gioire sarà il Milan, che si piazza davanti ai cugini e torna a vincere lo scudetto. La Sampdoria cade in un vero e proprio incubo, passando dal quarto posto dell’anno precedente addirittura alla retrocessione. Anche il Palermo vive una stagione deludente in campionato, almeno per le premesse, piazzandosi al settimo posto, senza mai attaccare la zona Champions come desiderato a inizio campionato.
Poco più convincente l’avventura in Europa. Il cammino in Europa League dei rosanero inizia dai preliminari, superati senza grossi problemi. Nel girone poi la squadra di Delio Rossi si piazza al secondo posto alle spalle del CSKA Mosca, vincendo un ferrato testa a testa con lo Sparta Praga. Alla prima giornata i rosanero perdono proprio in Repubblica Ceca, poi battono il Losanna in casa, ma subiscono due brutte sconfitte contro i russi: 0-3 al Barbera, 3-1 a Mosca.
La situazione sembra compromessa, ma nelle ultime due giornate i rosanero si ridestano. Prima arriva la vittoria cruciale contro lo Sparta Praga in un match dalle fortissime emozioni. Passano due volte in vantaggio i siciliani, con Cavani e Rigoni, ma entrambe le volte vengono raggiunti dai cechi. Alla fine è ancora l’uruguaiano a segnare il gol decisivo del 3-2, che riapre tutto in ottica qualificazione. All’ultima giornata poi il Palermo batte fuori casa il Losanna, mentre lo Sparta frena contro il CSKA e cede il passo ai rosanero, che conquistano il passaggio del turno.
L’urna dei sedicesimi regala ai siciliani un suggestivo e complicatissimo scontro con il Liverpool. La caratura dei Reds è troppo superiore e il Palermo deve soccombere, perdendo di misura sia in casa che ad Anfield. A testa alta comunque i rosanero salutano l’Europa e dicono addio al secondo obiettivo stagionale. Ne resta uno, quello che permetterà al Palermo e a Cavani di scrivere la pagina più importante della storia del club.
La via per la gloria
A cavallo tra il primo e il secondo decennio degli anni duemila, il Palermo vive la propria epoca d’oro. La squadra rosanero ha una storia molto altalenante, fatta di momenti trascorsi in massima serie e di crolli nelle leghe inferiori. In tutta la sua esistenza, però, non ha vinto nemmeno un trofeo e il Palermo più forte di tutti i tempi ha una smania smisurata di riempire finalmente la propria bacheca.
La Coppa Italia è chiaramente la via più semplice per farlo e nella stagione 2010-2011 si configura come un obiettivo primario per il club. L’esordio nella competizione però non è troppo promettente. I rosanero faticano tremendamente contro il Chievo Verona agli ottavi, spuntandola solo a dieci minuti dalla fine con un rigore di Fabrizio Miccoli. I quarti poi sono meno confortanti: i siciliani riescono a superare il Parma solo ai rigori, al termine di uno scialbo 0-0.
All’alba delle semifinali contro il Milan, dunque, il Palermo è la Cenerentola del ballo e per i rossoneri la strada verso la finale sembra in discesa. Dall’altra parte del tabellone si ripropone la grande classica di quegli anni tra Inter e Roma. Qui invece il diavolo sogna la grande accoppiata campionato-coppa per tornare alla grande sulla scena dopo il dominio dei cugini. La storia però va in modo decisamente diverso.
In semifinale torna a vedersi finalmente il grande Palermo che ha fatto sognare ai suoi tifosi la Champions League. All’andata a San Siro i rossoneri passano subito in vantaggio con Ibrahimovic al 4’, ma dopo dieci minuti Javier Pastore riporta il risultato in equilibrio. Nella ripresa Cavani firma addirittura il sorpasso, prima del definitivo pareggio di Emanuelson.
Il 2-2 a San Siro chiaramente carica il Palermo, che nella gara di ritorno resiste agli attacchi del Milan e nella ripresa in dieci minuti chiude la pratica: prima un colpo di testa di Migliaccio su corner, poi il rigore di Bovo portano il risultato sul 2-0. Nel finale Ibra accorcia le distanze, ma è inutile: il Palermo conquista la prima finale di Coppa Italia della sua storia.
Il regalo di Cavani
L’altra semifinale ha visto l’Inter superare la Roma e quindi in finale, di fronte alla squadra di Delio Rossi, ci saranno i nerazzurri, campioni di tutto l’anno prima. L’Inter è una squadra profondamente cambiata rispetto a dodici mesi fa, l’addio di Mourinho ha tolto tanto e la squadra è apparsa molto scarica dopo il triplete. Dopo aver ceduto lo scudetto al Milan, quindi, quella Coppa Italia appare come un’occasione irrinunciabile per il biscione per risollevare le sorti della stagione.
Il 29 maggio 2011 si gioca la finalissima a Roma. Leonardo schiera la sua Inter col 4-3-1-2. Davanti a Julio Cesar linea a quattro formata da Nagatomo, Lucio, Ranocchia e Chivu. Rombo di centrocampo con Zanetti, Thiago Motta, Stankovic e Snejder, con Eto’o e Pazzini in avanti.
Delio Rossi risponde col suo solito albero di Natale, con Cassani, Goian, Munoz e Balzaretti davanti a Sirigu. Centrocampo molto muscolare con Acquah, Migliaccio e Nocerino, mentre in avanti Pastore e Miccoli agiscono a supporto di Edinson Cavani.
Il match parte malissimo per i rosanero, che vanno sotto col gol di Samuel Eto’o. Lo scossone subito in avvio sembra indirizzare fortemente quella finale verso il pronostico annunciato, ovvero il crollo della squadra rivelazione contro quella abituata a fare incetta di coppe. Il Palermo però dalla sua ha un attaccante straordinario, che quasi un anno prima sembrava destinato a lasciare la Sicilia e che ora invece è pronto a condurre la sua squadra verso la gloria.
Edinson Cavani chiude l’anno con una doppietta, come nella stagione precedente. Quel 16 maggio però quei due gol erano stati inutili, ora entrano a fuoco nella storia del calcio italiano. Con le due reti di Edinson Cavani il Palermo batte l’Inter 2-1 e conquista la prima Coppa Italia della sua storia. Il primo trofeo della sua storia.
Addio, un anno dopo
In un anno tutto è cambiato per Edinson Cavani. Sembrava diretto a Napoli, poi invece è rimasto e ha scritto la storia del Palermo. La stagione 2010-2011 è quella della definitiva consacrazione del bomber sudamericano con la maglia rosanero. Con un anno di ritardo arriva l’addio, con Cavani che stavolta passa davvero al Napoli. Il destino si compie comunque, solo che si prende il suo tempo per regalare la gloria a una squadra che non l’aveva mai assaporata.
Da quel momento la parabola del Palermo si farà sempre più discendente. Quei picchi non saranno più nemmeno lontanamente sfiorati e i rosanero cadranno piano piano nel baratro, salutando anche la Serie A e ricordando questi giorni di gloria come un dolce passato lontano. Cavani invece continuerà la propria crescita a ritmi pazzeschi, diventando uno degli attaccanti più forti del mondo con la maglia del Napoli.
Nella storia rimarrà quel 29 maggio 2011, quando la scelta del Palermo di trattenere Cavani per un altro anno ha dato i suoi frutti, ha regalato ai siciliani il momento più alto della propria esistenza. Prima che il flusso della storia tornasse a scorrere, con le sue inevitabili derive.