Dopo Turchia-Italia (e Galles-Svizzera, che concluderà la prima giornata del Gruppo A), prosegue il cammino di Euro 2020 con il Gruppo B: ecco al microscopio il Belgio di Lukaku, la Danimarca di Eriksen, la Finlandia di Pukki e la Russia di Dzyuba.
Euro 2020 sarà del Belgio?
di Gianluca Losito
Dopo la terza piazza di Russia 2018, risultato di un torneo ricco di picchi per la nazionale dei Diavoli Rossi (le due vittorie contro l’Inghilterra e quella perentoria col Brasile su tutte), la nazionale belga arriva a Euro 2020 con i favori del pronostico, in una Top Tier che contiene, quantomeno secondo lo scrivente, Francia e Portogallo, le due detentrici degli ultimi trofei internazionali disputati.
Essere associata a due nazionali vincenti dovrebbe rappresentare un ulteriore sprono per gli uomini di Roberto Martinez: la Generazione d’Oro, quella dei giocatori nati tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90, è probabilmente alla sua ultima chiamata per sublimare il proprio gran percorso di crescita con un metallo. Tuttavia, al contrario di ciò che spesso erroneamente si sostiene, non sarebbe un canto del cigno per la selezione centroeuropea: la generazione successiva, quella degli zoomer, è altrettanto valida. Alcuni suoi rappresentanti saranno già presenti nella competizione per dare verve e nuovi stimoli a un gruppo che altrimenti rischierebbe di essere logoro.
Il percorso per approdare a giocarsi lo scettro europeo è stato perfetto: 10 vittorie – bottino pieno -, 40 gol fatti e 3 subiti. Martinez ha insistito sulla retroguardia a 3 uomini, con un centrocampo sempre più amalgamato e pericoloso, concludendo l’undici titolare con le tre punte. Un reparto, quello avanzato, in cui la ricchezza di scelta rimane, in cui però vi sono un paio di incognite. Con Courtois blindatissimo in porta, i tre centrali titolari dovrebbero corrispondere ai nomi di Alderweireld e Vertonghen come terzini, con Denayer centrale. Da segnalare, in particolare, la brillante stagione dell’attuale leader difensivo del Benfica, il quale, dopo alcuni problemi cranici, di cui ha anche parlato approfonditamente, si è ripreso definitivamente questa stagione, venendo eletto miglior difensore della Primeira Liga. Vermaelen e Boyata saranno i rimpiazzi, con Dendoncker che potrebbe servire da jolly nelle partite in cui Martinez vorrà avere un’uscita del pallone più pulita.
A centrocampo le soluzioni sono molteplici, specie sugli esterni. A destra dovrebbero giocarsi un posto Castagne e Meunier: entrambi hanno avuto problemi fisici in stagione, ma l’ex Atalanta (tornato a giocare a destra più di quanto non facesse a Bergamo) sembra il giocatore più in forma, sebbene nelle gerarchie della nazionale l’esterno del BVB sia più avanti. A sinistra lo slot da titolare va per forza di cose a Carrasco, dopo una stagione maiuscola all’Atletico, in cui ha dimostrato di poter garantire un contributo sostanzioso da quinto di centrocampo. Il suo rimpiazzo sarà Thorgan Hazard, spendibile anche dietro le punte. Nacer Chadli fungerà da jolly per ambo le fasce, utile anche a partita in corso.
Al centro c’è una grande certezza e un’incognita: Tielemans sarà uno dei titolari, ma al suo fianco non ci sarà un titolare fisso. La stagione del classe 1997 meriterebbe un articolo a parte, ma senza dilungarsi troppo si può semplicemente dire che è diventato il centrocampista totale che doveva diventare, per obbligo morale verso il gioco. Il titolare designato sarebbe stato Witsel, da dieci anni pilastro del centrocampo, ma il grave infortunio al tendine d’Achille subito a gennaio potrebbe tenerlo fuori dai giochi; Martinez ha detto che vi è la possibilità che il centrale del BVB sia pronto per l’ultimo incontro del girone, ma non ci sono certezze. Si deciderà solo all’ultimo se inserirlo nei 26 o meno. Al fianco di Tielemans dovrebbe dunque posizionarsi Dendoncker, con ampio vantaggio su Praet, anche per questioni di equilibrio.
Il terzetto avanzato avrà due certezze, formate da De Bruyne e Lukaku, che vogliono arricchire ulteriormente una stagione brillante con un finale in agrodolce per entrambi. Il terzo moschettiere sarà uno tra Eden Hazard e Dries Mertens, ma sembra che nessuno dei due abbia le gambe per giocare da titolare: basti pensare che nel 2021 i due hanno giocate 16 partite dall’inizio in due (10 l’Azzurro, 6 il Blanco). Per questioni strategiche e gerarchiche sarà più probabile vedere il mago di La Louviere titolare, galvanizzato dalla leadership con la maglia reale, con l’ex PSV più utile a partita in corso in un ruolo di rifinitore puro. Tra le riserve, spicca Jeremy Doku, esterno classe 2002 in forza al Rennes con un’alta velocità di punta e bravura nel saltare l’uomo, agendo così da assist-man.
Inserita nel girone B con Danimarca, Russia e Finlandia, la squadra francofona giocherà la prima fase a Copenaghen e San Pietroburgo, dovendo disputare due partite su tre in campo nemico e una in campo neutro. Quello che sulla carta può sembrare un vantaggio, avendo un viaggio più breve degli altri, se si guarda meglio si potrebbe rivelare un inghippo, poiché la prima partita si svolgerà nella capitale danese, la seconda nella fu Leningrado e la terza di nuovo nella terra della Sirenetta. Un fastidioso sballottamento che però non toglie quanto detto sulla squadra di Martinez (assistito da Thierry Henry, appena tornato dopo le esperienze a Monaco e Montreal Impact): si parla di una squadra che potrebbe regalare al propro Paese il più grande risultato della sua storia calcistica. Le aspettative sono massime per questo Belgio.
La Danimarca giostrata da Eriksen
di Giovanni Fasano
Dopo aver mancato la qualificazione al Mondiale brasiliano del 2014 e ad Euro 2016, la Danimarca ha intrapreso un percorso virtuoso che l’ha portata prima a conquistare un più che dignitoso ottavo di finale nel Mondiale russo e poi l’accesso ad Euro 2020 con una certa dose di tranquillità. Oltre ad un brillante girone di qualificazione, i danesi hanno anche disputato un’ottima Nations League, ottenendo 10 punti in un girone che comprendeva le più accreditate Belgio ed Inghilterra (oltre all’Islanda) e prendendosi lo scalpo degli inglesi nella trasferta di Wembley.
Oltre ad una crescita in termini di risultati (dall’inizio del 2019 la Danimarca ha perso solo 2 delle 23 partite disputate), la squadra che vedremo durante la competizione iridata è ben diversa da quella solida e granitica che conquistò gli ottavi di finale nell’ultimo Mondiale, subendo un gol e realizzandone due nelle tre partite del girone. L’indole prettamente difensiva che caratterizzava il ciclo precedente, andando incontro allo sviluppo dell’organico, si è evoluta consegnandoci una squadra dall’approccio più equilibrato, capace di sostenere sia fasi di difesa posizionale e lunghe transizioni, che momenti di brillante gestione del pallone nella metà campo avversaria.
Le ragioni dietro questo exploit sono da ricercare nella conferma ad alti livelli del core composto dai vari Schmeichel, Kjaer, Eriksen, e nella crescita impetuosa di una generazione carica di giovani molto interessanti. Guardando i recenti risultati ottenuti dall’U21, che nell’Europeo disputato in due tronconi ha prima superato il girone sconfiggendo la Francia e poi perso solo ai rigori contro la Germania futura vincitrice, viene da pensare che il calcio danese abbia dinanzi a sé un futuro roseo.
Il CT Hjulmand, in carica da luglio 2020, potrà contare su una coppia difensiva che incarna in pieno le due anime di questa squadra: sulla centro-destra ci sarà il veterano Simon Kjaer, mentre sul centro-sinistra il non più giovanissimo ma in costante crescita Andreas Christensen. Alle spalle dei due scalpitano due alternative di tutto rispetto come Jannik Vestergaard e l’ex Sampdoria Joachim Andersen. Anche negli altri ruoli la Danimarca presenta giocatori affermati nei top campionati europei, come la coppia Maehle–Stryger Larsen nel ruolo di terzino destro o, salendo ulteriormente di livello, Hojbjerg e Delaney a centrocampo.
In mezzo al campo, oltre ai due titolarissimi già citati, ci sono giocatori che si sono appena messi alle spalle stagione brillanti sia individualmente che collettivamente, come Norgaard e soprattutto Jensen, entrambi protagonisti della cavalcata che ha portato il Brentford in Premer League. Nel 4-3-3 che spesso si articola in un 4-2-3-1 o 4-1-4-1 con cui Hjulmand schiera la squadra, il terzetto offensivo può essere composto da tre giocatori che come prima occupazione hanno quella di prima punta – ossia Braithwaite, Dolberg e Poulsen -, ma è più probabile che il CT affianchi a due di loro un’ala di gamba e creatività come Damsgaard o Skov Olsen.
La squadra ha poi in Christian Eriksen il suo cardiofrequenzimetro. Il capitano, che in questa competizione punta ad entrare nella top 5 dei marcatori all-time della nazionale danese, determina le ritmiche della squadra, fungendo sia da facilitatore dell’uscita palla che da puro rifinitore. Il suo talento associativo spicca in una Nazionale che alla penuria offensiva delle precedenti generazioni ha risposto sfornando talenti molto diversi tra loro. Alle spalle dei sempreverdi Cornelius, Braithwaite e l’ormai ventisettenne Poulsen, scalpitano il talento ancora intermittente ma luccicante dei vari Damsgaard, Skov Olsen e Dolberg, e quello prossimo ad abbagliarci di Jonas Wind. Il centravanti del Copenaghen sembra in procinto di compiere il grande salto per affermarsi ad un livello superiore, e questa competizione – che probabilmente inizierà con i gradi di riserva – potrebbe essere la vetrina perfetta per mostrarsi a chi snobba il campionato danese.
Il girone non proibitivo con Finlandia, Russia e Belgio potrebbe permettere allo staff tecnico di continuare a sperimentare per trovare l’amalgama giusta in tempo per le partite dal peso specifico maggiore. In virtù di questi fattori, tra le ipotetiche squadre rivelazione di questa competizione la Danimarca sembra essere quella più accreditata, sia per il brillante percorso di avvicinamento che per l’identità tattica già da tempo definita.
La prima volta della Finlandia
di Giovanni Fasano
Assieme alla Macedonia del Nord, la Finlandia è l’unica Nazionale a fare il suo esordio agli Europei in questa edizione. La marcia di avvicinamento è stata tutt’altro che travagliata: inserita nel girone qualificatorio assieme ad Italia, Bosnia Erzegovina, Grecia, Armenia e Liechtestein, la Nazionale guidata da CT Kanerva ha ottenuto il pass per Euro 2020 con un turno d’anticipo grazie a 4 vittorie su 5 partite disputate tra le mura amiche.
Il teatro delle imprese dei finlandesi è stato lo stadio di Tampere, utilizzato per tutto il periodo delle qualificazioni a causa dell’indisponibilità del più celebre Olympiastadion di Helsinki. Le vittorie più significative, oltre a quella che ha sancito la matematica qualificazione contro il modesto Liechtestein, sono arrivate contro le dirette e più accreditate concorrenti Bosnia e Grecia. In entrambe le gare a risultare determinante è stato Teemu Pukki, uomo copertina, trascinatore e giocatore più importante della selezione. L’attaccante del Norwich, già rodato in un campionato probante come la Premier League e protagonista con 26 gol nella seconda promozione in tre anni ottenuta con il Norwich, ha realizzato 10 gol nelle 10 partite del girone a fronte dei 19 realizzati dall’intera squadra.
La qualificazione conquistata da Pukki e della sua Nazionale è già di per sé un’impresa leggendaria, sfuggita anche alla selezione che tra le sue fila poteva contare su Jari Litmanen, il più grande giocatore finlandese di tutti i tempi. Lo stesso Pukki con 30 gol realizzati in Nazionale è a sole due lunghezze dall’agganciare il record di marcature di Litmanen. Per raggiungere questo agognato ed insperato obbiettivo, il CT Kanerva – nel giro della Nazionale dal 2004, quando gli venne affidata l’U21 – ha fondato una squadra pratica e disciplinata, più attenta a proteggere la propria area di rigore che ad attaccare quella avversaria.
I dati difensivi della Finlandia sono abbastanza impressionati: nelle 10 partite del girone di qualificazione hanno subito 10 gol distribuiti in sole 4 gare e di cui 4 in una sola (la trasferta in Bosnia). I dati non cambiano se si guarda al percorso fatto in Nations League dove, inserita nel gruppo 4 della Lega B, la Nazionale finnica ha mantenuto la divisione conquistando il secondo posto e ha subito solo 5 gol in 6 partite. Tatticamente la squadra può disporsi sia con una linea difensiva a 4 – come visto nell’ultima amichevole persa contro l’Estonia – che con una difesa a 5, schieramento utilizzato con più continuità nelle gare ufficiali. In mezzo al campo troneggia capitan Tim Sparv, nono giocatore con più presenze nella storia della Nazionale.
Guardando all’organico, i punti di forza della squadra sono da ricercare nei due portieri che verosimilmente si contenderanno il posto da titolare, ossia Lukas Hradecky, in forza al Bayer Leverkusen, e il portiere del Brescia Jesse Joronen, e nel duo d’attacco sulle cui spalle sono riposte gran parte delle ambizioni della squadra. Parliamo, ovviamente, del già citato Teemu Pukki e dell’attaccante dell’Union Berlino Joel Pohjanpalo, autore di 6 reti in Bundesliga quest’anno. Un’altra conoscenza del calcio italiano è il difensore del Chievo Verona Sauli Vaisanen, ai margini della squadra quest’anno ma protagonista di un cameo in Serie A con la maglia della Spal. Il resto della squadra è composto da onesti mestieranti che gravitano nel campionato locale, in quello olandese o, come nel caso di Raitala, Lod e il giovane (e interessante) Lappalainen, in MLS.
Inserita nel girone con la corazzata Belgio, la promettente Danimarca e la rognosa Russia, è difficile vedere nel futuro della Finlandia un epilogo diverso dall’immediata eliminazione. Certo, il passaggio delle migliori terze lascia uno spiraglio aperto per tutti, ma la pochezza tecnica e le esigue armi per creare pericoli agli avversari renderebbero titanica l’eventuale accesso agli ottavi di finale degli uomini di Kanerva.
L’incognita Russia a Euro 2020
di Nicola Lozupone
Se vogliamo trovare una squadra il cui destino in questi Europei è difficile da decifrare, questa è senz’altro la Russia, ricca di tanto genio quanta sregolatezza, al punto che può candidarsi ad un posto nei quarti di finale così come prendersi un ideale cucchiaio di legno nel proprio girone. In cui, però, avrà il vantaggio di affrontare a casa propria due delle tre partite, quasi a rimembrare le atmosfere del Mondiale del 2018.
La principale difficoltà di questa nazionale – a parere di chi scrive – è la poca abitudine alle competizioni internazionali, dovuta ad un sistema interno particolarmente protezionista (e non solo nel calcio) che limita lo sviluppo di alcuni talenti: il centrocampista del Monaco Aleksandr Golovin e l’esterno offensivo dell’Atalanta Aleksei Miranchuk sono tra le poche eccezioni di giocatori che hanno scelto di giocarsi le proprie chances in Europa.
Lo zoccolo duro della squadra è composto da giocatori appartenenti al campionato russo, suddivisi tra i tre grandi club moscoviti (CSKA, Spartak, Lokomotiv) e lo Zenit San Pietroburgo. Calciatori che stanno facendo la storia dei rispettivi club a livello nazionale, ma che oltre i confini non hanno mostrato del tutto il proprio valore, come testimoniano gli scarsi risultati dei club nelle competizioni europee.
Il gruppo che si presenta all’Europeo potrebbe essere alla fine di un ciclo, visto che tanti elementi hanno ormai superato i 30 anni: nell’ultima partita di rifinitura disputata con la Bulgaria, l’età media dell’undici iniziale era di 29,9 anni, chiara indicazione che al momento Cherchesov continui a fidarsi di un nucleo storico che gestisce dal post Europeo del 2016.
In difesa, le scelte di Cherchesov sono state orientate su giocatori in grado di dare le giuste coperture, anziché su elementi più talentuosi ma maggiormente propensi al rischio. Al centro della difesa, dopo lustri in cui gli slot erano stati occupati dai fratelli Berezutski e da Sergei Ignashevich, le chiavi con cui chiudere l’area di rigore sono state assegnate a Georgi Dzhikiya, capitano dello Spartak Mosca e centrale di sinistra nella difesa a 3 di Domenico Tedesco, al trentaduenne Andrei Semenov dell’Akhmat Grozny – chiamato a scapito del centrale della Dinamo Mosca Roman Evgeniev, proprio per la maggiore propensione alla copertura rispetto alla marcatura – e al trentaquattrenne Fedor Kudryashov, altro raro esempio di giocatore russo che ha scelto di fare esperienza all’estero, nella fattispecie all’Antalyaspor in Turchia, la cui utilità sta nella capacità di destreggiarsi sia da centrale che da terzino sinistro. Sulle fasce, invece, fiducia sulla destra a Mario Fernandes, giunto a 30 primavere e ancora titolare della sua zona di competenza, nonostante alle spalle soffi insistentemente sul collo Vyacheslav Karavaev, omologo dello Zenit di 4 anni più giovane; sul lato sinistro abbiamo Yuri Zhirkov, inamovibile nonostante i 37 anni e i tanti chilometri percorsi su quella fascia in carriera.
A centrocampo la nazionale russa non può fare a meno della cerniera composta da Magomed Ozdoev e Roman Zobnin, gli uomini che grazie alla loro resistenza atletica hanno vita facile nel coprire il campo alle spalle della prima linea di pressione e proteggere la linea difensiva. Il loro lavoro di trama e ordito in mezzo al campo permette al commissario tecnico di poter liberare il talento di fronte a loro, dove emerge la stella della squadra Alexsandr Golovin, ideale quando c’è da avviare qualche transizione grazie alle sue conduzioni palla al piede. Altre soluzioni interessanti in rifinitura sono l’esterno offensivo del Rubin Kazan Denis Makarov e il trentaduenne del Krasnodar Alexei Ionov. Da seguire anche le soluzioni di backup a centrocampo, con l’interessantissimo centrocampista della Dinamo Mosca Daniil Fomin – che ha vinto il ballottaggio con un altro prospetto come Daniil Kulikov della Lokomotiv Mosca – e due elementi di grande duttilità tattica come Daler Kuzyayev dello Zenit, che può agire sostanzialmente in tutte le posizioni del centrocampo, e Dmitri Barinov della Lokomotiv Mosca che, invece, può giocare sia da vertice basso davanti alla difesa che da centrale difensivo.
In attacco abbiamo il pezzo forte della squadra, ossia Artem Dzyuba, il centravanti della nazionale e dello Zenit, sui cui 196 centimetri si appoggiano spesso e volentieri gli attacchi della squadra, che si tratti di finalizzare sui cross che arrivano dagli esterni o di sfruttare la propria stazza per accogliere gli attacchi diretti dei compagni. Questo rappresenta un valore aggiunto per la squadra, ma allo stesso tempo rischia di impigrire la ricerca di soluzioni di gioco alternative, rischiando di tenere isolati dal gioco gli altri elementi offensivi di cui dispone la squadra russa, tra cui l’esterno offensivo dell’Atalanta Aleksei Miranchuk ed i già citati Ionov e Golovin.
A livello tattico, dopo aver portato avanti il 4-2-3-1 per tutta la sua gestione, Cherchesov ha optato per il passaggio al 3-5-2/3-4-2-1 dopo la partita persa a novembre per 5-0 contro la Serbia in Nations League. Così, nel corso delle qualificazioni per i Mondiali in Qatar, il tecnico russo ha preferito blindare la difesa con una linea a 3, in modo da avere sempre superiorità numerica a sostegno di una fase di possesso che cerca di disturbare la manovra avversaria anche in zone alte del campo, elemento molto sorprendente in una squadra costruita dal suo allenatore in maniera così conservativa.
Nelle amichevoli che stanno precedendo la competizione, la Russia ha strappato un pareggio per 1-1 in Polonia, mostrando di essere una squadra con una buona identità pronta a giocarsi le proprie chances in un girone per nulla semplice, dovendo affrontare due squadre come Belgio e Danimarca, le cui aspettative sono piuttosto elevate. L’obiettivo minimo deve essere battere la Finlandia e racimolare un punto contro una delle due principali forze del girone, cercando di classificarsi tra le migliori terze per poi giocarsi tutto nella fase ad eliminazione diretta.