Dopo diverse stagioni in cui, soprattutto dal versante rossoblù, il Derby della Lanterna era visto come una delle tappe più ostiche nel faticoso inseguimento alla quota salvezza, Genoa e Sampdoria tornano ad affrontarsi con il vento in poppa. Le recenti sconfitte contro Inter e Atalanta non possono minare l’ottimo stato di forma di cui godono le due squadre, che arrivano alla sfida che divide in due la città con la mente libera da qualsiasi tipo di retro-pensiero legato alla classifica.
Solo un anno fa, nell’ultimo Derby della Lanterna disputatosi con il pubblico a fare da cornice, Genoa e Sampdoria si affrontavano occupando rispettivamente penultima e terzultima posizione in classifica. In un match rabbuiato dal timore di farsi male, l’unico squarcio di luce lo regalò il mancino di Manolo Gabbiadini, che a 5 minuti dalla fine bucò Radu e condannò Thiago Motta ad una sconfitta mai digerita da Preziosi. Da quella partita in poi, la Sampdoria scacciò i fantasmi della retrocessione, trascinandosi pigramente verso la conclusione della stagione, mentre il Genoa dovette aspettare l’ultima giornata di campionato e il 3-0 all’Hellas Verona per chiudersi alle spalle la porta degli inferi.
Cambio di marcia
Rispetto a 15 mesi fa, le due squadre hanno invertito la propria rotta: la Sampdoria in modo più lineare, continuando ad affidarsi a Claudio Ranieri. Il Genoa, invece, ha dovuto fare un giro in più sulle montagne russe, scegliendo Davide Ballardini solo dopo aver constatato il fallimento del progetto di Maran. I due tecnici – esperti, furbi e navigati – hanno fondato le proprie squadre sul concetto di pragmatismo.
La Sampdoria è la rappresentazione terrena dell’ideale calcistico del suo tecnico: un 4-4-2 compatto il cui centro del campo è occupato da giocatori metodici ed ordinati, mentre la creatività è affidata ai giocatori di fascia. La profondità della rosa permette a Ranieri di cambiare frequentemente lo spartito offensivo, ma l’essenza della sua Sampdoria rimane la stessa.
Il tecnico testaccino ha trovato nei vari Augello, Yoshida ed Ekdal pretoriani dei quali non si priva mai, mentre in fase offensiva sta cercando di rendere la squadra sempre meno Quagliarella-centrica. Keita ha avuto un impatto notevole, Torregrossa – per quel poco che si è visto – sta dimostrando di valere la Serie A, mentre Damsgaard lancia segnali sempre più incoraggianti. Quest’ultimo è sicuramente la nota più lieta della stagione della Sampdoria.
Acquistato per circa 6 milioni la scorsa estate, il danese sin dalle prime giornate si è imposto come giocatore di rotazione nell’undici di Ranieri, guadagnando gradi regolarmente. Il suo calcio è fatto di lampi estemporanei ma anche di grande applicazione, tanto che Ranieri non disdegna nell’assegnargli il ruolo delicato di esterno di centrocampo. La sua crescita costante è sintomatica della serenità con cui la squadra sta approcciando la stagione.
Ballardini, invece, al suo quarto mandato sulla panchina del Grifone, sta compiendo il capolavoro della sua carriera. Arrivato per tirar fuori dalle secche della zona retrocessione una squadra senza capo né coda, grazie a poche ma ben congeniate mosse è riuscito a ridare vitalità ad un ambiente sull’orlo della depressione. L’innesto di Strootman a gennaio è stato fondamentale per alzare i giri a centrocampo, mentre l’aver puntato su Shomurodov-Destro come coppia d’attacco si è rivelato estremamente proficuo.
Alle loro spalle non c’è il vuoto, anzi, le soluzioni che l’ex tecnico – tra le tante – della Lazio può adottare sono tante e di livello. Pandev continua a garantire standard di rendimento elevati, Pjaca sembra aver imboccato la strada giusta per riprendere in mano la sua carriera, mentre Scamacca è stato il trascinatore nella fase di stagione più complessa.
Ciò su cui Ballardini ha lavorato con maggiore dedizione è però la fase difensiva: l’arretramento di Radovanovic, oltre ad aver innalzato la qualità in prima costruzione, ha garantito un elemento di grande valore nei duelli aerei. Sfruttando lui e un altro ottimo saltatore come Masiello, il Genoa fonda gran parte della sua fase difensiva sulla strenua difesa della fascia centrale del campo, concedendo agli avversari uno sfogo sulle fasce che spesso si tramuta in cross che diventano facile preda della difesa. L’efficienza difensiva ha rappresentato la zattera grazie a cui il Genoa si è tirato fuori dalla tempesta della zona retrocessione.
Genoa-Sampdoria, un Derby diverso
Seguire il prosieguo della stagione di queste due squadre potrebbe rivelarsi molto interessante. Il Genoa ci ha abituato a dilapidare in pochissimo tempo il patrimonio tecnico-tattico costituito da una qualsiasi guida tecnica, mentre la Sampdoria dà più certezze da questo punto di vista. Entrambe, confermando buona parte dell’ossatura delle rose, potrebbero compiere lo step necessario per elevarsi dalla mediocrità e stabilizzarsi nella middle class del nostro calcio.
Difficile immaginare un futuro prossimo nel quale le genoane tornino a battagliare per un posto in zona Europa, ma senza dubbio la partita che andrà in scena la disputeranno due squadre con un’identità precisa e ben definita. Il Derby di stasera sarà interessante per testare ulteriormente il livello delle squadre, per vedere chi vincerà la battaglia strategica tra i due tecnici e per gustarsi, finalmente, una sfida dal fascino sconfinato in cui il coraggio prevarrà sul timore.