Nella storia del calcio moderno pochissimi settori giovanili sono riusciti a produrre quanto La Masia. La narrazione di cui gode il settore giovanile del Barcellona è enorme e giustificata. Capita però che avere addosso appiccicata l’etichetta di provenire da lì sia un’arma a doppio-taglio. Alcuni vengono semplicemente sopravvalutati; altri vengono bruciati perché nonostante il materiale tecnico presente non riescono a reggere la pressione; altri ancora pur essendo degli ottimi prospetti vengono schiacciati dalle aspettative. Quest’ultimo è probabilmente il caso di Gerard Deulofeu. Lo spagnolo prima di approdare a Udine, ha girovagato a lungo partendo da Barcellona. Ha cercato un ambiente, un modo di giocare, una sorta di comfort zone dove poter sprigionare i suoi dribbling fulminei e la sua verticalità. Quest’anno finalmente sembra esserci riuscito.
Da Riudarenes fino alla Champions League
Il viaggio di Deulofeu comincia in un microscopico (1200 anime) comune catalano, di nome Riudarenes. Entra nel 2003 a 9 anni nell’universo Barcellona e lì resta per dieci anni, facendo tutta la trafila, dai pulcini fino alla prima squadra. Il primo snodo cruciale è nel 2011 quando, dalle giovanili vere e proprie, passa al Barcellona B, in Segunda Division. Quella stagione, a 17 anni, è la prima nel calcio dei grandi e si conclude con nove reti in 33 presenze, un discreto bottino per un attaccante esterno. Il suo habitat naturale, infatti, è sempre stato la linea laterale, preferibilmente quella a sinistra, per dribblare verso l’interno col suo destro. La velocità palla al piede, il suo tratto distintivo più accentuato, sembrava esaltarsi sulla fascia.
Va sempre considerato che al Barcellona, con le rare (e recenti) eccezioni del caso, si gioca solo col 4-3-3. Dai giovanissimi (prima categoria con undici uomini) in poi. L’ala in grado di dare ampiezza per ibridare un sistema, altrimenti molto soggetto ad andarsi a ingolfare nell’imbuto centrale, è una ricerca continua dei dirigenti catalani.
Grazie a quelle prestazioni, Deulofeu si conquista anche le convocazioni in prima squadra e l’esordio nel Barcellona più forte di sempre, anche se in quell’annata dovrà accontentarsi di un “misero” double spagnolo, vista l’epilogo infausto della rivincita col Chelsea in semifinale di Champions League. Coppa dalle grandi orecchie dove comunque riuscirà ad esordire, in una partita del girone eliminatorio stravinta dai blaugrana contro il Bate Borisov. L’anno in cui però l’esterno spagnolo sembra veramente esplodere, è il seguente. Ancora in Segunda Division, sempre col Barça B, quando mantiene invariato il numero di presenze, ma raddoppia quello delle reti. Nonostante questo, il cambio in sella nella squadra maggiore, passata dalle mani di Guardiola a quelle del compianto Tito Villanova non lo favorisce. Così nonostante una stagione trionfale, anche complice l’ancora giovanissima età (19 anni), Deulofeu viene mandato in prestito.
Nel frattempo, nelle nazionali giovanili, precisamente nell’Under-19, vince due Europei di categoria. E comincia la sua personalissima sfida con le nazionali giovanili che lo porterà a giocare – oltre ai due citati europei – anche un Mondiale Under-20 nel 2013 e un Europeo Under-21 nel 2017. Arrivando ad essere, a tutt’oggi, il recordman di presenze e reti dell’Under-21. La discrepanza piuttosto netta tra le prestazioni (ma anche banalmente i numeri) nelle nazionali giovanili e quella maggiore (solo quattro presenze e una rete) va a corroborare l’immagine di un calciatore che non è riuscito a mantenere le attese su di lui; ma anzi, appena il gioco ha cominciato a farsi serio, si è un po’ auto-oscurato.
Il vagare di Deulofeu
A cogliere l’occasione dello scarso interesse nel tenere lo spagnolo a Barcellona da parte di Villanova, è Roberto Martinez. L’ex allenatore del Belgio, all’epoca manager dell’Everton, sembrava credere molto nelle possibilità di Deulofeu in Premier League. Nel campionato inglese il biondino di Riudarenes non ingrana alla perfezione e modifica un po’ il suo stile di gioco. D’altronde la Premier, specie la middle-class della Premier, è quanto di più lontano esista dal ritmo e dallo stile di gioco barcellonista. In una stagione con molti bassi e pochi alti, il Barcellona non se la sente di lasciarlo ancora in Inghilterra e a fine anno lo fa tornare a casa base. Probabilmente spaventati dal modo di giocare che sembrava potesse prendere il controllo di Deulofeu, impegnato Oltremanica, più a lasciare andare il suo talento cinetico che non a controllarlo per metterlo a servizio del sistema.
Ma anche il nuovo tecnico del Barcellona, Luis Enrique, non sembra gradire le qualità dell’esterno dell’Under-20 spagnola. Pochi giorni dopo l’inizio del ritiro estivo, Deulofeu si ritrova in prestito al Siviglia di Unai Emery. Purtroppo l’effetto scaturito dalla miscela tra l’attuale tecnico del Villarreal e il calciatore di proprietà Barça non è stato quello desiderato. Tra i due si è venuta a creare quasi subito un’insanabile spaccatura, che ha reso la stagione 2014-15 un vero incubo, destinato ovviamente a finire appena possibile. Rispedito al mittente, è stato nuovamente l’Everton a richiederlo; l’ambiente blaugrana non ha potuto rifiutare, vista la brutta nomea che si stava facendo il canterano.
La stagione alle porte però è ricchissima di aspettative: all’Everton Deulofeu non sarà più la RiservaDiLusso pronto ad entrare e sbloccare le partite complicate. Sarà un titolare inamovibile di una squadra di Premier che punta all’Europa. Tornare nel campionato inglese lo porterà proprio dove i suoi formatori in blaugrana temevano: con Martinez lo spagnolo diventa un calciatore dalla tecnica estremamente essenziale volto a puntare in velocità ogni foglia che gli si muova davanti. Il calciatore associativo e a tratti geniale visto con l’academy catalana e le Under della Roja si sbiadisce sempre di più. Chiude la stagione con pochissimi gol (solo due) ma con statistiche di primissimo livello nei dribbling (più di 2,5 a partita) e expected assist (0,34 a partita).
Dati i non esaltanti risultati della stagione, Martinez viene esonerato a giugno. Il suo sostituto Ronald Koeman, non sembra affatto intento a dare alla squadra la veste tattica prediletta dallo spagnolo. Anzi, con uno stile di gioco molto più associativo, sembra far tornare in mente a Deulofeu i mal di pancia di Siviglia. Così a gennaio dopo una trattativa piuttosto rapida, sbarcherà a Milano, sponda rossonera. Il Milan in cui va a incasellarsi Deulofeu è una squadra che sembra aver trovato un senso: Vincenzo Montella ha fondato gran parte della sua stagione sulla vena di Suso, i gol di Bacca e un modo di costruire atipico con 3 difensori “e mezzo”. Grazie a queste innovazioni tattiche, il Milan fino a dicembre rimane vicino a Roma e Juventus, vince la Supercoppa Italiana contro i bianconeri e sembra poter dire qualcosa di diverso rispetto alle due precedenti orrende annate.
Il nuovo habitat della Serie A
L’arrivo di Deulofeu è un toccasana per Montella. Molti credevano che il tecnico italiano volesse dare allo spagnolo i compiti di creatività che spettavano a Suso o Bonaventura; ignorando come lo spagnolo avesse modificato il suo stile di gioco. Invece con l’ex canterano il Milan aggiunge una freccia di diversa fattura al suo arco: un giocatore in grado di creare superiorità semplicemente spostando il pallone qualche metro più avanti.
Il semestre rossonero è molto positivo, nonostante per il Milan non arrivi più di un sesto posto, convincerà il Barcellona a riscommettere sull’ex canterano per dare nuova forma ad una squadra che, orfana di Neymar, verrà gemmata nel pragmatismo dal credo di Ernesto Valverde. Il diritto di recompra a soli 12 milioni di euro sarà un motivo in più per aggiungere Deulofeu alla rosa blaugrana.
Purtroppo sarà un altro buco nell’acqua. Valverde che impernea la sua squadra su un 4-4-1-1 molto coriaceo con un esterno più offensivo (Iniesta, Dembelè o Denis Suarez) e l’altro più di corsa (Paulinho, S.Roberto), cercherà altrove gli uomini necessari per far sì che il suo Barcellona più messicentrico che mai possa tornare a vincere. A gennaio Deulofeu viene ceduto in prestito al Watford, di proprietà della famiglia Pozzo. Qui in due anni e mezzo di Premier, gioca con discreta regolarità ma a fasi alterne. A volte sembra quasi in balia dei ritmi del campionato e – più in generale – sembra abbia voglia di giocare solo alcune partite, preferibilmente contro squadre di non primissimo livello.
Dopo una mesta retrocessione, a fine stagione 2019/2020, passa all’Udinese, altra società controllata dai Pozzo. Nonostante una prima parte di stagione balbettante, in cui gioca poco e non sembra incastrarsi bene con il 3-5-2 friulano, a gennaio viene riscattato con un contratto fino al 2024. La stagione va in archivio con ancora diversi dubbi: la collocazione tattica da seconda punta, su tutti.
Il Deulofeu del 2021-2022
La stagione in corso è quella che possiamo immaginare, senza troppe possibilità di smentita, come il punto di svolta della carriera dello spagnolo. Nell’anno in corso nonostante qualche turbolenza dell’Udinese, dovuta all’esonero di Luca Gotti a dicembre, Deulofeu è rimasto una delle costanti della squadra bianconera. Giocando con continuità da seconda punta ha trovato non solo una grande confidenza con il gol ma in generale un’influenza decisiva nel gioco dei friulani.
Orfani di Rodrigo De Paul, passato all’Atletico Madrid nella sessione estiva di calciomercato, i bianconeri cercavano non solo un leader carismatico ma anche un calciatore in grado di riuscire (come faceva l’argentino) a risalire il campo semplicemente prendendo il pallone basso. Lo spagnolo, investito di questo incarico non ha esitato affatto, ma anzi, risulta, secondo fbref.com tra i migliori calciatori di tutte le 5 leghe per conduzioni verso la porta avversaria. Ancora più sorprendente, pensando ai giudizi spesi ad inizio carriera da allenatori come Luis Enrique o Emery, il dato sulle capacità di intercetto, dove risulta il migliore tra gli attaccanti (1,10 a partita).
Con tutte le responsabilità, tecniche e carismatiche, a tratti anche di finalizzatore unico, visti gli infortuni continui di Beto e Pussetto, lo spagnolo era preventivato da molti come scommessa persa in partenza. Invece complice anche l’assenza per motivi fisici di Pereyra, mezz’ala designata a dover sostituire De Paul, Deulofeu è stato praticamente da subito a suo agio. Si è messo a disposizione, continuando a dribblare tanto come piace a lui (1,79 a partita), diventando l’uomo a tutto campo dell’Udinese di Cioffi che vola a vele spiegate verso l’ennesima, meritatissima, permanenza nella massima serie.
Ha trovato in Serie A, con la responsabilità di una “piccola” addosso il suo vestito ideale. A Udine canta e porta la croce; sembra gli vada bene così. Probabilmente passerà un altro grande treno per lui. Ma nessuno è sicuro voglia prenderlo. A volte la provincia può essere una scelta.