Nella scorsa sessione di mercato il Lipsia è riuscito a rinnovare – con un’opzione di riscatto – il prestito del laterale sinistro classe ’97 spagnolo, già facente parte integrante della squadra durante la seconda parte della scorsa stagione, nella quale fece vedere ottime cose in campo. Nel corso del secondo capitolo della sua esperienza in Germania, Angeliño sta confermando quanto di buono già visto, realizzando forse a pieno quel potenziale intravisto ai tempi del PSV Eindhoven.
Una serie di prestazioni che ci portano a riflettere sui motivi della sua cessione, in particolar modo se si pensa a quante difficoltà i Citizens hanno avuto e continuano ad avere in quel ruolo. Venendo legittimamente da chiedersi se il City abbia fatto davvero bene a venderlo.
Un inizio complicato
Doveste cercare Coristanco sul web, davanti a voi si parerebbe poco o niente. Tanto verde, in un paesaggio quasi ottocentesco per la semplicità delle architetture e per la quasi assenza della mano dell’uomo, che anche quando si nota lo fa mescolandosi alla perfezione con il resto. Un classico scenario della Galizia, come tanti se ne trovano lungo il vicino cammino che porta a Santiago de Compostela, distante solo poche decine di chilometri.
Qui esattamente 24 anni fa nasceva José Ángel Esmorís Tasende, noto a tutti più semplicemente come Angeliño. Al giovane José piace giocare a calcio, e forse non a tutti è risaputo che tra i primi a scommettere sulle sue qualità furono paradossalmente proprio gli scout del Manchester City, che nel 2013 lo prelevarono dalle giovanili del Deportivo La Coruña. Qui il giovane spagnolo aveva iniziato a muovere i primi passi nel calcio che conta, entrandovi a far parte alla sola età di 10 anni.
La chiamata del City è difficilmente rifiutabile, ma l’esperienza britannica non va proprio nel migliore dei modi. Sin dal momento del suo arrivo si trova costretto a fare la spola tra le squadre giovanili del City e le varie destinazioni dei continui prestiti che si rinnovano di anno in anno. Il tutto fino al 2018, quando gli olandesi del PSV Eindhoven, dopo averlo visto in azione con la maglia del Nac Breda nella stagione precedente, decidono di acquistarlo a titolo definitivo per poco più di 5 milioni. Dopo cinque anni di gavetta, Angeliño abbandona Manchester senza aver mai trovato l’esordio in prima squadra.
La svolta olandese
In Olanda il galiziano sembra trovare la sua dimensione. Gioca, e tanto, ma soprattutto lo fa bene, mettendo in mostra tutte quelle qualità – in particolar modo nella fase offensiva – che avevano portato il City a scommettere su di lui anni prima. Chiude la stagione con la bellezza di 10 assist a referto contando il solo campionato, e si fa conoscere sul panorama europeo come uno dei migliori prospetti del ruolo.
Nel frattempo a Manchester continuano a crucciarsi sul come risolvere i problemi, proprio su quella stessa fascia sinistra che Angeliño nel frattempo si diverte ad arare per i campi dell’Olanda intera. L’acquisto di Benjamin Mendy nel 2017, costato quasi 60 milioni di euro, avrebbe dovuto risolvere tutte le problematiche. Sfortunatamente per i Citizens, una serie interminabile di infortuni, in aggiunta ad una condotta spesso discutibile del francese, hanno portato il quesito sul terzino sinistro ad essere tutt’oggi irrisolto.
Guardiola le ha provate un po’ tutte. Prima con Zinchenko, poi inserendo Cancelo, nonostante dovesse giocare a piede invertito, giusto per citarne due. Ha messo uno ad uno su quella fascia qualsiasi giocatore a disposizione che potesse minimamente adattarsi al ruolo, senza mai però trovare la giusta tessera per il puzzle, che pure per un momento sembrava avere in casa. Sì, perché vista l’ottima stagione con il PSV, il City capisce di essersi forse fatto scappare quello che sarebbe stato un ottimo prospetto per il futuro, nonché un’ottima pedina per il proprio allenatore. Così decide di riportare Angelino a Manchester, appena ad un anno di distanza di quella che ne era stata la cessione definitiva.
Sembra arrivato il momento della rivalsa per lo spagnolo, che invece dopo appena sei mesi e altrettante presenze in campionato si vede di nuovo essere scartato dal proprio allenatore. Ad accoglierlo c’è il Lipsia, attuale residenza dove l’ex City sta dando dimostrazione di tutto il suo incredibile potenziale. Non solo: nell’accordo di prestito, come accennato in precedenza, vi sono delle condizioni che, se soddisfatte, renderebbero obbligatorio il riscatto. Il tutto per una cifra intorno ai 20 milioni, importo che non viene difficile credere la società tedesca sarà ben lieta di pagare, visto il rendimento del giocatore.
Viene invece complicato comprendere come una squadra come quella di Guardiola non sia riuscita ad integrare un talento del livello dello spagnolo, perlopiù in un ruolo dove vi era fondamentale necessità di elementi qualitativi. Cercheremo di capire il perché analizzando meglio il tipo di giocatore di cui stiamo parlando.
Angeliño, un regista defilato
Nel calcio moderno siamo sempre più abituati a terzini che finiscono spesso per tramutarsi in dei registi defilati, assumendo un ruolo chiave all’interno di meccanismi che si trovano costretti a trovare vie di costruzione alternative, che per via di cose finiscono per dover essere ricercate sulle fasce. Senza contare dell’importanza che hanno assunto anche e soprattutto in fase di rifinitura. Basti pensare ad Hakimi e Theo Hernandez, due esempi lampanti in mostra nel campionato nostrano.
I numeri dell’inizio di stagione di Angeliño sono molto simili a quelli dei due nomi già citati. Lo spagnolo, tenendo conto di tutte le competizioni, ha già messo a referto la bellezza di 8 gol e 6 assist, ponendo il punto esclamativo sul tutto con la doppietta in Champions League contro i turchi dell’Istanbul Basaksehir. Bastano già queste statistiche a darci l’idea di un terzino qualitativo e propositivo, due qualità che Guardiola ricerca ossessivamente nei propri giocatori. Cosa che rende ancora più discutibile le scelte fatte dal Manchester City.
L’attuale numero 3 del Lipsia è un terzino moderno, capace di saper gestire palla e con un ruolo fondamentale nella costruzione da dietro della squadra di Nagelsmann, in un sistema di gioco che lo porta spesso a concretizzare le azioni della squadra. Difficilmente perde lucidità nelle scelte, e offre un contributo in fin dei conti discreto anche in fase difensiva, dove mostra sicuramente diverse lacune, cui però cerca di sopperire con buona dose di spirito di sacrificio.
Le problematiche riscontrate in Inghilterra dal terzino 24enne sono grossomodo riconducibili a due fattori. Il primo, ma meno importante, è quello fisico. Angeliño è alto solo 168cm ed ha una struttura fisica che mal si concilia con i ritmi e l’intensità del calcio inglese. Inoltre è un brevilineo e non un giocatore potente, il che lo rende molto diverso dai due titolari ideali della squadra di Guardiola, ovvero Walker e Mendy.
L’aspetto che fa maggiormente la differenza, però, è quello tattico. Lasciamo da parte alcune delle più recenti apparizioni, in cui è stato schierato anche in posizioni avanzate come quelle di mezzala o esterno offensivo, ruoli che comunque è in grado di ricoprire. Il Lipsia gioca abitualmente con una difesa a 3, dove Angeliño si posiziona come quinto di centrocampo. Con questo assetto, lo spagnolo parte già da una posizione piuttosto avanzata, nella quale grazie al lavoro dei centrocampisti riesce a ricevere spesso fronte alla porta, così da poter sfruttare al meglio le sue qualità in fase offensiva e di impostazione.
A contribuire ulteriormente ad aumentare la sua importanza in fase di rifinitura sono i movimenti degli avanti del Lipsia. Di frequente questi svariano per le varie zone di campo, accentrandosi e lasciando strada libera ad Angeliño sulla fascia, libero così di spingere a tutta. I tre difensori giovano inoltre in maniera essenziale a minimizzare le pecche difensive dell’ex PSV, che così viene sgravato di molte responsabilità in fase di contenimento, oltre ad assicurargli sempre una copertura pronta alle spalle.
Tutto ciò nella squadra di Guardiola non sarebbe possibile. Per quanto offensivi, giocando a 4 i due terzini hanno una serie di compiti difensivi che al Lipsia vengono spesso assorbiti dai due centrali laterali, essendo in molti casi costretti a difendere nell’uno contro uno, un fondamento in cui Angeliño non eccelle di certo.
Oltretutto, nello scacchiere del City si vedrebbero scemare anche gli aspetti migliori del gioco di Angeliño, quelli offensivi. Qui non avrebbe la stessa licenza di giocare e creare che invece ha in Germania, in quanto la squadra è già zeppa di giocatori adibiti a tale scopo, spesso anche in modo anarchico. Prendendo in considerazione tali fattori, la scelta di non puntare sul calciatore originario della Galizia assume un aspetto differente, cosa che però non giustifica la poca lungimiranza da parte dei Citizens nella gestione di un giovane talento come il suo.
Quale potrà essere il futuro di Angeliño?
Il terzino spagnolo è sicuramente un elemento di indiscusso livello, e rappresenta una tipologia di calciatore con sempre più domanda all’interno del mercato calcistico. Un giocatore tutt’altro che completo, ma la cui giovane età lascia ampi margini di miglioramento, con buone possibilità di limarne i difetti. La voglia di migliorare d’altronde non è mai mancata al terzino del Lipsia, che altrimenti non sarebbe mai arrivato dove lo troviamo oggi. Nel complesso, Angeliño è un giocatore importante, di cui sarà interessante seguire lo sviluppo soprattutto nel corso dei prossimi due o tre anni, che potrebbero portarlo a diventare davvero uno dei migliori interpreti del ruolo. Con buona pace per chi invece non vi ha creduto fino in fondo.