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CALCIO ITALIANO

Il Vicenza con i jeans

Il gol di Joaquin Larrivey arrivato al 67′ di Cosenza-Vicenza dello scorso 20 maggio ha sancito la retrocessione in Serie C per il Vicenza, cinque anni dopo l’ultima discesa nella terza serie. I berici avevano agguantato la posizione play-out mettendo in fila tre vittorie nelle ultime tre giornate, compresa la rocambolesca rimonta completata al 103′ della partita con il Lecce. In pochi pensavano però che i biancorossi si sarebbero trovati in una situazione di classifica così complicata a fine campionato, viste le premesse di inizio stagione.

La proprietà aveva confermato Domenico Di Carlo alla guida della squadra, dopo la promozione dalla Serie C nel 2020 e il 12° posto dell’anno successivo, ed era intervenuta sul mercato portando a Vicenza giocatori come Proia, Calderoni e Diaw, di sicuro valore per la categoria, oltre ad alcuni giovani in prestito come Ranocchia e Di Pardo. Di Carlo è stato però esonerato dopo sei sconfitte in sei partite e la guida tecnica è stata affidata a Cristian Brocchi, sostituito poi da Francesco Baldini per le ultime giornate. Nel frattempo a novembre era anche stato sostituito il DS Magalini con Federico Balzaretti, che a gennaio ha portato in riva al Brenta De Maio, Teodorczyk e Jordan Lukaku, tutti provenienti dalla Serie A.

Federico Balzaretti sugli spalti del Menti
Federico Balzaretti è direttore sportivo del Vicenza da novembre 2021 (Foto: Dino Panato/Getty Images)

Fa ancora più strano pensare alla retrocessione del Vicenza se si considera che i berici sono in mano a Renzo Rosso, uno dei patron più ricchi del calcio italiano. Rosso è il fondatore di Diesel, marchio di abbigliamento famoso in tutto il mondo, e da quattro anni è proprietario, appunto, del Vicenza. Al suo arrivo aveva promesso la Serie A in cinque anni, ma la sua gestione è stata molto travagliata e potrebbe addirittura rischiare di essere giunta alla fine, mentre il Vicenza si trova davanti un nuovo, inaspettato, campionato di Serie C da affrontare.

Il Signor Diesel

E’ il 1970, quando Renzo Rosso produce il suo primo paio di jeans, usando la macchina da cucire della madre. Di lì a poco inizierà a vendere i pantaloni che realizza ai compagni di scuola, fino ad arrivare a fondare Diesel nel 1978. L’azienda prende sede a Breganze, a metà strada tra Bassano e Vicenza. Da quel momento in poi è una continua ascesa, con l’acquisizione di altri marchi di moda e la creazione della holding Only The Brave. Il gruppo fondato da Rosso nell’ultimo anno ha fatturato più di un miliardo e nel 2019 lo stesso Rosso era il dodicesimo uomo più ricco d’Italia.

Renzo Rosso a un evento organizzato da Diesel
Renzo Rosso è uno dei proprietari più ricchi del calcio italiano (Foto: Vittorio Zunino Celotto/Getty Images – OneFootball)

Prototipo del cosiddetto self made man, è da sempre un personaggio sopra le righe, con una personalità che si riflette anche nell’identità del suo brand, famoso per le campagne pubblicitarie controcorrente e di grande impatto. Come molti altri imprenditori italiani, anche Renzo Rosso a un certo punto decide di impegnarsi nel mondo del calcio, comprando nel 1996 il Bassano, appena retrocesso in Eccellenza. Il patron di Diesel rinomina la squadra in Bassano Virtus 55 (anno di nascita dello stesso Rosso) Soccer Team e la riporta immediatamente in Serie D.

Sotto la gestione di Rosso il club giallorosso raggiunge la Serie C2 nel 2004 e nel 2010 approda in terza serie per la prima volta dagli anni ’40. E’ il miglior momento nella storia del Bassano, che nel 2014-15 manca il primo posto nel girone solo a causa degli scontri diretti, perdendo poi la finale play-off contro il Como. A restare impresse nella memoria degli appassionati, forse ancor di più dei risultati sportivi, sono le divise indossate dai giocatori del Bassano. Infatti Renzo Rosso ha fortemente voluto che le maglie dei giallorossi, prodotte da Lotto, fossero disegnate da Diesel, spesso e volentieri da lui stesso in persona. Nascono così divise curiose ed eccentriche, che sperimentano molto in quanto a disegni e colori.

La squadra di tutti quanti noi

Il 19 e il 26 maggio del 2018 sono due date che per un tifoso vicentino simboleggiano forse la pagina più nera del Vicenza recente. Sono infatti i giorni in cui si sono giocate l’andata e il ritorno dei play-out del girone B della Serie C 2017-18, concluso dal Vicenza all’ultimo posto. Solo l’esclusione del Modena ha salvato i berici dalla retrocessione diretta in Serie D, dopo il fallimento sopravvenuto a metà stagione. Con la società in mano al Tribunale Fallimentare di Vicenza, i biancorossi si salvano superando il Santarcangelo nel doppio confronto ed evitano l’onta della discesa tra i dilettanti.

Il Vicenza a fine campionato viene messo all’asta, rischiando concretamente di scomparire dalle serie professionistiche italiane. Nessuno si fa avanti con una proposta concreta, fino a quando non arriva Renzo Rosso, che per poco più di un milione si aggiudica il “ramo aziendale” del Vicenza. Passano quindi sotto il controllo del patron di Diesel i trofei del Vicenza, il contratto d’affitto dello stadio, il diritto a usare la maglia biancorossa, la sede, il settore giovanile. Non viene rilevata però la matricola FIGC dell’allora Vicenza Calcio. Infatti Rosso, grazie a una deroga della federazione, trasferisce il titolo sportivo del suo Bassano nel capoluogo di provincia, dando vita così al L.R. Vicenza Virtus.

Al fianco di Rosso si mettono in gioco vari imprenditori vicentini e bassanesi, tra i quali spicca il nome di Paolo Scaroni, attuale presidente del Milan e già alla guida del Vicenza sul finire degli anni ’90. Il patron di Diesel ha cercato di coinvolgere quanti più soci possibile, sul modello della cordata che rilevò il Parma nel 2015, sottolineando come il Vicenza dovesse essere la squadra della città, della provincia, “la squadra di tutti quanti noi” dice lo stesso Rosso. La prima conferenza stampa è già un condensato di quello che è il nuovo proprietario del Vicenza: vengono già presentate le nuove maglie, disegnate da Diesel, Rosso parla a ruota libera di business, innovazione, esperienza, ambizioni e infine chiude dicendo

e poi, porca troia, io sono della vergine, sono un maniaco, entro in tutti i singoli dettagli, da come scriviamo le lettere, al logo, ai colori. Vedrete tante cose belle, non più fatte giusto per farle.

Dal vecchio Bassano arrivano l’allenatore Giovanni Colella e il direttore sportivo Werner Seeber, oltre a una buona parte del parco giocatori. Dei protagonisti dell’ultima, difficile, stagione del Vicenza Calcio restano invece solo il capitano Giacomelli e il terzino Davide Bianchi. Della vecchia società biancorossa mantengono il loro posto anche sette dipendenti. Sì, solo sette, perchè Renzo Rosso ha dato ordine di scegliere solo i migliori, che si sposassero con la filosofia del nuovo Vicenza targato Diesel. Gli altri, tutti a casa.

Il Vicenza dalla C alla C

La storia del nuovo Lanerossi, che ha riacquistato la vecchia denominazione cara ai suoi tifosi, ha inizio in un pomeriggio di fine luglio, quando i biancorossi affrontano il Chieri nel primo turno di Coppa Italia. Il diritto a giocare la coppa nazionale è l’ultima eredità lasciata dal titolo sportivo del Bassano. Il Vicenza vince ma si fermerà poi al turno successivo, sconfitto dal Palermo, mentre in campionato raggiunge l’ottava posizione, valida per qualificarsi ai playoff. Agli spareggi è però fatale il pareggio a Ravenna, al cui termine Renzo Rosso recriminerà sulle condizioni del campo. In generale il patron biancorosso è deluso sul piano sportivo da questa sua prima stagione, nonostante il raggiungimento delle semifinali di Coppa Italia di Serie C, ma è convinto di essere sulla strada giusta dal punto di vista societario.

Giacomelli esulta dopo un gol al Palermo
Capitan Giacomelli è stato il ponte tra il vecchio e il nuovo Vicenza (Foto: Tullio M. Puglia/Getty Images)

L’anno successivo arriva sulla panchina del Vicenza Domenico Di Carlo e, nonostante una campagna acquisti priva di grandi spese, i biancorossi riescono a centrare la promozione in Serie B. La stagione è segnata dalla pandemia, che non permette di completare il campionato, che il Vicenza conduceva al momento della sospensione. La promozione arriva quindi a giugno negli uffici della FIGC, che conferma il primo posto dei berici. Per la piazza è un momento di grande entusiasmo, per la società è il raggiungimento di un primo traguardo; il piano quinquennale di Renzo Rosso sembra poter funzionare.

La stagione 2020-21 è la prima del Vicenza di Rosso in Serie B; confermato Di Carlo, le spese sul mercato si fanno più consistenti rispetto alla stagione precedente. Tra gli altri arriva per 400.000 € Samuele Longo, che chiuderà la stagione con la bellezza di soli 3 gol a referto. In una stagione segnata dalla morte dell’idolo vicentino (e campione del Mondo) Paolo Rossi, il Vicenza si salva con una giornata d’anticipo, dopo un campionato dall’andamento altalenante. Fuori dal campo, tra un tentativo di portare Baggio in società e una proposta di organizzare incontri di pugilato allo stadio Menti, Renzo Rosso dà anche il via ai lavori al centro sportivo di Romano d’Ezzelino, con l’obiettivo di diffondere ancora di più il Lane su tutta la provincia.

Siamo quindi alla stagione appena conclusa, la più fallimentare della gestione Rosso. Come abbiamo già detto, due cambi di allenatore, un cambio di direttore sportivo e un mercato di gennaio che assomiglia tanto a una mossa della disperazione. Nel frattempo dalla denominazione della squadra era sparita la parola “Virtus”, ultimo ricordo del Bassano, e la dirigenza si prodigava a parlare di aumenti di budget e Serie A nelle successive tre stagioni. La rimonta compiuta nelle ultime giornate permette di agganciare i play-out, che vengono però persi dopo aver addirittura vinto la gara d’andata. Per Renzo Rosso si sono messe di traverso la sfortuna e altre variabili che non può controllare e ribadisce:

abbiamo creato una struttura dirigenziale che nemmeno alcune squadre di serie A hanno e fatto una buona campagna acquisti.

“Only The Losers”

Il rapporto tra Renzo Rosso e la sua tifoseria è sempre stato estremamente particolare, vuoi per le speranze che i tifosi vicentini riponevano nel patron di Diesel per ritornare ai fasti di un tempo, vuoi per il carattere esuberante del proprietario del Vicenza. Spesso il rapporto tra i supporter biancorossi e Renzo Rosso si è sviluppato sui social network, dove quest’ultimo non si comporta di certo in modo diverso rispetto alle sue apparizioni pubbliche. Si va dalle spiegazioni riguardo al mercato, per cui Rosso sostiene di aver fornito un budget illimitato, alle risposte piccate a chi chiede la cessione della società – “La vuoi comprare tu?” chiede sarcasticamente a un tifoso.

La rottura tra Rosso e la tifoseria è ormai diventata evidente anche sugli spalti, basti pensare ai cori ironici durante la partita persa con il Perugia, con cui la curva fa riferimento alla promessa di Serie A fatta da Rosso. Ma ancora più evidente è stato l’episodio della cosiddetta “maglia icon“, divisa speciale alla cui ideazione ha partecipato lo stesso Rosso. Questa versione “futurista” della divisa biancorossa non è stata apprezzata dalla Curva Sud, che l’ha contestata con diversi cori, a cui Renzo Rosso ha risposto alzando il dito medio e dando dei “pezzenti” ai suoi tifosi; intervistato a fine partita ha poi preteso delle scuse dalla Curva. Riguardo a questo episodio, Stefano Rosso risponderà poi a un tifoso che gli chiedeva quanti presidenti facessero il dito medio ai propri tifosi:

Nessuno, ma quanti Renzo Rosso ci sono nel mondo? 

Dopo la sconfitta nel play-out a Cosenza i rapporti tra la tifoseria vicentina e Renzo Rosso si sono fatti ancora più tesi. Non hanno aiutato di certo i post con cui Rosso, grande tifoso milanista, ha celebrato lo scudetto dei rossoneri, a meno di 48 ore dalla retrocessione del suo Vicenza. È così apparso su un muro esterno dello stadio Romeo Menti uno striscione che recita “Appena retrocessi tu festeggi uno scudetto, Renzo Rosso sei senza rispetto!“. A pochi metri invece, su uno dei cancelli dello stadio, la Curva ha apposto un grande lenzuolo che recita “Only The Losers“, chiara parodia del nome della holding di Rosso. Non è mancato lo spirito veneto a chi invece ha scritto su un muro con lo spray un ancora più efficace “Only The Mona“, per cui non credo serva spiegazione.

E ora?

Di tutta questa storia e delle sue pagine più epiche (poche) e più disdicevoli resta ora solo la realtà. Il Vicenza è retrocesso di nuovo in Serie C, e dovrà affrontare un campionato poco redditizio per le casse della società e in cui solo il primo posto dà la certezza di ritrovare la categoria superiore. Molti giocatori se ne andranno e Balzaretti dovrà approcciare il mercato in un modo totalmente diverso da quello di quest’anno. La Serie A in cinque anni promessa da Renzo Rosso resterà un miraggio e la rottura tra il patron e i tifosi sembra difficilmente sanabile. In queste settimane si parla di ripescaggio – sarebbe il quarto per il Vicenza negli ultimi anni – per le vicende giudiziarie che stanno colpendo la Reggina, ma la macchia della retrocessione sul campo resterebbe comunque indelebile.

Da mesi si rincorrono le voci su un possibile disimpegno di Rosso dal Vicenza, visti i risultati poco brillanti, ma lo stesso patron ha più volte smentito una possibile cessione del club. Cessione che comunque ora sarebbe in ogni caso più difficile, dopo la caduta in Serie C. Va detto in ogni caso che la gestione di Rosso è stata finanziariamente oculata ed eventuali compratori non dovrebbero rilevare grossi debiti. Non rimane quindi che restare a guardare, per scoprire se questa è stata la fine del Vicenza targato Diesel, o se Renzo Rosso resterà, con l’obiettivo di portare il Lane nella massima serie.

Autore

Classe '99, fervente calciofilo e tifoso dell'Udinese, alla sua prima partita allo stadio vede un gol di Cesare Natali e ne resta irrimediabilmente segnato. Laureato in scienze politiche a Padova, ora studia a Bologna e scrive di calcio e Formula 1.

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