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INTERVISTE

Interviste di Lusso: Alia Guagni

Il calcio è passione e la passione è donna, non c’è da stupirsi quindi se il pallone è anche rosa. Ma andiamo con ordine.

Il calcio femminile in Italia

In Italia, le prime notizie di donne in maglietta e pantaloncino risalgono alla prima metà del Novecento. Beh, l’outift non era propriamente questo.

È il 1933 e siamo in via Stoppani 12, a Milano. Un gruppo femminile calcistico inizia a dare i primi colpi ad un pallone e decide di mettersi in gioco in maniera del tutto bizzarra. Le 22 donne si presentano infatti sul rettangolo di gioco indossando una sottana.
Questo timido esordio del calcio femminile italiano suscita un’onda di entusiasmo sulla cui cresta vengono fondate numerose squadre amatoriali ma il CONI, per impedire che il fenomeno diventi tendenza, vieta alle donne di competere non solo nei tornei ma anche nei match singoli e fa di tutto per dirottare le calciatrici in vari sport atletici purché non si tratti di calcio.

Negli anni a seguire la situazione va migliorando, seppur in maniera lenta e difficoltosa. Dopo decenni di confinamento in circuiti dilettantistici e numerose battaglie legali, Il 7 settembre 2018 il CONI stabilisce finalmente che i club femminili di Serie A e Serie B lasceranno la Lega Nazionale Dilettanti per passare sotto l’egida della FIGC. Una decisione accolta come una vittoria da tutto il movimento ed un successo ancora più grande se consideriamo i giudizi espressi tre anni fa dall’ex presidente della Figc Tavecchio prima e dall’ex numero uno della LND Belloli poi. Giudizi che non meritano di essere riproposti.

Soffia un nuovo vento

La novità più urgente introdotta dalla FIGC per aiutare il settore rosa consiste nel dare la possibilità alle società maschili di rilevare il titolo sportivo delle squadre femminili. Una possibilità che la dirigenza della Fiorentina, per esempio, ha subito colto.

I club possono così servirsi di strutture, dipendenti e staff tecnico che le singole squadre femminili, vista la loro attuale situazione, non potrebbero mai permettersi. L’organizzazione non è più dilettantistica: né l’allenatore né le atlete devono più preoccuparsi di portare il materiale tecnico al campo di allenamento, per esempio, come spesso succede nelle altre squadre.

Azzurri no, Azzurre sì

Il tingersi di rosa degli spalti sta avendo un corrispettivo nella pratica sportiva, con tantissime nuove calciatrici ogni anno. Il movimento in Italia è quindi in evidente fermento e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Dopo l’assenza dal Mondiale di Russia e i primi deludenti risultati in Nations League che rischiano di far precipitare l’Italia in ‘Serie B’, l’unica Nazionale che strappa applausi e complimenti è quella femminile. Per la terza volta, e dopo 20 anni dall’ultima, le donne torneranno ad esibirsi sul palcoscenico più importante.

A meno di quattro mesi dall’inizio del Mondiale e dopo i successi nelle amichevoli disputate a gennaio con Cile e Galles, il CT Milena Bertolini e il suo team proseguono ora la loro marcia di avvicinamento a Francia 2019 partecipando alla dodicesima edizione della Cyprus Cup, competizione calcistica amichevole a invito riservata alle nazionali di calcio femminili di tutto il mondo.
Tra i nomi delle 25 convocate figura anche quello della nostra Alia Guagni.

Due chiacchiere con Alia Guagni

Alia Guagni
Alia Guagni e Ilaria Mauro festeggiano con la Supercoppa Italiana (Foto: Gabriele Maltinti/Getty Images – OneFootball)

Alia è nata e cresciuta, calcisticamente e non, a Firenze ed è orgogliosamente capitano della Fiorentina Women’s. Insomma, viola dalla punta dei capelli al tacco, che sia quello di una scarpa da sera o quello che la tiene ancora al terreno di gioco. Ruolo? Difensore. Professione? Bomber. 9 gol in 20 presenze stagionali, numeri da attaccante vero. Un “difensore alternativo”, come a lei stessa piace definirsi. La convocazione per la Cyprus Cup, in cui è attualmente impegnata, unitamente alle costanza di rendimento sul rettangolo di gioco le danno ottime chance di partecipare alla spedizione italiana in Francia. Noi di Riserva di Lusso di certo glielo auguriamo, con tutto il cuore.

RdL: Alia, in molti “conoscono” le abitudini dei calciatori da ciò che viene pubblicato sui social o da quello che trapela mediaticamente, ma qual è la giornata tipo di una calciatrice di Serie A?

A: Dipende. In realtà, non sono tutte uguali, cambiano in base agli impegni che abbiamo. Ci alleniamo tutti i giorni di pomeriggio, verso le 14.30, mentre la mattina abbiamo la possibilità di andare nella palestra affiliata alla società per un allenamento in più. In questo periodo, con tutte le partite in calendario, ci siamo allenate praticamente sempre e fare altro è molto difficile.

RdL: Sei cresciuta a Firenze, da bambina andavi al Franchi per tifare la Fiorentina e oggi indossi la fascia da capitano della squadra viola. Negli anni avrai vissuto tanti momenti emozionanti, ma se potessi sceglierne uno in particolare quale sarebbe?

A: La vittoria del campionato al Franchi. Io andavo allo stadio da bambina per vedere la Fiorentina ed essere sul campo da protagonista con le mie compagne, per giocarci lo scudetto con tutti quei tifosi è stata un’emozione fortissima. Già solo entrare in campo è stato da brividi ma portarlo a casa quello scudetto… beh, spettacolo.

© Acf Fiorentina
RdL: La tua vita è a Firenze ma la tua carriera ti ha portata anche in America, a Seattle. Qual è la principale differenza che hai potuto constatare sul campo tra il calcio femminile americano e quello praticato in Italia?

A: Quella in America è stata una bellissima esperienza. Io non ho potuto giocare nella lega professionistica, ero nella seconda divisione ma ho comunque potuto osservare una grossa differenza tra il nostro calcio femminile e il loro. La più evidente risiede nella fisicità. Noi con il tempo stiamo migliorando sotto questo punto di vista ma le americane da sempre mettono al primo posto l’aspetto fisico. Sportellate a tutte, passano, ti travolgono e vanno avanti. Tecnicamente e soprattutto tatticamente sono molto indietro rispetto a noi e questo si vede in gara.

RdL: Lo scorso dicembre, sul palco del Magawatt Court di Milano durante il Gran Galà del Calcio, hai ricevuto per la seconda volta consecutiva il premio “miglior calciatrice dell’anno”, superando le bianconere Bonansea e Girelli. Quale tua caratteristica pensi ti abbia portato a vincere ancora questo titolo?

A: Sinceramente non me l’aspettavo nessuna delle due volte. Fare tanti gol è sicuramente è un punto a favore, anche se in realtà l’anno scorso non ne ho fatti tantissimi. Troppo facile dire la velocità, anche perché quella ce l’ha pure Barbara. Una delle mie caratteristiche è la costanza, difficilmente faccio partite altalenanti, sono abbastanza costante durante la stagione e forse questa è una cosa che si nota e che di conseguenza viene apprezzata.

RdL: È già difficile per un uomo arrivare in Serie A, per una donna forse di più se si pensa che fino a qualche anno fa questo sport era pensato quasi esclusivamente per soli uomini. In molte hanno iniziato da bambine nel misto per mancanza di strutture o per le poche squadre femminili in circolazione, tante progettando direttamente un piano B oltre il calcio, tu hai mai pensato al tuo? Se sì, qual è?

A: Ho giocato con i maschi solo il primo anno, poi sono andata in una squadra femminile e quindi il problema della “discriminazione” per me non c’è stato. Ho amici che non mi hanno mai isolato o preso in giro per quello che ero ed episodi discriminatori non ne ho avuti, devo dire che sono stata molto fortunata.  Tutte noi da bambine abbiamo iniziato a giocare a calcio sapendo di non poter vivere di calcio. Oggi le cose sono diverse e lo si fa come lavoro, almeno per chi come vive in una realtà professionistica come la Fiorentina, la Juventus, la Roma o il Milan.
Volevo fare l’insegnante e ho studiato Scienze Motorie per poter realizzare questo desiderio. Studiavo, la mattina lavoravo nelle scuole e il pomeriggio andavo ad allenarmi al campo. Il mio piano B c’è, almeno per il fine carriera.

RdL: Tu sei un difensore che segna davvero tanto. Tra fare un gol e un intervento difensivo decisivo, cosa sceglieresti?

A: Forse fare un gol. Sono un difensore alternativo.

Alia Guagni
Gioia da gol per Alia Guagni (Foto: Lisa Guglielmi/IPA/Live Media/Imago Images – OneFootball)
RdL: Il mondiale è alle porte e in Francia dovrai difendere la tua area di rigore dal 5 volte pallone d’oro brasiliano Marta Vieira da Silva, per noi comuni mortali semplicemente Marta. Come gestisci un peso psicologico di questo tipo?

A: Non penso molto ai singoli, il Brasile è una squadra talmente forte che lei, pur essendo fortissima, è comunque inserita in un contesto altrettanto importante. Il calcio è uno sport di squadra, non vinci da sola e noi dovremo affrontare il Brasile, non Marta.

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