La capitolazione anticipata di Mojica e Depaoli ha costretto l’Atalanta a tornare sul mercato in cerca di un nuovo esterno per colmare lo spazio di rincalzo alle spalle dei laterali titolari. Una ricerca che ha poi condotto all’acquisto dal Genk del classe ’97 Joakim Maehle. Arrivato come l’ennesimo oggetto misterioso portato a Bergamo da Sartori, il terzino danese si è ritrovato man mano ad essere sempre più spesso inserito nella lista dei titolari – complice l’infortunio di Hateboer – fino alla possibilità di diventare una delle armi chiave nella sfida di stasera al Real Madrid. Un rendimento fin qui sì sorprendente, ma neanche poi troppo.
Gli inizi danesi e l’apprendistato belga
Osterva è un paese di appena 1300 anime sito in quella fascia centrale dello Jutland del nord danese dove la mano dell’uomo sembra ancora non essere arrivata, e dove di paesini come Osterva ve ne sono a bizzeffe, quasi come fossero fatti con lo stampino. Pochi edifici, il minimo indispensabile in quanto ad attività economiche, e il resto occupato da infinite distese di verde.
Spulciando sulla versione danese di Wikipedia – non avrei mai immaginato di poterlo dire – alla voce “persone importanti”, si scopre che da quelle fertili terre sono nati ben due figure di spicco della società danese. Il primo è Paul Kjaerholm, designer danese di cui ammetto non conoscessi neanche il nome prima d’ora. Il secondo invece è Joakim Maehle.
Naturalmente ad Osterva il giovane Joakim inizia a dare i primi calci al pallone, salvo poi in adolescenza muovere il passo verso Aalborg, a poco più di 40 chilometri di distanza, entrando nel settore giovanile di uno dei club più importanti del paese. Diversi anni spesi con la primavera, prima di essere accasato alla prima squadra e trovare l’esordio con l’Aalborg Boldspilklub durante la stagione 16/17, la sua prima da professionista.
Il Maehle 19enne è un giocatore ancora molto acerbo, ma che possiede già delle qualità fisiche e tecniche di indubbio valore – questo video, pur non conoscendo una parola di danese, lascia intendere che ci fosse già diverso hype intorno al calciatore -, tant’è che impiega solo qualche settimana per entrare in possesso della titolarità sulla fascia destra dei danesi biancorossi.
Ma in patria non sono gli unici ad accorgersi del potenziale del giocatore. Nemmeno un anno dopo essere stato integrato alla prima squadra, sulla scrivania della dirigenza dell’Aalborg arriva un’offerta da poco più di un milione che reca come mittente il KRC Genk, società che in quanto a talenti emergenti sa il fatto suo – basti ricordare alcuni nomi di giocatori scoperti dal club: Courtois, De Bruyne, Ferreira Carrasco, o ancora Koulibaly, Milinkovic Savic, Bailey – e che evidentemente intravede nel classe ’97 un nuovo potenziale fuoriclasse, oltre che un’ovvia e remunerativa futura plusvalenza.
In fin dei conti, alla squadra occorreva anche trovare un sostituto sulla fascia che rimpiazzasse il partente Timothy Castagne, appena ceduto all’Atalanta. Un’operazione che dunque guarda anche al presente, oltre ad essere in chiave futura. Con i belgi inizia subito a giocare con continuità, e col passare delle settimane iniziano ad arrivare anche le prime dimostrazioni del proprio talento.
Ma è soprattutto il contatto con una realtà più impegnativa come quella della Jupiler Pro League ad essere fondamentale per il percorso di crescita del giocatore. Pur non essendo tra le leghe europee di maggior rilievo, il campionato belga è da sempre noto, oltre ad essere una gran fucina di talenti, come una delle competizioni dove si ha maggior riguardo verso il “bel gioco”, e dove dunque la tecnica individuale nei fondamentali ha modo di svilupparsi al meglio.
In tre anni e mezzo al Genk, Maehle porta a termine la costruzione della sua struttura fisica e sviluppa ulteriormente anche le sue qualità sotto l’aspetto tecnico. Ormai è un terzino in grado di eccellere in entrambe le fasi di gioco e di risultare determinante anche all’interno della trequarti avversaria. Lo status del giocatore è in continua crescita, prova n’è anche l’esordio con la nazionale maggiore, che arriva il 5 settembre dello scorso anno, proprio contro la formazione del paese che ne ha contribuito alla crescita, il Belgio.
Di lì a qualche mese arriverà anche la chiamata dell’Atalanta, in piena crisi di rincalzi di livello sulle fasce laterali, con Maehle che ripercorrerà lo stesso tragitto fatto in precedenza da Castagne (da lui al Genk sostituito), accasandosi a Bergamo per circa 11 milioni di euro. Non un affare da poco insomma, ma che visti i primi mesi in nerazzurro del danese, sembra poter ripagare a pieno titolo.
Maehle è un calciatore perfetto per l’Atalanta
Come già detto in precedenza, il danese è arrivato all’Atalanta come primo sostituto alla coppia di laterali titolari, pronto soprattutto a dare il cambio più ad Hateboer che a Gosens, sia per maggiori affinità con il ruolo di esterno destro, sia perché il tedesco diventa con il passare del tempo un elemento sempre più insostituibile nello scacchiere orobico.
Proprio a causa del lungo stop dell’olandese, sta trovando uno spazio inizialmente insperato, o comunque poco pronosticabile. L‘essere catapultato di colpo in un calcio totalmente diverso da quello a cui era abituato, era una situazione che lo avrebbe potuto mettere in seria difficoltà, ma che invece non sta facendo altro che metterne in risalto le qualità.
Per altezza, assomiglia tendenzialmente più a Gosens che ad Hateboer. Alto 184 centimetri, ne cede pochi al secondo, mentre condivide tutto sommato la stessa statura con il primo. È dal punto di vista della conformazione fisica che le cose cambiano maggiormente. La struttura di Maehle è più compatta, ed associa alla velocità sul lungo un’esplosività nel breve di cui invece l’olandese non dispone, al contrario del tedesco dall’altro lato del campo.
Tuttavia, seppur imprescindibili al suo modo di giocare e alla corretta integrazione nel sistema di Gasperini, a rendere speciale Maehle sono soprattutto le sue doti tecniche. Pur non essendo molto aggraziato e ancora con necessità di essere sgrezzato completamente, le qualità palla al piede del danese sono decisamente al di sopra della norma.
Già durante l’esperienza al Genk – pur non avendo collezionato grandi numeri dal punto di vista realizzativo – ha dato prova di essere un esterno di buona qualità anche nella gestione palla e nella tecnica negli spazi stretti, con la capacità di saltare l’uomo nell’uno contro uno non soltanto grazie alla propria corsa: è in grado di usare in maniera diligente entrambi i piedi, sia nel dover concludere verso la porta che per assistere i compagni. Alcune delle giocate messe in mostra con la sua ex squadra danno perfettamente l’idea della padronanza tecnica del calciatore.
Normale, dunque, che chi si aspettasse un giocatore allo strenuo di un cavallo da soma pronto soltanto ad arare la fascia, sia rimasto piacevolmente sorpreso dalle doti tecniche del danese, di cui lo stesso ha dato un piccolo saggio nella partita vinta per 2-0 contro la Sampdoria. Match che lo ha visto protagonista di numerosi spunti qualitativi, oltre al gol annullatogli e all’assist fornito per il raddoppio di Gosens.
Condivide con i suoi compagni di reparto la straripante presenza fisica con la quale la squadra è riuscita a fare la differenza in quel ruolo, ma cui combina una raffinatezza tecnica di cui i suoi commilitoni sono sprovvisti. E d’altronde l’interpretazione che il tecnico piemontese dà al ruolo di esterno non può far altro che esaltare le caratteristiche dell’attuale numero 3 nerazzurro.
Il futuro di Maehle
Questa sera il danese partirà ancora una volta da titolare, in quella che per l’Atalanta è probabilmente la partita più importante della propria storia, per palcoscenico, posta in palio e valore dell’avversario. Il ritorno in piena salute di Hateboer dovrebbe ristabilire le gerarchie nel ruolo, visto che si fa ancora fatica ad immaginare una Dea senza i propri esterni titolari, malgrado le ottime prestazioni del nuovo arrivato.
Ma in un prossimo futuro – magari anche la prossima stagione? – le cose potrebbero cambiare in maniera sostanziale. Sia Gosens che Hateboer saranno indubbiamente oggetto di vivo interesse da parte di diversi club europei, con il secondo che non aveva certo nascosto la propria di volontà di lasciare Bergamo nello scorso mercato estivo, nel caso fosse arrivata la chiamata da lidi più ambiziosi.
Ecco che dunque che si riaprirebbero immediatamente le porte della titolarità per Maehle, cui in ogni caso non verrà di certo riservato un ruolo di secondo piano. Già da qui alla fine della stagione quello del danese non diventerà comunque un ruolo da semplice comprimario, pur perdendo la maglia da titolare. D’altro canto, da questo punto di vista Gasperini ha sempre dimostrato un’ottima gestione nelle rotazioni dei propri giocatori.
Sulle potenzialità del calciatore a lungo termine è ancora presto per esprimersi. Il talento di certo non manca, e nonostante la fisicità forse meno dirompente rispetto ai rivali nel ruolo, non è detto che non riesca a conquistare stabilmente una maglia dall’inizio anche con l’eventuale permanenza dei due attuali titolari, rispetto ai quali beneficia di doti tecniche superiori.
Un affinamento di tali qualità, in associazione ad un ulteriore sviluppo dal punto di vista tattico, lo renderebbe uno degli interpreti del ruolo più interessanti a livello europeo, e a tal proposito la carta d’identità gioca un punto a suo favore. Difficile prevedere dove possa arrivare nel giro di 3-4 anni. Quel che è certo, è che l’Atalanta ha messo a segno l’ennesimo grande colpo di mercato. Il tutto grazie ad una gestione tecnica e societaria per cui ormai gli applausi si sprecano.