Di padre in figlio. Di figli d’arte, all’interno del mondo calcio, se ne son visti tanti, forse come in nessun altro sport. Un’eredità spesso ingombrante da caricarsi sul groppone, di cui non tutti sono poi riusciti a sorreggere il peso, e dal cui carico non è di certo esente Jordan Larsson. Dopo qualche stagione di assestamento, il primogenito dell’ex Barcellona sta ora facendo finalmente sfoggio di tutto il suo potenziale con la maglia dello Spartak Mosca, dimostrando a tutti di non essere solo il figlio di Henrik.
Sulle orme del padre
Ogni ragazzo o ragazza che si appresti ad intraprendere la stessa carriera di uno dei propri genitori, finisce inevitabilmente per subirne l’eterno paragone, come fosse obbligato a tener fede a quella che era l’immagine di chi l’ha preceduto. È un prezzo che tocca a tutti, a qualsiasi livello. Tanto più se il percorso intrapreso è nel mondo del calcio, e figurarsi se si è figli di Henrik Larsson, uno dei calciatori di maggior culto degli ultimi trent’anni.
Se poi tuo padre decide di darti, tra gli altri, anche il suo stesso nome, non è che poi ti stia facendo proprio un gran favore in vista futura. Già, perché il nome completo di Jordan è “Carl Henrik Jordan Larsson”. Certo è che in fin dei conti bisogna trarre il meglio da ogni situazione e guardarne anche gli aspetti positivi. Quantomeno non ti ha chiamato Henrik Jr: quella sarebbe stata davvero una condanna a vita.
Giusto per rimanere in linea, la tua carriera prende il via proprio da dove anni addietro era partita anche quella di tuo padre, ovvero dall’Hogaborgs, prima con le giovanili e poi con la prima squadra. E giusto per non farsi mancare niente, percorri anche la stessa strada fatta da tuo padre dopo aver deciso di lasciare la sua prima squadra, da un quartiere all’altro della città, accasandoti all’Helsingborg. Ma d’altronde è risaputo, di corsi e ricorsi del genere la storia del calcio n’è colma.
Verrebbe da pensare che il sincronismo tra le esperienze del padre e quelle del figlio sia finito qui, ed invece no. Capita che la carriera, ormai da allenatore, di tuo padre si incroci con la tua da calciatore, e che sulla panchina della tua squadra venga a sedersi proprio questi, prima come vice nel 2013 all’Hogaborgs, poi ancora nel 2015 all’Helsingborg, questa volta proprio in veste di primo allenatore. Come se non bastasse già tutto il resto, un potenziale vero e proprio incubo per qualsiasi figlio di un ex-calciatore. Ecco dunque che si è iniziata a farsi sentire quella necessità di staccarsi dall’etichetta di “figlio di…”, che avrebbe rischiato di diventare fin troppo oppressiva.
Essere Jordan Larsson
Classe ’97, Jordan fa parte di quella schiera di giocatori non esplosi già in adolescenza, ma che hanno man mano portato avanti un processo di crescita con il passare delle stagioni (e soprattutto di quella attuale, in questo caso), che ora gli permette di esprimere al meglio il proprio talento – seppur con qualche anno di ritardo rispetto ad altri coetanei -, oltre ad attirare l’attenzione degli addetti ai lavori, ovviamente.
Fino al 2019, infatti, la carriera dello svedese non era stata molto significativa. Dopo aver iniziato a muovere i primi passi nel settore giovanile del Barcellona – al momento dell’esperienza blaugrana del padre -, era poi tornato ancora giovanissimo in patria, dove avrebbe continuato il percorso tra le fila delle giovanili, prima di fare il grande passo tra i grandi, con le maglie di cui si parlava in precedenza. Un rendimento di tutta onestà durante quegli anni, ma che comunque non rappresentava nulla di eccezionale, a discapito di un talento che comunque già iniziava ad intravedersi.
Dalla Svezia, poi, il passaggio in Olanda – sempre sulle orme del padre che però si accasò al Feyenoord, città dove oltretutto è nato Jordan – al Nec Nijmegen, anche se per soli sei mesi, e poi di nuovo nel proprio paese, questa volta al Norrkoping, ma con un’annata, quella del 2018, da un solo gol in 25 presenze, e che apparentemente avrebbe potuto essere uno stop determinante nella crescita del ragazzo. Ed invece l’anno successivo arriva la svolta. Conquista saldamente una maglia da titolare e cominciano ad arrivare marcature a raffica, 11 gol nelle prime 16 giornate di campo, che gli valgono temporaneamente il titolo di capocannoniere del campionato, ma soprattutto l’attenzione di diversi club di maggior blasone, tra cui anche le avance dello Spartak Mosca.
Il trasferimento in Russia diventa la vera sliding doors della sua carriera. L’arrivo in un campionato di più alto livello avrebbe potuto rappresentare un pericolo per la consapevolezza appena trovata, ed invece l’effetto scaturito dal passaggio si dimostra esattamente il contrario. Dal momento del suo approdo, Larsson si è distinto come uno dei migliori giocatori della lega sia come numeri in – 12 gol in 23 partite condite anche da 5 assist – che per apporto alla squadra. Ha tenuto fede al rendimento avuto nei sei mesi precedenti in Svezia ed ha acquisito ulteriore sicurezza nei propri mezzi, migliorando in poco tempo ed in maniera esponenziale diversi aspetti del proprio gioco, e diventando a tutti gli effetti un giocatore da tenere davvero sott’occhio, uno degli “ones to watch” come dicono in Inghilterra.
Che giocatore è Larsson?
Jordan Larsson è un attaccante che può ricoprire il ruolo sia di prima che di seconda punta, e che all’occorrenza può piazzarsi anche come esterno alto sulla fascia destra. Dal punto di vista fisico condivide sostanzialmente la stessa altezza del padre (175 cm di Jordan contro i 177 cm di Henrik), ma con una struttura meno delineata e soprattutto meno potente rispetto all’ex Celtic, che non gli nega però di avere un buono spunto anche nel lungo oltre che nel breve.
Sinistro naturale, è in grado di utilizzare agevolmente anche l’altro piede, sia per tirare in porta che per assistere i compagni, essendo dotato oltre che di un’eccelsa tecnica di base nei fondamentali, anche di un’ottima conclusione. Una tecnica che, se affinata, gli potrebbe potenzialmente permettere di essere pericolo anche da calcio piazzato, di cui spesso già si incarica nel caso dei calci dalla bandierina, dai quali è riuscito a servire più di un assist.
Un attaccante moderno a tutti gli effetti, sia per le capacità tecnico/fisiche, sia per la polivalenza nell’interpretare il ruolo, essendo in grado non solo di concludere ma anche di legare il gioco e agevolare la fluidità della squadra, come ben si evince dalle prestazioni messe in mostra sino ad ora.
Naturalmente non stiamo parlando di un giocatore completamente sviluppato e senza lacune, altrimenti saremmo stati qui a descriverlo in una veste completamente diversa. Lo svedese è ancora un calciatore acerbo, soprattutto nella gestione del pallone e nella scelta delle soluzione, dove appare ancora poco riflessivo, sin troppo istintivo. Ma la carta d’identità parla a suo vantaggio: il tempo e i margini per migliorare ci sono ancora.
Nel complesso, però, si tratta di un elemento dal prospetto davvero interessante. Agile, veloce, abile tecnicamente, in grado di spaziare su tutto il fronte d’attacco e con un’abilità nel dribblare semplicemente formidabile, che rappresenta senza dubbio la sua qualità migliore. Nella sua pur breve fino ad ora esperienza in Russia, ha avuto già modo di affinare diversi aspetti del suo gioco, e se il suo percorso di crescita dovesse continuare su tale falsariga non diverrebbe certo impossibile colmare le lacune.
In ogni caso, pur essendo ancora un diamante grezzo, è inevitabile che già nella prossima estate molti club di livello delle Top 5 leghe europee inizino a guardare con interesse all’attuale attaccante dello Spartak. Dove potrebbe arrivare un domani rimane un’incognita che solo il tempo avrà modo di chiarirci. Ma se c’è una cosa certa, come lo era del resto per il padre, è che Jordan Larsson è uno di quei giocatori in grado di farti divertire per davvero. Chissà che un giorno non diventi a sua volta un calciatore di culto.