Next in the line. Dopo la spettacolare vittoria del River, che consolida il lavoro strepitoso del Muñeco Marcelo Gallardo in Argentina, i club europei tornano a fare caccia grossa a Buenos Aires. Julian Alvarez è il “nuovo” nome caldo del mercato alla voce “punte mobili, di gran confidenza con la palla e con una sicurezza nei propri mezzi quasi oltraggiosa”. Non è necessariamente un nome di quest’estate, lo stesso giocatore rimarrà con ogni probabilità ancora per un po’ al Monumental.
Vedete questa breakout season come una fionda per il suo sbarco in Europa. La decisione di non lasciare quest’estate il River avrebbe un fondo di ragionamento importante, lasciando la sua situazione calcistica più intatta possibile in vista dei Mondiali in Qatar per poi far mettere parecchio cash in banca al club ed arrivare in Europa. Trasferirsi a Gennaio o la prossima estate lo esporrebbe a concreti rischi di non arrivare al Mondiale in piena forma, o peggio ancora, di non arrivarci proprio in caso di un processo di adattamento alla nuova squadra non ottimale. Estimatori non ne mancano, anzi. A varie riprese si susseguono ciclicamente club di Serie A, di Premier, di Spagna tra le headlines del mercato e sugli spalti del Liberti.
“E allora, com’è tutto uguale in Argentina! Oppure, chissà com’è fatta l’Argentina”
La domanda è: è Julian Álvarez una versione aggiornata della classica seconda punta argentina o c’è potenziale per qualcosa di diverso? Di sicuro ha un magnetismo ed un carisma quasi naturale, nonostante i suoi 21 anni mal contati. Alvarez è un altro di quei talenti costruiti in casa River e buttati nella mischia a mettere a ferro e fuoco tutta la metà campo avversaria. Marcelo Gallardo ha cominciato a dargli un minutaggio di rilievo dalla ripresa dei campionati post-lockdown.
El Muñeco, pur avendo affrontato addii importanti come Lucas Martínez Quarta ed Exe Palacios, ha perseguito i propri principi di gioco apportando piccoli aggiustamenti. Dal 4-4-2 iniziale passando al 3-5-2 (con un centrale in più e i terzini Casco e Montiel a tutta fascia), fino al definitivo 4-3-3, dove appare sulla fascia destra il nostro nueve. Appare e scompare in realtà, Julian prende praticamente possesso di tutto lo spazio dalla linea di centrocampo in giù. Non credo di averlo mai visto fermo in campo. Una vera bomba di energia che dà la caccia al pallone, intercetta, torna indietro, si smarca, pressa, dribbla. Esegue con diligenza ed anche buona propensione i compiti difensivi. Pressa con angoli e tempi apprezzabili, ci mette impegno e dinamismo, non limitandosi a “schermare” i passaggi. Non è affatto raro vederlo correre all’indietro quando necessario, dando equilibrio ad una squadra che tende ad allargare le maglie, sue e degli avversari.
Ma al di là di questo, aspetto comunque molto importante per buona parte dei coach europei, siamo qua per il Julian Álvarez da 17 goal e 7assist in 19 partite. Numeri terrificanti per un ventenne, di fatto. Dicevamo del suo magnetismo, Alvarez è un playmaker nel senso più puro del termine: fa accadere le giocate. Sembra nato con lo scopo preciso di giocare in un sistema fatto di ritmo, “move with a purpose” e creazione / consolidamento dei vantaggi posizionali.
Un bignami contro il Boca Juniors
Partiamo da lui: è un giocatore totalmente autosufficiente nella creazione e conversione di occasioni da goal. C’è in particolare un goal nel derby con il Boca Juniors che descrive esattamente il concetto. Riceve palla da Agustín Palavecino (altro giocatore che meriterebbe qualche parola), parte dal cerchio di centrocampo ed avanza col destro. Sterza all’altezza della trequarti, con finta di bacino su Jorman Campuzano verso sinistra ed ankle breaker sul lato opposto. La palla gli rimane troppo sotto al corpo per poter progredire e c’è un altro boquense in rimonta. Potrebbe andare per lo scarico su Palavecino ma decide diversamente. Si gira verso la porta, coordina nello spazio di una monetina il destro e calcia sotto la traversa.
Venti minuti più tardi, l’aggressività senza palla del River causa il 2-0. Agustín Rossi, pressato da Carrascal e a corto di compagni smarcati e raggiungibili, rinvia male verso Almendra. Enzo Pérez anticipa e dialoga con Santiago Simon, liberandolo sul fondo del campo. Alvarez, che aveva preso in consegna Carlos Izquierdoz lasciato libero da Carrascal, galleggia sulla linea difensiva ed attacca il cross basso di Simon. Anticipa infine col destro e trova una diagonale chirurgica sul secondo palo, con Izquierdoz che perde un passo di vantaggio, facendosi attirare dal pallone. Sono questi istinti da finalizzatore puro uniti a giocate da trequartista ad essere estremamente interessanti per i top club europei.
Anche il suo stile di dribbling, che rimane a metà strada tra l’elusivo – minimale di un Lionel Messi e quello più istrionico di … può essere traslabile senza grossi problemi in campo europeo. È un destro naturale ma ha anche un’ottima varietà di soluzioni con il piede debole quando deve concludere. Preferisce piazzare il pallone, soprattutto nell’1v1 con i portieri – o passarla al compagno smarcato quando possibile – ma non si tira indietro quando c’è da provare la botta da fuori. Su poco più di 3 tiri a partita, la metà vanno “on target” – 25° miglior valore per la Lega, ma con il quarto valore per i tiri totali, 61 – ed un’efficienza fuori dal normale, 57% dei suoi tiri in porta è gol (dati Fbref).
Le prospettive europee di Julian Alvarez
L’unico dubbio lecito da avere su Julian Alvarez è vedere come riuscirà ad adattare il suo calcio ai massimi livelli. Non è una transizione facile, soprattutto venendo da una cultura calcistica diversa ed un campionato con grossi gap tra l’élite e gli altri. In questo senso, attendere il prossimo Mondiale prima di trasferirsi nel Vecchio Continente avrebbe senso, anche se un accordo alla Lautaro Martínez (pago oggi, prelevo a Giugno), sembra la via più probabile. Ad oggi, con 20 milioni di euro come da clausola, è una scommessa che vale assolutamente il rischio. Le sue qualità suggeriscono un primo approdo qui in Italia o, forse ancora meglio in Spagna, dove possiede le caratteristiche per essere un mismatch fisico, oltre che tecnico. In ogni caso, il futuro è argilla nelle sue mani, vediamo come riuscirà a modellarlo.