Una settimana dopo la delusione Villarreal, l’Allianz si tingerà ancora una volta di bianconero per continuare a coltivare quel sogno chiamato Champions. Questa volta, però, a rendere omaggio ai colori juventini ci sarà la parte di società che meglio incarna il concetto di forza del gruppo: la Juventus Women.
La prima cosa da sapere su Juventus-Olympique Lyonnais è che si giocherà allo Stadium questa sera alle 18.45, la seconda è che provare a fare un pronostico analizzando aspetti tecnico-tattici nonché il diverso peso specifico tra le due rose, potrebbe fuorviarci. Il percorso europeo delle due squadre nella storia è imparagonabile per permanenza e titoli -ricordiamo che la Juventus Women esiste da soli quattro anni – dunque mettere sullo stesso piano due realtà così strutturalmente diverse sarebbe sbagliato in partenza.
D’altra parte, però, questo è il primo anno che le ragazze di Montemurro riescono nell’impresa di arrivare tra le prime otto d’Europa e guardare il percorso fin qui nel suo complesso potrebbe aiutarci nel trovare la giusta chiave di lettura in vista del big match.
Il nuovo format della Champions ha cambiato le cose
La nuova struttura della Champions League femminile ha permesso per la prima volta ad una squadra come le bianconere di potersi davvero sudare un posto tra i grandi e questa possibilità ha cambiato totalmente le carte in tavola. Mentre nelle precedenti edizioni i sorteggi rendevano la permanenza nella competizione un percorso ride or die a causa del carattere secco del format, quest’anno il fatto di potersela giocare step by step in un crescendo di difficoltà ha permesso un salto mentale da grande squadra.
Nella prima parte del torneo le bianconere hanno imposto con successo il loro gioco contro le macedoni del Kamenica Sasa, le austriache del St. Pölten e le albanesi del Vllaznia, trovando come unico avversario più o meno ostico in termini di resistenza proprio quest’ultimo. Nella fase successiva, invece, quella dove i giochi iniziavano a farsi più torbidi e complessi, è uscito, espresso nella massima potenzialità, il carattere di questo gruppo. In un girone dove le bianconere risultavano le sfavorite insieme alle svizzere del Servette, dove superare le esperte Chelsea e Wolsburg sembrava un appuntamento da rimandare, si è scritta la storia del club.
Il gol del pareggio al 90′ di Girelli contro il Wolsburg, i tre punti conquistati successivamente proprio in casa delle tedesche e lo stoico 0-0 contro il Chelsea che ha permesso il passaggio da seconde del girone, sono esempio di un crescendo di mentalità in pieno stile europeo. Dare la possibilità ad una squadra di confrontarsi con diverse realtà del panorama continentale in diverse misure, dal basso verso l’alto, è uno step decisamente importante. Combattere con un peso massimo senza passare per un peso minimo non può che avere come esito il ko al primo round, e per fortuna con il nuovo format si è posto rimedio a questo inghippo permettendo a squadre come la Juve di comprendere, anzitutto, il proprio valore.
Il periodo No è stato superato?
Nei tre mesi d’attesa tra la fine della fase a gironi e l’inizio dei quarti sono successe moltissime cose.
L’umore della squadra, nel periodo in cui si tentava l’impresa verso quarti in giro per l’Europa, era comprensibilmente altissimo. Le conseguenze di un momento così alto sono state il continuo dominio in campionato, l’avanzamento in Coppa Italia e la vittoria della terza Supercoppa: risultati incredibili conquistati da atlete bioniche impossibili da paragonare con altre nella Penisola. Tuttavia, il momento in cui la squadra si è trovata a fare i conti con le proprie debolezze terrene è arrivato gradualmente. Fatica nella finale di Supercoppa, un pareggio agguantato grazie ad una perla di Boattin contro l’Inter in Coppa Italia, altro pareggio con la Fiorentina in campionato e la sconfitta contro l’Empoli che azzera definitivamente il lungo record d’imbattibilità delle bianconere.
L’impressione avuta in seguito al flop contro le toscane è stata quella di un gruppo che in quel momento aveva bisogno di riprendere in mano animo e motivazione; dopo le ultime prestazioni sottotono, sancire una ripartenza dopo una sconfitta sembrava l’unico modo per mettere un punto ad un momento no. La risposta della squadra non è stata immediata, il match scudetto contro la Roma della settimana successiva ha lasciato più dubbi che conferme, ma ciò che serviva a Gama e compagne era assicurarsi la vittoria con il Napoli alla vigilia di un evento così importante come il match contro il Lione. Non sappiamo con precisione che momento a livello psicologico stia vivendo la squadra, se le ferite del dopo-Empoli si siano completamente rimarginate oppure no, sappiamo solo che avere una Juventus motivata e sicura dei propri mezzi al 120% è l’unico vero asso nella manica schierabile per tutti i 90 minuti.
D’altro canto, è grazie a questo spirito se oggi possiamo parlare di un match di così prestigioso.
Oltre lo spirito c’è di più: da Girelli a Bonfantini, le armi della Juventus Women.
Come si fa risultato contro le sette volte campionesse del titolo, le stesse che hanno perso solamente 2 delle 40 partite disputate in Champions League? Se lo spirito di fondo che dovrà guidare le bianconere è già stato preso in considerazione, proviamo ora a citare qualche nome e qualche situazione che potrebbero favorire le ragazze di Montemurro.
Il gioco che caratterizza questa squadra è fatto di ampio possesso volto a portare allo sfinimento la formazione avversaria, sfruttare gli spazi che si creano grazie al giro palla senza escludere la possibilità di giocarsi la carta tiro da fuori – tra Cernoia, Caruso, Rosucci e Boattin, questo è un colpo che alla Juve funzione molto bene. In aggiunta, non possiamo omettere il fatto che la Juve sui colpi di testa trovi in Cristiana Girelli la sua miglior interprete, un vero e proprio cecchino sulle palle alte in area di rigore.
Tuttavia, togliere il controllo del match alla Juventus significa mettere a dura prova la tenuta dell’intero ingranaggio, una situazione a cui abbiamo assistito nei match europei in diverse occasioni. Come ovviare, dunque, a questo problema? La prestazione stoica contro il Chelsea ha dimostrato quanto lo spirito di sacrificio di ciascuna atleta sia stato fondamentale per la tenuta dell’intero match, ma il Lione è una squadra che difficilmente perdonerà errori in fase di impostazione o palle perse sulla tre quarti campo. A questo fatto si aggiunge l’assenza di Cecilia Salvai in difesa che nonostante sia stata rimpiazzata a tempo debito dal rientro di Lisa Sembrant lascia uno strascico importante dal punto di vista dell’esperienza e del controllo in fase difensiva. Il lavoro in ripiegamento della linea a centrocampo sarà fondamentale per recuperare palla e tenere lontano dalla porta le attaccanti francesi: le abilità d’interdizione di Rosucci e Caruso giocheranno un ruolo primario.
Volgendo lo sguardo in fase offensiva, l’atleta che in queste ultime partite ha dimostrato di poter fare la differenza con e senza gol è sempre Cristiana Girelli, irrinunciabile in questo momento nella Starting XI grazie all’intelligenza con cui riesce a prendere il tempo sui difensori e infilare ottimi palloni per le compagne. Accanto a lei dal primo minuto potrebbero esserci Hurtig e Bonansea nonostante per entrambe non sia un periodo particolarmente brillante; mentre per Hurtig ci si potrebbe ragionare, per quanto riguarda Bonansea l’inamovibilità dall’unitici titolare deriva dal fatto che nel tridente è l’unica che tra le caratteristiche vanta una certa velocità negli inserimenti e palla al piede. Una possibile e degna sostituta potrebbe essere Agnese Bonfantini, che nonostante abbia brillato quasi sempre subentrando in Champions, nelle ultime partite di campionato è stata tenuta parecchio in panchina. Non è chiaro se la scelta tecnica verta attorno alla preferenza per Bonansea o per il fatto che la giovane 22 sia volutamente utilizzata nei panni della spaccapartita, in questo caso la risposta potrebbe risiedere nel fattore esperienza. Anche se, a volte, la spregiudicatezza e la voglia di esserci di una giovane possono regalare molte più soddisfazioni.
Difficile ma non impossibile
Nonostante il Lione sia di per sé una squadra molto forte con un’autorevolezza importante in campo internazionale, l’impresa, ancora una volta, non è del tutto impossibile. Le francesi stanno vivendo un momento, per così dire, di transizione, anche a causa dei diversi infortuni che vedono fuori dal campo attrici importanti ma al contempo adeguatamente sostituite. Per una squadra come il Lione, una squadra che non ha segnato solamente in una delle ultime 32 partite disputate in Champions League, segnare sarà non solo prioritario bensì naturale.
La Juventus dovrà essere in grado di reagire alla pressione fisica e psicologica imposta dalle avversarie, e in questo compito sarà di grande aiuto il pubblico di casa in una cornice come l’Allianz Stadium, un palco che per la rarità con la quale viene frequentato dalla formazione femminile, verrà rispettato e onorato nel pieno spirito della juventinità che queste atlete coltivano partita dopo partita.