Mattia Zaccagni è stato acquistato dalla Lazio nell’ultima ora dell’ultimo giorno del mercato estivo. Il suo nome è spuntato al termine di una giornata convulsa in cui la dirigenza biancoceleste ha mosso mari e monti pur di regalare Filip Kostic a Maurizio Sarri, non riuscendo però a vincere il braccio di ferro con l’Eintracht Francoforte. In quella che è sembrata un’operazione di ripiego, la Lazio ha quindi versato, tra parte fissa e bonus, 9 milioni nelle casse dell’Hellas Verona per assicurarsi le prestazioni del numero 10 scaligero.
Zaccagni è arrivato per infoltire un reparto che oltre ai titolari Felipe Anderson e Pedro contava i soli (e giovanissimi) Raul Moro e Luka Romero, candidandosi come valida alternativa dei primi due. Non avendo partecipato al ritiro estivo, l’inserimento dell’ex Verona è stato molto lento, tanto che per esordire dal primo minuto in campionato ha dovuto attendere il 20 novembre, quando in occasione di Lazio-Juventus Sarri ha scelto lui e Pedro ai lati di Felipe Anderson per sopperire all’assenza di Immobile.
In una Lazio ancora alla ricerca del giusto equilibrio per sopravvivere al terremoto tattico causato dal passaggio dalla difesa a 3 a quella a 4, Sarri ha cercato di limitare i danni affidandosi a quelli che erano i capisaldi della Lazio di Inzaghi. I risultati migliori ottenuti nella prima parte di stagione sono quelli arrivati nelle partite in cui i biancocelesti, come negli anni vissuti sotto l’egida del tecnico piacentino, sono riusciti a difendere con efficacia in un campo piccolo e attaccare in un campo grande sfruttando le connessioni tra i suoi giocatori migliori. Pensiamo, ad esempio, al derby, dove dopo essersi insinuata nelle crepe difensive dei giallorossi portandosi in vantaggio, la Lazio ha chiuso la partita con un’azione che trasudava inzaghismo da ogni movimento.
I problemi sorgevano quando l’attenzione difensiva, sempre ai massimi livelli durante i big match, calava e esponeva la Lazio a difetti strutturali spesso fatali. Da qui il tentativo di inserimento nell’undici titolare di Basic a discapito di Luis Alberto, nella vana speranza di fornire maggiore copertura ad un centrocampo alle cui spalle banchettavano gli avversari – esemplificative, in questo senso, le gare casalinghe contro Empoli e Udinese. In fase offensiva la squadra invece poggiava sulle indiscutibili doti realizzative di Immobile, sull’impetuoso avvio di stagione di Pedro, sul costante apporto di Milinkovic Savic e sugli strappi di Felipe Anderson: un pacchetto offensivo comunque sufficiente per non sprofondare. Gran parte del girone d’andata la Lazio lo ha vissuto navigando al buio, mantenendo la linea di galleggiamento grazie all’istinto di sopravvivenza dei suoi giocatori migliori.
L’imposizione di Zaccagni
Negli ultimi mesi però, i biancocelesti sembrano aver imboccato la strada giusta, e se difensivamente un organico non all’altezza della corsa per la Champions League continua a condizionare la crescita dell’intero sistema, offensivamente l’indottrinamento di Sarri inizia a sortire i primi effetti positivi. La causa è da ricercare nell’ingresso in pianta stabile nell’undici titolare di Zaccagni, che se stasera, come da previsioni, dovesse partire titolare, rientrerebbe per la nona volta di fila nella formazione iniziale scelta da Sarri.
La sua scalata nelle gerarchie è coincisa con un calo di prestazioni di Felipe Anderson e con il susseguirsi di noie muscolari occorse a Pedro, fino a quel momento punti fermi dell’attacco. In una squadra che ha dei leader tecnici riconosciuti, Zaccagni è entrato in punta di piedi, limitandosi, nelle prime apparizioni, a garantire ordine e controllo ad una manovra apparsa troppo caotica nei primi mesi. Con il passare delle settimane si è invece affermato come un tuttofare, ampliando il playbook offensivo della Lazio.
Zaccagni alterna ricezioni statiche in cui sfrutta il primo controllo per aprirsi il campo e dialogare con i compagni a movimenti senza palla fondamentali per allungare la squadra e allargare il raggio d’azione di Luis Alberto. Calcando le stesse zolle di un divoratore di palloni come lo spagnolo, Zaccagni non ha e non avrà mai un ampio volume di gioco (tocca 50 palloni e completa appena 31 passaggi ogni 90 minuti secondo i dati di fbref), ma questo non sembra essere un problema, in quanto, proprio per la capacità dell’ex Verona di plasmare il suo gioco in base al contesto, sin dalle prime apparizioni i due hanno sviluppato un’intesa quasi naturale. Nella conferenza stampa precedente al match di ritorno contro il Porto in cui Zaccagni non è sceso in campo causa squalifica, Luis Alberto si è così espresso sul compagno:
“Zaccagni è uno dei giocatori più forti con cui io abbia mai giocato”.
Aggiungendo che più i giocatori sono forti più è semplice adattarsi al loro gioco. Tre dei cinque gol realizzati da Zaccagni con la maglia della Lazio sono arrivati da assist di Luis Alberto, due dei quali con giocate che meritano di essere analizzate.
In questo gol realizzato contro il Genoa le copertine se le prende la scudisciata d’esterno con cui lo spagnolo crea un corridoio che Zaccagni percorre a tutta velocità per presentarsi dinanzi a Sirigu. Come si può notare, nel momento in cui pallone entra in possesso di Luis Alberto dopo la sponda di Felipe Anderson, Zaccagni abbozza un timido attacco alla profondità, forse non convinto che il compagno potesse inventare una traccia del genere. Il resto lo fa grazie allo scatto con cui brucia un terzino non poi così lento come Sabelli.
In questo gol invece, risalta la sensibilità nel leggere gli spazi di entrambi i giocatori, che scambiandosi due volte il pallone ribaltano il campo. Zaccagni riceve nella sua metà campo, converge verso il centro e serve Luis Alberto che nel frattempo ha sfruttato il raddoppio portato al compagno per lanciarsi in verticale. Lo spagnolo rallenta, dà la pausa e scruta uno scenario in cui l’opzione più percorribile sembra essere un’apertura a destra per Pedro che è totalmente isolato. Luis Alberto però continua ad esitare, si accorge che Zaccagni non ha interrotto la corsa e con un filtrante tagliente lo mette a tu per tu con Skorupski. Dopo pochi minuti Zaccagni metterà il punto esclamativo sulla vittoria concludendo una splendida azione corale attaccando il secondo palo.
Sarri ha sin da subito evidenziato le sue grandi potenzialità, ma forse neanche lui immaginava potesse diventare un insostituibile della sua squadra in così poco tempo. Oltre a sottolinearne l’utilità in fase offensiva, il tecnico toscano ne ha evidenziato il grande impegno difensivo, fondamentale per un squadra che aveva la tendenza a spaccarsi in due tronconi sin dalle prime fasi della partita. Seppur Felipe Anderson abbia picchi prestazionali (a dire il vero sempre meno frequenti) impareggiabili per quasi tutti i giocatori del nostro campionato, l’affidabilità, la pulizia tecnica e la sensibilità tattica di Zaccagni hanno un valore inestimabile per Sarri. Avere un porto sicuro a cui poter affidare il pallone con la certezza che saprà farne buon uso è fondamentale per una squadra alla ricerca di nuove connessioni.
Oltre ad essere un giocatore estremamente associativo, che ama creare triangoli con i compagni, Zaccagni è anche capace di mettersi in proprio. Abbiamo già parlato della pulizia nel primo controllo che gli permette di ricevere da fermo e liberarsi del marcatore, ma, pur non essendo particolarmente esplosivo, è anche capace di creare superiorità attraverso l’uno contro uno. Non ha numeri esorbitanti (completa 1,70 dribbling ogni 90 minuti), ma è un’abilità che aggiunge un’ulteriore dimensione al suo talento. Lo stile minimale dei suoi dribbling è inframmezzato da giocate ben più complesse e ricercate, come l’assist di esterno destro con cui a Firenze ha servito a Milinkovic-Savic l’assist dell’1 a 0. L’abilità nell’usare l’esterno, già messa in mostra l’anno scorso a Verona, lo rende ancora più imprevedibile quando riceve negli ultimi metri, creando un ulteriore interrogativo nei difensori che lo affrontano.
Tra futuro e Nazionale
A Zaccagni sembrava mancare un po’ di efficacia in zona gol. Con il Verona in 145 partite ha realizzato solo 15 gol, 5 dei quali nella prima metà della passata stagione prima di calare vistosamente nei mesi successivi. Nelle ultime settimane ha però mostrato di poter migliorare anche sotto quel punto di vista. Contro il Bologna è apparso come un fantasma alle spalle del terzino del Bologna in occasione del secondo gol, rievocando Callejon per precisione nei tempi d’inserimento sul secondo palo; contro il Porto ha attaccato il primo palo depositando in rete con eleganza su servizio del solito Luis Alberto.
Iniziando ad incrementare il bottino realizzativo, il suo nome potrebbe presto entrare nei discorsi relativi alla Nazionale, con cui non ha ancora esordito nonostante una convocazione ottenuta nel novembre del 2020. Nell’ultimo periodo Mancini è stato avvistato più volte sugli spalti dell’Olimpico, ed è molto probabile che Zaccagni abbia catturato la sua attenzione. L’affinità con le idee di Sarri, che combaciano con quelle di Mancini, potrebbe valere una corsia preferenziale all’ex Verona nelle scelte del CT e, in una Nazionale che deve pensare all’erede di Lorenzo Insigne, Zaccagni potrebbe tornare utile. Il ruolo di Insigne, per quantità di palloni toccati , è forse il più delicato dello scacchiere azzurro, ma in una Nazionale del futuro in cui le responsabilità offensive vengono ridistribuite democraticamente da destra a sinistra, Zaccagni potrebbe rivelarsi una risorsa fondamentale.