È il 1 luglio 2022, data di inizio ufficiale della nuova stagione calcistica: il Marsiglia è reduce da una stagione con Jorge Sampaoli in panchina chiusa al secondo posto, un risultato che ha permesso all’Olympique di tornare nella fase a gironi della Champions League. Gli anni che hanno preceduto questo risultato sono stati molto complicati per la formazione provenzale, con continui cambi al vertice societario ed una situazione economica tutt’altro che florida.
Proprio questa situazione economica complicata rende pressoché impossibile per il club accontentare le richieste del tecnico argentino in tempo per l’inizio della nuova stagione, per cui le strade si dividono in maniera abbastanza secca, riportando negli occhi dei tifosi marsigliesi quanto accaduto pochi anni prima con Marcelo Bielsa che aveva lasciato la squadra dopo la prima giornata di campionato.
Al posto dell’attuale allenatore del Siviglia arriva Igor Tudor, che poche settimane prima aveva scelto di non proseguire il suo rapporto con il Verona dopo i grandi risultati ottenuti, accettando la sfida di un ambiente particolarmente affezionato al suo predecessore ed una squadra ancora da costruire, viste le uscite di Saliba (di ritorno all’Arsenal) e soprattutto quella di Boubacar Kamara, andato via in scadenza per unirsi all’Aston Villa, a cui si è poi aggiunta la cessione di Milik alla Juventus.
Una sfida decisamente difficile per il tecnico croato che partiva con premesse a dir poco pessimistiche, ed invece siamo qui a raccontare di una squadra che questa sera affronta il Monaco in una partita che potrebbe catapultarla a soli due punti di distacco dal PSG. E lo fa dall’alto di una striscia di sei vittorie consecutive e di trame di gioco riconoscibili e moderne. Ma come si è arrivati a questo date le premesse negative di inizio stagione?
Come gioca il Marsiglia
Igor Tudor, come nella sua avventura a Verona, ha deciso di non entrare a gamba tesa nello spogliatoio dell’Olympique, per cui ha raccolto alcuni dettami del calcio di Sampaoli, portando alcune personalizzazioni per rendere più efficace la fase di finalizzazione e soprattutto la riaggressione del pallone una volta perso.
L’aspetto che accomuna il tecnico croato con il suo predecessore è la fluidità posizionale della squadra, presente in entrambe le versioni del Marsiglia; tuttavia, con Tudor questo aspetto si è estremizzato ed è visibile in tutte le fasi di gioco.
In fase di costruzione, l’influenza del pensiero di Coverciano dei 5 costruttori e dei 5 invasori è ben visibile ma con posizionamenti tutt’altro che rigidi (al contrario di quanto avveniva, per esempio, nel periodo da vice di Pirlo alla Juventus). La struttura che si nota in maniera più costante è quella in cui i due centrali difensivi laterali (o, se preferite, i braccetti) si aprono per permettere agli esterni di alzarsi e coprire l’ampiezza, mentre i due centrocampisti centrali si abbassano per giocare il pallone.
È proprio l’ampiezza il punto principale della strategia di gioco della squadra marsigliese: con l’allargamento dei difensori laterali e l’avanzamento dell’esterno l’obiettivo è quello di usare lo sviluppo laterale coadiuvato da altri due giocatori (generalmente i trequartisti ed i centrocampisti centrali) che ruotano a seconda della situazione di gioco; in questo modo si creano dei rombi che ricordano quelli della prima Atalanta di Gasperini e dalle cui combinazioni nascono le situazioni più pericolose. Ciò è reso possibile o mediante triangolazioni su quel lato per poi arrivare sul fondo, o sfruttando il collassamento dell’avversario sul lato, per poi ribaltare il gioco su quello opposto o usare il sovraccarico per recuperare il pallone appena perduto.
Grazie a questa strategia e questo modo di giocare i giocatori a disposizione di Tudor hanno trovato tanto agio esaltandone la rispettive qualità, non proprio una cosa scontata dopo che a settembre, andando a sfogliare la lista dei nomi giunti dal mercato, in tanti hanno storto il naso.
Il giocatore chiave del Marsiglia
Con l’addio di Boubacar Kamara l’Olympique non ha solo perso un giocatore dall’ottimo rendimento e dalla grande capacità di leggere il gioco, ma ha anche perso il suo capitano e l’esempio di un giocatore cresciuto nel settore giovanile, nato e cresciuto nella città provenzale.
Il mercato non ha trovato alcun sostituto per il giocatore oggi all’Aston Villa; tuttavia, il passaggio da Sampaoll a Tudor ha portato in dote una soluzione interna che si sta rivelando di altissimo livello: il riferimento è a Valentin Rongier, il nuovo capitano del Marsiglia che ha raccolto da Kamara non solo la fascia di capitano ma anche la centralità nel sistema creato dall’ex tecnico del Verona.
È sufficiente confrontare la heatmap (Fonte: Sofascore) relative alla scorsa stagione e confrontarla con quella di quest’anno per capire dove Sampaoli e Tudor hanno deciso di utilizzare il giocatore ex Nantes. Mentre lo scorso anno Rongier era parte del sistema di rotazioni posizionali dell’ex allenatore del Cile agendo defilato a destra, quest’anno è il principale costruttore della squadra ed è il giocatore a cui appoggiarsi quando è necessario scaricare il pallone per riciclare un possesso che non ha aperto la difesa avversaria.
Questo cambio di posizione ha comportato anche un modo diverso di Rongier nell’interpretare la fase di non possesso: la versione sotto la gestione Sampaoli era quella di un giocatore più aggressivo, anche per la posizione in campo ed anche per la strategia in non possesso dell’ex allenatore del Marsiglia, quanto falloso. Con Tudor la fase difensiva della squadra marsigliese è cambiata ed è aggressiva solo quando cerca di recuperare il pallone appena perso, mentre mantiene un approccio più conservativo quando l’avversario consolida il possesso.
Per questo motivo vediamo un Rongier che asseconda la fase di riconquista palla andando a sostenere la pressione correndo in avanti non appena il pallone viene perso; non appena la fase di possesso avversaria diventa stabile, invece, prende posizione davanti alla linea difensiva a protezione della zona rifinitura. Questo cambio di funzioni si riflette nel calo di numero di tackles effettuati (2 a partita contro i quasi 3 della scorsa stagione secondo i dati riportati su Whoscored) rispetto alla scorsa stagione e l’aumento degli intercetti (1,9 a partita rispetto ad 1,5 della scorsa stagione, sempre secondo i dati riportati da Whoscored).
Rongier mi dà tutto. È intelligente, ha le gambe e sa come regolare le sue corse. È sottovalutato dalla stampa e dai tifosi, ma è davvero un giocatore fantastico!”
La capacità di saper svolgere al meglio i propri compiti nelle due principali fasi di gioco rendono Rongier l’elemento attorno al quale ruota il sistema del Marsiglia di Tudor, ed il tecnico non ha nascosto la sua ammirazione per quanto offre in campo il suo capitano.
Tanti giocatori a caccia di riscatto
Andando ad analizzare la rosa dell’Olympique Marsiglia sono tanti i nomi che non rimandano a ricordi positivi per i tifosi di alcune squadre. In particolare i tifosi della Roma saranno sorpresi di vedere tutti insieme sotto la guida di Igor Tudor gente come Cengiz Under, Jordan Veretout e Pau Lopez, così come quelli dell’Arsenal di vedere Sead Kolasinac e Nuno Tavares.
Tutti giocatori, questi, accomunati dall’essere stati considerati presto esuberi dalle rispettive squadre e che a Marsiglia stanno trovando il modo per potersi esprimere al meglio. Il grande uso che fa la squadra marsigliese del gioco sulle fasce sta esaltando le qualità di Under, estremamente a suo agio quando può giocare pestando la linea laterale, raccogliere i cambi di gioco e scatenarsi in uno contro uno per poi armare il proprio sinistro. Stesso discorso sul lato opposto vale per Nuno Tavares e Kolasinac, che stanno trovando una nuova dimensione inserendosi in area di rigore tagliando le difese alle spalle, e andando a concludere ciò che viene sviluppato dal lato destro.
Tudor sotto questo aspetto sta completando il lavoro di Sampaoli iniziato lo scorso anno; questo sistema che lascia molta libertà ai cinque giocatori che ricoprono le fasce d’attacco di associarsi a loro piacimento scambiandosi posizioni e compiti, sembra costruito appositamente per assecondare giocatori meno portati a seguire degli spartiti rigidi come quelli presenti nella rosa dell’Olympique.
Oltre a giocatori con un recente passato molto negativo, questa strategia offensiva sta alzando il livello delle prestazioni di giocatori notoriamente anarchici come Payet ed il povero Amine Harit, che stava trovando il proprio spazio, prima di un brutto infortunio al crociato nella giornata precedente alla pausa per il Mondiale che gli è costato la partecipazione alla kermesse qatariota e, soprattutto, al grande Mondiale del Marocco di cui era un punto fermo.
Anche Alexis Sanchez sembra molto a proprio agio nei compiti di centravanti di raccordo, i suoi movimenti a venire incontro a supporto dello sviluppo della manovra riescono sempre a creare spazi che favoriscono gli inserimenti dei compagni. Anche con lui Tudor ha trovato il giusto compromesso per venire a patti con la sua minore propensione a correre all’indietro esonerandolo da compiti difensivi, una mossa che permette di preservare fisicamente il cileno e predisporlo a dare il miglior contributo possibile a livello offensivo.
Come si evince da questi esempi, quindi, il sistema Tudor sta dando cittadinanza calcistica a giocatori che sembravano essere triturati da un calcio iper-atletico e sottomesso ai principi del controllo. Marsiglia non è un contesto che ama la geometria, preferisce l’arte, il talento grezzo ed anche un pizzico di anarchia, e questa squadra sta restituendo alla sua città la propria identità.
Una squadra in simbiosi con la città
Facciamo calcio per i nostri tifosi. Il primo obiettivo è che i nostri tifosi riconoscano la nostra squadra con uno stile riconoscibile. Nel momento in cui abbiamo un’identità e abbiamo i nostri tifosi che giocano con noi sul campo, possiamo ottenere i risultati che i tifosi meritano.
Quando Pablo Longoria ha preso in mano il controllo del club nel gennaio 2021, il Marsiglia sembrava molto lontano dalla propria fan base. Per questo motivo il giovane presidente dell’Olympique ha voluto subito mettere in chiaro con questa frase che il suo obiettivo era quello di riscoprire la connessione tra la città e la squadra.
La scelta degli allenatori e dei giocatori in questo biennio sono andati esattamente in questa direzione: Longoria nella sua carriera è sempre stato molto bravo ad identificare profili giusti per le sue squadre, ha saputo trovare sul mercato le occasioni adatte a tenere in salvo i conti del club ed allo stesso tempo a permettere alla squadra di trovare la propria identità sul terreno di gioco.
È grazie a questo percorso che il Marsiglia oggi è addirittura in corsa per vincere la Ligue 1; tuttavia, sapendo che l’impresa resta proibitiva nonostante il divario dalla vetta sia stato ridotto sensibilmente in queste prime settimane del 2023, sta già avvenendo qualcosa di unico nella storia recente del club, ossia trovare una continuità in termini di risultati.
Nell’ultimo decennio ad ogni stagione positiva è sempre succeduta una stagione di segno totalmente opposto – basti pensare alle edizioni del Marsiglia targate Rudi Garcia prima e Andres Villas-Boas poi – dove la squadra dopo essersi fregiata del titolo platonico di “prima delle altre” alle spalle del PSG viveva stagioni da metà classifica, senza contare i metaforici cucchiai di legno raccolti nei gironi di Champions.
Quest’anno l’aria sembra cambiata: l’Olympique è nuovamente in corsa per confermarsi tra le prime tre della Ligue 1 ed anche il girone di Champions è stato molto positivo se comparato alle esperienze precedenti, con Payet e compagni che per lunghi tratti hanno cullato l’idea di eliminare il Tottenham dalla massima competizione europea e giocarsi le chance di qualificazione fino all’ultimo secondo della fase a gironi.
Questa sera al Velodrome arriva un Monaco anch’esso in ascesa dopo un avvio complicato di stagione e con una squadra altrettanto carica di talento, potrebbe essere un passaggio che potrà ulteriormente alimentare i sogni di gloria di una squadra partita con tanti interrogativi.