A 29 anni appena compiuti, Luis Ezequiel Ávila, in arte il Chimy, attaccante argentino dell’Osasuna, sembra aver ritrovato lo smalto che un paio di anni fa lo aveva reso uno degli attaccanti sorpresa della Liga, cercato e corteggiato da Barcellona e Atletico Madrid. Lui che, dopo una vita di stenti e la sensazione che il sogno del calcio fosse ormai sfuggito, ha saputo ritrovarsi in Spagna quando la madrepatria lo aveva dimenticato. Superando le difficoltà economiche prima e quelle fisiche dopo due gravi infortunio tra 2020 e 2021 che rischiavano di frenare, bruscamente e prematuramente, lo slancio finale verso la gloria.
Il muratore in bicicletta
La vita ad Empalme Graneros, sobborgo settentrionale della città di Rosario, rappresenta una delle realtà più difficili della regione santafesina. Ezequiel nasce e cresce qui, dove acquisisce il soprannome di Chimy, nomignolo affettuoso che suo padre decide di dargli a causa della sua iperattività. Chimy altro non è che il diminutivo di Chimichurri, la famosa salsa argentina a base di prezzemolo, origano, aglio e peperoncino che funge da condimento per la carne durante gli asados. Come ammesso dallo stesso Ávila, in quelle zone la strada più semplice è spesso quella della delinquenza: pur facendoci i conti ogni giorno, il Chimy resta fuori da tanti problemi iniziando la carriera calcistica nel Gimnasia y Tiro Federal. Nonostante un percorso piuttosto lineare, i problemi con il club a causa di un presunto furto, e quelli di salute dopo la nascita della primogenita Elunay, lo portano pian piano ad allontanarsi da quel mondo per assicurarsi un futuro: Ezequiel diventa muratore ed è costretto a spostarsi in bicicletta per ben 30 chilometri con qualsiasi stagione e condizione meteorologica, così da poter lasciare alla moglie l’abbonamento del bus che gli permettesse di lavorare e portare a casa due stipendi.
Un giorno guardavo una partita e all’improvviso mi resi conto che tanti ex compagni di squadra erano diventati professionisti. Scoppiai a piangere e mia moglie mi chiese il perché. Le risposi: “come ho lasciato sfuggire l’opportunità di essere calciatore!”
Dall’esperienza negativa e le difficoltà delle sue giornate, il Chimy farà esperienza per non errare in futuro e manterrà un buon ricordo dell’associazione calciatori che decise di continuare ad aiutarlo economicamente per la malattia di sua figlia. Il calcio però diventava cosa sempre meno importante e gli anni di stop iniziavano ad aumentare:
“La vita era così difficile che stavo per scegliere l’opzione A, la delinquenza”
dichiarerà Ávila in un’intervista per AS.
Le cose migliorano, motivato dai suoi agenti, Ezequiel continua ad allenarsi e mentre sua figlia guarisce anche lui può guarire il suo male trovando squadra con la primavera del San Lorenzo. Nonostante le difficoltà di adattamento al ritorno da professionista, il Chimy ha una rapida scalata con il Ciclon e arriva in prima squadra dopo qualche tempo, promosso dal secondo del Paton Edgardo Bauza, José Di Leo, convinto che il ragazzo avesse potenziale. Da seconda punta o esterno, le presenze sono però risicate e per lo più da subentrato, aspetto che non rendono il passaggio del Chimy indimenticabile dalle parti di Boedo.
L’esilio diventato riscatto
Le spiagge valenciane, il calore andaluso, il glamour catalano o perché no il fascino della capitale Madrid: sono queste le mete predilette dai calciatori argentini in cerca di riscatto europeo e di un paese in cui la lingua favorisca il normale processo di adattamento. Il Chimy finisce invece in Aragona, nella fredda e continentale Huesca, famosa per la battaglia consumatasi nel 1937 tra l’esercito repubblicano e le forze ribelli nazionaliste. Lo strano connubio Huesca – Buenos Aires ha un nome e cognome: Leo Franco, ex portiere ritiratosi qui dopo aver militato proprio nel San Lorenzo ed aver condiviso lo spogliatoio con il Chimy. Diventato direttore sportivo, Franco stabilisce degli ottimi rapporti tra le due società decidendo così di tentare il colpo Ávila con un prestito biennale nel 2017.
Oltre ad ambientarsi perfettamente, il Chimy in Spagna si mostra quasi immediatamente come un nove puro, un attaccante alla Agüero capace di difendere la palla con un baricentro basso e con tanta potenza nelle gambe nonostante la statura contenuta, ed un profilo dotato di quella fame sotto porta diventata ormai merce rara. Il tutto unito ad un’ottima tecnica di base che gli permette, in alcuni frangenti delle azioni, di dar vita a giocate per palati fini. Dopo la promozione in Liga ed un campionato di prima divisione sorprendente nonostante la retrocessione del Huesca, il Chimy non ha solo moltiplicato il suo valore ma è diventato un profilo ambito per il campionato spagnolo.
Braulio Vazquez, direttore sportivo dell’Osasuna, in Navarra ha un soprannome: il Monchi di Pamplona. E con un buon fiuto degli affari, terminato il prestito biennale del rosarino al Huesca, paga al San Lorenzo i 2.7 milioni di cartellino per firmarlo immediatamente. Al Sadar la fiamma si accende subito: a suon di gol, la neopromossa Osasuna stupisce grazie anche all’estro dell’argentino, diventato ormai bomber di razza e uomo copertina in soli sei mesi. Tiri da fuori (come il primo gol in rossoblù al Leganés), finte e dribbling in fazzoletti di terreno, conclusioni decise a tu per tu con i portieri e numeri da giocoliere per poi andare al gol lo portano ad essere l’attaccante più chiacchierato del mercato invernale 2020.
Il doppio crociato e la terza vita del Chimy
Quando il Barcellona è alla disperata ricerca di un attaccante e le discussioni con l’entourage di Ávila sembrano destinate a partire, il 25 gennaio 2020 succede l’imponderabile: nella sfida contro il Levante il Chimy si rompe il crociato e il menisco della gamba sinistra a causa di un atterraggio sbagliato su tentativo di pressing. Da quel momento in poi per il rosarino inizierà un calvario lungo 400 giorni che lo porterà ad un altro infortunio al crociato della gamba destra. Uscito dai radar e lentamente in fase di recupero, i primi periodi servono al ragazzo più che altro per ritrovare la sicurezza di un tempo: per uno come lui, sempre affamato in pressing e mai domo su qualsiasi pallone, l’integrità fisica è concetto primordiale per tornare a far vedere il Chimy di un tempo. Anche per quello, il suo ritorno dello scorso anno passa quasi in sordina nonostante le 7 realizzazioni.
Quest’anno però salgono in cattedra la bravura di Jagoba Arrasate e della società Osasuna. Oltre ad aspettare il ragazzo, come lui stesso ammetterà pubblicamente, l’allenatore riesce a trovargli una posizione nuova in una squadra mutata nei crismi di gioco, ma pur sempre aggressiva e diretta nelle ripartenze. Data la volontà di giocare con un centravanti puro e spesso di statura come Ante Budimir o Kike Garcia, Ávila è tornato ad essere un esterno destro sia nel 4-1-4-1 che nel 4-3-3: un giocatore bravo nei tagli verso l’area e sempre intelligente nel modo di smarcarsi e trovare i compagni, non solo nel corto ma anche in campo largo, con cambi di fronte interessanti ed innovativi nel suo modo di giocare.
Che il riadattamento sia funzionale alla squadra e non rappresenti il cambiamento del giocatore dettato dagli infortuni lo dimostra il gol contro l’Elche dello scorso gennaio, un’incornata di testa (per molti la migliore in Liga fino ad ora) giunta proprio su azione masterclass dei navarri. Cross dalla sinistra, punta centrale ad occupare lo spazio sul primo palo, esterno destro bravo a entrare in area sfruttando il cross teso del compagno per svettare a piedi uniti con un’esplosività e uno stacco che vanno a compensare i soli, si fa per dire, 172 centimetri dell’attaccante rosarino, per poi marcare con un preciso colpo di testa a incrociare. Il frutto di una maturazione non solo personale ma anche calcistica, dovuta un po’ dall’esperienza di questi ormai 4 anni in Liga e un po’ dagli eventi, anche sfortunati, che il Chimy ha accolto con la serenità di chi ha combattuto battaglie peggiori.
Che sia tornato quello di un tempo è un dato di fatto. Su Transfermarkt il suo valore attuale è di 10 milioni, solo 5 sotto rispetto al fatidico dicembre 2019 in cui qualsiasi porta sembrava aprirsi all’ex San Lorenzo, che comunque il suo sogno l’ha già realizzato: quello di diventare un calciatore professionista nonostante un passato complicato alle spalle.