Anno del signore 2004. Zuckerberg fondava Facebook, Nokia dominava il mercato dei cellulari, Il signore degli anelli-il ritorno del re vinceva 11 statuette agli oscar eguagliando il record di Titanic. L’Unione Europea allargava il suo scacchiere con dieci nuove pedine e Bush iniziava il suo secondo mandato alla presidenza degli USA come paladino della guerra a Saddam Hussein. Il mondo dello sport piangeva la tutt’ora enigmatica e oscura morte di Marco Pantani. Nel frattempo vedeva Rossi e Schumacher dominare rispettivamente in MotoGp e Formula1, il Porto di Mourinho vincere la Champions League e la Grecia, guidata da Zagorakis conquistare incredibilmente gli Europei di calcio. Il mondo era solo all’inizio di quella serie di cambiamenti che nel giro di pochi anni avrebbero per sempre cambiato il nostro modo di intendere, e vivere la vita. In tutto ciò, il Leeds United retrocedeva piuttosto anonimamente in Championship, cadendo in un baratro profondo 16 anni.
Tornare alla luce
Questo sabato ha segnato la ripartenza di quasi tutto il calcio europeo, tra cui l’atteso ritorno della Premier League. Ai blocchi di partenza della nuova stagione un ritorno significativo, quello del Leeds United. Un nome che mancava da troppo tempo all’elenco delle presenze nel registro del massimo campionato inglese. Un ritorno che ha finalmente posto fine ad un astinenza dal calcio che conta che durava ormai da sedici anni.
Sedici anni in cui i tifosi del Leeds ne hanno viste di tutte i colori, o quasi, dovendo fare i conti tra gli atri anche con la piuttosto controversa e a noi nota figura di Massimo Cellino. Un oblio che ha visto il Leeds retrocedere per la prima volta fino alla League One, e da cui la società non sembrasse più riuscire ad uscire.
Tra le prime a scendere in campo nel primo turno di campionato c’è stata proprio la squadra del Loco Bielsa. Un ritorno in grande stile, nonostante la squadra sia uscita sconfitta per 4-3 da Anfield contro i campioni in carica del Liverpool. Una partita che aveva un sapore speciale, attesa da anni e che aldilà del risultato avrà fatto sicuramente divertire, ma soprattutto ben sperare i tifosi dei Whites.
Bielsa, il vero artefice di questa rinascita dei Peacocks. Un personaggio eccentrico e dalla personalità enigmatica. Non a caso soprannominato Loco, famoso per le sue tendenze maniacali, per la sua scrupolosa attenzione ad ogni minimo dettaglio. Ma anche per una serie di comportamenti che spesso hanno rasentato l’assurdo, chiedere a Lotito e Tare per conferma. Aldilà di tutto ciò il tecnico argentino rappresenta anche una figura affascinante e romantica, soprattutto per la sua incomprensibilità. Un tecnico da sempre apprezzato da tutto il mondo calcistico, soprattutto per il suo modo di interpretare il calcio.
Uno che a Leeds paradossalmente pare aver trovato un po’ la sua dimensione. Una città che per tanti versi sembrerebbe l’opposto di ciò che rappresenta il nativo di Rosario. Una città piatta. Tranquilla. Poco appariscente. Ma una città, che dalle parti di Elland Road, uno degli stadi più rumorosi e intimidatori d’Inghilterra, cambia completamente volto, rivelandosi come una delle piazze più calde dell’intero panorama calcistico inglese. A Leeds, grazie soprattutto al tanto agognato ritorno in Premier Bielsa è diventato un vero e proprio idolo. Vedere per credere.
“Revie” Team
Ogni appassionato di calcio che si rispetti se non ha letto, ha quantomeno visto il film tratto dall’opera di David Peace, “Il maledetto United”. Grandi meriti al film per aver reso il Leeds una sorta di squadra cult, facendola conoscere ai più e immettendola all’interno della cultura di massa. Film che però da un altro punto di vista regala una sorta di visione negativa della squadra, rappresentata un po’ come l’antagonista del film, il cattivo che vuole intralciare il cammino dell’eroe Brian Clough.
Quella di cui si racconta nel film è sicuramente la versione più forte e più vincente della storia del Leeds, una formazione che però nella pellicola è inquadrata ormai alla fine di un ciclo,di un percorso iniziato circa quindici anni prima, nel 1961. Nel marzo di quell’anno la società affidò le chiavi della squadra ad un certo Don Revie. Neanche il più ottimista dei dirigenti avrebbe potuto immaginare cosa sarebbe successo dopo.
Fino a quel momento la storia del Leeds United era stata piuttosto anonima. Un continuo saliscendi tra la First Division e la Second Division, senza mai riuscire a lasciare il segno. Le cose prendono decisamente una direzione diversa con l’arrivo di Revie. Il nuovo tecnico fa abbastanza fatica nelle prime due stagioni, ma alla terza riesce ad ottenere la promozione in First Division.
Nei primi anni si susseguono una serie di ottimi piazzamenti, manca la vittoria di titoli, che però non tardano ad arrivare. Coppa delle fiere e League Cup nella stagione 67/68. Campioni d’Inghilterra nella stagione successiva, per poi ripetersi anche nel 73/74. Il mondo del calcio inglese e non solo inizia a conoscere il Leeds United, ma non sembra proprio apprezzarne le gesta. La squadra viene criticata per il suo modo di interpretare le partite, dove sembra puntare quasi unicamente sull’aspetto fisico anziché sul gioco, e giocando spesso in maniera troppo dura anche per gli standard del calcio inglese.
Un modo di giocare che trovava il suo interprete fedele in quello ch’era il capitano, nonché secondo in campo di Don Revie, tale Billy Bremmer. Un giocatore piccolo ma fastidioso, dotato di una buona dose di quelli che si suole chiamare attributi. Uno che faceva sentire la propria voce e i propri tacchetti più forte di chiunque altro e che, a discapito di quanto si possa immaginare, aveva anche due piedi piuttosto delicati nel gestire il pallone. Ma che soprattutto rappresentava un faro per tutti i suoi compagni.
Revie e Bremmer, le due colonne portanti di quel Leeds a cavallo tra gli anni 60′ e la metà dei 70′, hanno scritto buona parte delle pagine vincenti del club, entrando di diritto nella leggenda. Due di cui si riesce ancora oggi a sentire la presenza dalle parti di Elland Road. Due statue dedicate a loro si trovano a pochi metri di distanza appena fuori lo stadio. Quasi alla stessa distanza che separava la panchina di Revie dalla zona occupata in mediana da Bremmer.
Bruciare senza spegnersi mai
Revie dirà addio al termine della stagione 73/74 per sedersi sulla panchina dell’Inghilterra. La squadra invece, sempre capitanata da Bremmer, raggiungerà il punto più alto della parabola l’anno dopo, arrivando fino alla finale di Champions League persa poi contro il Bayern Monaco. Da lì in poi saranno oltre 15 anni di poche luci e tante ombre. Periodo in cui la fiamma del Leeds smise di bruciare intensamente, ma senza spegnersi, per poi tornare a brillare ad inizio anni 90′.
Dopo otto stagioni in Second Division i whites fanno finalmente ritorno in First Division nella stagione 90/91. Sarà l’inizio del secondo momento d’oro della storia del Leeds. Dopo un quarto posto alla prima annata, al secondo anno dal ritorno nella massima serie il Leeds riesce subito vincere il terzo titolo di campioni d’Inghilterra della propria storia. Purtroppo sarà anche l’unico titolo di questo nuovo corso, insieme al Charity Shield della stagione successiva. A far la differenza saranno il gran numero di talenti che passeranno dalle parti di Ellan Road, ma soprattutto le frequenti partecipazioni alle coppe europee che daranno una nuova immagine del Leeds a livello continentale, ormai consolidando quella posizione tra le squadre storiche e più importanti del campionato inglese.
Saranno anni in cui i tifosi vedranno con la propria maglia campioni del calibro di Cantona, Chapman, Kewell, Harte, Yeboah, Viduka e Rio Ferdinand. Giusto per citarne qualcuno. Ma ancor di più sarà un momento in cui il Leeds sembrasse aver messo finalmente le basi solide per rimanere stabilmente nella massima serie. Certo, qualche tonfo preoccupante non mancò. Ma niente che non fosse in linea con la storia altalenante del club. Niente che lasciasse presagire quei sedici anni di purgatorio che l’ambiente Leeds avrebbe dovuto passare, e che fortunatamente per il momento sembrano essere solo un brutto ricordo.
Un occhio al presente
La formazione di Bielsa, soprattutto dopo i colpi messi a segno in queste prime fasi di mercato(Rodygo e Koch su tutti), sembra senza dubbio la più attrezzata tra le neopromosse per ambire alla permanenza in Premier. I nuovi arrivi hanno aggiunto qualità ad una squadra già piuttosto centrata e che soprattutto segue una sua filosofia di gioco ormai collaudata da più di due anni.
Il passaggio da una serie all’altra è tuttavia sempre pieno d’incognite, e investire sul mercato spesso non è sufficiente. Cosa di qui si è potuta avere prova evidente nel corso degli ultimi campionati. A far la differenza con le eventuali concorrenti per la salvezza dovrà essere il vero top player della squadra, l’allenatore. Il tecnico argentino è sicuramente tra le menti più brillanti del calcio odierno, ma predilige un gioco offensivo e di dominio tecnico-tattico che in alcune partite avrà difficoltà ad applicare.
La prima partita di campionato ha già dato diversi spunti interessanti. Il Leeds ha giocato, complice anche un Liverpool un po’ morbido, una grande partita. Una partita d’attacco in qui per diversi tratti è riuscito a tenere in mano anche il pallino del gioco, dimostrandosi spesso pericolo dalle parti di Alisson. Ma la partita ha anche messo in evidenza anche diversi difetti della squadra di Bielsa. Aldilà della difesa piuttosto barcollante e poco sicura nel gestire i momenti di difficoltà, quello che davvero ha preoccupato è il modo in cui la squadra del Loco finisse più volte con lo sfilacciarsi tra i reparti, quasi spezzandosi. Creando così quei varchi che un Liverpool in palla avrebbe sicuramente sfruttato meglio per colpire, e che potrebbero risultare letali contro la maggior parte delle squadre del campionato inglese.
Di sicuro c’è che la squadra di Bielsa è una formazione che ha voglia di giocare, di proporre un calcio propositivo e offensivo. Un calcio che regalerà sicuramente tante altre partite divertenti come quella di sabato. Sarà da vedere quanto questa filosofia riuscirà a portare in alto i peacocks. In attesa di scoprirlo siamo felici di dare il bentornato a tutto l’ambiente Leeds. Una piazza che merita sicuramente di più di quanto visto negli ultimi sedici anni.