“Il tempo stringe per Leroy Sane per realizzare il suo potenziale al Bayern” intitolava un articolo firmato da Raphael Honigstein su The Athletic nel corso della prima pausa nazionale di questa stagione (quindi agli inizi di settembre). Quell’articolo era susseguente ad un Bayern-Colonia della seconda giornata di questa Bundesliga, forse il punto più basso dell’esperienza del talento della Vestfalia in Baviera, sostituito dopo 45 minuti in cui era apparso impalpabile sul campo e venendo beccato dai suoi stessi tifosi.
Quella potrebbe essere stata la svolta dell’esperienza al Bayern Monaco dell’ex giocatore del Manchester City: sarà infatti l’ultima partita in cui verrà schierato a destra, posizione in cui è stato messo da Flick appena arrivato dall’Inghilterra, e dove non ha mai mostrato di essere a proprio agio.
Oggi Leroy Sané è uno degli elementi che rendono la formazione bavarese quella macchina da goal e produzione offensiva che tutti conosciamo, e raramente esiste un’azione offensiva della squadra di Nagelsmann che non passi dal suo piede sinistro.
Quanto stiamo vedendo in questa stagione rappresenta un nuovo capitolo dell’evoluzione calcistica di un giocatore che è agli onori delle cronache da talmente tanti anni da farci pensare che si tratti di un giocatore “esperto”. Siamo invece di fronte ad un ragazzo di 25 anni che potrebbe non aver ancora raggiunto l’apice della propria carriera visto che in ogni capitolo di questa storia si scorgono diversi angoli del suo immenso potenziale.
Il talento di Leroy Sanè si coltiva a Gelsenkirchen
Oggi la Bundesliga è un campionato molto spettacolare e ricco di spunti tattici, su queste pagine abbiamo già trattato un modello di sviluppo parecchio interessante come quello del Borussia Dortmund; a trenta minuti di macchina dal Westfalen Stadium si trova Gelsenkirchen, un’altra città che ha fatto dell’industria mineraria e della passione calcistica un tratto distintivo.
Mentre a Dortmund il modello è basato sull’acquisizione dei talenti più interessanti in giro per il mondo e sul loro inserimento in un sistema di gioco di volta in volta in grado di generare una certa identità, a Gelsenkirchen l’identità è data dall’appartenenza alla città stessa. Lo Schalke 04 è un elemento integrante ed identificante della città, ed uno degli elementi di massimo orgoglio è stato sempre quello di avere in squadra giocatori nati e cresciuti calcisticamente ai margini delle proprie miniere di carbone.
Leroy Sanè nasce ad Essen, a pochi chilometri da Gelsenkirchen, muove i primi passi da calciatore nella vicina Wattenscheid, passa da Leverkusen per poi completare la propria maturazione calcistica nel settore giovanile dello Schalke, un’entità in grado di fabbricare una quantità di talento fuori dal comune.
Se volessimo proporre quel gioco fatto da diverse riviste che si occupano di calcio giovanile o di calcio mercato in cui si cerca di creare un undici con i giocatori cresciuti in un club e che poi sono andati via, la formazione ideale dello Schalke 04 sarebbe tranquillamente una contender per la vittoria della Champions League, con Neuer in porta, Matip e Kehrer in difesa ed un centrocampo da sogno composto da Goretzka, Gundogan, Ozil e Draxler, ed ovviamente il giocatore al centro della nostra storia.
Purtroppo, per i tifosi dei Die Knappen, tutta quella capacità di produrre tanto talento non è stata seguita da altrettanta competenza nella gestione della prima squadra da parte del club. Così dopo aver perso con grande facilità tutto questo talento senza neanche riuscire a ricavarne il giusto a livello monetario, oggi lo Schalke si trova ad affrontare la 2.Bundesliga in compagnia di altre nobili decadute come Amburgo e Werder Brema.
L’attuale numero 19 della nazionale tedesca rappresenta un’eccezione a questa diaspora non controllata. La stagione 2015/2016 è quella della sua esplosione: nel 4-2-3-1 viene schierato esterno offensivo a destra ma con compiti non prestabiliti, gli viene lasciata la libertà di esprimere al meglio il suo talento e, soprattutto, di scatenare la sua conduzione palla al piede e la sua velocità. Chiude la stagione con 8 goal e 6 assist, questo permette allo Schalke di lanciare un’asta per lui, la vince il Manchester City che sborsa 52 milioni di euro accontentando una delle prime richieste di Guardiola da allenatore dei Citizens.
Quella cessione, seppur la più munifica della propria storia, non permetterà allo Schalke di risolvere le proprie difficoltà: con questo trasferimento inizia una storia di successi per il giocatore ma ne inizia una di declino per il club di Gelsenkirchen, che ora dovrà cercare di risalire sperando di tornare a produrre la stessa qualità di talenti dello scorso decennio.
Leroy Sané allarga il gioco di Guardiola
Le prestazioni con la maglia dello Schalke 04 non passano inosservate agli occhi dei principali allenatori europei, ma chi ha un piano specifico per sfruttare i suoi strappi in profondità e le sue qualità in dribbling è Pep Guardiola, che lo sceglie per replicare a Manchester il sistema brevettato nel suo triennio a Monaco di Baviera.
Quel sistema è oggi conosciuto come il 3-2-5, o ancor meglio il sistema del falso terzino. Mentre a Barcellona l’ampiezza nel suo sistema era data dai terzini Dani Alves e Jordi Alba, in Germania l’abbondanza di esterni offensivi a propria disposizione lo ha convinto ad usare essi come arma per aprire gli schieramenti avversari, mentre ai terzini veniva chiesto di accentrarsi a protezione della linea difensiva ed agire da costruttori della manovra.
Una volta giunto in Premier, Pep vede in Leroy Sané e Raheem Sterling i giocatori da utilizzare per far saltare le difese avversarie con le loro capacità di superare l’avversario in dribbling o in velocità e, grazie agli interscambi con gente come David Silva, De Bruyne e Bernardo Silva costruiscono un sistema che si rivela indifendibile per chiunque in Premier, dando il via alla terza epopea del tecnico catalano dopo quella blaugrana e bavarese.
Il tedesco sa come usare la propria velocità, e le azioni che vedono protagonisti lui e Sterling sembrano costruite come in una catena di montaggio, con un’accelerazione individuale che apre la difesa, un taglio alle spalle di essa e poi un cross basso al centro o sul secondo palo da spingere solamente in rete. Una sequenza copiata e incollata che porterà l’attaccante (nel senso di giocatore d’attacco) tedesco a chiudere le due stagioni trionfali del City in doppia cifra sia a livello di goal che di assist.
Tuttavia, ad un certo punto, la necessità di Guardiola di dover rimescolare le carte per inserire Mahrez nel suo scacchiere ha fatto perdere progressivamente centralità all’attuale numero 10 del Bayern che ha iniziato a nicchiare di fronte alle offerte di rinnovo, preoccupato per il suo destino futuro nel club di Manchester. Questo evento, unito all’infortunio al crociato subito nel 2019 ha accelerato il processo di fuoriuscita dai Citizens per abbracciare l’idea del ritorno in patria al Bayern Monaco.
Questa situazione ha acceso una spia sulla console degli elementi di debolezza. Sané da l’impressione di essere un giocatore che vuole essere protagonista e che non accetta situazioni poco chiare in merito al suo ruolo in squadra, questo sarà un problema nel suo primo anno a Monaco e potrebbe rappresentare il vero limite di carriera di un giocatore destinato a diventare tra i migliori dieci giocatori al mondo.
L’incompatibilità tra Leroy Sané ed il calcio di Flick
Dopo essere stato praticamente fermo per una stagione, per Sané il ritorno in madrepatria avviene aggregandosi ad una squadra che nella stagione precedente – o, ancor meglio, nelle settimane precedenti visto il prolungamento della stagione post-pandemia – aveva vinto tutto sommergendo di reti gli avversari grazie ad una proposta di gioco verticale ed iperaggressiva, decisamente diversa dalla strategia manipolatoria sull’avversario del City di Guardiola.
L’inserimento in questo contesto è stato particolarmente complicato, in primis perché l’attuale numero 10 del Bayern non era nella lista dei desiderata di Hans Flick, secondariamente perché in quel contesto il suo modo di giocare visto a Manchester non era replicabile in alcun modo.
Il combinato disposto di questi due elementi ha portato Flick ad assegnargli un posto largo a destra nel 4-2-3-1 del Bayern, ma senza quella libertà di movimento di cui disponeva ai tempi dello Schalke. In Baviera, complice la faida tra Flick e Salihamidzic, il neo-acquisto della squadra bavarese entra a far parte di un mondo dove i palloni più importanti non passano da lui, al massimo transitano, come fa un Freccia Rossa in una stazione che non fa fermata.
Uno degli aspetti in cui è maggiormente a disagio è quello di non poter sprigionare al meglio la sua velocità in conduzione ed il suo dribbling. Nella struttura di gioco voluta dall’attuale allenatore della nazionale tedesca, il talento di Essen è il più delle volte costretto a raccogliere il pallone con una posizione del corpo “chiusa”, ossia una posizione che non permette di condurre il pallone nella direzione che si desidera ma in una direzione obbligata, dovendo tornare indietro e scaricare la palla ad un compagno più vicino, oppure perdendo la palla nel tentativo disperato di riuscire ad entrare nel campo con una giocata individuale.
Il problema principale è che in un contesto di questo genere Sané tocca il pallone senza poter vedere la porta, una situazione che lo porta ad eclissarsi dalla partita, creando un circolo vizioso che ne peggiora il rapporto con l’allenatore e la squadra in una situazione simile a quella vista nel 2018 con la maglia della nazionale tedesca, dove Low arriverà alla scelta di escluderlo dai convocati per il fallimentare mondiale di Russia.
I meriti di Julian Nagelsmann
“A destra è spesso in una situazione in cui vuole la palla al piede (sinistro), e poi è con le spalle alla porta. Non è la sua più grande abilità. A sinistra, c’è più profondità nel suo gioco. [Il campo] È davanti a lui.”
Julian Nagelsmann è indubbiamente uno degli allenatori più brillanti del pianeta, i risultati e le prestazioni ottenute tra Hoffenheim e Lipsia hanno acceso i riflettori sulle sue capacità di trovare sempre il modo giusto per avere uno stile di gioco che permetta alla squadra di avere il controllo delle operazioni ed allo stesso tempo, da vero maieuta contemporaneo, esaltare le qualità dei propri uomini. Con la frase sopra menzionata, il nuovo tecnico del Bayern mostra di aver centrato la questione su come debba giocare il suo numero dieci.
Sono bastate poche partite ed un monitoraggio del giocatore particolarmente approfondito sul campo d’allenamento per permettere al tecnico di capire che Leroy Sané poteva essere la sua arma per portare il Bayern Monaco su un livello superiore rispetto a quello già completamente dominante delle due stagioni precedenti. E così è stato.
L’architettura tattica messa in piedi dall’’ex tecnico del Lipsia non ha abbandonato la strategia voluta da Flick di stritolare l’avversario nella metà campo avversaria, ma ha deciso di integrarla con una fase di possesso basata sui principi del gioco di posizione e della fluidità dello schieramento in campo: il 4-2-3-1 si trasforma in una specie di 3-1-4-2 dove le ampiezze sono date a destra da Gnabry (o Coman) ed a sinistra da Alphonso Davies (o, ancora una volta, Coman), mentre a Sané è data libertà di avere degli interscambi con Goretzka e Thomas Muller alla ricerca di spazi alle spalle delle linee avversarie.
Pur inserendolo in una posizione di campo a cui non è abituato, Nagelsmann ha restituito al giocatore oggetto misterioso della stagione precedente i compiti che più lo mettono a proprio agio, ossia poter giocare portando la palla e, soprattutto, guardando la porta avversaria, una vera stella polare per ispirare il meglio dal suo bagaglio tecnico.
Ne ha tratto vantaggio il giocatore in termini di prestazioni individuali, ne ha tratto vantaggio la squadra che, ad oggi, ha già praticamente chiuso i conti per quel che riguarda la vittoria nella Bundesliga e, dopo aver chiuso il girone di Champions a punteggio pieno, è sicuramente una delle grandi favorite per ripetere il trionfo di Lisbona del 2020.
I numeri parlano chiaro a favore della svolta. Quando siamo a metà stagione, il giocatore cresciuto nelle giovanili dello Schalke è ad un passo dalla doppia cifra nei goal e negli assist contando solo le gare di Bundesliga e di Champions, come ai bei tempi di Manchester, quelli che sembravano un lontano ricordo nella scorsa stagione, chiusa con 9 reti e 8 assist.
È la svolta decisiva per la carriera di Leroy Sané?
La nuova dimensione di Leroy Sané all’interno di una squadra che sembra in grado di stritolare qualsiasi cosa le passi davanti, è quella di un protagonista attivo e non più quella di un comprimario, un ruolo che non si adatta al suo desiderio di essere protagonista.
A dimostrazione che l’incompatibilità tra Flick ed il protagonista della nostra storia fosse solo un’arma nel conflitto in seno al club tra allenatore e direzione del club lo dimostrano le prestazioni con la maglia della nazionale, dove l’ex allenatore del Bayern sta cercando di ricostruire un ciclo dopo la fine di quello ultradecennale di Joachim Low.
Anche con la Die Mannschaft il numero 10 del Bayern sta trovando uno spazio con un set di compiti in linea con le proprie corde. Da settembre a questa parte ha trovato 4 volte la via della rete ed ha anche messo a referto 1 assist, traslando, quindi, la trasformazione reciproca del Bayern Monaco anche in quella della nazionale tedesca.
Per la prima volta nella propria carriera, le prestazioni con il club e con la nazionale seguono un unico filo e forse è questa la grande novità. Sané è protagonista su due fronti e questo potrebbe diventare il tassello in grado di completare il suo percorso da grandissima promessa a top-player di livello internazionale, purché accetti per qualche momento della stagione di lasciare spazio ai suoi compagni di squadra.