Con la sfida di questa sera tra Valencia e Getafe avrà inizio la Primera Division 2021/2022, termine arcaico per definire La Liga, la massima competizione calcistica spagnola. La partita del Nou Mestalla darà il via alle danze di una Liga per molti versi depauperata, ma anche arricchita da altri punti di vista. Sarà un campionato che tornerà alle sue origini, dando più valore alla tecnica e alla gioventù. Dalla corsa per il titolo a quella per gli spot europei, passando per il destino delle neopromosse e la potenziale esplosione di giovani talenti. Ne abbiamo riassunto i temi principali in 7 domande, cercando di trovare delle risposte il più possibile razionali.
Quanto forte sarà l’impatto extracampo (mediatico, di spettatori e quant’altro) successivo all’addio di Messi (e di Sergio Ramos)?
Nicola Lozupone – Probabilmente non è il miglior momento in termini di appeal per il campionato spagnolo, con le perdite di Cristiano Ronaldo prima e Messi dopo, tuttavia non credo che la Liga si stia facendo trovare impreparata. A livello tecnico lo spettacolo resta di ottimo livello e soprattutto mi piace l’idea di consolidare l’immagine del campionato mediante un miglioramento delle infrastrutture che giovino all’esperienza visiva del tifoso sia allo stadio che a casa. Chissà se la Lega Serie A prima o poi riuscirà a seguire esempi di questo tipo dalla Liga anziché copiare quelli meno virtuosi.
Matteo Speziale – Mediaticamente sarà sicuramente una brutta botta ricominciare senza due totem, tecnici e carismatici, come i due capitani di Real e Barcellona. Tuttavia un campionato come la Liga, pieno di talenti giovani ma anche di una middle class ben affermata – basti pensare al Villareal fresco vincitore dell’Europa League – ha comunque tantissimi motivi per farsi guardare e destare interesse. Nonostante questi pesantissimi addii, l’hype per l’inizio di una nuova stagione di Liga con un titolo da difendere per l’Atleti e le due big a doversi “restaurare” c’è ed è altissimo.
Tommaso Cherubini – Per la Liga è un po’ l’anno zero. Vedere andare via nella stessa estate Messi e Sergio Ramos (e anche Varane) era totalmente inaspettato. Il brand perde effettivamente molto, inutile dire il contrario. Il campionato spagnolo è stato il centro del pianeta calcio fino a pochi anni fa, con il Real di Cristiano, il Barça di Messi e l’Atletico del Cholo. Il livello tecnico adesso si è abbassato, ma i club – a differenza di giocatori e allenatori – rimangono. Per questo motivo la Liga continuerà sempre ad avere un gran seguito. Starà a Real e Barça cercare di ricostruire e ripartire nel migliore dei modi, così da poter portare di nuovo in futuro i migliori giocatori del mondo in Spagna.
Simone Angeletti – Chiaramente è un momento pessimo, soprattutto per quanto riguarda l’effetto puramente economico su un campionato che ha costruito il suo appeal recente sulla rivalità tra Messi e Ronaldo e tutto ciò che scaturiva da essa. Ma se da ogni difficoltà emerge un’opportunità, la Liga può valorizzare quanto di buono c’è sempre stato in questi 15 anni rimasto nascosto tra Barcellona e Madrid. Pur adorando l’Atlético Madrid, non lo vedo adatto ad essere una squadra “iconica” di per sé senza quantomeno andare a spingere ancora sul dualismo con i Blancos, in attesa di capire come il Barca uscirà fuori dall’attuale situazione. Lo scouting dei giovani sta comunque funzionando molto bene a livello nazionale, rilanciare l’immagine del campionato con i vari niños prodigio presenti potrebbe funzionare.
Cosa vi aspettate dall’Atletico campione, che ha operato rafforzando la squadra con pochi colpi e mirati?
Gianluca Losito – Non nego che ho diverse aspettative sull’Atletico di Simeone, il quale si appresta all’undicesimo anno sulla panchina dei colchoneros con uno dei migliori status della sua storia a Madrid. La squadra dell’anno scorso ha sorpreso per l’intelligenza emotiva nel leggere i momenti della partita ma anche nella sua compattezza tattica, presentandosi in campo con un ibrido tra il classico 4-4-2 cholista ed un 3-4-2-1 per favorire alcuni singoli – Hermoso come terzo sinistro, Trippier libero di spingere a destra e l’ormai consacrato Marcos Llorente incursore. Al gruppo che ha conquistato La Liga, Andrea Berta (ds italiano dell’Atleti di cui si parla troppo poco) ha aggiunto Rodrigo de Paul e Marcos Paulo. Il secondo è una scommessa a lungo termine. Attaccante brasiliano classe 2001 ex Fluminense, arrivato a 0, è un calciatore veloce e bravo nella rifinitura, capace di giocare anche come terminale offensivo. Forse ancora un po’ lezioso, ma è piuttosto verticale e non gli mancano gol nelle gambe.
Qualche parola in più la merita de Paul, innegabile che il suo acquisto a 35 milioni sia stato uno degli affari della sessione. RdP giocherà con Koke e Llorente nel triangolo di centrocampo, che probabilmente sarà un po’ più simmetrico quest’anno. Difficile che l’argentino si sobbarchi il lavoro da falso esterno che toccava a Lemar, anche perché un enganche come de Paul necessita di stare il più possibile al centro dell’azione. Sono curioso di capire come si adatterà ad uno stile di gioco in cui potrebbe toccare anche 20 palloni in meno a partita. Avere una mole di gioco piuttosto consistente nel centrocampo costruito da Gotti a Udine rappresentava sicuramente un aiuto, anche se quest’anno con Pereyra ha dimostrato di poter condividere con un altro trequartista le responsabilità creative. Senza troppi giri di parole, dall’Atletico mi aspetto una storica doppietta, visti i dubbi sempre più grandi delle due nobili (ma ci arriviamo). Non solo: non è questa la sede per parlarne, ma mi aspetto belle cose da loro anche in Europa.
Matteo Speziale – Molta parte della crescita dell’Atleti dipenderà da De Paul e da come riuscirà a inserirsi nel contesto che Simeone lo scorso anno ha creato per mettere a maggior agio i giocatori più tecnici. Il 3-4-2-1 ha visto tantissimi calciatori con caratteristiche diverse tra di loro alternarsi nella posizione di mezze ali (da i classici Saul e Llorente fino ad arrivare addirittura ad Angelo Correa). Con l’arrivo dell’argentino sembra che almeno uno dei due slot al fianco di Koke sia stato assegnato. Sarà curioso e interessante vedere se De Paul in un contesto dove non sarà l’unico cervello riuscirà a destreggiarsi, anche per via del diverso stile di gioco. Lo scorso anno Simeone ci ha abituato anche a partite di attacco posizionale, cosa sconosciuta (o quasi) alla squadra di Gotti dove ha giocato De Paul finora. Infine un pensiero va sempre a Luis Suarez. Grande parte del merito dello scatto da terza-posizione-sicura a squadra da titolo lo si deve ad un finalizzatore come lui. Se sarà o no all’altezza del compito di portare una storica doppietta ai Colchoneros è una domanda intrigante che spinge ulteriormente a stare incollati allo schermo per vedere come andrà a finire.
Tommaso Cherubini – Le aspettative sull’Atletico sono davvero alte rispetto alle scorse stagioni. La capacità di Simeone nel riuscire sempre a dare uno stimolo in più ad una squadra che allena da dieci anni è qualcosa di straordinario, e abbiamo avuto modo di vederlo nella prima metà della scorsa stagione, nella quale i Colchoneros avevano dominato il girone d’andata. Merito anche di un cambio modulo (il 3-4-2-1/3-5-2) e di nuove idee che hanno dato una bella boccata d’aria fresca al club, portandolo di nuovo a vincere una storica Liga. Real e Barça si sono indebolite, mentre l’Atleti non ha perso nessuno. Forse perderà Saul, ma ad oggi non è più da considerarsi un uomo chiave. In realtà si sono pure rinforzati, con l’arrivo di De Paul e quello molto probabile dell’ariete Rafa Mir (attaccante interessante che potrà dare respiro a Suarez e fornire qualche soluzione in più). Ai nastri di partenza i Rojiblancos sono sicuramente i favoriti per la vittoria finale. L’obiettivo è centrare la seconda Liga consecutiva, evento verificatosi solo due volte, nei lontani anni ‘40 e ‘50. Riscrivere la storia, quindi, di nuovo: all’Atletico Madrid del Cholo Simeone è una cosa che riesce abbastanza bene.
Le due nobili stanno continuando il processo di rifondazione in maniera coraggiosa e aggressiva, riusciranno ad essere competitive per il titolo?
Nicola Lozupone – Il Barcellona aveva già iniziato questo percorso con Koeman nell’anno passato, la stagione in partenza sarà infatti la seconda per i vari Araujo, Pedri, Dest e Mingueza. I disastri finanziari della gestione Bartomeu forzeranno ulteriormente questo percorso, tuttavia se ci sarà continuità nel lavoro del tecnico olandese rispetto alla seconda parte della scorsa stagione, per i tifosi blaugrana ci sarà modo di elaborare in maniera meno dolorosa l’addio di Messi. Riguardo al Real sono molto meno fiducioso. A livello di rosa siamo di fronte ad una squadra che continua ad invecchiare, non si può pretendere che i Kroos ed i Modric possano garantire continuità nell’arco di una stagione intera. A questo aggiungo l’incognita data dalla presenza di Carlo Ancelotti in panchina. Il tecnico emiliano è reduce da una serie di avventure poco positive, ed anche a livello tattico mi sembra non più in grado di competere su certi livelli.
Gianluca Losito – In linea di massima credo che entrambe diranno la loro per la vittoria finale, sebbene – come esplicitamente dichiarato rispondendo alla domanda precedente – credo che il loro tentativo sarà infine fallimentare. Barcellona e Real Madrid fanno almeno tra i 70 ed i 75 punti “di default”, in un certo senso, quindi non si può escluderle dalla corsa al titolo, che non sarà scontatissima. Certo, la questione è di sicuro più ampia, e concentrarsi sulla vittoria del campionato in un certo senso è come guardare il dito che indica la Luna. Probabilmente solo 10 giorni fa avrei detto che tra le due, la miglior transizione generazionale fosse quella del Barcellona, ma l’uragano Messi ha stravolto i blaugrana e farà danni sia all’interno della squadra che all’esterno, raffreddando il clima attorno alla società. Ma non finisce qui. L’infortunio di Aguero sino a novembre ha iniziato a minare anche le certezze tecniche della squadra, senza considerare il fatto che El Kun, assieme a Depay, Eric Garcia ed Emerson Royal, è uno di quei calciatori contrattualmente ancora in sospeso per via del salary cap, lo stesso che ha costretto anche al taglio del numero 10.
Il progetto tecnico di Koeman, nonostante tutto, procede spedito. La retroguardia a 3 sperimentata l’anno scorso è sempre più utilizzata – Garcia, alla prima stagione intera da professionista, sarebbe più protetto in uno scenario del genere – dando a Dest (in crescita già nella seconda parte della scorsa stagione) la possibilità di incidere maggiormente nella metà campo avversaria. La mediana del Barcellona è uno dei reparti che più mi intriga dell’intero calcio europeo: accanto al decano Busquets prenderanno posto Frenkie de Jong e Pedri, su cui le aspettative sono alle stelle (anche se il classe 2002, dopo l’infinita stagione che ha vissuto, meriterebbe almeno una settimana di vacanza in un luogo sperduto senza vedere nessuno). Alle loro spalle ci sono però anche Riqui Puig, centrocampista a parer mio di nobile stirpe che deve fare un salto di qualità per dovere morale, e Ilaix Moriba, classe 2003 di origini guineane che l’anno scorso ha fatto vedere buone cose negli scampoli di partita disputati. Sull’attacco ci sarebbero molte cose da dire, ma evito di dilungarmi e chiedo solo una stagione da doppia doppia per Ansu Fati. Facendo una valutazione generale, in Catalogna vedo correre su due parallele un versante tecnico intelligente ed equilibrato ed una gestione manageriale da film dell’orrore.
Passando ai Blancos, il loro è stato un vero stravolgimento difensivo. Addio alla coppia delle tre Champions League Ramos-Varane, si cambia pagina. Se si esclude il rincalzo Nacho, accanto a Militão l’unico centrale di ruolo dovrebbe essere David Alaba, il quale è arrivato a Madrid dopo un corteggiamento infinito e adesso è circondato da grandi aspettative. Difficile vedere una difesa a 3 per mettere più a loro agio sia lui che il brasiliano, Carlo Ancelotti non ha praticamente mai rinunciato alla difesa a 4 in carriera, e vedo difficile che lo faccia adesso. É un Real Madrid sempre più giovane, che deve chiedere ad alcuni dei suoi talenti di passare al prossimo livello per fare una stagione positiva. Parlo soprattutto di Vinicius Junior, Federico Valverde e Ferland Mendy, elementi con caratteristiche universali e moltissima personalità. Il primo, assieme al connazionale Rodrygo, è chiamato a garantire un contributo maggiore in tutti i compiti offensivi: dribbling, rifinitura e reti. Il secondo è un mio personale pupillo che Ancelotti deve limitarsi a far giocare titolare, non importa in quale posizione, perché il suo contributo sarà sempre di alto livello sia per tecnica che personalità. Mendy ha definitivamente scalzato Marcelo e la sua qualità praticamente uguale in ambo le fasi è cosa rara in un periodo di terzini ultraoffensivi.
Rimangono i dubbi attorno a tanti calciatori del reparto avanzato buoni-ma-non-troppo, cui le girandole di prestiti non hanno certo fatto bene. Vedere le caselle Ceballos, Odegaard e Jovic, a cui va aggiunto un Odriozola quasi fantasma nella rosa dello scorso anno (Zidane ha preferito convertire l’eterno Lucas Vazquez in quel ruolo, per dare un’idea della sua idiosincrasia verso l’ex Sociedad). Vedremo quali valutazioni farà Carletto, che potrebbe anche ritrovare a disposizione il suo caro Bale, se il gallese decidesse o fosse costretto a rimanere a Madrid. Da non sottovalutare il contributo del sergente Angelo Pintus, preparatore atletico protagonista dell’epopea delle quattro Champions di ritorno dall’Inter (dove era stato richiestissimo da Conte).
Tommaso Cherubini – Real Madrid e Barcellona difficilmente non daranno guerra all’Atletico per il titolo della Liga. Nonostante le perdite subite da entrambe le squadre, le rose rimangono comunque di livello alto (non tra le prime 3-4 d’Europa, ma poco dopo). Partiamo dal Real, che oltre ad aver perso Sergio Ramos e Varane ha anche cambiato guida tecnica, passando da Zidane a Ancelotti. Quest’ultimo non è un allenatore a cui piace stravolgere, con ogni probabilità punterà ancora sulla vecchia guardia costituita dal trio in mezzo al campo e Benzema là davanti. Courtois avrà la solita capitale importanza, in più c’è un Mendy ormai consolidato come uno dei migliori laterali mancini in Europa e l’importante acquisto di Alaba, che potrà essere impiegato in più posizioni. I dubbi, però, rimangono tanti, tutti legati al reparto offensivo: dall’eventuale recupero di Hazard fino a Vinicius, che deve consacrarsi, passando anche per l’incognita Bale. Mi aspetto che Carletto riesca ad inserire Odegaard, un giocatore che può veramente cambiare il volto di questo Real Madrid (una delle poche colpe che si addossano a Zidane infatti è aver contato troppo poco sul norvegese). Occhio anche a Isco, che si è presentato molto bene in ritiro e, se dovesse rimanere, potrebbe risultare più che utile alla causa.
Passiamo al lato Barça, che metto leggermente dietro al Real nella griglia di partenza. Koeman è stato confermato anche per forza di cose, non c’erano soldi per prendere un altro allenatore. Il suo lavoro lo scorso anno lo reputo più che positivo: ha preso in mano una squadra che era a terra e doveva cambiare, e anche con un Messi piuttosto scarico in quanto a stimoli. L’olandese ha lanciato diversi giovani come Pedri, Mingueza, Araujo e lo stesso Moriba ed è riuscito a dare quella ventata d’aria fresca che serviva al club. Inoltre, abbiamo visto anche un de Jong spettacolare, impiegato in alcune occasioni addirittura come libero moderno di una difesa a 3. Senza Messi il peso dell’attacco sarà tutto su Griezmann e il nuovo acquisto Depay, con Aguero che dà meno garanzie sul lato fisico, in attesa del rientro di Ansu Fati. I giovani citati in precedenza avranno un anno in più sulle spalle che li ha fatti crescere e maturare, a cui si sono aggiunti anche Eric Garcia e Emerson. Non sarà facile per i tifosi blaugrana, ma la parola d’ordine è pazienza: quello in arrivo rischia di essere un altro anno senza Liga e da comparsa in Champions, ma con la consapevolezza che in casa c’è tanto materiale da coltivare che fa sperare nel futuro.
Può esserci qualche novità interessante nelle posizioni che assegnano le coppe europee?
Nicola Lozupone – Sono molto convinto che sarà così. Nel caso la situazione di Barça e Real degeneri oltre le peggiori aspettative, ci sono diverse squadre pronte ad approfittarne. Ad esempio mi aspetto molto dal Betis 2.0 di Manuel Pellegrini (Sabaly per Emerson personalmente lo considero un upgrade sulla fascia destra) ed anche dal Celta 2.0 di Coudet, che sta anche imbastendo un mercato molto, ma molto interessante (mi riferisco a Javi Galan? Mi riferisco a Javi Galan). Con il progressivo ritorno negli stadi mi aspetto anche un innalzamento di livello da parte dell’Athletic Bilbao, squadra che non può permettersi di restare a metà classifica, e con Marcelino in panchina qualcosa di importante è giusto aspettarsela.
Tommaso Cherubini – La classe media della Liga nelle ultime stagioni è cresciuta molto. C’è la Real Sociedad di Imanol che a tratti ha giocato il miglior calcio di Spagna, un Villarreal non più solo bello ma anche vincente grazie ad Emery, e il Siviglia di Lopetegui ormai consolidato come quarta forza del campionato. Queste le sicurezze, in attesa di vedere la crescita degli altri due progetti più interessanti, ovvero il Betis di Pellegrini e il Celta Vigo di Coudet. I Béticos hanno raccolto già qualcosina la scorsa stagione, con la qualificazione in Europa League dopo alcuni anni un po’ travagliati (gran parte del merito è del tecnico cileno). La squadra può crescere ancora grazie ai suoi protagonisti più importanti, ossia Canales, Fekir, Borja Iglesias, Guido Rodriguez e il nuovo portiere Rui Silva. L’unica pecca è aver visto andare via il leader della difesa Aissa Mandi, passato al Villarreal. Altra nota positiva però è la presenza di diversi giovani in rampa di lancio come Lainez, Rodri e Rober, tutti imbottiti di qualità e molto interessanti.
Il Celta, dall’altra parte, affronterà il primo anno completo con Coudet in panchina, subentrato la scorsa stagione con la squadra tra le ultime posizioni e portandola a pochi punti dall’Europa. Proposta di calcio coraggiosa, con un 4-1-3-2 dove si gioca a mille all’ora e capace di mettere in difficoltà tante squadre della Liga. Dal mercato è arrivato uno dei migliori terzini sinistri dell’ultimo campionato, il motorino Javi Galán, e un giocatore offensivo da rilanciare come Franco Cervi, che Coudet conosce per averlo fatto esplodere al Rosario Central. Manca ancora qualcosina per puntellare la rosa, ma il Celta di Iago Aspas, Denis Suárez, Brais Méndez, Santi Mina e compagnia promette di essere la grande attrattiva del prossimo campionato.
Simone Angeletti – A meno che Barcellona e Real Madrid non esplodano come neanche adesso possiamo immaginare, le prime 8 della graduatoria a fine campionato saranno verosimilmente le stesse della scorsa stagione. Magari si può parlare di chi-giocherà-cosa, cioè se qualcuno si prenderà la briga di buttare giù dai primi 4 posti una tra Barcellona, Siviglia e le due di Madrid. Fermo restando che è un discorso legato alle eventuali performance negative di Real e Barcellona, le due candidate più naturali sarebbero la Real Sociedad ed il Villarreal. Tolgo per adesso il Betis dall’eventuale corsa alla Champions League, almeno fin quando non smetterà di essere una squadra maledettamente incostante e non prenderà 50 goal in 38 partite. Risolto questo, sarebbe lì a giocarsi il posto con il Siviglia nella più thriller delle lotte Champions.
Le tre neopromosse sono squadre di un certo status. Da chi vi aspettate un campionato particolarmente interessante?
Tommaso Cherubini – Tra Espanyol, Maiorca e Rayo Vallecano è abbastanza facile trovare la neopromossa intrusa, cioè la prima. I Pericos hanno dominato in Segunda, certificando la retrocessione come solo un passo falso in un campionato particolare di suo e decisamente sfortunato (l’anno in cui è scoppiato il Covid). È una squadra già pronta, con un ottimo tecnico come Vicente Moreno e con tanti giocatori esperti e da metà classifica di Liga, con Raúl De Tomás che rappresenta la punta di diamante della rosa. Un attaccante da palcoscenici europei che in Segunda ha segnato 23 gol, mentre nell’ultima Liga ne aveva messi a segno 14. Mi aspetto che l’Espanyol si stabilisca di nuovo nella parte sinistra della classifica, la squadra c’è e lo spavento della retrocessione è ormai alle spalle da un pezzo. Occhio però anche al Rayo Vallecano, promosso grazie alla vittoria nel play-off. C’è Iraola in panchina – l’ex centrocampista storico dell’Athletic Club – capace di imporre un bel calcio e di fare molto bene in Segunda, prima al Mirandés e poi con la squadra del barrio di Vallecas. Potrebbe vestire i panni del Cadice dello scorso anno, ovvero una neopromossa che sorprende tutti ritrovandosi praticamente mai nella all’interno della lotta salvezza.
Simone Angeletti – Sì, l’Espanyol parte con un’ossatura già collaudata e soprattutto di livello per conquistare quantomeno una salvezza senza grossi problemi. La stagione del 2020 è stata quanto mai bizzarra, partita con presupposti da Europa League e conclusasi totalmente a sud di essa, come una biglia lanciata in discesa. Riportate le cose al loro posto, presentarsi ai nastri di partenza con gente come Sergi Darder, Raúl De Tomás e Adrià Pedrosa non è affatto poco. Il Mallorca si è appena riassicurata le prestazioni di Take Kubo e vedere il giapponese all’opera tra i grandi sarà un grande motivo di interesse. Comunque, saranno molto probabilmente loro, Rayo Vallecano, Càdiz ed Alavés a giocarsi la permanenza in categoria.
Quello spagnolo è un campionato ideale per i giovani, specie quelli autoctoni. C’è uno in particolare che pensate possa emergere?
Gianluca Losito – Fare una chiamata del genere nella Liga è sempre difficile, considerato il gran numero di calciatori giovanissimi che anima questo campionato da sempre. Difficile scegliere anche perché il concetto di “emergere” è sempre un po’ sfumato e quindi può essere rivolto sia a rookie assoluti che a calciatori che lo scorso anno hanno passato la prova del fuoco e adesso proveranno ad affermarsi. Nel secondo caso parlo di elementi come Ander Barrenetxea, l’ala elettrica classe 2001 della Real Sociedad, o di Take Kubo, anche lui giocatore offensivo di qualità, classe 2001, l’anno scorso in prestito al Getafe, appena tornato al Mallorca – dove era stato nella stagione 2019/2020 – in prestito dal Real Madrid. Due elementi di sicuro avvenire che nella passata stagione hanno fatto meno di quanto previsto.
Rimanendo nella zona offensiva faccio un salto nel buio e scelgo, tra i calciatori al primo anno completo in Liga, Nico Williams, freccia offensiva classe 2002 dell’Athletic Club. Nessun caso di omonimia: è proprio il fratello di Iñaki Williams e, dopo la manciata di minuti dell’anno scorso, quest’anno avranno la possibilità di condividere il terreno di gioco più spesso. Vedere due fratelli giocare insieme ad alto livello nel calcio è sempre una cosa che strappa un sorriso (toccherà presto anche ai fratelli Vignato? Chissà), ma in questo caso è ancora più bello se si pensa alla storia personale della famiglia Williams.
Tommaso Cherubini – In Liga, soprattutto con i ragazzi locali, c’è un’abbondanza di talento davvero speciale grazie al prezioso lavoro dei settori giovanili. È forse il campionato, tra i top 5, dove si nota meno la differenza quando un giovane viene lanciato nella mischia. Da seguire in particolare è Nico Melamed dell’Espanyol, mezzapunta del 2001 che può giocare in tutte le posizioni della trequarti. Nato in Catalogna e cresciuto nel settore giovanile dei Pericos, ha però anche origini argentine da parte della madre. Vedere il modo in cui gioca e tocca la palla basta a fare capire che il ragazzo sia diverso dal resto. Devo fare però anche altri due nomi assolutamente da seguire: Manu García dell’Alavés (in prestito dallo Sporting Gijon) e Rodri del Betis. Sono entrambi due trequartisti, il primo (‘98) è più solido e incursore, il secondo (‘00) invece è un folletto mancino a cui piace partire più largo, a destra ma anche a sinistra.
Simone Angeletti – Più che emergere, vorrei rivedere qualcuno riemergere. Un nome in particolare è il messicano Diego Lainez. Portato via giovanissimo dal Club America appena maggiorenne per 15 milioni di euro, non ha ancora fatto vedere neanche la metà di quello ch’è il suo reale potenziale. Ala destra a piede invertito, baricentro basso e passo rapidissimo sono i suoi marchi di fabbrica. Dotato oltretutto di una confidenza speciale con il pallone ed un mancino in grado di tirare fuori giocate con qualsiasi parte del piede. Deve però rendere più efficaci, o almeno limitare, i suoi barocchismi e giocare senza necessariamente puntare il primo avversario che gli capita davanti. Nel 4-2-3-1 del Betis Siviglia ad oggi è il cambio di uno stoico Joaquin ed il suo apporto in quanto a creatività e sfrontatezza lo rendono un ottimo cambio “revulsivo”. Magari vorrei solo vederlo dialogare più spesso con Fekir e Canas, ecco.
Matteo Speziale – Come già detto da qualcuno la parola “emergere” è molto ricca di sfumature, a tratti anche estremamente soggettive. Personalmente il giovane che seguirò con più accanimento sarà Yeremi Pino. Il ragazzo del Madrigal ha avuto sì una coda di stagione da titolare ma rimane un 2002 che gioca in una squadra con un bel po’ di concorrenza (Trigueiros, Chukwueze, Moi Gomez) e con un sistema molto ben codificato da un (nuovamente) splendido Unai Emery. Il talentino spagnolo con i suoi 1vs1 e il suo inesauribile fuoco creativo costituirà un altro motivo per guardare con interesse questa edizione della Liga.
Negli ultimi anni alcune piccole hanno sorpreso molto, come il Granada o il Getafe. C’è una squadra di quelle dimensioni da cui possiamo aspettarci un bel campionato?
Nicola Lozupone – Una squadra che l’anno scorso mi aveva favorevolmente impressionato è stata il Levante, formazione che ha espresso un bel calcio e che non ha cambiato nulla rispetto alla scorsa stagione, motivo per cui la ritengo una delle squadre da seguire con grande attenzione. A ciò si aggiunge che questa sarà per loro la prima stagione con il pubblico in presenza nella nuova versione dello stadio Ciudad de Valencia: non mi stupirei se la squadra allenata da Paco Lopez diventi la principale squadra della città valenciana.
Tommaso Cherubini – Ho molta fiducia nell’Osasuna del bravissimo Jagoba Arrasate, una squadra che gioca un calcio diretto, verticale e caratterizzato da un feroce pressing offensivo. Anche se molto dipenderà da Chimy Ávila, attaccante argentino tornato a disposizione dopo un anno e mezzo ai box. Lo stesso Granada reduce dal cambio allenatore, passando dal fenomenale Diego Martínez all’ex ct della Nazionale Robert Moreno può continuare a fare più che bene. Anche il Levante dell’ottimo Paco López va tenuto in considerazione: squadra offensiva e che gioca un calcio molto divertente, se trova le giuste motivazioni potrebbe alzare l’asticella e tentare di arrivare tra le prime dieci.
Matteo Speziale – Se devo giocare una fiche su una squadra che secondo me sovvertirà il pronostico e arriverà agilmente in Europa League, non ho dubbi che sarà il Celta di Coudet. Dopo l’ottimo girone di ritorno della scorsa annata l’argentino ha tutto per confermarsi un allenatore che può dire tanto in Europa. I suoi calciatori sembrano pendere dalle sue labbra per quanto e come seguono i suoi dettami e anche la società è stata sul pezzo con un mercato che ha visto Javi Galan (gioiello dell’Huesca 20/21 passato inosservato nelle big inspiegabilmente) e Franco Cervi (finalmente in uno dei Big5). Difficilmente perderò una loro partita, ecco.
Simone Angeletti – Concordo al 100% sul Levante, squadra dal gioco gagliardo lo scorso anno e con le idee estremamente chiare. Ad oggi la rosa è sostanzialmente identica a quella della passata stagione, salvo Rochina e Tono, sostituiti da Franquesa e Roberto Soldado. Enis Bardhi e Jorge De Frutos dovranno essere le colonne portanti di questa squadra, lasciando al “Comandante” Morales ed al già citato Soldado un lavoro prevalentemente di finalizzazione. Questi ultimi due si divideranno lo spot al fianco di un ormai maturo Roger Martì nel 4-4-2 di Paco Lopez. Magari un colpo a centrocampo non dispiacerebbe, anche se in una Liga che sta cambiando così velocemente, ripartire dalle proprie certezze è un plus niente affatto banale. Al di là del derby cittadino con il Valencia, è forse arrivato il momento di fare un pensiero sulle zone attorno alla colonna di sinistra?