Il 5 febbraio all’Allianz Arena di Monaco di Baviera si sono affrontate Bayern Monaco e Lipsia, una partita tra le più belle e palpitanti di questa stagione, terminata 3-2 per la formazione bavarese in cui abbiamo visto due squadre affrontarsi a viso aperto e che hanno cercato di giocare la propria partita cercando di valorizzare i propri punti di forza, senza pensare eccessivamente a speculare su pregi e difetti dei propri avversari.
Seduti sulle panchine delle due squadre ci sono Julian Nagelsmann e Domenico Tedesco, due allenatori cresciuti sotto la stessa scuola – il futuristico modello Hoffenheim – e che hanno partecipato insieme al corso allenatori della federazione tedesca, dove si recavano condividendo lo stesso veicolo. Per questo non è difficile accorgersi che siamo di fronte a due persone che, avendo respirato in più contesti la stessa aria, guardano il calcio allo stesso modo e lo lasciano esprimere alle rispettive squadre.
Domenico #Tedesco wird ab sofort neuer Cheftrainer bei RB Leipzig 🤝
Der 36-Jährige erhält einen Vertrag bis Sommer 2023 📝
Damit tritt er bei #RBL die Nachfolge von Jesse #Marsch an.
Alle Infos ➡️ https://t.co/reyN3XfJF1 pic.twitter.com/5E6XvDVdp5
— RB Leipzig (@RBLeipzig) December 9, 2021
Un nuovo capitolo di questa relazione tra i due si è concretizzato il 9 dicembre, quando, dopo l’esonero di Jessie Marsch dalla panchina del Lipsia, è stato proprio il tecnico nativo di Rossano ad approdare dalle parti della Red Bull Arena, con lo scopo non tanto di raccogliere l’eredità dell’attuale allenatore del Leeds, quanto quello di dare continuità al lavoro svolto nelle due stagioni precedenti dal suo compagno di corso e di viaggi negli anni di Hoffenheim.
Come Tedesco ha cambiato il Lipsia
Dopo l’addio di Nagelsmann al termine della scorsa stagione, la proprietà Red Bull ha cercato di rimettere il Lipsia all’interno del perimetro della propria multinazionale calcistica, per questo la scelta è caduta su Jesse Marsch, reduce da due stagioni importanti sulla panchina del Salisburgo e seguace del modello che Rangnick ha disegnato per tutte le squadre del gruppo austriaco.
Tuttavia, i due anni del tecnico proveniente dall’Hoffenheim hanno portato la squadra sassone su un livello ancora più complesso rispetto al sistema iper-verticale ed iperaggressivo alla base del progetto creato dall’attuale allenatore del Manchester United.
Per questo motivo il ritorno alle origini non è stato del tutto digerito da una rosa di giocatori non più adatta a giocare quel tipo di calcio. I risultati sotto le aspettative e le prestazioni segnate da una totale assenza di equilibrio della squadra hanno portato il club a decidere per l’esonero di Marsch, scegliendo Domenico Tedesco per riordinare i cocci e tentare di ricostruire la squadra così come architettata dal tecnico bavarese nel biennio precedente.
Come si evince dalla progressione stagionale degli expected goals del Lipsia (fonte dati FbRef), il passaggio da Marsch a Tedesco ha portato oggettivamente un miglioramento in termini sia di pericolosità offensiva che di tenuta difensiva, soprattutto con una certa continuità nella differenza favorevole tra quanto prodotto e quanto concesso, cosa che non è avvenuta sotto la gestione del tecnico statunitense.
Il principale cambiamento tattico predisposto dall’ex tecnico dello Schalke 04 è stato il ritorno della difesa a tre che meglio si confà alle caratteristiche dei difensori a disposizione, adesso in grado di agire in situazioni a loro più agevoli, come il potersi staccare per tentare l’anticipo ed allo stesso tempo avere una copertura alle spalle data da Willi Orban, decisamente molto più a suo agio quando non deve giocare tenendo la linea.
I princìpi di gioco che contraddistinguono il calcio di Domenico Tedesco si basano, per sua stessa ammissione sull’avere il controllo della palla e la supremazia territoriale, cercare la superiorità numerica ed allo stesso tempo mantenere una struttura che permetta di bloccare i contropiedi avversari in caso di palla persa.
Il passaggio alla difesa a tre nasce proprio per definire questo aspetto. Il rombo composto dai tre difensori ed uno dei centrocampisti è utilizzato da Tedesco per dare il via all’azione e, in base al comportamento avversario, spostare il gioco in modo da creare una superiorità numerica da utilizzare per portare l’azione nel terzo di campo avversario ed attivare l’enorme talento di cui dispongono i Die Roten Bullen.
Inoltre, quello stesso rombo viene poi utilizzato come protezione in caso di perdita della palla ed attivazione del contropiede avversario: il vertice avanzato garantisce una prima copertura centrale mentre i cosiddetti “braccetti” – ossia i difensori laterali della difesa a tre – vanno ad aggredire chi riceve palla mentre il vertice più basso – generalmente Willi Orban – resta in copertura.
Come si evince dal grafico (fonte dati FbRef) l’azione del Lipsia tende ad iniziare principalmente dai piedi di Josko Gvardiol, il braccetto sinistro della linea difensiva, e Kevin Kampl, il centrocampista sloveno che agisce davanti alla difesa. Sono loro i giocatori maggiormente serviti dai propri compagni, questo comporta che lo sviluppo dell’azione penda decisamente di più verso la zona sinistra del campo.
Se vediamo, invece, i giocatori che ricevono il maggior numero di passaggi progressivi (ossia quei passaggi che superano le linee avversarie), possiamo notare come Christopher Nkunku sia ormai diventata la stella polare di questa squadra. In ogni caso basta osservare il grafico per capire di quante soluzioni di qualità disponga Domenico Tedesco per creare gioco una volta raggiunta la trequarti avversaria.
Domenico Tedesco ama valorizzare il talento
Un altro mantra del pensiero calcistico di Domenico Tedesco è quello di lavorare tanto nel comprendere cosa ottenere da ciascuno dei propri calciatori e, quindi, permettere loro di avere a disposizione un contesto in cui possano esaltare le proprie qualità.
Da diversi anni il Lipsia è diventato un laboratorio dove il talento giunge grezzo per poi trasformarsi in giocatori di calcio pronti ad affrontare sfide al vertice del calcio europeo, e per l’Atalanta questa sera ci sarà tanto talento da dover limitare per portare a casa un risultato positivo.
Josko Gvardiol, arrivato quest’estate ma acquistato lo scorso anno dalla Dinamo Zagabria, è un difensore classe 2002 che, seppur affacciandosi ad un grande campionato per la prima volta in carriera, non ha minimamente mostrato problemi ad inserirsi in un contesto più competitivo del campionato croato.
Già lo scorso anno avevamo avuto segnali della sua forza quando con il suo club riuscì ad arrivare ai quarti di Europa League prendendosi anche lo scalpo del Tottenham di Mourinho; negli ultimi Europei, invece, ha mostrato di essere perfettamente a proprio agio da titolare della nazionale vice-campione del Mondo.
Oltre ad avere personalità da vendere, Gvardiol è perfetta esemplificazione di quella nuova categoria di difensori definibili come elbow-back – termine mutuato dal Football Americano e che possiamo tradurre letteralmente in giocatore-gomito -, come a mostrare la duttilità della sua posizione in campo, ossia quella di incrocio tra la zona laterale della linea di difesa e la zona centrale, posizioni che il difensore croato può gestire con la stessa efficacia. Un po’ quel prototipo di giocatore a cui appartiene, restando a casa nostra, Alessandro Bastoni.
Un giocatore che, invece, i tifosi dell’Atalanta speravano di non ritrovarsi tra i piedi è sicuramente Dani Olmo: come per Gvardiol, il passato del giocatore spagnolo veste i panni della Dinamo Zagabria. Con la maglia della squadra croata battezzò l’esordio della squadra bergamasca in Champions League nel 2019 facendo letteralmente a pezzi Toloi, con 9 dribbling effettuati in faccia al giocatore con la maglia numero 2 nerazzurra.
In questa stagione il giocatore spagnolo ha dovuto lottare con un fastidiosissimo problema muscolare che gli ha fatto saltare buona parte della stagione; tuttavia, nelle ultime settimane, Tedesco è riuscito a riaverlo a disposizione ed il catalano non ci ha pensato due volte a rimettere in mostra le sue grandi capacità di gestione della palla e far saltare le linee avversarie con le sue conduzioni palle al piede.
Dopo quel Dinamo Zagabria-Atalanta e dopo Italia-Spagna degli ultimi Europei, potremmo avere l’occasione di rivedere l’atto terzo del duello con il difensore dell’Atalanta e della Nazionale, situazione infortuni permettendo.
Ultimo giocatore degno di menzione è senza dubbio Christopher Nkunku, giunto alla stagione di definitiva maturazione tecnica e fisica. Difficile definire che tipo di giocatore sia l’ex del PSG, perché può giocare da punta esterna, punta centrale o dietro le punte, sapendo sempre cosa fare. I numeri ci raccontano di un giocatore che segna, fa segnare e crea tanto gioco.
Secondo le statistiche di FbRef, il giocatore francese con le sue capacità di conduzione della palla in velocità, è il maggiore creatore di situazioni che generano una conclusione (non solo del Lipsia ma dell’intera Bundesliga).
Il clamoroso rendimento di questa stagione è il tratto che accomuna la gestione Marsch e la gestione Tedesco: in entrambi gli scenari Nkunku è sempre stato il principale riferimento per creare situazioni pericolose. Il suo stile di gioco si presta molto volentieri al pensiero iper-verticale del tecnico statunitense, ma anche a quello che si alimenta di rapide combinazioni e di iniziative individuali sulla trequarti avversaria voluto dal tecnico italo-tedesco.
Questi tre elementi sono una mera esemplificazione del materiale a disposizione della squadra della Sassonia, a cui potremmo aggiungere anche le accelerazioni ed il tiro di Dominik Szoboszlai, il senso della rete di Andre Silva, le corse intelligenti sulla fascia sinistra di Angelino, la crescita di Simakan in difesa che sta raccogliendo l’eredità di Dajot Upamecano, ma non si riuscirebbe ad essere sufficientemente esaustivi nel descrivere il grande potenziale di questa formazione. Perché di potenziale si deve parlare per una squadra la cui età media supera di poco i 25 anni.
Cosa può fare l’Atalanta per fermare il Lipsia
Organizzazione di gioco e talento individuale rappresentano l’alchimia con cui Domenico Tedesco sta rilanciando il Lipsia, eppure i Roten Bullen non sono certo una macchina perfetta ed è su questo che l’Atalanta dovrà cercare di giocarsi le sue carte.
La formazione di Gasperini è una di quelle squadre che, come poche, è in grado di disturbare in maniera aggressiva la costruzione da dietro avversaria con il suo sistema di marcature a uomo; il sistema di gioco della squadra di Tedesco, invece, non prescinde mai dal consolidamento del possesso palla da dietro.
Per questo motivo, esercitare una pressione tale da riuscire a tagliare fuori il rombo di costruzione costringerebbe il Lipsia a doversi affidare molto frequentemente ai piedi del suo portiere Gulacsi, non certo sempre educatissimi e, quindi, isolare quanto più possibile le ricezioni dei trequartisti.
Dopo il Leverkusen per l’Atalanta arriva un altro test teutonico; potersi misurare con queste realtà così ben organizzate e che propongono idee dentro e fuori dal campo sempre un passo avanti rispetto agli altri rappresenta la migliore opportunità di crescita per la realtà del nostro calcio più vicina alla realtà (mittel) europea.
Il grande lavoro di Domenico Tedesco, oltre a riportare la squadra in zona Champions nella Bundesliga, potrebbe concretizzare il desiderio del club di aprire la vuota bacheca dei trofei. Infatti oltre all’Europa League, la squadra vertice della piramide Red Bull è in corsa anche per la vittoria della DFB-Pokal, la coppa nazionale tedesca, sfuggita lo scorso anno nell’atto finale contro il Borussia Dortmund.
Sarebbe il passaggio finale verso la maturità calcistica di questo eccitante progetto tecnico.