Luka Jovic ha già attraversato alti e bassi nella sua carriera. Fuori dal progetto del Real Madrid potrebbe tornare quello visto in Germania con la maglia dell’Eintracht Francoforte?
Luka Jovic da Bijeljina
Dietro ad ogni soprannome si nasconde l’istinto di voler cercare, a volte anche forzatamente, un punto di contatto tra l’oggetto e qualcosa di conosciuto. Al di là degli argentini che fanno scuola a sé, ma comunque si descrivono a grandi linee a colpi di apodos, associare rapidamente l’unknown al già noto in maniera rapida è un processo istintivo. Nel calcio, da sempre fioccano i “nuovi Pelé/Maradona/Ronaldo/Messi” piuttosto che la loro controparte di nazionalità diverse per dare delle somiglianze, seppur estremamente legate a concetti come potenziale e sviluppo, per i nuovi talenti.
Luka Jovic da Bijeljina non ha fatto eccezione. Nonostante mettere in mezzo nomi di giocatori già affermati (o addirittura leggende) per giocatori di 15-16 anni potrebbe essere non preciso e spesso più causa di danni che altro, il paragone tra l’attaccante ex Stella Rossa e Radamel Falcao è uno dei meglio riusciti.
Possiamo datare la scoperta del Luka Jovic di oggi il 19 Ottobre 2018, ci arriveremo. In realtà, il nazionale serbo è sotto gli occhi degli osservatori da quando aveva 10 anni, ossia nel momento in cui venne preso nelle giovanili della Stella Rossa. Da lì, la sua carriera è ascesa costantemente verso il professionismo nel giro di sei anni mal contati, quando debuttò – con goal – con la squadra di Belgrado contro il Vojvodina, abbassando l’asticella di precocità nel mettere il proprio nome sul tabellino con la maglia dei delije a 16 anni, 5 mesi e 5 giorni, battendo Dejan Stanković. Dopo una non fortunata tappa al Benfica, l’Eintracht Francoforte lo porta in Bundesliga.
In Germania, le qualità di Jovic sono venute fuori con prepotenza. Nella prima stagione, Niko Kovać lo ha utilizzato principalmente come alternativa a Sébastien Haller, trovando ottime risposte dal serbo. Seppur limitato ad un minutaggio di poco inferiore ai 1000 minuti, le qualità in fase di conclusione sono riemerse con prepotenza dal torpore portoghese.
Otto goal con 15 tiri in porta, quasi il 42% totale dei tiri verso lo specchio testimoniano il suo “golden touch” in tutte le situazioni che si vengono a creare vicino alla porta avversaria. Kovać, il primo allenatore avuto all’Eintracht, è stato piuttosto chiaro in merito al grado di fiducia verso l’ancora diciottenne Jovic. Il padre di Luka, Milan, ha rivelato alla Bild come il coach volesse fare del figlio “il miglior giocatore del mondo“.
Milan Jovic reveals what Niko Kovac said to convince Luka Jovic to join Eintracht Frankfurt, telling Bild: "Give me your son and I'll make him the best player in the world." #SGE
— Ronan Murphy (@swearimnotpaul) April 30, 2019
Lo stesso Luka apprezza moltissimo Kovać in qualità di mentore:
Niko è stato veramente d’aiuto verso il mio sviluppo come calciatore e come uomo. Ho lavorato ogni giorno per diventare un professionista al top grazie a lui.
Tra l’altro, Kovac ha chiesto proprio Jovic e Kostić come primi acquisti sia al Bayern Monaco che all’AS Monaco, dove attualmente sta allenando.
Eintracht-Düsseldorf: l’onnipotenza di Jovic
L’anno successivo, stagione 2018/2019, fa conoscere Jovic al pubblico mainstream. La partita contro il Fortuna Düsseldorf ha letteralmente acceso una luce su un talento non noto al pubblico più generalista. La sua prestazione contro i renani è esattamente il materiale cercato dagli youtuber che trattano di calcio. Dopo il vantaggio iniziale di Haller su rigore, al 25′ Mijat Gacinović trova un varco sulla trequarti sinistra in mezzo a tre avversari e serve Kostić.
Il 10 controlla, guarda in area il braccio alzato di Jovic e crossa con il mancino. L’attaccante frena la sua corsa all’altezza del dischetto del rigore, leggermente avanzato rispetto alla sua posizione ideale. Piuttosto che tentare uno stop complicato dalla sua posizione rispetto al pallone e dalla vicinanza del portiere avversario Rensing, sceglie la via più diretta e sorprendente. Con una coordinazione ed una fluidità da manuale, tira fuori una semirovesciata che termina la sua corsa appena sotto alla traversa.
Nove minuti dopo, un’altra grande giocata di Gacinović trova Haller spalle alla porta a circa 11 metri di distanza dalla linea di fondo. Jovic, completamente abbandonato da una linea difensiva troppo schiacciata ed attratta dalla palla, riceve dall’attaccante ivoriano al limite dell’area. Ancora una volta con il piede debole, calcia di prima intenzione e batte Rensing sul primo palo. In queste due azioni emergono molti dettagli che lo avvicinano a Radamel Falcao.
Al di là dell’ambizione di poter segnare su ogni pallone ricevuto, colpisce la freddezza e la velocità di pensiero con cui Jovic elabora il miglior tipo di conclusione. Il suo decision-making sembra comandato da un computer che analizza l’ambiente circostante e decide ignorando – anzi, spesso sfidando apertamente – le leggi della razionalità. Con i mezzi tecnici in suo possesso, formalmente non esistono conclusioni troppo ambiziose all’interno dei 16 metri.
Il secondo goal non è un tiro eccezionale – a parziale discolpa ha utilizzato il piede debole -, rimbalza per terra due volte come se avesse colpito parte della tibia nel calcio. Eppure si dimostra un tiro efficace quanto basta per entrare in porta. Ancora Filip Kostić serve l’assist del 4-0, dove basta un piede perno ben fatto per trovare la battuta vincente di destro. Non è tanto la preparazione al tiro a spiccare ma quanto tempo passa tra il controllo e la successiva conclusione, poco più di mezzo secondo. Basta? No.
Su un’uscita di palla fragile della difesa renana, De Guzmán recupera il pallone. Jovic raccoglie il rimpallo e lo spedisce in porta con un rasoterra mancino che bacia la base del palo. Di tutto questo rimane quasi una sensazione di compassione verso Rensing, fondamentalmente incolpevole in tutti i 4 goal. In sequenza ha raccolto dalla rete: una rovesciata, un tiro che la difesa non avrebbe dovuto in nessun caso concedere, un pallone che ha persino toccato ed un sinistro che sarebbe potuto entrare solamente in questo modo.
Prima di uscire all’85’, Jovic ci dà un saggio delle sue capacità aeree. Scavetto di Haller che scende lento verso la sua testa, il serbo batte il marcatore in aria e schiaccia di testa. Il pallone si schianta esattamente addosso alle mani di Rensing, forse troppo lento nell’andare a terra, e rimbalza in rete. I 5 goal, pur essendo molto diversi tra di loro, fanno capire come le qualità offensive di Jovic in fase di realizzazione si fondano su due pilastri: manipolazione del tempo e dello spazio e capacità di battere verso la porta ogni pallone. Un paio di dati particolari relativi alla stagione 2018-2019: su 17 goal (a fronte di “soli” 13.9 xG secondo FBRef) , 8 li ha segnati di destro, 6 col sinistro e 3 di testa. Ancor più particolare è il numero di goal realizzati dopo un solo tocco: ben 13. Il bottino in Coppa di 11 goal (10 in Europa League, uno in DFB-Pokal) completano il quadro di un’annata da vera e propria rivelazione.
Declino rapido a Madrid
La chiamata del Real Madrid è chiaramente irrinunciabile per chiunque, specialmente per un giovane attaccante in ascesa. I Blancos hanno versato 60 milioni di euro nelle casse dell’Eintracht per portarlo al Santiago Bernabéu, cifre che stonano con gli appena 10 pagati dai tedeschi al Benfica. Nonostante ciò, il Luka Jovic conosciuto al Commerzbank-Arena sembra essere lontano parente di quello atterrato in Spagna. Dietro al deludente ultimo anno e mezzo potremmo inserire più di una motivazione.
Karim Benzema è nel miglior stato di forma in carriera, più esperto e molto più portato a svolgere anche compiti differenti dal saper finalizzare. Jovic non ha mai giocato ad alti livelli come unico riferimento e non è ancora in grado di fare molto altro in un campo di calcio che non preveda l’attaccare lo spazio e concludere. Il serbo è chiaramente un eccellente finalizzatore, ma potrebbe non essere un caso che sia esploso esclusivamente sulla scia dei suoi goal.
Merito principalmente di Adi Hütter, che lo ha messo al fianco di un ottimo fulcro del gioco come Sébastien Haller, scaricandolo di buona parte dei doveri tattici in fase di consolidamento e rifinitura del possesso. Inoltre, le sue migliori prestazioni annuali le ha “riservate” alla Nazionale, con la quale ha giocato in coppia sia con Dušan Tadić che con Aleksandar Mitrović, due giocatori che hanno un istinto associativo decisamente maggiore rispetto al suo. Zinédine Zidane non sembra esattamente “trattarlo bene“, al di là delle dichiarazioni di facciata.
È plausibile pensare che il tecnico francese possa fare a meno del giocatore, se non in via definitiva quantomeno in prestito. Per la seconda opzione, il Real Madrid dovrebbe puntare ad un team in grado principalmente di rimetterlo al centro del progetto tattico. Già la fugace esperienza col Benfica aveva evidenziato difficoltà di adattamento ad un ambiente non necessariamente ostile, ma che quantomeno non offra la giusta attenzione. Non è un caso che il rapporto con Niko Kovac ed una rosa (quella dell’Eintracht) con una buona presenza di giocatori importanti provenienti dalle aree dell’ex Jugoslavia lo abbia aiutato ad esprimere il suo vero potenziale.
Prossimo passo, la rinascita?
Quantomeno per contesto, l’AS Monaco potrebbe essere la migliore tra le soluzioni citate in vari momenti dell’anno e mezzo passato in Spagna. A Milano, sia sponda Inter che Milan, troverebbe comunque un buon posto per ricominciare la scalata verso il massimo del calcio mondiale. Nel duo di attacco di Antonio Conte potrebbe sostituire una partenza di Lautaro Martinez. Le diverse caratteristiche tra i due comporterebbero qualche aggiustamento di trama ma, se vogliamo brutalmente riassumere Romelu Lukaku in un upgrade di Haller e Hakimi di Kostić, perchè no?
Al Milan si calerebbe nell’enorme impresa di dover replicare Zlatan Ibrahimović in fase di costruzione e, se già al Real Madrid non si è trovato a suo agio nel farlo, difficilmente dovrebbe riuscirgli in rossonero. In quel caso, Stefano Pioli avrà il suo daffare per costruirgli un ambiente tattico che gli consenta, almeno all’inizio, di concentrarsi quasi esclusivamente a finalizzare le azioni.
Potremmo dire che Luka Jovic non è pronto per il Real Madrid? Molto probabilmente sì. Rimangono comunque indissolubili le sue qualità, che meritano di essere traslate in un sistema di gioco in cui possano risaltare. Ha chiaramente il tempo dalla sua parte – dopo tutto è un classe ’97-, ma attenzione al prossimo passo della sua carriera. Sarà importante ritrovare un ambiente ed un calcio più congeniale a lui e ripartire ancora una volta da un binario morto. Del resto, veder andato perso uno dei talenti più cristallini della sua generazione quando si tratta di buttare un pallone in porta in questa maniera sarebbe un sincero dispiacere.