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Paris vs Manchester, Atto II

A meno di un imponente revival della Superlega, difficilmente vedremo in Europa eventi sportivi come gli All-Star Game. Le quattro (facciamo anche cinque) maggiori leghe statunitensi organizzano in maniera estremamente seria quella che fondamentalmente è una scusa per staccare dalla lunga routine della Regular Season. Non abbiamo mai visto qualcosa del genere nel calcio, non esiste di fatto un concetto come questo nel nostro continente. Si punta tutt’oggi, a queste latitudini, sull’eccezionalità dell’espressione del talento, in una scala gerarchia che parte dal basso ed arriva fino in Champions League travalicando i confini nazionali. Differenze che vengono principalmente proprio dall’organizzazione piramidale piuttosto che dal sistema chiuso.

Alcuni incroci della massima competizione europea propongono chiaramente partite di assoluto spessore se guardiamo ai singoli ma, in questo momento storico, niente si avvicina ad un All-Star Game come i 22 che scenderanno in campo stasera a Parigi. Manchester City e Paris Saint-Germain sono indubbiamente le due powerhouse attuali e, tralasciando per un po’ il discorso economico, lo spettacolo più grande che il calcio di oggi possa offrire. Il sorteggio di Nyon ha portato le due squadre a sfidarsi nella fase a gironi, estremizzando il concetto  “finale anticipata”.

Qui Paris: “Non siamo più quelli di Maggio”

Se dovessimo guardare la rosa del Paris, potremmo anche pensare che Nasser Al-Khelaifi voglia crearsi la personale collezione di fenomeni al Parco dei Principi. Gianluigi Donnarumma, Sergio Ramos, Achraf Hakim ed ovviamente Lionel Messi sono appena sbarcati in Francia. Una campagna acquisti che di vere compravendite ne ha viste poche, con il solo esterno marocchino prelevato pagando il costo del cartellino. Al di là della questione Donnarumma, oggi secondo a Keylor Navas, aggiungere tre nomi del genere ad una squadra competitiva è una dichiarazione di intenti.

Per niente facile è la sfida che sta affrontando il coach Mauricio Pochettino nel tirare fuori tutte le potenzialità della rosa. Pur non essendo un “dogmatico”, le sue squadre dall’Espanyol fino al Tottenham non hanno mai derogato su alcuni principi. Fondamentale è assicurare il possesso partendo dalle retrovie, adattando i meccanismi di scalate ed uscite dalla linea secondo il pressing avversario. L’influenza di Marcelo Bielsa è evidente, soprattutto in come prepara la fase di consolidamento contro molti uomini in pressione. I movimenti dei due mediani sono vitali per sbloccare situazioni complesse. Al Tottenham, ad esempio, Dier, Dembelè e Wanyama coordinavano i loro movimenti per garantire superiorità numerica dietro e più linee di passaggio in avanti. Dier o Wanyama tendevano a salire sulla linea dei difensori allargando i centrali di competenza e sganciando i terzini, in una rotazione delle posizioni che lasciava spesso Dembelè libero di avanzare.

Meccanismo che il PSG replica con Leandro Paredes a scivolare all’indietro muovendo a catena i centrali ed i terzini. La costruzione a diamante 3+1 rimane comunque cardinale nel gestire i primi momenti del possesso ed organizzare le fasi successive. Lanciare ed attaccare le seconde palle sarà importante tutte quelle volte che il pressing opposto ha la meglio sulle spaziature dei capitolini. In tal caso, il contributo di Georginio Wijnaldum e possibilmente Kylian Mbappè dovrà farsi notare sia con la palla in area che nell’attaccare e gestire la seconda palla.

Il contributo che potrà dare Lionel Messi a questa squadra, sebbene non ancora visibile a livello di produzione, va considerato. Il baricentro di creatività individuato in Neymar e Verratti sulla fascia sinistra può diventare molto più reattivo agli adattamenti avversari e meno contrastabile. I momenti in cui Neymar scende a centrocampo in fase di costruzione possono essere svolti in maniera del tutto simile da Messi, dando quindi una doppia opzione di uscita palla alle spalle della linea di pressing. La maggioranza degli avversari non andrà comunque a prendere alto un possesso che con Paredes più Neymar o Messi può mettere il campo in discesa. D’altra parte, il dover tenere due (almeno) giocatori a marcarli rende più libera la circolazione di palla da dietro. Verratti potrebbe salire fino alla trequarti, o magari potrebbe sganciarsi Sergio Ramos in avanti. Con un po’ di tempo dalla sua parte, dovremmo vedere Pochettino evolvere la sua creatura mantenendo la fedeltà alle tattiche viste fino ad oggi.

Verratti, faro del centrocampo del Paris Saint-Germain
Marco Verratti in campo nella semfinale di ritorno (Foto: Martin Rickett/Imago – OneFootball)

Qui Manchester: “Noi… quasi”

Dall’altro lato del campo però, c’è probabilmente il peggior 11 da affrontare in questa fase di assestamento. Gli ultimi due incontri di Maggio 2021 potrebbero spiegare molto di come Pep Guardiola pianificherà l’incontro col Paris. La prima linea (Ferran Torres? Jack Grealish? Riyadh Mahrez? L’ultima volta erano Bernardo Silva e Kevin De Bruyne schierati da falso nueve) dovrebbe alternarsi nell’attaccare il centrale in possesso ed agire in copertura sulla verticale centrale, mentre altri due uomini prenderanno in consegna i terzini. Il 4-4-2 che viene a formarsi ha funzionato grazie ad un’eccellente applicazione difensiva delle due ali Mahrez e Foden, capaci di leggere sia quando rimanere stretti a coprire Fernandinho e Gundogan, sia nell’uscire sulla fascia quando necessario e ad un altrettanto efficiente lavoro dei 4 dietro.

I pericoli creati dai francesi non sbilanciavano i vantaggi in fase di possesso creati dal City. Il PSG proponeva una prima di 3 uomini (Mbappè, Neymar, Di Maria) piuttosto stretta con i due estremi chiamati a sganciarsi sul terzino al momento di un passaggio laterale. Non avendo però il supporto né del centrocampo, né degli esterni difensivi, Di Maria e Mbappè dovevano perennemente fronteggiare un 2 contro 1, situazione nel quale il possesso del City si è rifugiato ogni volta possibile. Gli aggiustamenti di Pochettino hanno portato ad un atteggiamento quasi speculare a quello dei Citizens, formando un 4-3-3 / 4-4-2.  A scivolare avanti ed indietro sulla fascia destra c’era Ander Herrera, per presidiare lo spazio alle sue spalle e la zona di Zinchenko. Questa grande porzione di campo è stata sfruttata sia da Foden che da De Bruyne che, scendendo fin dietro al cerchio di centrocampo, combinavano con il terzino ucraino e facevano risalire la palla.

Mahrez in gol nell'ultima sfida col Paris Saint-Germain
Riyadh Mahrez segna il secondo goal della semifinale di ritorno.
(Foto: Martin Rickett/Imago – OneFootball)

Quanti aggiustamenti facciamo? Sì

Che cosa può fare il Paris di Pochettino? Pressare un reparto arretrato così a proprio agio nel possesso e con una linea offensiva non affiatata potrebbe essere troppo rischioso e poco redditizio. Potremmo vedere un Paris più orientato a controllare gli spazi prima ancora che gli uomini, anche a costo di lasciare qualche nome importante in panchina dall’inizio. La doppia mediana Herrera – Paredes assomiglia ad una soluzione fattibile per presidiare la trequarti. Hakimi è un’aggiunta che potrà rivelarsi fondamentale nel risalire il campo col pallone e davanti, senza troppe velleità di aggredire il City, una trequarti con Messi e Neymar dietro a Mbappè è sicuramente più sostenibile. Se volessimo mantenere un 4-3-3 come schema di partenza, il profilo di Wijnaldum andrebbe necessariamente aggiunto all’equazione. In tal caso, Messi torna sul centro-destra coperto da Herrera mezzala. Dovresti così bloccare le uscite di palla da Zinchenko in avanti e quelle dietro alle spalle dei centrocampisti, almeno fino al prossimo adattamento di Guardiola, lasciando Neymar, Mbappè e Messi più liberi da impegni difensivi. In ogni caso, state certi che tra campo e panchina ci delizieranno due partite di calcio di livello assoluto. In fin dei conti, siamo qui per questo.

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