Mi avevano sempre detto che non sarebbe stato facile guadagnarsi da vivere con il pallone. Per questo avevo iniziato a studiare per laurearmi in Economia, ma ora è diventato veramente impossibile: devo lasciare.
Se ne farà una ragione Marc Roca, anche perché l’assegno firmato da Karl-Heinz Rummenigge che percepisce al Bayern Monaco basta e avanza per arrivare alla fine del mese. Ora l’economia la sposta in prima persona, qualcun altro la studierà per lui.
Ma chi è Marc Roca? Cos’ha fatto per convincere i campioni d’Europa a puntare su di lui? Passato, presente e futuro. Andiamo alla scoperta di una delle più grandi promesse del calcio spagnolo.
Dalla Masia all’Espanyol
Il percorso di formazione calcistica del classe ’96 parte in uno dei settori giovanili più rinomati al mondo, la Masia. Per un ragazzino catalano come lui è un sogno crescere nella casa delle future stelle del Barça, ma le cose non vanno come sperava. All’epoca veniva impiegato come terzino e la concorrenza in quel ruolo era troppo agguerrita. Gli altri avevano più centimetri di lui e questo suo essere fisicamente indietro era per gli allenatori sinonimo di inaffidabilità difensiva. Quando ha 12 anni il Barcellona lo scarta, ma per una porta che si chiude c’è un portone che si apre.
A qualche fermata di metropolitana di distanza c’è la Ciutat Esportiva Dani Jarque, il centro di allenamento dell’Espanyol. Qualcuno ha cinguettato all’orecchio dei Periquitos che Marc non avrebbe proseguito in blaugrana e loro non ci hanno pensato due volte. Il ragazzo fa lo stesso: l’Espanyol non avrà il fascino del Barça, ma resta comunque un grandissimo club nel quale provare a rilanciarsi dopo la recente delusione.
Il piano di rivalorizzazione parte dal cambio di ruolo, da terzino a centrocampista centrale. Ha le caratteristiche giuste per muoversi sulla mediana, a cominciare dall’ambidestrismo, e quasi verrebbe da chiedersi come sia stato possibile che nessuno ci abbia pensato prima. Lì trova il suo habitat naturale, perfeziona la tecnica e dà continuità di prestazione. In sordina inizia ufficialmente la sua ascesa.
Nessuno mi ha mai tarpato le ali, ma ad un certo momento ho pensato che non sarei mai arrivano in Primera División. Nelle giovanili non sono mai stato il migliore. A 12, 13, 14 anni ancora non mi conosceva nessuno. Ero piccolino, magro, un giocatore normale. Ho lavorato molto sui dettagli e sono stati quelli a fare la differenza.
Questi ultimi dettagli di cui parla li mette a punto nella squadra B dell’Espanyol, poi arriva il grande momento. Per la stagione 2016/17 si siede sulla panchina Quique Sánchez Flores. Il nuovo tecnico chiede l’inserimento in pianta stabile di Roca con la prima squadra e viene accontentato. Il ragazzo non è lì per fare da comparsa, anzi: sono 25 le presenze alla sua prima annata in Liga. I Periquitos sfiorano l’Europa, ma è solo questione di tempo perché la stagione 2018/19 sarà quella giusta. Marc è ormai la stella dell’Espanyol che dopo 13 anni fa nuovamente capolino in Europa League.
La campagna europea sembra partire bene per poi arenarsi ai sedicesimi di finale con il Wolverhampton, ma quella nazionale va ancora peggio e termina con un impronosticabile ultimo posto. La retrocessione è una sorta di tana libera tutti per chi strizzava l’occhio al centrocampista: quel risultato cancellava di fatto la sua clausola rescissoria da 40 milioni di euro, costringendo l’Espanyol a trattare la sua cessione per molto meno. Non vi erano motivi per trattenerlo in Segunda División e, visto la stima reciproca tra le parti, difficilmente si sarebbe arrivati ad un conflitto. Alla fine se lo aggiudica il Bayern Monaco per soli 15 milioni di euro.
Talento in vetrina
Dopo 121 partite nel centrocampo a tre dell’Espanyol, Roca ha imparato a coprire sia il ruolo di mediano che quello di mezzala. Con la nazionale spagnola U21, invece, gioca in coppia con Fabian Ruiz nel 4-2-3-1. Un giocatore completo, insomma. A proposito di nazionale: è stato un giocatore chiave nella vittoria della Roja agli ultimi campionati europei di categoria in Italia e San Marino (2019).
Il CT Luis de la Fuente lo lascia fuori nelle prime due partite del torneo, preferendogli Mikel Merino della Real Sociedad. Proprio in uno di questi due incontri arriva l’unica sconfitta della Spagna, il 3-1 subito dai padroni di casa dell’Italia a Bologna. Dalla terza giornata del girone si prende la maglia da titolare e non la lascia più: 5-0 alla Polonia, 4-1 alla Francia e 2-1 alla Germania, senza perdersi neanche un minuto. Nel derby dei Pirenei timbra anche il tabellino.
🇪🇸 Spain level shortly after thanks to a Marc Roca strike.#U21EURO #ESPFRA pic.twitter.com/CFX4mrMTYj
— UEFA U21 EURO (@UEFAUnder21) June 27, 2019
Nella finalissima finisce un po’ in ombra per via della prestazione super di Fabian Ruiz, ma gli scout del Bayern non si lasciano sfuggire nulla. È l’occasione giusta per prendere appunti alla voce “futuro“. Pescano da entrambe le squadre: dalla Germania il portiere Alexander Nübel, dai campioni d’Europa il centrocampista silenzioso catalano. Un anno più tardi sono entrambi alla corte di Hansi Flick.
Eredità
Esordendo contro il Düren in DFB-Pokal lo scorso 15 ottobre, Marc Roca ha aggiunto il suo nome alla lunga lista di centrocampisti spagnoli che hanno vestito la maglia del Bayern Monaco negli ultimi anni. Lo hanno preceduto due maestri come Xabi Alonso (2014-2017) e Thiago Alcantara (2013-2020); mentre per quando avrà voglia di paella e nostalgia di casa c’è il navarro Javi Martinez, arrivato nell’estate del 2012 dall’Athletic Club di Bilbao e ancora in rosa. Non solo, quindi, è destinato a diventare un perno della Spagna di domani, ma ha anche l’onore di portare avanti questa particolare tradizione. E se la storia si ripeterà anche lui festeggerà titoli su titoli inondato di Paulaner.
Qualcuno già lo etichetta come “il nuovo Thiago“. Perché? Molto semplicemente, Roca ha rimpiazzato numericamente il fuoriclasse che è passato al Liverpool di Klopp. Per quanto riguarda il campo, però, la strada è ancora lunga e in salita. Finora ha giocato solamente 1′ in Bundesliga, subentrando a Serge Gnabry al 94′ di Colonia-Bayern Monaco 1-2 per far passare secondi importantissimi e congelare il risultato. Per il resto solo sette panchine tra campionato e UEFA Champions League. Quindi non corriamo troppo con i giudizi. Ci sono delle gerarchie da rispettare e nessuno – nemmeno lui – si aspettava di diventare immediatamente una pedina fondamentale nello scacchiere di Flick. Lo sarà sicuramente, prima o poi. Il tempo è dalla sua parte.
Sono un privilegiato perché sto vivendo cose che altra gente può solo sognare. Io stesso le sognavo sin da piccolo e ho avuto la fortuna di viverle, però non mi sento ancora una stella. Forse non mi ci sentirò mai ed è meglio così.