Dopo il Gol dell’Anno, arriva la seconda categoria nella settimana degli RdL Awards, i nostri premi per la stagione di Serie A 2020/2021 appena conclusa. Proseguiamo con la Matricola dell’Anno, il miglior giocatore alla sua prima esperienza nel nostro campionato.
Come abbiamo stabilito questi ed i successivi premi? La nostra redazione ha espresso tre preferenze per categoria: 1 punto per il bronzo, 3 punti per l’argento e 5 per l’oro. Dopodiché, abbiamo calcolato chi fossero il terzo, il secondo ed il primo classificato per punti raccolti. Ed eccoli qui.
3º posto: Victor Osimhen, Napoli (32 punti)
di Matteo Speziale
Arrivare in Italia da un campionato estero porta in dote sempre una certa diffidenza da parte di una grossa fetta di opinione pubblica. Farlo da campionati che non siano quello spagnolo e inglese aumenta questa diffidenza. Se questa situazione fatta di stereotipi calcificati viene inserita nel contesto di una piazza, Napoli, che negli ultimi anni ha visto in sequenza Cavani, Higuain e la crescita esponenziale del Mertens falso nueve, capiamo come arrivare dal campionato francese con un cartellino da 70 milioni e la responsabilità dell’attacco sulle proprie spalle non fosse niente di semplice. Eppure Victor Osimhen, in un’annata complicata per motivi fisici personali e per vicissitudini di squadra, ha mostrato a tutti di essere una vera e propria gemma.
Per lui parlerebbero i numeri: 10 gol e 4 assist in poco più di 1500’, un campionato spezzato da un lungo e fastidioso infortunio alla spalla subìto in nazionale e dalla positività al Covid-19. La somma di questi due fattori gli ha fatto saltare 10 partite effettive più un mese intero per riuscire ad abituarsi nuovamente al ritmo gara. Ma quello che questa stagione di Osimhen ci restituisce è quanto visto prima e dopo. Il nigeriano è un attaccante con un set di giocate molto esteso. Sa allungare magnificamente il campo e, abbinando uno scatto bruciante ad una discreta mole fisica, affidarsi al lancio su di lui è sempre un’ottima idea. Sa farsi trovare pronto in area al momento giusto per ribadire in rete dopo le combinazioni tra esterno e terzino o semplicemente per occupare lo spazio in vista dell’arrivo di uno dei rifinitori alle sue spalle. E quando c’è da dialogare stretto con giocatori di estrema abilità tecnica, non si tira indietro: gioca spesso corto e di prima, pronto a “chiamare la profondità” al difensore di turno, aspettando il passaggio di ritorno.
Purtroppo per lui e per i campani, il campionato non si è chiuso col raggiungimento degli obiettivi sperati, ma Victor Osimhen risolvendo i suoi problemi fisici assicura la giusta dose di gol, assist e varietà di giocate adeguata ad un attaccante di altissimo livello, che nel prossimo campionato possiamo starne certi dirà la sua.
2º posto: Junior Messias, Crotone (39 punti)
di Fulvio Scozzafava
È meraviglioso e al contempo crudele che Junior Messias abbia dovuto affacciarsi alla Serie A a praticamente 30 anni. Ci fa pensare a quanto prima ci saremmo potuti invaghire del suo talento, a quanta gente in più si sarebbe divertita, a cosa manca terribilmente nel calcio di questo e di altri paesi. Messias è uno di quei pochi giocatori che fa venire voglia di andare allo stadio, in un periodo in cui andare allo stadio proprio non si può. Uno di quei giocatori che ci si immagina vengano esaltati da un tifo che s’infuoca per giocate che in pochi hanno ormai il privilegio di gustarsi, ma che ha dovuto giocare una stagione intera di fronte agli occhi dei suoi compagni, di quelli degli avversari, di raccattapalle e dirigenti.
L’annata di Messias è fatta di cambi di passo brutali e di lunghe conduzioni, di sombreri e di buste, di 9 reti – tra cui la meraviglia contro il Parma -, 4 assist. E, infine, di una retrocessione che ha restituito anche in cifre lo squilibrio tra la verve offensiva dei pitagorici e la disastrosa fase difensiva. All’annata di Messias e Simy (29 reti in due), infatti, ha fatto da contraltare il record di gol subiti (92) per una singola stagione in Serie A, che resisteva dalla stagione del Casale 1933/1934. Messias Jr. ha riportato una capacità di divertire in un campionato tradizionalmente molto attento al “non prenderle”. In una platea di giocatori sempre meno capaci nella creazione di superiorità numerica tramite duelli individuali, Messias è stato il giocatore che ci ha svegliato dalla distopia – più vicina di quel che sembra – di un calcio fatto di soli passatori e portatori di pressing. Il brasiliano è stato il secondo nelle graduatorie di dribbling riusciti (105) e tentati (163) – in entrambe le categorie, alle spalle di De Paul -, provandone mediamente 4,5 a partita.
Nel corso della stagione è stato chiamato a svolgere diversi ruoli e diverse funzioni partendo come seconda punta, per poi arretrare come mezzala destra nel 3-5-2 di Stroppa prima, di Cosmi poi. La sua zona “di vocazione”, ovvero l’out destro, è stata ampiamente esplorata dal brasiliano in ogni sua presenza, come mostra la sua heatmap stagionale. Il brasiliano ha mostrato un repertorio vastissimo di soluzioni per oltrepassare col pallone gli avversari, ma qui non si parla del funambolo col vizio dell’orpello, ossessionato dalla ricerca dell’uomo. Messias non dribbla per umiliare, bensì per apportare un vantaggio per i suoi, cercando costantemente di avanzare verso la porta avversaria, in una squadra che per risalire il campo si è altrimenti appoggiata spesso e volentieri ai 2 metri di Simy. Nonostante un’operazione simpatia sicuramente riuscita – sublimata col ritorno di Serse Cosmi su una panchina di A -, il Crotone è tornato in B e si prepara ora a far cassa col suo gioiello. Che speriamo possa ancora splendere in questo campionato.
1º posto: Achraf Hakimi, Inter (119 punti)
di Nicola Lozupone
Il primo posto come “Rookie of the Year” per questa stagione era tanto annunciato quanto quello di LeBron James nella NBA 2004. L’arrivo di Achraf Hakimi all’Inter fu annunciato quando ancora la stagione 2019/2020 doveva volgere al termine, e già da quel momento sapevamo che difficilmente avremmo visto movimenti di mercato così importanti e così decisivi per definire le sorti del nostro campionato. Il terzino/esterno destro marocchino proveniva da due stagioni al Borussia Dortmund in cui era esploso nel ruolo di esterno a tutta fascia nel 3-4-3 di Lucien Favre, ed era indubbio che le sue caratteristiche si sarebbero sposate perfettamente con le richieste del 3-5-2 di Antonio Conte.
Come un po’ tutta l’Inter, l’inizio di stagione dell’ex madridista non è stato dei migliori. Molto spesso nel corso delle partite Conte lo richiamava perché non sempre ligio ai propri compiti, specie in fase difensiva: una situazione che ha raggiunto, probabilmente, il suo apice negativo nella trasferta di Madrid di Champions League, in cui il numero 2 nerazzurro ha regalato un gol alla squadra di Zidane con un retropassaggio sciagurato. Superata la fase di apprendistato – condita da qualche panchina a favore di Matteo Darmian -, da dicembre in poi Hakimi ha iniziato ad arare la fascia destra come lui sa ben fare: motivo per il quale l’Inter aveva deciso di spendere per lui 45 milioni di euro. La catena di destra formata da lui, Skriniar, Barella e Lukaku è stata l’asse su cui i nerazzurri hanno poggiato il diciannovesimo Scudetto, sublimando il pensiero calcistico di Antonio Conte.
Il contributo di Hakimi alla stagione trionfale in Serie A dell’Inter è ben quantificato dai suoi 7 gol e 8 assist, numeri assolutamente fuori portata per qualsiasi giocatore nel suo ruolo (eccezion fatta per Robin Gosens, che occupa il lato opposto del campo): questi numeri sono frutto della sua propensione ad attaccare sempre gli spazi alle spalle degli avversari. Una capacità, questa, che gli ha permesso molto spesso di sfruttare gli spazi che Lukaku creava venendo incontro. Come si desume dalla sua heatmap stagionale, l’ex terzino del Borussia Dortmund non ha solamente consumato il lato di campo adiacente alla linea laterale ma, una volta giunto negli ultimi 30 metri, spesso e volentieri entrava palla al piede dentro al campo proprio sfruttando il lavoro dell’attaccante belga appena menzionato.
Non è un caso, andando a leggere le statistiche, che Hakimi sia tra i principali giocatori nel suo ruolo ad aver portato il pallone in area di rigore mediante una conduzione individuale palla al piede (1,22 a partita). Soprattutto, però, è l’esterno del campionato che riceve più passaggi progressivi dai propri compagni (5,50 a partita), a dimostrazione di come fosse lui il target scelto da Conte per dare profondità all’azione nerazzurra.
Consegnare un premio e considerarlo come annunciato per un giocatore che non sia un attaccante è anche una perfetta rappresentazione del calcio che cambia e che diventa fluido nei ruoli. Fino a poco tempo fa, la fantasia dei tifosi si accendeva solo di fronte all’acquisto di un grande attaccante, mentre il modo in cui l’arrivo di Hakimi fu accolto dalla tifoseria nerazzurra e dalla critica più competente dimostra come anche il tifoso stia progressivamente comprendendo l’importanza di alcuni giocatori nell’alzare o abbassare il livello della squadra.
Per questo motivo, la redazione di Riserva di Lusso non ha avuto alcun dubbio nel ritenere l’esterno dell’Inter come la Matricola dell’Anno in Serie A. Lo si evince dal risultato delle nostre votazioni, che hanno determinato un quasi plebiscito per l’uomo che si è rivelato come il pezzo mancante del meccanismo creato da Antonio Conte a partire dall’agosto 2019.
Fonte dati (ove non diversamente citati): FbRef
I voti di RdL per la Matricola dell’Anno e la classifica completa
Di seguito, tutti i voti della redazione di Riserva di Lusso per la Matricola dell’Anno:
Ecco, infine, la classifica completa:
- Achraf Hakimi, Inter (119 punti);
- Junior Messias, Crotone (39 punti);
- Victor Osimhen, Napoli (32 punti);
- Fikayo Tomori, Milan (25 punti);
- Mikkel Damsgaard, Sampdoria (14 punti);
- Weston McKennie, Juventus (12 punti);
- Tommaso Pobega, Spezia (9 punti);
- Roberto Piccoli, Spezia (3 punti);
- Giulio Maggiore, Spezia (1 punto); Joakim Maehle, Atalanta (1 punto); Ivan Ilic, Verona (1 punto); Gianluca Scamacca, Genoa (1 punto); Wilfried Singo, Torino (1 punto); Borja Mayoral, Roma (1 punto); Pierre Kalulu, Milan (1 punto); Nahuel Molina, Udinese (1 punto).