Dopo un girone d’andata giocato letteralmente in maniera paradisiaca, il potenziale salto verso una big del nostro calcio appariva quasi doveroso. Data l’insistenza con la quale il Napoli si era fiondato sul giocatore, si ipotizzava che il passaggio fosse già cosa fatta; che si trattasse solo una questione di tempistiche, in attesa dell’arrivo del calciomercato estivo. In meno di cinque mesi le cose paiono però essere cambiate, e non poco, con il futuro di Zaccagni che ad oggi appare decisamente meno certo di quanto non lo fosse qualche mese fa.
Zaccagni, un campionato a due facce
Come annunciato in apertura, la prima parte di campionato disputata da Zaccagni ci aveva lasciato l’immagine di un giocatore formidabile, bello da vedere e divertente, ma soprattutto concreto e centrato, privo di tutti quelli che fino ad un anno prima erano stati i limiti del suo gioco. D’altronde, il confronto tra le statistiche della stagione precedente e la prima metà di quella appena trascorsa sono già più che sufficienti per rendersi conto del salto di qualità compiuto da un annata all’altra. Il numero 20 degli scaligeri aveva infatti chiuso la Serie A 19/20 con a referto 2 gol e 9 assist, mentre al termine delle prime 19 giornate dell’edizione 20/21 i tabellini facevano già registrare 5 gol e 7 assist, molti dei quali spesso realizzati con gesti tecnici di elevatissima fattura. Come del resto si può notare dal piazzamento all’interno dei nostri RdL Awards del suo gol in rovesciata messo a segno contro lo Spezia (un’ azione splendida nel suo complesso).
Una serie di prestazioni che hanno portato i riflettori ad accendersi sulla figura del centrocampista del Verona, a tal punto da ricevere nel mese di novembre anche la prima convocazione con la nazionale italiana, cui sarebbe seguito senza dubbi anche l’esordio, non fosse stato per un affaticamento muscolare che lo costrinse ad abbandonare il ritiro anzitempo. D’altro canto, sarebbe stato impossibile non considerare il suo rendimento in ottica azzurra, a maggior ragione in presenza di un CT come Mancini, sempre pronto ad aprire le porte di Coverciano a nuovi inquilini.
Dunque un girone d’andata da sogno per il cesenate, e con esso del Verona, che fino a quel momento non era apparso soffrire le numerose importanti partenze avvenute nell’estate, anche e soprattutto cavalcando l’onda dello stato di grazia del proprio fuoriclasse. Ma come suggeriva il titolo del paragrafo, quello di Zaccagni è stato un campionato a due facce. Nel girone di ritorno – complice anche qualche noia muscolare, oltre al generale calo della squadra – le cose sono infatti radicalmente cambiate: si è osservato un calo di rendimento quasi inspiegabile rispetto a quanto si era visto fino a quel momento.
Se i numeri della prima parte bastavano a rendere l’idea di quanto bene avesse fatto, quelli della seconda (0 gol e 0 assist) sono idonei a testimoniare l’involuzione subita dal centrocampista. Ovviamente il momento vissuto da Zaccagni ha avuto le sue ripercussioni su tutta la formazione – contro i 30 punti raccolti nel girone d’andata, l’Hellas ne ha raccolti solo la metà in quello di ritorno -, che a sua volta non è stata di certo utile ad aiutare il singolo a ritrovare la condizione perduta.
La questione mercato
Il declino della resa in campo del trequartista gialloblu ha avuto naturalmente le sue ripercussioni anche in ambito mercato, facendo tentennare chi alla fine di gennaio sembrava già sicuro sul da farsi di lì a circa sei mesi di distanza, precedentemente convinto da quanto aveva avuto modo di vedere fino a quel momento. Ma il decadimento nelle prestazioni di Zaccagni non è certo l’unico motivo che ha portato lui e il Napoli ad allontanarsi.
Innanzitutto bisogna specificare, onde evitare fraintendimenti, che la trattativa tra le parti non è saltata, bensì si tratta di una pista semplicemente raffreddatasi. Al rendimento del giocatore si sono aggiunti gli sviluppi avvenuti in casa partenopea. L’arrivo di Spalletti ha indubbiamente contribuito a rallentare i tempi, sia per ovvi motivi di valutazioni da fare insieme al nuovo allenatore, sia perché all’interno del classico tridente usato dal tecnico toscano l’ex Venezia rischierebbe di non trovare lo spazio necessario per esprimere le propria qualità, vista la risaputa propensione da parte del tecnico ad utilizzare esterni di gran gamba, e con la posizione di tre quarti che vedo saldamente nelle mani di Zielinski.
Alla situazione in casa Napoli si aggiunge come giusto che sia l’interesse di altre pretendenti. Zaccagni rappresenterebbe un ottimo innesto per gran parte dei club del nostro campionato, soprattutto tenendo conto del vantaggioso rapporto tra qualità del giocatore e prezzo del cartellino, tutt’altro che proibitivo. In tal senso è da fine maggio, ma con ancor più decisione da inizio giugno – ovvero dall’ufficialità di Juric al Torino – che il nome dell’attuale giocatore in forze al Verona è stato accostato con insistenza ai granata piemontesi (ormai non sono più i soli granata in Serie A), con il suo ex allenatore che lo vorrebbe come punto di riferimento anche nella sua nuova esperienza torinese.
Si era parlato anche del Milan, ma in maniera molto più fievole rispetto alle due compagini già citate. Resta da dire che il mercato è ancora agli albori e con un Zaccagni a quanto pare deciso a lasciare Verona, non sarebbe certo una sorpresa vedere altre squadre aggiungersi alla fila. La stagione – seppur disputata in fin dei conti al 50% – di Mattia rimane di assoluto livello, e tutto lascia presagire che quella dell’anno prossimo possa essere l’annata buona per consacrarsi in maniera definitiva, a patto però di attuare le giuste scelte.
Il futuro di Zaccagni
Oggi Zaccagni compie 26 anni, eppure ha fatto il suo ingresso nel calcio appena due anni fa, prima dei quali aveva assaggiato i campi del massimo campionato soltanto in un paio di occasioni, quando di anni ne aveva 20 e al di fuori della primavera aveva giocato solo in quella che al tempo era la Lega Pro. A mandarlo in campo all’epoca fu Mandorlini, che evidentemente già aveva intravisto qualcosa di speciale, e non certo a torto.
In sole due annate di Serie A ha dimostrato di poter stare a suo perfetto agio a questi livelli, mettendo in evidenza una capacità di migliorarsi costantemente di giornata in giornata di cui pochi sono dotati. Nel primo anno tanto si era parlato della stupefacente stagione del Verona, ma ben poco di lui, oscurato dai più appariscenti e quotati compagni di reparto, nonostante come pedina svolgesse un ruolo fondamentale nell’economia della squadra, pur non essendo ancora del tutto svezzato, e con diverse lacune all’interno del suo gioco.
Con dodici di mesi di ritardo gli è stato poi riconosciuto il giusto merito. Senza gli elementi che avevano caratterizzato la precedente stagione del Verona, Zaccagni ha assunto un ruolo ancor più centrale nei meccanismi della formazione, elevandosi con il passare delle partite a leader tecnico della squadra. Quella vista in campo in questo campionato è stata una versione 2.0 del vecchio numero 20: più coinvolto, più decisivo, più consapevole dei propri mezzi ma in primo luogo più completo, e privo di quei limiti che lo avevano condizionato in passato.
Oggi appare come uno di quei centrocampisti che magari non eccelle in particolare in nessun aspetto del gioco, ma letteralmente capace di fare tutto in mezzo al campo: che sia difendere o attaccare, fare un tunnel per saltare secco l’avversario o rincorrere questo per 40 metri prima di effettuare una scivolata e rubare palla. Il tutto portato avanti grazie ad un’intelligenza calcistica fuori dal comune, vera arma in grado di renderlo speciale rispetto al resto.
Per compiere un ulteriore step in avanti vi è però in maniera inevitabile la necessità di approdare in una realtà più importante rispetto a quella scaligera. Un passaggio che l’età gli impone di fare il prima possibile, se vuole davvero diventare qualcosa in più di un buon giocatore, obiettivo per il quale raggiungimento avrebbe tutte le carte in tavola.
Napoli sarebbe probabilmente al di là di ogni considerazione tattica la destinazione ideale, ma a questo punto l’importante è eseguire in qualche modo questo step verso l’alto – che anche il Torino gli permetterebbe di realizzare -, tenendo conto che i granata hanno a disposizione un organico in grado di fare campionato di tutt’altra caratura rispetto a quello appena conclusosi. Senza dimenticare che la presenza di Juric (che stravede per lui e lo conosce alla perfezione) sarebbe un’ulteriore toccasana per il suo processo di crescita.
Quella cui assisteremo l’anno prossimo sarà la stagione della definitiva consacrazione di questo talento per troppo tempo rimasto nell’ombra, nella quale salvo imprevisti vedremo un’ulteriore versione implementata e migliorata di Zaccagni, questa volta con ogni probabilità (si spera) per tutto l’arco del campionato. Dove e con chi, ancora non è dato saperlo: l’auspicio rimane quello di vederlo giocarsi le proprie carte con una big del nostro calcio. In ogni caso vietato distrarsi, l’ora di Zaccagni sta finalmente arrivando.