Le urne dei sorteggi di Champions League sanno essere ironiche e spietate, e neanche questa volta hanno fatto eccezione. Martedì al Parco dei Principi, nel turno di andata valevole per gli ottavi, si sfideranno Paris Saint-Germain e Real Madrid. Una partita attesissima per il valore assoluto delle due squadre, entrambe tra le favorite alla vittoria finale, e per il passato di alcuni dei protagonisti in campo, dall’ex Di Maria a Leo Messi, che al Real con la maglia del Barcellona ha fatto molto male a più riprese. Eppure i riflettori saranno principalmente puntati su un altro uomo di punta dei parigini, Kylian Mbappé.
Il nativo di Bondy è stato cercato con grande insistenza dal Real Madrid in estate, e le ultime voci provenienti dalla Germania sostengono ci sia già un accordo per luglio prossimo tra società e calciatore attorno ad un contratto di circa 50 milioni di euro l’anno. Né il ragazzo né Mauricio Pochettino, suo allenatore, hanno smentito con particolare enfasi e convinzione questi rumours, facendo intendere che la strada di Mbappé verso la capitale iberica sia abbastanza spianata. Una mossa che potrebbe segnare una nuova svolta non solo per le due squadre coinvolte, ma per i rapporti di forza dell’intero panorama calcistico europeo.
Tutto da perdere
I rapporti tra Real e PSG non sono esattamente di amicizia. Oltre alla già citata e inevitabile rivalità calcistica, le due società si sono ritrovate l’una di fronte all’altra nell’affrontare il caos Superlega. Florentino Perez, presidente dei blancos, è stato il principale fautore dell’idea, esponendosi in prima persona per la sua riuscita e accusando con toni molto aspri i vertici UEFA. Al contrario, da Parigi sin dall’inizio hanno giurato fedeltà al presidente Ceferin. L’affare Mbappé rischia di inasprire ulteriormente le frizioni tra due delle compagini principali del calcio moderno.
L’intera situazione pone il PSG in un contesto di grande pressione anche da un punto di vista meramente calcistico. L’acquisto di Messi in estate, arrivato in pompa magna e giustamente celebrato come uno dei colpi del secolo, ha messo gli uomini di Pochettino nella scomoda posizione di dover vincere a tutti i costi. Qualsiasi risultato diverso dal trionfo avrebbe il sapore del fallimento poiché raggiunto da quello che è a tutti gli effetti costruito per essere un instant team. Allo stesso tempo questo ottavo di finale rappresenta quasi un’ultima spiaggia per seminare nella mente di Mbappé il germe del dubbio e convincerlo a rivedere le proprie posizioni. Forse solo una grande prova del PSG sul campo infatti potrebbe davvero rimescolare le carte in tavola.
L’addio di Mbappé sarebbe anche una dura mazzata a livello di progettualità portata avanti da Leonardo e soci. Non che al PSG in ogni caso manchino i campioni, Neymar e lo stesso Messi su tutti. Il fuoriclasse francese però è l’uomo copertina su cui si è deciso di costruire una rosa che potesse essere costantemente ai vertici in Europa e non soltanto in Francia, la finale e semifinale raggiunte nelle ultime due stagioni lo dimostrano. Del resto già strapparlo a quelli che erano i principali rivali in patria, il Monaco, ai tempi fu una prova di forza. Proprio ponendosi invece in condizione di debolezza verso il Real i francesi ne uscirebbero con le ossa rotte.
Perdere il ragazzo a parametro zero poi sarebbe (ed è indirizzata a essere) una beffa ulteriore, specialmente dopo aver rifiutato ogni avance nella scorsa sessione estiva di mercato. In questi casi la magra consolazione è assicurarsi un bel gruzzoletto da poter reinvestire, se non in un giocatore di eguale talento quantomeno in più elementi con cui puntellare la rosa. Svanita anche questa prospettiva, l’unica parziale contromisura emotiva ha le sembianze di una coppa dalle grande orecchie alzata all’unisono da Mbappé. Messi e Neymar sotto il cielo di San Pietroburgo.
Equilibri tra campionati
La vittima sacrificale di cui poco si parla in tutto questo è la Ligue 1. Gli investimenti imponenti di società come lo stesso PSG e il già citato Monaco, oltre a qualche buona mossa sui giovani di Rennes, Nizza e Lille (e le pasticcione Marsiglia e Lione), hanno portato in Francia negli ultimi anni una buona dose di campioni e campionissimi. Nonostante questo, storicamente il campionato francese ha sempre fatto grande fatica a trattenere i propri talenti di casa. Se si guarda alla nazionale, gran parte degli uomini chiave da Benzema a Griezmann, da Lloris a Kantè gioca all’estero. Mbappé rappresenta il fiore all’occhiello del calcio transalpino cresciuto, maturato e sbocciato senza il bisogno di andare altrove. Perderlo rallenterebbe e non poco l’affannata corsa della Ligue 1 verso il livello riconosciuto agli altri principali campionati europei.
Inevitabilmente, ciò che per qualcuno è un danno per altri è un grande regalo. La Liga spagnola vive un momento di difficoltà, soprattutto economica e manifestata dalla decadenza (relativa) di alcune delle sue più storiche compagini come Valencia e soprattutto Barcellona. L’addio quasi contiguo di Cristiano Ronaldo e Messi è stato complesso da assorbire per l’intero sistema calcistico iberico, e in più ha messo le due principali squadre nella condizione di dover ricostruire dopo aver per anni dominato. In questo senso il Real, come manifesta il primato in classifica, si trova più avanti, forte di un allenatore esperto come Ancelotti e di giovani che si stanno man mano inserendo nel contesto, ovviando così al declino di protagonisti assoluti del recentissimo passato come Marcelo o Modric.
Per Perez poi è sempre stato importante mandare segnali, ricorderete ad esempio l’acquisto di James Rodriguez a mondiale del 2014 appena concluso. In questo caso l’avvertimento è lanciato all’intero mondo del calcio, che non può e non deve mai sottovalutare l’appeal del Real Madrid e la capacità di ripartire ciclicamente.
Nello specifico però c’è anche una provocazione alle grandi rivali degli ultimi anni. I concittadini dell’Atletico vivono un momento non eccezionale, forse di transizione o di fine ciclo. Il Barcellona è al punto più basso dell’ultimo ventennio o giù di lì. Eppure anche in questa condizione è riuscito a mettere a segno un colpo importante, quello di Ferran Torres dal Manchester City per circa 70 milioni. La dimostrazione di un fascino che, nonostante i risultati non esaltanti sul campo, i blaugrana continuano a esercitare sui calciatori giovani e di grandi qualità, soprattutto se spagnoli. Rispondere a questa operazione con la carta Mbappé è un dissing degno di 2Pac.
Mbappé, pourqoui?
Ma cosa può davvero spingere un fuoriclasse in una squadra così importante come il PSG a compiere una scelta di questo tipo? Indubbiamente il Real esercita un’attrattiva non indifferente, forte di storia e trofei. Nel caso di Mbappé questo è accentuato dalla sua esperienza personale. Da ragazzo il talento francese è cresciuto nel mito del Cristiano Ronaldo del Real, cercando di emularlo ed effettivamente ricordandone l’esplosività fisica e la capacità di trovarsi in zona gol anche partendo da una posizione più esterna. L’idea di raccoglierne l’eredità è quindi particolarmente allettante per Kylian.
Volendo essere più cinici, il calciatore francese ha spesso dimostrato ambizione e fiducia nei propri mezzi, cavalcando il sottile equilibrio che esiste con l’arroganza. Non è difficile immaginare che quindi lo intrighi la possibilità di rappresentare per i blancos l’uomo della rinascita. Del resto la maglia madrilena ha consacrato alla storia del calcio molti dei suoi simboli, dai più datati Puskas e Di Stefano al connazionale Zinedine Zidane. A Parigi invece un’eventuale appuntamento con la storia sarebbe da condividere con Neymar e Messi, col rischio di essere persino offuscati dall’aura soprattutto di quest’ultimo.
Qualche timidissimo dubbio lo desta la difficoltà del Real nell’integrare nel migliore dei modi i propri investimenti, soprattutto in un reparto offensivo sempre molto affollato. Discutere di tattica quando si ha a che fare con i fuoriclasse è un giochino divertente e piuttosto pretestuoso, ma in caso di fumata bianca Ancelotti dovrà essere bravo a far coesistere tre punte di diamante che rischiano talvolta di pestarsi i piedi.
Nel 4-3-3 con cui il Real gioca da inizio stagione il ruolo di Mbappé sembra essere sulla fascia destra, prendendo il posto di Hazard. Difficile infatti immaginare una repentina deposizione di Benzema, sì 35enne, ma ancora un’oleatissima macchina da gol. Tra l’altro al franco-algerino piace molto creare e fungere da playmaker offensivo, un tipo di attaccante con cui Mbappé è abituato a coesistere nel PSG.
Più interessante è la coesistenza con Vinicius Jr., la cui mattonella preferita è quella sinistra. Quando Perez ha iniziato a cercare Mbappé il brasiliano era una specie di promessa non del tutto mantenuta, un giocatore sicuramente ancora giovane, ma su cui forse erano state riposte troppe speranze dettate anche dall’esoso costo del cartellino. In questa stagione invece Vinicius è sbocciato in maniera prepotente. dimostrando che la risalita può e deve passare dai suoi piedi. Questo rende Mbappé forse meno necessario, ma non per questo il Real è intenzionato a fermarsi. I grandi calciatori è sempre meglio averli insieme, sbrogliare la matassa poi sarà affare di Carletto.