fbpx
CALCIO ITALIANO

Tre mercati per salvarsi (dalla B)

È opinione piuttosto diffusa, spesso confermata dai fatti, che il mercato di riparazione sia una scialuppa di salvataggio fondamentale per le squadre che puntano a mantenere la categoria. È così in tutte le categorie, dai dilettanti fino alla massima serie. In ogni livello di calcio le squadre che navigano nei bassifondi della propria lega sono quelle più bisognose (e spesso anche più vogliose) di attingere dal mercato i rinforzi necessari per non retrocedere.

Diverse volte la missione è stata compiuta. Una squadra in pienissima zona calda a gennaio, è riuscita a tirarsene fuori grazie ai giusti innesti. Un esempio abbastanza recente è la Spal nella stagione 2017-2018. I ferraresi dopo un girone d’andata chiuso a 15 punti, da virtualmente retrocessi, hanno giovato tantissimo di due innesti di grande esperienza e qualità come Kurtic e Cionek, riuscendo a fine stagione a salvarsi grazie ad un ritorno da 23 punti. Altre volte la missione è così difficile e disperata che pur con un mercato importante, in grado di portare in dote tantissimi punti la retrocessione resta inevitabile. Rimanendo ancora temporalmente nella stagione 2017-2018 è il caso del Benevento di De Zerbi. Un mercato scintillante pieno di colpi a effetto (per citare i più famosi Sandro, Djiuricic e Sagna) che ha permesso ai giallorossi di chiudere un girone di ritorno con il quadruplo dei punti di quello d’andata, ma che purtroppo non è bastato a evitare la retrocessione.

Sandro Raniere al Benevento
Sandro Raniere, l’ex Tottenham è stato il capitano di un ottimo Benevento che ha stupito tutti nel girone di ritorno del 2017-2018 (Foto: Francesco Pecoraro/Getty Images-OneFootball)

Nella Serie A 2021-2022 la situazione nella zona calda vede quattro squadre invischiate nella lotta per non retrocedere ed una quinta, la Sampdoria, poco sopra. Delle cinque citate, quelle che attualmente sarebbero in Serie B, se il campionato terminasse oggi, sono state anche le tre più attive sul mercato. Il Genoa (solito a questi cambi repentini di rosa in inverno), il Venezia e la Salernitana. Hanno affrontato questa sessione con approcci piuttosto diversi ma tutt’e tre hanno creduto tanto di poter aggiustare la stagione in corsa, grazie agli innesti della finestra intermedia di calciomercato.

Al contrario Cagliari e Sampdoria – che in questo momento sarebbero salve – hanno affidato gran parte delle loro fiches più a guide tecniche molto esperte in A, come Giampaolo e Mazzarri, che non a mercati in grado di svoltare eccessivamente la stagione. Un approccio sicuramente più conservativo, che crede molto nella propria rosa e che vede nell’esperienza accumulata dai due tecnici scelti l’arma migliore per scongiurare lo spettro della B.

Mazzarri è statao richiamato dal Cagliari per salvare i sardi senza troppi investimenti attorno
WM – Walter Mazzarri, costituisce quasi da solo il motivo per cui il Cagliari ha comprato meno delle altre squadre coinvolte nella lotta salvezza. (Foto Enrico Locci-Getty Images-OneFootball)

Il mercato del Venezia

I lagunari sono tornati in Serie A dopo una ventennale assenza e lo hanno fatto grazie ad un campionato di B chiuso in crescendo pur senza i favori del pronostico. Lo hanno fatto con una rosa buona – ma appunto sulla carta non da promozione – e con un allenatore molto preparato con principi di gioco moderni come Zanetti. Già ad agosto si è tanto chiacchierato del mercato del Venezia: onestamente sembrava un incrocio tra una partita a Football Manager e un account Twitter per segnalare i giovani calciatori militanti in campionati sconosciuti. Le fortune di queste scelte di mercato sono state alterne. Per citare solo i più eclatanti in un verso o nell’altro: Busio, 2002 del Kansas City, è stato uno delle più piacevoli sorprese di questa Serie A; Dor Peretz ex capitano del Maccabi Tel Aviv una grossa delusione, incapace non solo di prestazioni all’altezza ma anche di convincere Zanetti a dargli spesso una maglia da titolare.

Dopo un discreto autunno in cui gli arancioneroverdi veleggiavano sopra la zona salvezza con una certa tranquillità da inizio dicembre i punti hanno cominciato a scarseggiare e così, lo spettro retrocessione si è avvicinato sempre di più. Per cercare di non farsi trovare impreparati la dirigenza del Venezia ha cercato subito di intervenire sul mercato. Il 3 gennaio è stato annunciato l’acquisto di Michael Cuisance. Il francese è stato una grandissima promessa: partito dalle giovanili del Nancy, dopo un maestoso Europeo Uneder17, per affermarsi definitivamente aveva scelto la Germania e precisamente il Borussia Moenchgladbach. La storia di Cuisance in Bundesliga è stata, a dispetto delle rosee aspettative, pienissima di bassi e poverissima di alti; dopo un grande inizio è finito fuori dal giro dei titolari del Gladbach, ha provato a rilanciarsi al Bayern Monaco prima e al Marsiglia poi, in entrambi i casi con risultati negativi.

Cuisance in azione, uno dei colpi di questo mercato
Cuisance in azione contro il Milan. (Foto: Maurizio Lagana/Getty Images-OneFootball)

Il Venezia punta insomma sul suo sconfinato talento e sulla sua voglia di riscatto. Il francese è senza dubbio il calciatore con la cifra tecnica più alta in rosa e, puntare su di lui per salvarsi, per quanto rischioso è una scelta affascinante e con possibilità di successo. Subito dopo l’arrivo del francese i lagunari non si sono bloccati, anzi. A metà del mese di gennaio, stupendo molti, sono andati nuovamente a pescare nella MLS. Questa volta però, anziché prendere un giovane di belle speranze come Busio, hanno ripiegato su un calciatore che, per usare un’espressione un po’ abusata negli ultimi anni, credevamo (quasi) tutti ritirato. Il ritorno in Italia di Nani è stato improvviso quanto ricco di perplessità da parte degli addetti ai lavori. Innanzitutto perché il Venezia ha sugli esterni offensivi due dei migliori calciatori per rendimento dell’intera rosa (Okereke e Aramu). Secondariamente perché il portoghese già nella sua esperienza alla Lazio sembrava aver speso tutte le sue migliori cartucce in tempi ormai andati. È probabile che il suo acquisto sia dovuto più all’esperienza che può portare in dote in uno spogliatoio così poco avvezzo alla massima serie, che non per le sue prestazioni nel rettangolo di gioco.

Dopo un colpo agli albori del mercato, uno verso metà mese, il Venezia ha voluto chiudere l’ultimo colpo quasi sul gong. Dallo Young Boys è arrivato l’attaccante camerunese Nsame. L’ex calciatore degli svizzeri è una punta molto mobile, bravissimo ad attaccare la profondità e con un dribbling nel breve che utilizza quasi esclusivamente per trovare luce e andare al tiro. Si alternerà verosimilmente con Henry, nonostante al contrario del gigante francese sia molto meno propenso a lavorare spalle alla porta ma più a fare movimenti predisponenti al tiro. Se c’è un filo conduttore nel mercato (comunque piuttosto hipster) del Venezia che ha preso un poeta maledetto come Cuisance, un quasi ex calciatore come Nani e un attaccante dalla Superliga svizzera è sicuramente la voglia di aggiungere spessore da un punto di vista delle partite “pesanti” giocate. Tutti calciatori che hanno giocato le coppe europee, tutti calciatori che nella bassa Serie A hanno il potenziale per spostare qualcosa, quanto il rischio di non riuscire a mettersi in trincea.

Nsame esulta per un gol all'Olimpico contro la Roma in una partita di Europa League
Nsame esulta per un gol all’Olimpico contro la Roma in una partita di Europa League. (Foto: Alberto Pizzoli/AFP-Getty Images-OneFootball)

Riparare il Genoa

Nell’era Preziosi, la proprietà immediatamente precedente quella attuale, il Grifone ha sempre avuto questa propensione a voler rivoluzionare la rosa a gennaio. Se il lamarckismo non fosse considerato errato da oltre un secolo, si potrebbe affermare che anche in questo caso ci stavamo trovando davanti ad un esempio di eredità dei caratteri acquisiti. I numerosissimi acquisti dei rossoblù, sono stati parificati, se così si può dire, dalle cessioni altrettanto copiose. Un modo molto diverso rispetto a quello del Venezia, che ha invece puntato più sull’aggiungere, che non sul modificare. Probabilmente questa profonda differenza è stata causata anche dal cambio allenatore: al contrario degli arancioneroverdi, i genoani hanno cambiato mister proprio durante il mercato di riparazione, ricorrendo ad un quasi esordiente come Blessin.

Il Genoa si presentava ai nastri di partenza con una batteria di esterni di centrocampo formata da: Sabelli, Fares, Cambiaso, Ghiglione e all’occorrenza Biraschi. Dei cinque citati, solo Cambiaso è rimasto in riva al mar Ligure; Sabelli, Fares e Biraschi sono stati ceduti e il lungodegente Ghiglione, per i motivi fisici noti, messo ai margini della rosa. Per rinfrescare il reparto sono arrivati: il promettente Calafiori dalla Roma, il “cavallo di ritorno” Czyborra dal Bielefeld ed Hefti, terzino svizzero che tanto bene stava facendo allo Young Boys. Un cambio di look quasi totale, che probabilmente si sposa meglio con la propensione verticale del nuovo allenatore, il quale, venendo dalla galassia Red Bull ha forti tentazioni di gegenpressing (per ora però inesplorate in Italia). Ma un’altra altrettanto grande rivoluzione è stata attuata nel reparto offensivo.

Hanno preso casa lontano da Genova sia il simbolo dell’attacco degli ultimi anni, Goran Pandev, che l’acquisto più significativo della scorsa estate, Felipe Caicedo. Al loro posto non solo altri due attaccanti veri e propri come Piccoli e Yeboah (seppur con caratteristiche diverse), ma anche due calciatori in grado di giocare in zone di campo più propense alla rifinitura come Amiri e Gudmunsson. Se l’italiano va a rimpiazzare numericamente ma anche fisicamente, data l’imponenza del suo fisico, Caicedo, le caratteristiche piuttosto uniche di Pandev non sono da ricercare in nessuno degli altri nuovi acquisti. Yeboah è un attaccante esterno, frenetico e onestamente un po’ confusionario; Amiri un trequartista dribblomane ma con un innato senso del gioco; Gudmunsson un creativo con capacità di andare a rete anche da media distanza. Se Blessin riuscirà a far coesistere almeno gli ultimi due, la pericolosità offensiva di una delle squadre più sterili di tutto il campionato potrebbe in qualche modo venire meno.

Gudmundsson, colpo di mercato del Genoa, qui in azione con l'AZ Alkmaar.
Gudmundsson in azione con la maglia dell’AZ Alkmaar. (Foto: Dean Mouhtaropoulos/Getty Images-OneFootball)

Per ultimo, ma solo per la diversa quantità di acquisti, anche i cambiamenti nella zona nevralgica del campo, vanno nella direzione di rivoluzione abbastanza importante, portata dal nuovo tecnico. Le cessioni due giocatori estremamente essenziali, ma comunque già ai margini da un po’, come Radovanovic e Behrami, e di una mezz’ala di possesso come Cassata sono significative per comprendere il progetto tecnico in essere al Grifone. L’unico acquisto perfettamente riferibile al centrocampo è stato Frendrup. Il danese, scuola Brondby, è un classico centromediano bravo nelle due fasi in grado di dettare i tempi di pressing e con una buona capacità di distribuzione del pallone senza troppi fronzoli. Sarà interessante vedere come dividerà compiti e partite con Badelj (un professore di quello stile di gioco), Rovella e Sturaro.

Blessin in panchina
Blessin sulla panchina del Genoa. Il tecnico tedesco è stato determinante per le scelte di mercato dei rossoblu. (Photo by Getty Images-OneFootball)

Sabatini vuole salvare Salerno

Se il Venezia ha cambiato poco aggiungendo solamente e il Genoa molto di più perché ha cambiato allenatore; le modifiche alla Salernitana sono ancora più profonde e strutturali, proprio perché il cambiamento è avvenuto alla base della società. Dopo il passaggio di mano da Lotito a Iervolino, anche il direttore sportivo, una vecchia conoscenza come Walter Sabatini è cambiato e ha portato in dote tutto un altro modo di fare mercato, con diverse cessioni e tantissimi acquisti in ogni reparto del campo. Fondendo fondamentalmente la voglia di esperienza in più del Venezia e la ventata di novità del Genoa.

In porta al posto di Belec, portiere forse più adatto alla B che alla massima categoria, è arrivato Luigi Sepe. Il portiere campano non ha bisogno di presentazioni, è forse l’upgrade più evidente di tutta la rosa amaranto per tecnica ed esperienza accumulata in serie A. Le sapienti mani di Sabatini hanno saputo sfruttare l’occasione data dalla difficile convivenza a Parma tra lui e Buffon. Per provare a dare una solidità difensiva, oltre all’innesto in porta sono arrivati: Federico Fazio dalla Roma, Mazzocchi dal Venezia e Dragusin dalla Sampdoria. Tre giocatori in tre età molto diverse tra loro, ognuno in grado di dare, nelle speranze dei sostenitori campani, il giusto apporto alla causa.

Sepe, primo acquisto del mercato di Sabatini, in azione contro lo Spezia
Sepe subito in azione contro lo Spezia. Il gioco coi piedi del portiere campano è una delle sue skills più pregiate. (Foto: Francesco Pecoraro/Getty Images-OneFootball)

Il reparto dove era più urgente intervenire era senza dubbio il centrocampo. Arrivare in Serie A con Di Tacchio, Coulibaly e Obi è una scelta, troppo monodimensionale, che difficilmente può pagare dividendi in un campionato come la nostra massima serie. Per colmare queste lacune sono arrivati diversi giocatori interessanti. Bohinen mezz’ala con grande facilità di corsa del CSKA Mosca; uno specialista in salvezze come Radovanovic e infine l’acquisto probabilmente più esotico di tutto il calciomercato invernale: Ederson del Corinthians. Il brasiliano è un giocatore abbastanza in linea con quelli già presenti in rosa: fisico, essenziale e senza troppe pretese di palleggio. La scelta della Salernitana è probabilmente più dettata dalla sua età che dalle caratteristiche: quando a Radovanovic prenderà un raffreddore, potrebbe essere una valida alternativa.

Infine l’attacco. Il reparto nettamente più rivoluzionato: il mercato ha previsto l’uscita sia di Simy (grossissima delusione dell’anno) che di Gondo. Al loro posto sono arrivati Mikael e Mousset. Due giocatori piuttosto poco conosciuti ma con degli score interessanti nelle loro precedenti esperienze. Ma per cercare di farli rendere al meglio, è dietro di loro che Sabatini ha investito le fiches più preziose, non tanto da un punto di vista economico quanto da quello di fiducia. A dialogare con Ribery, unica luce per un girone intero della Salernitana, il ds umbro ha acquistato Simone Verdi e Diego Perotti. Verdi, che ha già segnato una doppietta alla prima in maglia amaranto, dopo una pessima parentesi a Torino, ritorna in una sua ideale comfort zone. Un ambiente senza troppe pressioni, la maglia da titolare praticamente indiscussa. Si candida ad essere il prossimo giocatore girovago di squadre che lotteranno per salvarsi e lo cercheranno per aumentare la cifra tecnica del loro attacco. L’argentino invece, era svincolato, cerca un rilancio e una squadra così poco tecnica come la Salernitana ha scelto che era il caso di rischiare dandogli un contratto.

Verdi che qui esulta dopo il gol alla Spezia, potrebbe rivelarsi una delle sorprese regalate dal mercato
Maglia numero 10 sulle spalle, provincia italiana e Simone Verdi non chiede niente di meglio. (Foto: Francesco Pecoraro/Getty Images-OneFootball)

È difficile prevedere i risultati delle partite di calcio, figurarsi l’andamento di intere stagioni. Sicuramente è però da apprezzare come tutte e tre le ultime squadre attualmente in classifica abbiano profuso molti sforzi per riuscire nell’obiettivo. Anziché prevederlo ora sarà molto interessante appassionarsi a questa lotta, e vedere le scelte di chi saranno ripagate da un dolce maggio con la Serie A ancora in tasca.

Lascia un commento

Top