La piazza di Metz è molto importante nella geografia del calcio francese: il club non ha mai perso la propria identità e continua a sfornare giocatori interessanti che poi sfondano nel calcio internazionale.
In una settimana in cui al centro del dibattito c’è stata la creazione della Superlega, esiste un campionato in Europa dove realtà ricche e meno ricche convivono: si tratta della Ligue 1 che, in questa stagione, pur avendo una squadra come il PSG in grado di cannibalizzare economicamente le proprie concorrenti, ci sta regalando una meravigliosa lotta per il titolo composta addirittura da quattro squadre. Oggi pomeriggio, la squadra parigina si gioca una partita importantissima per rimanere in lotta per la vittoria finale.
L’avversaria della squadra di Pochettino proviene da una città della Lorena dislocata vicino al confine con Germania, Belgio e Lussemburgo: Metz. Per la sua posizione particolare, rappresenta un esempio di apertura della Francia all’Europa ed al mondo, con una particolare passione per la sua squadra che, tra mille saliscendi nelle categorie del calcio francese, mantiene inalterata la propria identità, aggiornandola in base agli stimoli provenienti dal mercato globale.
L’identità di questo club risiede nel proprio settore giovanile, esempio di eccellenza in patria ed in tutta Europa, da cui la prima squadra attinge per lanciare giovani calciatori nel calcio professionistico ed alimentare con le loro cessioni il proseguimento e l’ottimizzazione delle strutture e delle metodologie.
La tradizione del settore giovanile del Metz
La squadra lorraine ha plasmato la sua reputazione e la sua missione societaria costruendo una struttura giovanile che è stata sempre al di sopra della media: avere un centro sportivo unico per le squadre giovanili in cui far crescere giovani calciatori sia a livello sportivo che umano è aspetto comune a molti club di oggi, ma a Metz questo sistema funziona da molte stagioni. Difatti, sin dagli anni ’70 il club aveva iniziato a mettere in piedi un progetto integrato tra allenamenti e frequenza scolastica, tutto curato mediante partnership con istituti scolastici pubblici e privati che alternavano la fase di aula collettiva a quella di tutoraggio individuale dei giovani allievi.
Questo sistema integrato ha portato il settore giovanile del Metz ad essere punto di riferimento per i giovani calciatori provenienti da quel bacino d’utenza che poteva, quindi, includere ragazzi provenienti dal Belgio, dal Lussemburgo e dall’Alsazia: il primo grande giocatore “costruito” all’interno di questo sistema è stato Patrick Battiston, uno dei più importanti difensori della storia del calcio francese, protagonista del tremendo scontro con Schumacher nella semifinale del Mondiale di Spagna nel 1982 e trascinatore – assieme a Michel Platini, scartato a sua volta dal Metz per problemi cardiaci – della vittoria dell’Europeo due anni dopo.
Soprattutto, è stato molto importante il riconoscimento che il Metz riceveva per la crescita di giovani calciatori, e così, seppur non partecipando da principio alla trafila dell’accademia, negli anni ’90 sono tornati a transitare in prima squadra talenti che avrebbero segnato una generazione del calcio francese e mondiale: uno su tutti è senza dubbio Robert Pirès, nativo di Reims, città della vicina regione dello Champagne e giunto in Lorena appena diventato maggiorenne. Con la maglia granata ha esordito tra i professionisti nel 1992, lasciandola dopo 6 stagioni nell’estate in cui diventa campione del mondo per transitare a Marsiglia e poi raggiungere Arsene Wenger all’Arsenal.
Poco dopo l’addio del futuro numero 7 dell’Arsenal, un altro giovane che avrebbe lascito la propria impronta con quel numero sulla maglia si affaccia dalle parti stadio Saint Symphorien per una fugace esperienza, ossia Franck Ribery. Decisamente molto più in linea con la storia della squadra granata è l’approdo, nello stesso periodo, di Miralem Pjanic, il cui percorso nelle giovanili della squadra granata è esemplificativo del metodo di lavoro del club: l’attuale centrocampista del Barcellona è sbarcato a Metz all’età di 14 anni dal vicino Lussemburgo, dove si era rifugiato con la sua famiglia a seguito degli eventi bellici in Bosnia. In prima squadra, l’ex centrocampista della Juventus giocherà un anno al termine della trafila e nella crescita nel settore giovanile, prima di essere ceduto al Lione.
Per chiudere la rassegna dei giocatori giunti a Metz a cavallo tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni ’00, abbiamo Emmanuel Adebayor, scovato dagli osservatori direttamente in Togo e che esordisce tra i professionisti in Ligue 1 dove non riuscirà ad esplodere, cosa che avverrà l’anno successivo in Ligue 2 per essere ceduto poi al Monaco nel 2003: quest’operazione darà inizio a quella che è l’evoluzione del sistema di creazione del talento della squadra lorena.
L’evoluzione ed il progetto Génération Foot
Con l’aumento di concorrenti a livello nazionale ed europeo nella gestione del settore giovanile, il sistema disegnato e fatto progredire a Metz a partire dagli anni ’70 e progredito nelle annate successive era ormai copiato ed utilizzato da club con risorse e bacini d’utenza superiori, così era necessaria un’idea per far fare a questo sistema un passo in avanti al di fuori dei confini francesi.
La soluzione cercata e trovata dal club della Lorena è stata quella di stringere un forte rapporto di collaborazione con Génération Foot, club senegalese la cui accademia, nata nei primi anni del 2000, ha permesso di utilizzare il calcio come mezzo di reinserimento sociale di bambini provenienti da situazioni molto difficili.
Nel 2003, il club di Metz e quello di Dakar hanno stretto un accordo per il quale il club granata avrebbe finanziato le infrastrutture in loco della squadra africana, in cambio di un’opzione per l’acquisizione dei loro migliori talenti: da questo accordo, quindi, sono sbarcati in Lorena diversi giocatori poi ceduti nei principali campionati europei. L’esempio più importante è quello di Sadio Mané, giunto al Saint Symphorien a 19 anni dopo aver completato in patria lo stesso tipo di percorso formativo – calcistico e scolastico – riservato a chi si unisce al settore giovanile del club granata. Nelle due stagioni in Francia, l’attuale attaccante del Liverpool colleziona 22 presenze – tra Ligue 2 e terza serie – che attirano le attenzioni del Salisburgo, da dove poi inizierà la sua avventura nel calcio internazionale.
Altro esempio di collaborazione proficua con l’accademia senegalese è stato l’attuale esterno offensivo del Watford Ismaila Sarr, ceduto al Rennes dopo un anno di militanza in prima squadra per 17 milioni di euro, cessione più remunerativa della storia del club. Una cifra che ha permesso al Metz di continuare il miglioramento delle proprie strutture e mantenere competitiva anche la prima squadra, cosa che in passato non sempre era riuscita dopo cessioni importanti.
Nel frattempo, parallelamente alla collaborazione con Génération Foot ed altre squadre satellite, il settore giovanile continuava a scovare e plasmare altri giocatori pronti ad affrontare grandi palcoscenici: il miglior esempio degli ultimi anni è quello di Kalidou Koulibaly, cresciuto nelle strutture adiacenti al Saint Symphorien, e che tra il 2010 ed il 2012 ha mosso i primi passi nel calcio professionistico in maglia granata in Ligue 2. Verrà visionato dal Genk che lo acquisterà al termine della stagione 2011/2012, prima di essere ceduto al Napoli. Assieme all’attuale centrale difensivo dei partenopei, un altro interessante prodotto del settore giovanile del Metz è Maxwel Cornet, oggi validissimo terzino sinistro del Lione di Rudy Garcia.
Il Metz oggi
La strategia societaria del club ha portato a diversi successi e riconoscimenti a livello giovanile, tuttavia i risultati della prima squadra raramente sono stati di primo piano: nel corso della gestione Molinari, il Metz ha sempre mantenuto una posizione di metà classifica nel campionato francese ma senza grandi gioie ne grandi dolori. Uniche eccezioni a questa tendenza sono state le due Coppe nazionali e le due Coppe di Lega vinte negli anni ’80, con conseguenti partecipazioni alla Coppa delle Coppe.
Con l’arrivo del nuovo millennio, e la necessità di rivedere le strategie societarie, la prima squadra ha iniziato a vivere momenti decisamente complicati, il tutto nel giro di pochi anni: nella stagione precedente il Mondiale di Francia, il Metz allenato da Joel Muller, con in campo Rigobert Song (passato in Italia con la maglia della Salernitana), Jocelyn Blanchard (poi acquistato dalla Juventus) e Robert Pires, fu capace di giocarsi il titolo fino all’ultima giornata con il Lens, ma a partire dall’anno successivo il mancato ricambio di questi giocatori ha portato ad un clamoroso crollo della squadra che, pochi anni dopo, l’avrebbe portata alla retrocessione nella seconda serie.
Da quel momento, inizierà un continuo saliscendi della formazione lorena tra Ligue 1 e Ligue 2, fino ad arrivare ad una inopinata retrocessione nella terza serie nel 2012. Poi l’altalena è continuata fino alla retrocessione del 2018, che ha portato sulla panchina granata un personaggio molto interessante come Frederic Antonetti: il tecnico di origini corse si era costruito un’ottima reputazione proprio partendo dalla sua terra natia, dove con il suo Bastia nella prima metà degli anni ’90 aveva riportato il club in Ligue 1 dopo una lunga assenza. Dopo era arrivata un’altra nobilissima decaduta del calcio francese, ossia il Saint-Etienne, che avrebbe riportato in massima serie nel 2004, salvando i Verts dall’orlo del precipizio.
Negli anni successivi a quegli ottimi risultati, Antonetti continuerà a fare bene in altre piazze come Nizza e Rennes: in Costa Azzurra ed in Bretagna convince, ma il suo stile di gioco non stuzzica la fantasia dei tifosi e decide di lasciare ciascuna delle squadre dopo quattro stagioni. La sua successiva avventura sarà a Lille, ma durerà appena un anno, da novembre 2015 a novembre 2016.
Il calcio proposto da Antonetti non riscuote molto successo nonostante i risultati conseguiti e sembra finire nel dimenticatoio, fino a quando il Metz decide di affidargli la panchina per riportare la squadra in massima serie e mettere in vetrina i giovani provenienti dal settore giovanile. L’abbinamento funziona perfettamente ed infatti la squadra granata torna subito in Ligue 1, ottenendo una salvezza tranquilla l’anno successivo.
Tuttavia, su questi risultati non ci sarà il nome dell’allenatore corso, bensì quello del suo staff capeggiato da Vincent Hognon, perché Antonetti è costretto a tornare in Corsica per stare vicino alla moglie gravemente malata. Quando, purtroppo, la scorsa estate la malattia si è conclusa in maniera dolorosa, accetta di riprendere il suo posto, ereditando una squadra con 0 punti nelle prime tre partite ed indebolita dalla remunerativa cessione del centravanti Habib Diallo allo Strasburgo.
Quale Metz affronta il PSG
Con il ritorno in panchina di Antonetti, la squadra è passata dal 4-3-3 di Hognon ad un 3-4-1-2 in cui tutta la fisicità della fase difensiva viene esaltata e con sé anche le individualità offensive vengono messe a proprio agio. Oggi il Metz si trova al nono posto in classifica, ma prima di inanellare una serie negativa (2 punti raccolti nelle ultime 6 partite) era in piena corsa per giocarsi un posto per tornare a disputare una coppa europea, da cui i granata sono assenti dalla stagione 1998/1999.
Punto di forza della squadra granata è senza dubbio la forza difensiva. La linea di tre difensori più i due esterni e la coppia di mediani rappresentano spesso e volentieri una linea Maginot su cui gli attacchi avversari vanno a sbattere: le percentuali di contrasti vinti e di recuperi palla della squadra lorena sono di primo livello in campionato.
Questa capacità della squadra di saper sporcare la manovra avversaria e rendere complicato l’ingresso in area di rigore si riverbera nella qualità dei tiri subiti: osservando, infatti, il dato degli expected goals per tiro subito si evince come il Metz sia al secondo posto in questa specifica statistica, dimostrazione che i tiri concessi agli avversari siano relativamente poco pericolosi. Ad un certo punto della stagione, la porta di Oukidja era la terza meno battuta del campionato, tanto da trascinare la classifica del Metz fino al raggiungimento del quinto posto dopo la 27ª giornata.
Gli elementi da seguire
La risalita del Metz nelle ultime stagioni, oltre che al lavoro svolto in prima squadra da Antonetti, è dovuto anche alla solidità raggiunta dal club, che ha deciso di sfruttare al meglio i prodotti del proprio settore giovanile con lo scopo di ricavarne un guadagno tale da poter essere reinvestito sul mercato e nelle relazioni con altri club satelliti: lo testimonia l’acquisto da parte di Bernard Serin, presidente del Metz, dei belgi del Seraing, come squadra dove sviluppare gli elementi appena usciti dal vivaio.
La rosa odierna della squadra del nord-est della Francia è composta da diversi elementi di grande interesse, alcuni dei quali appartenenti al percorso costruito tramite il settore giovanile, ed altri acquistati utilizzando i proventi dalla cessione di Ismaila Sarr.
L’elemento che personalmente ritengo già pronto per un livello superiore è il terzino destro Fabien Centonze, acquistato due anni fa dal Lens e che in queste due stagioni in maglia granata ha consolidato il proprio livello di gioco: al termine della scorsa stagione, utilizzando solamente i valori statistici, WhoScored lo ha inserito nella top 11 del campionato. Il valore del numero 2 del Metz è confermato anche dalle statistiche di questa stagione: nella top 11 parziale della Ligue 1 2020/2021, Centonze è ancora titolare nella casella di terzino destro. Con il passaggio della squadra al 3-4-1-2, Antonetti lo ha spostato in posizione di esterno a tutta fascia, dove ha mostrato di saper svolgere perfettamente il compito in entrambe le fasi.
Gli altri due elementi di grande interesse della rosa provengono, invece, dal progetto Génération Foot, e sono il centrocampista Pape Sarr e l’attaccante Ibrahima Niane.
Il centrocampista, classe 2002, è la grande rivelazione di questa stagione: ha acquisito la titolarità in mezzo al campo a fine gennaio e da quel momento Antonetti non lo ha più tolto dal campo. In fase di interdizione, dopo essere partito con un atteggiamento più attendista, nel corso delle settimane ha alzato il proprio livello di aggressività: nel ciclo vincente di febbraio della sua squadra, Sarr è stato grande protagonista con i suoi contrasti e la capacità di usare le proprie doti per intercettare passaggi nelle zone centrali del campo. In fase offensiva, invece, ama usare il suo fisico per risalire il campo in conduzione e, soprattutto, ha una grande confidenza nel cercare il tiro da fuori area, qualità che lo ha portato alla ribalta delle cronache per il magnifico goal realizzato in Coppa di Francia a Valenciennes.
Il centravanti, classe 1999, è alla terza stagione da professionista. In Ligue 2, a 19 anni, riuscì a chiudere la stagione in doppia cifra, mentre alla sua prima stagione in Ligue 1 lo scorso anno ha chiuso con 3 reti in 21 presenze: molto poco per un centravanti, ma la motivazione stava principalmente nel fatto di essere schierato spesso come esterno d’attacco del 4-3-3. In questa stagione, invece, l’arrivo di Antonetti ed il passaggio al doppio centravanti hanno iniziato a fungere da bacchetta magica per Niane che in 3 partite sotto la gestione del tecnico corso ha realizzato 6 reti – tra cui una tripletta al Lorient il 4 ottobre -, lasciando intravedere la possibilità di vederlo esplodere in questa stagione. Purtroppo, però, un grave infortunio al crociato lo ha messo fuori uso per il resto della stagione.
Metz arbitro del titolo?
L’assenza di Niane per tutta la stagione ha tolto al Metz buona parte della sua potenzialità realizzativa: le statistiche ci dicono che la squadra lorena ha una percentuale di realizzazione dell’8% dei tiri effettuati verso la porta avversaria. Le difficoltà in fase di conclusione hanno contribuito parecchio alla recente serie negativa di risultati e poco sono bastate le ottime prestazioni in rifinitura dell’algerino Farid Boulaya: il numero 10 è il baricentro tecnico della squadra, giocatore in grado di fornire 2,26 passaggi per il tiro a partita a cui aggiungere 5 goal e 5 assist in totale.
Il modo di giocare del Metz, con un baricentro molto basso e con giocatori in grado di innescare importanti ripartenze, rappresenta l’identikit della squadra in grado di mettere in difficoltà il PSG, squadra che ha mostrato di essere molto a proprio agio quando può attaccare con tanto spazio alle spalle della difesa avversaria – vedi il doppio confronto con il Bayern Monaco in Champions -, ma che mostra parecchi disagi quando trova squadre ben organizzate difensivamente e che non concedono la profondità.
Conoscere queste realtà e permettere loro di potersi sempre confrontare con compagini molto potenti e ricche come il PSG rappresenta un elemento fondante del gioco del calcio, dove uno spettacolo di primo livello come un match di Champions League è solo il momento apicale di un percorso che parte da piccole realtà che, con la loro competenza e passione, creano questo prodotto che tutti amiamo.