7 novembre 2021. Il giorno che un po’ tutti al momento dell’uscita dei calendari della Serie A 21/22 avevano subito provveduto a contrassegnare sul calendario con un doppio cerchio. Il giorno della resa dei conti, il giorno di Milan-Inter. Quasi nove mesi dopo è arrivato il momento che le due metà di Milano aspettavano. Una partita che oggi però nel suo complesso non si limita ad essere l’emblema di una rivalità, bensì rappresenta il simbolo di molteplici attese comuni, forse, finalmente giunte al termine.
Giorno dopo giorno, passo dopo passo
Ingannare il tempo. Un concetto paradossale, in fin dei conti assurdo se ci si ferma a riflettere per qualche secondo. Cercare di eludere l’unica entità che insieme alla morte non accetta condizioni, ma che, a differenza di quest’ultima, rappresenta la cosa più preziosa di cui disponiamo. Apparrebbe dunque inspiegabile cercare di comprendere perché possa crearsi la necessità di doverlo trarre in inganno, aspettando che ci passi addosso più velocemente di quanto dovrebbe, e di quanto in fin dei conti dovremmo volere. Eppure questo capita più spesso di quanto si penserebbe.
È un po’ quello che i tifosi, sia nerazzurri che rossoneri, sono stati costretti a fare negli ultimi dieci anni circa, fatti di promesse e premesse, spesso effimere, quasi mai mantenute, utili solo a rendere un’attesa già di per sé difficile, ancor più logorante. Necessità protrattasi almeno fino al 21 febbraio 2021, quasi nove mesi fa ormai, come si accennava in apertura. Il giorno in cui Milano è tornata ad essere il centro del calcio italiano, il giorno in cui Milan-Inter è tornata ad essere uno scontro valevole per la testa della classifica.
Ma ingannare il tempo è stato ciò che in molti siamo stati tenuti a fare nell’arco dell’ultimo anno e mezzo, all’interno del quale questa contradditoria attività è diventata sempre più comune. Come ci ricordano gli spalti vuoti del Meazza in quel 21 febbraio, presenti anche nell’immagine di copertina a questo articolo, che per l’appunto vuole rappresentare a sua volta una maniera, un escamotage, per ingannare il tempo, in attesa che le lancette dell’orologio arrivino a segnare le 20:45 di stasera.
Un fischio d’inizio che a suo modo indicherà la fine di tante attese. In primis ovviamente quelle di squadre e tifosi. Segnerà la fine definitiva di quell’attesa durata dieci anni, perchè vorrà dire che quel 21 febbraio non è stato solo un caso, un evento isolato, ma bensì che la “normalità” è finalmente tornata consuetudine, cosa che fino a non molto tempo fa sembrava poter essere solo un ricordo. E vedrà inoltre la fine di quell’attesa inconsciamente durata nove mesi, in cui la voglia di rivalsa è maturata nel profondo per gli uni, mentre gli altri si crogiolavano in un sentimento di gloria che oggi non hanno alcuna voglia di lasciare all’avversario. Un’attesa finita per diventare occupazione principale di tutti i tifosi, che hanno visto pian piano ogni cosa permearsi di Milan-Inter, di rosso, nero e blu.
Ma soprattutto potrebbe, e si spera potrà, essere il simbolo che metterebbe finalmente in archivio quell’attesa durante la quale ingannare il tempo è diventato consuetudine, come invece non dovrebbe. Nello stesso modo in cui non lo era vedere Milan-Inter non valere per i vertici del nostro calcio. Si dice spesso che il calcio sia lo specchio del nostro Paese, mai come in questo caso quegli spalti, ieri vuoti, e che stasera saranno gremiti di tifosi, potrebbero indicarci che forse dopotutto il peggio è passato. Non ancora cancellato ma quantomeno messo alle spalle, che il momento di ingannare il tempo è finito, ed è infine tornato il momento di viverlo per davvero. E quale modo migliore per farlo se non con Milan-Inter?
E allora che Milan-Inter sia
Il primo riferimento è stato ovviamente il già citato Derby di Milano dello scorso 21 febbraio, visto concretizzarsi in uno 0-3 in favore dei nerazzurri, che grazie a quella vittoria avrebbero messo le basi per l’allungo in classifica che sarebbe maturato di lì a qualche giornata. Oggi lo scenario è piuttosto differente, se non completamente ribaltato, con la squadra di Pioli che in caso di vittoria porterebbe a dieci i punti di vantaggio sui concittadini, i quali a questo punto della stagione non reclamerebbero alcuna certezza, ma allo stesso tempo significherebbero avere già un sostanzioso utile in vista del proseguo della stagione.
Al di là di qualsiasi considerazione a livello numerico l’auspicio è che Milan-Inter possa rispettare le aspettative – come a dire il vero ha quasi sempre fatto, anche nelle annate meno felici – regalando il giusto spettacolo che merita uno scenario finalmente ritrovato come quello del Meazza, sperando dunque non ripercorra la stessa trama vista qualche settimana fa in Inter-Juventus.
Da questo punto di vista l’inizio di stagione delle due squadre sembra dare abbastanza rassicurazioni. Se l’Inter si era dimostrata recidiva – in particolar modo proprio nei derby – ad abbandonare l’etichetta di “pazza” anche sotto la gestione Conte, ora con Inzaghi sembra aver dato nuovo rispolvero a quel DNA instabile che per anni era stato croce e delizia dei tifosi. Dall’altro lato il Milan di Pioli è ormai una squadra quadrata e pienamente consapevole di sé, che nel recente periodo ha aumentato ulteriormente la qualità del proprio gioco, da cui ha ovviamente tratto beneficio anche lo spettacolo.
Tralasciando tante considerazioni tattiche che in questi casi lasciano il tempo che trovano, molto della sfida di stasera si deciderà nel modo in cui le due squadre riusciranno ad innescare i propri creatori di gioco. Sia Milan che Inter hanno all’interno dei propri scacchieri pedine fondamentali per legare il gioco tra i reparti e permettere il giusto sviluppo del gioco – Bennacer/Diaz per i rossoneri, Brozovic/Barella per i nerazzurri – che se limitate vedono i rispettivi sistemi di gioco andare in crisi.
La grande battaglia sarà dunque a centrocampo e nei momenti di pressione alta che sia Milan che Inter portano spesso già con notevole intensità, e che stasera per forza di cose saranno ancora più incessanti. Uno scenario in cui l’equilibrio vedrà mantenersi sul filo di un rasoio, e che al primo minimo sussulto potrebbe vedere il contesto della partita esplodere di colpo.
Al resto ci penserà la fisiologica carica nervosa che accompagna queste partite, a maggior ragione dato il momento in cui si trovano le squadre, con la formazione di Inzaghi costretta per forza di cose a cercare di trarre il massimo risultato da questo Milan-Inter. Più che nella tattica molto starà nel modo di vivere la partita e di saperne interpretare i momenti chiave nella migliore maniera possibile.
Parole, parole, parole, soltanto parole
L’intermezzo settimanale della Champions League ha aiutato a decentrare lievemente l’attenzione dal derby che comunque è sempre rimasto lì dietro l’angolo a qualsiasi discorso riguardante le due squadre. Se n’è parlato in tv, sui giornali, negli uffici, al bar, altrettanto se ne parla e se ne parlerà. Parole che lasciano il tempo che trovano. Ma d’altronde si tratta solo di un altro modo per ingannare il tempo, in attesa che quest’ultima spicciolata d’ore si appresti a passare, e che le luci finalmente si accendano a San Siro.
È giunto il momento della resa dei conti. È giunto il momento in cui due facce della stessa medaglia finiscono per collidere, in cui due modi di essere tanto diversi, ma allo stesso tempo simili tra loro si scontrano. Il momento in cui tutto perde importanza davanti ad un pallone che rotola. Quello in cui parenti, fidanzati e fidanzate, mogli e mariti smettono di esistere per novanta minuti. Quello in cui l’amico diventa il nemico. Quello che ci condiziona per, giorni, settimane, mesi, inspiegabilmente equilibratore e distruttore del nostro animo allo stesso tempo. Quel momento in cui tutto quello che conta è vincere. Gioia o dolore. Gloria o vergogna. Vivere o morire. Signori e signori è finito il momento di ingannare il tempo, è giunto il tempo di viverlo. È giunto il momento di Milan-Inter.