La Lega Serie A ha confermato la partita, la Juventus la sua presenza in campo e il Napoli… C’è da chiedersi che cosa ci sia in gioco, se il campionato o la salute. E poi domandarselo di nuovo: cos’è più importante?
Ma se la cosa giusta da fare diventa “la più giusta”, c’è qualcosa che non torna. Il protocollo sanitario è nato per questo: dettare tempi e regole uniche per tutti. Il rischio è quello di creare un dibattito, e un precedente, togliendo spazio al gioco del calcio. Il puro e semplice gioco del calcio.
Dovrebbero parlare i medici, i virologi, anziché chiacchierare gli avvocati. Perché non serve arrivare alla voce grossa della vittoria a tavolino, o allo strillo dei comunicati dei club, per decidere il comportamento da adottare (tra l’altro, appunto, già deciso da un protocollo). Sa tanto di linea oltrepassata: non sappiamo decidere il meglio per la salute di tutti e allora proviamo a utilizzare il paracadute degli interessi (di nessuno).
È una sconfitta, oltre che tempo perso, cercare di attribuire “più” ragione a una delle parti: se alla Juventus, che rispetta ciò che ha imposto la Lega; se alla Lega stessa, che vuole tutelare il prodotto o se al Napoli, che vuole tutelare i propri giocatori. Non abbiamo una soluzione perché una risposta, ad una domanda complessa, non è mai solo e soltanto una risposta.
Ma abbiamo una sentenza, e forse è una condanna: ancora una volta ha perso il calcio. Il puro e semplice gioco del calcio.