Quando a vent’anni si trovava a giocare tra i dilettanti con indosso la maglia del Weston Super Mare probabilmente nessuno, lui compreso, avrebbe mai potuto immaginare che più o meno a cinque anni di distanza si sarebbe ritrovato a giocare sotto i riflettori della Premier League. Oltretutto non come semplice comparsa, ma come una delle sorprese maggiormente intriganti del campionato, e per di più in un ruolo diverso rispetto a quello da sempre ricoperto. Oggi Ollie Watkins ha 25 anni e ha ancora tanto da dimostrare.
La parabola di Ollie Watkins
Il 9 settembre del 2020, ormai dunque agli sgoccioli della sessione di calciomercato estiva, l’Aston Villa rendeva noto di aver concluso l’affare che avrebbe portato Ollie Watkins a diventare un Villan. Un’operazione che avrebbe portato il club a versare la modica cifra di 34 milioni di euro nelle casse del Brentford, lasciando un po’ tutti, addetti ai lavori e non, quantomeno meravigliati. Ma al di là dell’eco causato dalle proporzioni economiche rispetto alla portata del giocatore, l’operazione ribadì diversi concetti certo non banali.
Punto primo: l’incredibilmente ampia e a tratti disarmante voragine di differenza che separa il sistema calcistico inglese dal resto del mondo sotto il punto di vista economico. Quello che ha portato il giovane classe ’95 al Villa Park non è certo stato il primo trasferimento di una certa portata avvenuto dalla Championship – ultimo in ordine di tempo quello di gennaio con Benrahma, passato dallo stesso Brentford al West Ham per la bellezza di 23 milioni di euro – o magari anche dalle serie minori, verso le squadre del massimo campionato nazionale o perfino estere (come accaduto nel caso di Bellingham al Borussia Dortmund).
La disparità tecnica, ma soprattutto economica che si evince non solo guardando alla Premier League, ma in particolar modo alla Championship è a dir poco impressionante. La serie cadetta inglese è infatti secondo i dati di Transfermarkt la sesta lega per valore totale delle rose. In pratica preceduto soltanto dai cosiddetti campionati Top 5 e davanti a tutte le altre competizioni di primo livello, tra cui alcune anche di una certa rilevanza come ad esempio l’Eredivise o la Liga Nos. Un dato che a pensarci bene mette alquanto i brividi, rendendo ipotizzabile che una qualsiasi squadra della seconda serie inglese possa essere in grado di competere sia dal punto di vista economico che tecnico con alcune delle realtà comunque tra le più importati in Europa. E ancor più impressione farebbe se comparata alla Serie B nostrana.
Punto secondo: mai smettere di crederci. Se a 19 anni vieni spedito dall’Exeter City – club attualmente in League Two nel quale Ollie ha praticamente giocato sin da quando era poco più di uno scricciolo – in prestito a giocare tra i dilettanti nella sesta serie, e nel frattempo vedi i tuoi coetanei, spesso pure qualcuno con un paio di anni in meno, competere ai massimi livelli, non è che rappresenti proprio questo grande toccasana per la tua autostima, bisogna essere onesti. Allo stesso modo non può però diventare la motivazione per mollare, smettere di crederci. Ed infatti non lo è stata, altrimenti oggi non sarei qui a scrivere questo articolo.
Diventare un ulteriore stimolo, quello si che può, e deve farlo. E vista l’impennata che ha subito la sua carriera, Watkins di stimoli ne deve aver ricercati ovunque si trovasse a gettare l’occhio. In cinque anni infatti l’inglese è riuscito a passare dai dilettanti alla Premier, non certo roba di poco conto, transitando per la stessa Exeter da cui era partito e dal già citato Brentford. Cambiando nel frattempo anche posizione in campo, come se non bastasse.
Una variazione avvenuta proprio con le Bees all’inizio della scorsa stagione. L’attuale prima punta dell’Aston Villa aveva giocato fino a quel momento della carriera come esterno offensivo, e avrebbe continuato comodamente a farlo se la società biancorossa non avesse ceduto Maupay durante il mercato di quell’estate, senza poi degnarsi di acquistare alcun sostituto al suo posto. Ecco che dunque qualcuno pensa che perché no, a far il centravanti ci potrebbe pensare quel ragazzo che scorrazza sulla fascia; del resto la porta sembra vederla già abbastanza bene.
Con il senno di poi, l’intuizione bisogna dire che fu una di quelle vincenti. Ma per davvero, basti guardare ai 26 gol fatti registrare nella scorsa Championship, ovvero il suo primo campionato affrontato da prima punta. Un’annata che di certo non poteva passare inosservata, come ben testimoniano i 34 milioni di euro spesi dai Villans per strapparlo alla concorrenza, rendendolo il giocatore più pagato nella storia del club.
Che tipo di attaccante è Watkins?
Un attaccante veloce, esplosivo, pimpante. È difatti abbastanza probabile che a primo impatto a spiccare immediatamente siano le doti atletiche di questo calciatore. Il suo vecchio ruolo di esterno d’altro canto non è certo un falso indizio in tal senso. Watkins è una punta estremamente rapida sia nel breve che nel lungo, fattore che ovviamente gli permette di essere un’ottima arma da sfruttare all’occorrenza anche con la profondità in campo aperto. Alla rapidità l’inglese abbina però una forse inattesa straripante potenza fisica – che non si direbbe appartenergli guardando alla stazza poco dominante, quantomeno sulla carta (180cm x circa 70kg) -, permettendogli così di farsi largo tenendo botta con difensori spesso più grandi e grossi di lui.
Alle doti atletiche è poi affiancata una più che ottima base tecnica. Seppur sotto questo aspetto ancora completamente da sgrezzare, l’ex Brentford ha dimostrato sin da subito di non subire affatto il cambio di categoria, come invece sarebbe stato anche lecito aspettarsi. Si è adattato perfettamente sia ai ritmi che alle dinamiche della Premier, facendo sfoggio di una padronanza tecnica tale da risultare a proprio agio anche in situazioni di gioco richiedenti capacità decisionali istantanee, e una dose di sangue freddo non indifferente.
Questa ultima costatazione ci suggerisce dunque anche la figura di un calciatore già munito di una discreta maturità calcistica, oltre che di una buona conoscenza del gioco, pur essendo solo alla prima esperienza in un campionato di tale importanza. Nel complesso, senza neanche tener conto dei gol realizzati, il suo impatto con la massima serie ha lasciato piacevolmente sorpresi, chiedendosi come fosse stato possibile che la Premier non ne avesse fatto una presenza fissa già nelle annate precedenti.
Veniamo dunque all’argomento principale, ovvero i gol. Fino ad oggi il bottino in campionato segna quota 13, di certo non un dato banale per un esordiente. Anche in questo caso è stato impressionante il modo in cui Watkins sia riuscito ad incidere fin da subito, avendo messo a segno nelle sue prime sette apparizioni ben 6 gol, contando per di più una tripletta e una doppietta rifilate rispettivamente a Liverpool ed Arsenal, non certo le ultime arrivate della classe.
In questa stagione, l’inglese ha dato ampia prova di poter segnare praticamente in qualsiasi maniera, ma nonostante ciò quello della realizzazione sotto porta rimane probabilmente il principale aspetto del gioco da limare per l’inglese, come da lui stesso affermato in più di un’occasione. Cosa che del resto appare più che comprensibile vista l’ancora scarsa confidenza con un ruolo con cui convive da poco. Da migliorare è principalmente il lato sporco del mestiere dell’attaccante, quello dei gol di rapina, delle furbate nei contrasti, insomma tutta quella mole situazionale che solitamente non finisce in prima pagina, ma fa la differenza tra i buoni e i grandi veri attaccanti, e che spesso fa vincere i campionati alle squadre.
Come già detto, il centravanti dell’Aston Villa è potenzialmente in grado di segnare in qualsiasi modo. Le sue doti, sia tecniche sia fisiche, lo rendono un elemento pericoloso sia fuori che dentro l’area, sia negli spazi larghi che negli spazi stretti. Ama svariare lungo il fronte d’attacco, eppure quando deve attaccare l’aria di rigore lo fa già piuttosto bene. Soprattutto, lo fa con cattiveria ed è in grado di puntare le difese sia senza che con la palla, essendo stato in fin dei conti un calciatore cresciuto a pane e dribbling. Tutte caratteristiche che, oltre a renderlo un avversario temibile per chiunque, nei prossimi anni potrebbero farne davvero un attaccante completo su tutti i fronti.
Un futuro ancora tutto da scrivere
Il fatto di essere arrivato nel calcio che conta a soli 24 anni rimane comunque un elemento deficitario non da poco, avendo perso quell’arco di tempo in cui ad un giovane calciatore viene solitamente concesso di sbagliare con meno rigore. Non di certo però una piaga a cui non poter porre rimedio con impegno e determinazione, come del resto il buon Jamie Vardy ha dimostrato a tutto il mondo calcistico ma non solo. Al Villa Park l’inglese sembra oltretutto aver trovato l’ambiente ideale per crescere, senza troppe pretese, né con pressioni dovute a salvezze da dover rincorrere all’ultima giornata. O almeno così è stato quest’anno.
In tutto ciò, Watkins ha dimostrato di poter stare a pieno titolo nella categoria, anche se con qualche alto e basso nella parte centrale della stagione, ma pur sempre giustificabile. La stagione è stata a conti fatti ottima, ed ad ulteriore riprova vi è l’esordio, ovviamente condito da gol, arrivato con la nazionale inglese lo scorso 25 marzo. Sarà piuttosto interessante capire se sia qualcosa di realmente ripetibile, e dunque migliorabile, o meno. Dubbi che non possono non sorgere guardando alla ancor fresca carriera del classe ’95, che lascia comunque ancora aperti diversi punti di domanda.
Cosa certa è che ci troviamo di fronte ad un giocatore con ancora ampissimi margini di miglioramento, eppure già fornito di una base davvero molto promettente. Quanto poi questo potenziale possa concretizzarsi è difficile ipotizzarlo, soprattutto se si guarda a dove si era cinque anni fa e dove invece si trova oggi. Tuttavia, è evidente come Watkins somigli al prototipo di quei calciatori apparentemente fatti con lo stampino per giocare in Premier League, per farlo a lungo e facendo divertire. Che poi abbia voglia di dimostrare ancora tanto, beh, questo è fuor di dubbio. D’altronde, visto il salto che l’ha portato in Premier, non avrà sicuramente paura di volare, se dovesse servire.