Sono ancora fresche le immagini che hanno visto il Papu Gomez salire sull’aereo per Siviglia, lasciando quella che era diventata la sua seconda casa, da cui nessuno si sarebbe immaginato di vederlo distaccarsi in maniera così sofferente e traumatica. Tanto, fin troppo, si è parlato dei plausibili motivi che possono aver innescato la miccia che ha poi portato all’insanabile rottura tra l’argentino e Gasperini. Decisamente poco, invece, si è discusso delle potenzialità dell’esperienza andalusa. E quale occasione migliore del suo compleanno per farlo?
Dove ci eravamo lasciati
La carriera del Papu, bene o male, è a tutti nota. Inutile girarci troppo intorno decantandone lodi sentite e risentite. Dai primi passi all’Arsenal Sarandi all’esperienza con il San Lorenzo – oltretutto affrontatesi proprio nella nottata di ieri -, da un quartiere all’altro della sua amata Buenos Aires, da quello di Avellaneda a quello di Boedo. Il tutto prima del passaggio oltreoceano, attraverso le colonne di Ercole e giungendo sulle sponde catanesi.
Qui inizierà ad instaurarsi quel legame che per quasi dieci anni, fatta eccezione per un breve scalo al Metalist, in Ucraina, lo terrà legato al nostro paese. Prima, come detto a Catania, tre anni in cui dalle parti del Massimino i tifosi si divertiranno come in poche altre occasioni. Poi a Bergamo, dove si creerà un rapporto che lo terrà per sempre unito a doppio filo con il popolo orobico, e dove con il tempo diventerà uno dei giocatori più importanti nel panorama calcistico italiano e non solo.
Gomez è cresciuto insieme all’Atalanta, e l’Atalanta insieme a Gomez. Incredibile pensare dove si trovassero al momento del matrimonio, e dove siano poi arrivati insieme. Da quella retrocessione scampata per un pelo alla prima stagione insieme, la 2014/2015 alla semifinale di Champions dell’anno scorso, quasi agguantata e sfuggita via solo per pochi giri di lancetta. Sarebbe superfluo stare qui ad elencarne le imprese compiute con la Dea.
Ma per quanto un legame possa apparire forte, rinsaldato dal tempo e dalle esperienze vissute insieme, spesso basta davvero poco, troppo poco a distruggere quanto costruito in anni. Ed è quello ch’è successo al Papu e Gasperini. Una scintilla diventata incendio, che nel giro di qualche mese ha incenerito quel filo che legava l’argentino ad i nerazzurri, e che sembrava impossibile potesse svanire così, da un momento all’altro. Una rottura che ha costretto l’ormai ex capitano atalantino ad abbandonare i confini nostrani, approdando a Siviglia, dove si prepara a vivere un nuovo capitolo della propria carriera dalle prospettive decisamente intriganti.
Una nuova realtà per il Papu Gomez
Partiamo da una semplice, ma forse non troppo evidente, costatazione. All’età di 33 anni, Gomez sbarca in quello che con pochi dubbi rappresenta potenzialmente il campionato maggiormente adatto alle proprie caratteristiche. La Liga è storicamente un emisfero in cui a farla da padrone è la tecnica. Preponderanza ancora più accentuatasi negli ultimi vent’anni, soprattutto se si pensa a quanto fatto dalla nazionale spagnola, vero e proprio specchio dei contenuti presenti nella lega.
D’altronde basta guardare alle conformazioni che presentano i centrocampi della grande maggioranza delle squadre. Spesso strabordanti di creatori di gioco, a discapito dei cosiddetti “giocatori di rottura”. Non è poi un caso dopotutto se buona parte dei migliori fantasisti e registi degli ultimi 15-20 anni siano venuti fuori proprio dal campionato spagnolo.
Appare chiaro come in un contesto del genere la figura di un giocatore dalle caratteristiche del Papu possa inserirsi alla perfezione, che oltretutto tra le possibili destinazioni ha trovato nel Siviglia quella almeno ipoteticamente più propensa a permettergli di sfruttare al meglio il proprio potenziale. Una realtà importante del calcio europeo ormai da anni, che dall’arrivo di Lopetegui sulla panchina del Sanchez Pizjuan ha compiuto un ulteriore step in avanti. Aggiungendo al bel gioco, già prerogativa da tempo, anche una compattezza e una solidità difensiva sconosciute fino a qualche stagione fa.
Vediamo ora come si dovrebbe inserire l’argentino nei meccanismi della squadra andalusa. Il Siviglia usa solitamente un 4-3-3 che in base agli interpreti in campo può tramutarsi in un 4-2-3-1. In questo scacchiere, Gomez si posiziona in quello che è dopotutto il suo ruolo naturale – a discapito di quanto sia poi diventato un giocatore adattabile a ricoprire quasi ogni veste dal centrocampo in su – ovvero quella di ala sinistra, con cui si era messo in mostra nel calcio che conta.
Il primo fattore che gioverebbe al Papu sarebbe quello di essere sgravato da quei compiti difensivi – e che stando alle voci sarebbero alla base della discussione che ha portato alla rottura con Gasperini – di cui invece era incaricato all’Atalanta. Ciò non si tramuta in uno sgravio totale dalla fase di copertura, ma la presenza in formazione alle sue spalle di giocatori atti a contenere come Fernando e Jordan permetterebbe a Gomez – come del resto accade ai trequarti della formazione andalusa – di avere qualche compito in meno in fase difensiva.
Il Siviglia, oltretutto, difende in maniera completamente diversa rispetto ai bergamaschi, dove spesso la pressione alta portata dai nerazzurri costringeva anche i giocatori più offensivi a fare lunghe rincorse all’indietro. Gli attuali detentori dell’Europa League non disprezzano la pressione in avanti, ma lo fanno in maniera decisamente più cauta e soprattutto più “ordinata”, dove i difensori non arrivano ad alzarsi sulla trequarti avversaria, per intenderci. Una pressione portata in maniera più conservativa, per farla breve.
Ciò permetterebbe sicuramente all’ex atalantino di pensare maggiormente alla fase offensiva. Da questo punto di vista, Gomez trova un gruppo che attacca in maniera diversa, seppur basandosi su alcuni principi simili a quelli della sua ex squadra. Entrambe le squadre puntano su un fraseggio qualitativo, volto a far spostare gli avversari da un lato all’altro del campo, ma che concretizzano in maniera differente.
L’Atalanta – seppur il concetto sia più complicato di così – punta a sfruttare soprattutto la superiorità numerica sulle fasce, e cerca con frequenza sia il cambio di gioco che la verticalizzazione istantanea. Il Siviglia invece punta specialmente a trovare centralmente il foro nelle maglie della difesa avversaria, cercando spesso triangolazioni negli spazzi stretti e imbucate tra linee, optando per la verticalizzazione veloce quasi esclusivamente in caso di ripartenze, o comunque in situazioni di campo aperto.
In questo senso, le doti tecniche e di gestione palla del Papu – che negli anni bergamaschi ha migliorato di anno in anno – si conformano perfettamente agli input offensivi della sua nuova squadra. Gomez ha dimostrato nel tempo una consapevolezza nel padroneggiare le situazioni e i tempi della squadra con pochi eguali, trovando spesso spazi impensabili per altri. Doti fondamentali in un sistema di gioco come quello degli andalusi.
Ma niente è tutto rosa e fiori dopotutto. Innanzitutto il nativo di Buenos Aires si vedrà inserito in un sistema di gioco del tutto nuovo, un fattore che potrebbe destabilizzare anche un giocatore molto adattabile Gomez, soprattutto se reduce da un apparato organizzativo rodato da anni e di cui rappresentava il fulcro principale. Benché all’Atalanta non mancassero giocatori qualitativi, Gomez consisteva in un vero e proprio filtro per le azioni di gioco della squadra. Dai suoi piedi passavano tutte le manovre offensive, un ruolo che gli permetteva di essere al centro della squadra e di gestirne a proprio piacere le manovre.
Una funzione che invece non avrà al Siviglia, dove tale compito è riservato alle due mezzali – soprattutto in presenza di Rakitic – e al trequartista di turno, qualora fosse previsto dal modulo di gioco adottato. In parole povere, avrà meno palloni a disposizione da gestire, ma in compenso avrà più occasioni per sfruttarli al meglio. Grazie ad un sistema di gioco che almeno teoricamente ne dovrebbe esaltare le qualità, e ad una posizione in campo volta proprio a permettergli di sfoggiare le sue migliori qualità offensive, il Papu dovrebbe trovare terreno fertile per il proprio talento.
Un’ottima scommessa
Dovendo fare un sunto della situazione, l’investimento da parte del Siviglia rappresenta comunque una scommessa, seppur fatta con una quota sulla quale valeva la pena investire. Dal punto di vista economico, l’esborso non è stato esorbitante. Tuttavia, bisogna considerare che si tratta di un investimento fatto su un giocatore in età avanzata, e dunque per vederne i frutti nel presente immediato. In quanto una capitalizzazione futura di quanto speso oggi è praticamente impossibile da ipotizzare.
D’altronde, nonostante Gomez abbia ormai raggiunto lo status di top player, e sarebbe sacrilego dire il contrario, – senza dimenticare che anche quest’anno la partenza era stata strabiliante, non a caso premiato come MVP del mese di settembre – non porta in dote la certezza di un rendimento al pari di quanto dimostrato nel corso delle ultime stagioni.
Come già detto, viene da un sistema in cui si sentiva padrone del gioco, nel quale ormai era inserito da tempo, e dove aveva trovato la sua dimensione ideale sia dentro che fuori dal campo, altro dettaglio non irrilevante. Un apparato nel quale sostanzialmente aveva piena libertà d’azione e nel quale aveva a disposizione una mole infinita di palloni da giocare, due fattori di cui non disporrà nella stessa misura a Siviglia.
Allo stesso modo, è indiscutibile il fatto che il Papu abbia tutte le carte in regola per fare bene anche nella Liga. I ritmi e lo stile di pensiero, sia della squadra che del campionato, sono perfettamente compatibili con quelli del giocatore, che oltretutto probabilmente gioverà di attenzioni meno stringenti da parte delle nuove difese che si troverà ad affrontare.
Sarà fondamentale da parte del giocatore una sorta di ridimensionamento, volto a comprendere il non essere più la stella della squadra su cui fare affidamento, di cui oltretutto l’Atalanta per il momento ha dimostrato di poter fare a meno. Ma soprattutto importante si dimostrerà la capacità di adattarsi immediatamente ad un calcio diverso da quello praticato per anni.
Mettendo da parte tutte le considerazioni di questo mondo, Gomez rimane un giocatore di assoluto livello, in grado di fare bene in qualsiasi squadra. Figurarsi al Siviglia, in quella che rappresenta la piazza più importante della sua carriera, dove avrà l’occasione di scrivere nuove straordinarie pagine della propria storia. A noi rimarrà il rimpianto di non averlo più nel nostro calcio, un fuoriclasse di cui sentiremo inevitabilmente la mancanza. Buena suerte, Papu.