Non c’è niente come tornare in un luogo che non è cambiato, per rendersi conto di quanto sei cambiato.
Questa frase di Nelson Mandela potrebbe riassumere in poche parole quanto l’esperienza di Pierluigi Gollini in Inghilterra sia stata formativa non solo calcisticamente.
Cambiare Paese a soli sedici anni e approcciarsi ad uno stile di vita differente richiede un certo spirito di adattamento. Se poi passi dall’alloggiare in un convitto di Firenze a vivere a Manchester con persone di nazionalità diverse, puoi risentirne molto. Gollini, però, ha una virtù, che si tramuta in un vantaggio: è attratto dalle diversità e determinato a scoprire più cose nuove possibili.
Nuovi stimoli
I tesserati dell’Academy del Manchester United si allenano nello stesso edificio di riserve e titolari della Prima Squadra. La mensa è comune e non è raro ritrovarsi a stretto contatto con qualche campione. Al suo primo giorno tra le fila dei Red Devils, durante il pranzo, Gollini stringe le mani di Rio Ferdinand e Ryan Giggs e non trattiene l’emozione: mentre i due pilastri dell’era Ferguson lo accolgono, ripercorre con la mente i martedì e mercoledì di Champions passati sul divano a vedere le loro partite in tv.
L’universo United riserva delle opportunità mai concesse in Italia. Gollini se ne accorge fin dai primi allenamenti, meno curati dal punto di vista tattico ma più improntati al lavoro di squadra. Usa molto i piedi e perfeziona l’uso del sinistro, praticamente mai utilizzato prima. I carichi di lavoro sono maggiori e tantissimi sono i tornei disputati in giro per il mondo. Le occasioni per socializzare con gli altri ragazzi non mancano: Pogba, Lingard, Rashford, Januzaj e compagni contribuiscono certamente alla sua crescita professionale e gli permettono persino di scoprire nuovi orizzonti culturali, condividendo le proprie playlist musicali.
Per Gollini, da sempre affascinato dalle sonorità rap e hip pop – già alle medie ascoltava Mondo Marcio, Fabri Fibra e Gué Pequeno – l’Inghilterra è la terra promessa: oltre a fare tesoro dei suggerimenti dei compagni, assiste ai live di molti esponenti della scena tra cui Drake e Wiz Khalifa.
Ad ispirare la vena creativa di Pierluigi Gollini è soprattutto la musica di The Notorious B.I.G., rapper newyorkese protagonista della rivalità hip pop tra East Coast e West Coast che imperversa in America negli anni ’90. Che sia il suo idolo è risaputo da tutti, tant’è che quando si tratta di decidere il proprio nome d’arte come rapper, ascolta il suggerimento di un amico che dà vita ad una crasi tra il suo soprannome e uno degli pseudonimi adottati da Christopher George Latore Wallace: Gollo + Notorius = Gollorius.
Il singolo d’esordio per Gollini
La pubblicazione del primo ed unico singolo di Gollini è datata 9 giugno 2018, lo stesso giorno in cui viene riscattato dall’Aston Villa dopo un prestito di 18 mesi all’Atalanta: è pronto un contratto fino al 2023 che sta ancora rispettando.
“Rapper coi guanti” esce sul canale YouTube di Esse Magazine, rivista di musica urban italiana ed estera a quel tempo denominata Sto Magazine e guidata da Ghali. Nel testo riecheggia molto il Gollo, il ragazzino che chiedeva sempre come regalo un paio di guanti per difendere i pali. Desiderio esaudito dopo un’intera stagione da difensore nelle giovanili della SPAL, quando i tornei estivi gli permettono di mettersi in mostra come portiere e di assumerne finalmente il ruolo.
Da bambino sognavo questo, sudore e lacrime sul campo.
La mia fatica è il mio successo, Fra devi credere in te stesso.
Le sue radici traspaiono nel video ufficiale del brano, che alterna inquadrature all’allora Atleti Azzurri d’Italia di Bergamo a quello che sembra essere il campetto di Poggio Renatico, paese in provincia di Ferrara dove ha mosso i primi passi da calciatore. Come dichiarato dallo stesso Gollini in un’intervista alla Gazzetta dello Sport, quest’ultimo verrà rifatto anche grazie al ricavato delle vendite del singolo.
Se nel tempio della Dea si ritrova solo, nel campo di quartiere è circondato da persone che indossano vestiti firmati, la maglietta della Nazionale e quelle di Hellas Verona, Manchester United, Aston Villa e Atalanta, tutte squadre in cui ha militato. Il tutto è condito da fotogrammi di una partita di calcio fra ragazzini: uno di loro all’inizio è un giocatore di movimento, poi assume il comando della porta. Retaggio della storia di Gollini, che quando ha capito di avere la stoffa per fare il portiere non si è più fermato.
Volevo fare qualcosa per la mia gente perché mi ritengo un ragazzo fortunato: nessun giocatore di Ferrara ha raggiunto certi livelli. Io vengo dalla strada, ho fatto tante esperienze e le esprimo anche tramite la musica.
“Rapper coi guanti” coniuga le due anime di Gollini e vuole essere un invito a seguire i propri sogni, monito che compare già nel discorso motivazionale dell’incipit, di cui riporto un estratto.
Io sono solo all’inizio del mio viaggio e, per quanto lontano possa andare e per quanto in alto io posso arrivare, non mi scorderò mai da dove vengo. L’anima e l’essenza della mia persona non cambieranno mai. Questa canzone è per quelli come me che vogliono fare del loro sogno la propria vita.
Non solo calcio
Se in altre parti del mondo avere una carriera parallela nel mondo della musica non fa né caldo né freddo – sono tanti infatti gli atleti che hanno rilasciato brani, pubblicato album e posseduto case discografiche -, Gollini è consapevole che qui in Italia il rendimento sul campo è l’unica cosa che conta. Potresti venire accusato di non avere la testa sul calcio e di pensare troppo a cantare, piuttosto che a rappresentare una società e una tifoseria. Un dilemma che l’estremo difensore si è posto, ma che è passato in secondo piano privilegiando il rispetto per la propria professione. Se poi, una volta finiti gli allenamenti, un giocatore ha voglia di dedicarsi alle proprie passioni, ha tutto il diritto di farlo.
Non è un caso che uno dei miti di Gollini sia Dennis Rodman, il rimbalzista più pop che l’NBA abbia mai conosciuto. Le prime due stagioni all’Atalanta indossa il numero 91 sulle spalle, proprio come The Worm ai tempi dei Bulls. Lo statunitense trovò la sua dimensione a Chicago vincendo tre titoli consecutivi dal 1996 al 1998, il bolognese sembra averla trovata a Bergamo, centrando le qualificazioni alle massime competizioni europee negli ultimi quattro anni. Entrambi icone di stile – Rodman con le scarpe personalizzate sfoggiate in campo e Gollini con il proprio brand di abbigliamento VENTI2ESIMO e le collaborazioni con vari stilisti e riviste di moda visibili sulla sua pagina Instagram -, sono l’esempio della versatilità di un atleta che non vive solo del proprio sport, ma sa cogliere nuovi orizzonti.