Dopo i rocamboleschi colpi di coda delle ultime giornate che hanno portato Lecce e Cremonese a strappare la promozione diretta in serie A, da questa sera la serie B apre i battenti alla corsa per il terzo posto disponibile valido l’accesso alla massima categoria.
Il programma dei playoff di Serie B
Come da prassi consolidata da anni, i playoff partono con un primo turno dove si affrontano in gara secca le squadre che hanno terminato la stagione regolare tra il quinto e l’ottavo posto, per questo motivo tra oggi e domani vedremo affrontarsi Ascoli e Benevento allo stadio Del Duca e Brescia-Perugia allo stadio Rigamonti.
Le squadre che giocheranno in casa in queste due partite, oltre al vantaggio del fattore campo, potranno avere la possibilità di passare il turno qualora al termine dei tempi supplementari la partita sia rimasta in parità.
Pisa e Monza entrano in scena, invece, a partire dal turno successivo dove affronteranno, rispettivamente, la vincente di Ascoli-Benevento e di Brescia-Perugia. A questo punto il confronto passa alla formula andata/ritorno, dove la squadra toscana e quella brianzola potranno puntare sul vantaggio di raggiungere la finale anche in caso di parità dopo i 180 minuti, senza, quindi, dover passare per i tempi supplementari, discorso replicabile in finale sulla base della classifica al termine della regular season.
Come abbiamo fatto lo scorso anno, andiamo ad analizzare le sei contendenti alla vittoria finale: quando fu il Venezia a vincere battendo in finale il Cittadella. Quest’anno la squadra arancioneroverde non ha rispettato la tendenza delle due stagioni precedenti dove le vincitrici dei play-off hanno trovato una brillante salvezza in serie A, ossia il Verona e lo Spezia.
Pisa (terza classificata, 67 punti)
La formazione toscana si presentava con ambizioni importanti ad inizio stagione seppur non avendo il ruolo della favorita: l’insediamento della nuova proprietà assieme ad un mercato abbastanza espansivo – cinque milioni spesi per gli arrivi di Lucca, Toure e Cohen – avevano alzato l’asticella per la squadra allenata da Luca D’Angelo.
Nonostante gli obbiettivi sul campo non prevedessero in maniera immediata il ritorno in serie A, il girone d’andata ha fatto sognare i tifosi pisani, con Lucca e compagni in grado di girare la boa in vetta alla classifica presa immediatamente nelle prime giornate per essere definitivamente mollata solo alla trentesima dopo la sconfitta di Ascoli. La vittoria di Frosinone all’ultima giornata unitamente alla sconfitta del Monza ha anche consegnato alla squadra del tecnico abruzzese il terzo posto in classifica, un vantaggio che potrebbe tornare utile in questi playoff.
Lo schieramento base della squadra verte su un 4-3-1-2 che può trasformarsi in un 4-3-2-1 a seconda degli interpreti in campo. Dal punto di vista tattico e corale la squadra pisana non ha propriamente incantato né ha mostrato uno stile di gioco definito. La scelta dell’allenatore è quella di puntare tanto sulle qualità del proprio centrocampo e dei propri giocatori offensivi, potendo sfruttare sia le qualità sulle palle lunghe di Torregrossa e Lucca che la capacità di trovare la giocata in zona rifinitura di Benali o Mastinu, con gente come Masucci e Sibilli in grado di incidere dalla panchina.
Ed in effetti vedendo la composizione del rombo di centrocampo e dell’attacco si capisce il motivo della scelta. Certo è che alcuni dati di squadra lasciano particolarmente a bocca aperta: in particolare il dato relativo ai passaggi tentati a partita, in cui il Pisa è ultimo con 272 a partita, a dimostrazione di una ricerca del gioco diretto per poi puntare sui duelli individuali, difatti è la quarta squadra del campionato per duelli offensivi tentati, a conferma anche numerica della strategia di gioco dei nerazzurri.
Giocatore da seguire è Giuseppe Sibilli, trequartista/esterno offensivo utilizzato da D’Angelo in corso d’opera per spaccare le partite e che a 25 anni sembra aver raggiunto la maturità calcistica ed una importante consapevolezza dei propri mezzi. Oltre ai 5 goal ed ai 2 assist messi a referto in questa stagione, l’occhio è attratto dalla continua ricerca di saltare l’uomo per generare pericoli, cosa che fa approfittando di una grande rapidità di movimento con la palla tra i piedi. In partite bloccate come possono essere quelle dei playoff, le sue giocate potrebbero essere determinanti per le fortune del Pisa.
Monza (quarta classificata, 67 punti)
E per il secondo anno di fila siamo ancora qui a raccontare di una squadra che avrebbe dovuto spaccare il campionato e che invece dovrà cercare l’accesso alla serie A mediante le forche caudine di questi playoff.
Assegnare la panchina a Giovanni Stroppa – reduce dal triennio di Crotone – sembrava essere la mossa giusta per dare ad una squadra piena di giocatori fuori categoria per la serie B un’idea di gioco che era mancata nell’anno precedente con Brocchi in panchina.
Mentre dal punto di vista della fase di possesso si è vista una squadra più aggressiva ed in grado di costruire un’importante mole di gioco, in fase di non possesso si sono visti limiti difensivi abbastanza evidenti, spesso mascherati dalle ottime prestazioni tra i pali di Michele Di Gregorio. Il gioco di Stroppa è particolarmente ambizioso a livello offensivo e chiede ai centrali della difesa a tre grandi capacità di tenuta dei duelli individuali dove gente di grande esperienza come i vari Paletta, Caldirola e Donati fatica a difendere in avanti.
Il marchio di fabbrica di Giovanni Stroppa è il suo 3-5-2 attorno al quale costruisce il progetto delle sue squadre. Il disegno del Monza che si è progressivamente sviluppato nel corso della stagione prevede un giocatore davanti alla difesa come Barberis a cui appoggiarsi per far partire l’azione, mentre i due esterni e le due mezzali hanno una forte vocazione offensiva e creano anche triangoli di sviluppo a cui partecipano i cosiddetti “braccetti”.
Questa vocazione è diventata ancora più spregiudicata da quando l’ex tecnico di Foggia e Crotone ha abbassato Carlos Augusto in posizione di centrale di sinistra e Sampirisi come centrale di destra, consegnando le fasce a Molina e D’Alessandro. Staremo a vedere se anche nei playoff il Monza si giocherà le carte allo stesso modo avendo, tra l’altro, diversi giocatori utilizzabili in organico, un aspetto da non sottovalutare in un mini ciclo di partite da disputare nel giro di pochi giorni.
Sono davvero tanti i giocatori che è opportuno segnalare in questa squadra; tuttavia, uno su tutti sembra aver trovato la maturazione definitiva in questa stagione tanto quanto accadde con Frattesi in quella precedente: stiamo parlando di Andrea Colpani, classe 1999, scuola Atalanta che in lunghi tratti di questa stagione ha mostrato tutta la qualità del suo piede sinistro e la sua capacità di sapersi muovere con il pallone anche in spazi stretti.
Inoltre, non disdegna l’opportunità di cercare la soluzione personale quando si crea l’occasione, e le 5 reti realizzate in questa stagione rappresentano la conferma numerica di tutto ciò.
Brescia (quinta classificata, 66 punti)
Ad un anno di distanza ci ritroviamo a presentare il Brescia in questi playoff ed ancora una volta non si può partire da come Cellino abbia deciso di complicare la vita ad una squadra che era in grado di giocarsi la promozione diretta con Filippo Inzaghi in panchina.
L’ex attaccante di Milan e Juventus tra alti e bassi stava mantenendo le rondinelle in linea di galleggiamento per la lotta ai primi due posti, ma qualche prestazione negativa ha iniziato a fare incrinare il rapporto presidente-allenatore sin da dicembre per poi culminare con l’esonero avvenuto durante la pausa delle nazionali di marzo, nonostante una clausola del contratto prevedesse l’impossibilità di esonero qualora la squadra si trovasse tra le prime otto in classifica.
Al posto di Inzaghi è tornato a sedersi sulla panchina del Brescia Eugenio Corini, ossia colui che riportò le rondinelle in serie A nel 2019. La principale novità portata dall’ex tecnico del Lecce è stata quella di restaurare lo schieramento con il rombo a centrocampo eliminando al contempo la convivenza tra Leris e Tramoni, le cui giocate tra le linee erano diventate il marchio di fabbrica della squadra nel corso della stagione.
Leggendo le statistiche il Brescia è stata una delle squadre più dominanti del campionato. Usando il dato relativo al field tilt misurato da Soccerment, la formazione bresciana è quella che gioca più tempo nel terzo di campo avversario, a dimostrazione di quanto la strategia portata avanti da Inzaghi prima e Corini poi preveda una squadra che cerchi di avere in mano il controllo della partita e la supremazia territoriale. Tuttavia questo non è bastato per vincere il campionato e le vicende extra-campo sopra menzionate possono avere fortemente influito in tal senso.
La formazione del Brescia oggi verte sul 4-3-1-2 ormai diventato tipico del calcio di Eugenio Corini e che si basa a sua volta su delle scelte gerarchiche abbastanza definite in merito all’undici titolare, con giusto un paio di variazioni che possono essere dettate da qualche rotazione o da infortuni e/o squalifiche. Le principali variazioni avvengono generalmente nella scelta di una delle mezzali (Bertagnoli o Proia), il ruolo di trequartista con Leris e Tramoni ora diventati alternativi tra di loro, mentre in attacco Bajic e Palacio si alterneranno a Moreo ed Ayè, con l’ex interista che funge da riserva di lusso.
L’elemento che, se utilizzato, merita di essere osservato è Matteo Tramoni, giocatore corso in prestito dal Cagliari che si è messo in evidenza con 7 goal e 2 assist. Sotto la gestione Inzaghi veniva schierato da esterno offensivo nel 4-3-3 dove partendo largo poteva occupare la zona tra le linee di difesa e centrocampo avversario per poi favorire la sovrapposizione dei terzini ed attaccare l’area.
Sotto la gestione Corini viene invece alternato a Leris alle spalle delle punte, interpreta il ruolo a modo proprio, cercando di muoversi nei mezzi spazi tra zona centrale e laterale della trequarti offensiva per disordinare le linee avversarie.
Ascoli (sesta classificata, 65 punti)
In pochi avrebbero pensato di trovare la squadra picena in questi playoff, ma vedendo l’andamento della stagione c’è poco da sorprendersi nel trovarli qui in questa fase di stagione. Andrea Sottil ha costruito una squadra in grado di controllare l’andamento della partita concedendo molto poco agli avversari pur lasciando loro il pallone (49% di possesso palla di media) per poi muovere rapidamente il gioco in avanti una volta riconquistato il possesso.
Un dato che mostra la grande attenzione posta dall’ex allenatore di Catania e Pescara nel mantenere la giusta copertura sta nel dato relativo ai goal presi in contropiede – ossia zero – un numero condiviso solamente con l’Alessandra di Moreno Longo.
Questo dato è anche merito dell’esperienza della coppia centrale difensiva formata da Bellusci e Botteghin, non certo fortissima in velocità ma molto abile nel capire quando è il momento di rinculare ritardando il contropiede avversario.
Il 4-3-1-2 dell’Ascoli mostra anche la bravura in queste ultime due stagioni dei due ex direttori sportivi Ciro Polito (oggi al Bari) e Fabio Lupo (che ha divorziato poco dopo la sessione estiva di mercato in maniera tutt’altro che pacifica), capaci di portare al Del Duca una serie di giocatori dalle serie inferiori come Baschirotto e Collocolo che, in questa stagione, si sono mostrati in grado di alzare il livello della squadra.
A questo si aggiunge una commistione tra elementi di esperienza e giovani in rampa di lancio che ha rappresentato un’alchimia vincente. Il sistema di gioco della squadra di Sottil si basa sulla distribuzione del gioco che parte dal vertice basso davanti alla difesa (Caligara o Buchel) per poi dirigersi sui terzini che muovono il pallone sulle punte per poi scambiare, a loro volta, con la mezzala ed il trequartista; una costante del gioco dell’Ascoli è quella di sovraccaricare il lato sinistro del campo per poi ribaltare il gioco sul lato opposto.
Come indicato precedentemente, il club marchigiano ha mostrato di essere in grado di scovare giocatori interessanti dalle serie inferiori, ed il giocatore da segnalare appartiene a questa categoria: Federico Baschirotto non è più un giocatore di primo pelo (compirà 26 anni a settembre) e Fabio Lupo lo ha portato al Del Duca dalla Viterbese.
Il terzino destro dell’Ascoli ha mostrato grandi capacità in fase difensiva soprattutto grazie alle sue capacità nel gioco aereo che gli hanno permesso di trovare anche la via della rete per 4 volte su sviluppi di calcio piazzato. Come per molti giocatori italiani, la maturazione è arrivata molto avanti, mantenere i livelli visti in questa stagione durante i playoff potrebbe aprire altre porte per il futuro della sua carriera.
Benevento (settima classificata, 63 punti)
Andando a vedere la rosa a disposizione della formazione sannita siamo di fronte ad una squadra dal gigantesco potenziale, soprattutto a livello offensivo. Dopo la retrocessione dello scorso anno giunta a causa di un girone di ritorno a dir poco disastroso, il direttore sportivo Pasquale Foggia ha scelto Fabio Caserta per rilanciare il Benevento e riportarlo immediatamente in serie A.
Quando qualche settimana fa tutto sembrava apparecchiato per entrare nelle prime due posizioni in classifica utili alla promozione diretta, le streghe sono improvvisamente crollate dopo la partita di recupero contro il Cosenza di metà aprile persa per 1-0 che ha dato il via ad una striscia di 4 sconfitte in 5 partite, portando la squadra da una potenziale promozione diretta ad un settimo posto che la vedrà affrontare in trasferta l’Ascoli nel primo turno a gara secca di questi playoff con l’obbligo di vincere per andare avanti.
Il potenziale offensivo della squadra di patron Vigorito è stato perfettamente espresso sul campo visto che hanno chiuso il campionato come miglior attacco con le 62 reti realizzate e tanti altri indicatori attestanti la grande qualità offensiva, come, ad esempio, il numero di passaggi filtranti a partita (intesi come quei passaggi alle spalle della difesa avversaria) in cui i beneventani spadroneggiano con quasi 10 a partita.
Tutto questo è frutto della grande qualità del centrocampo e dei meccanismi del 4-3-3 implementato dall’ex tecnico di Juve Stabia e Perugia. Le difficoltà sono giunte dopo il mercato invernale quando le liti tra Lapadula ed il club hanno portato all’approdo di Francesco Forte al Vigorito, ma quando poi i problemi con l’attaccante del Perù sono rientrati, il tecnico si è trovato a dover cercare un modo per dare spazio ad entrambi così come al rientrante Moncini e la ricerca di questa coesistenza ha portato ad alcuni dilemmi tecnici e tattici non risolti.
Il 4-3-3 del Benevento è molto ben bilanciato e con ogni giocatore che ha compiti complementari rispetto agli altri. Infatti mentre sul lato destro abbiamo una mezzala di inserimento come Ionita, l’esterno offensivo è invece Roberto Insigne che tende a giocare tra le linee e liberare spazio per le sovrapposizioni di Letizia; sul lato sinistro, invece, abbiamo Acampora a centrocampo che funge da mezzala di possesso mentre Improta attacca la profondità o cerca l’ampiezza alternandosi con Foulon. L’uscita palla è effettuata mediante una salida lavolpiana con Calò che si abbassa tra i centrali che possono aprirsi permettendo ai terzini di alzarsi anche alle spalle delle mezzali.
Il giocatore da osservare in questa squadra è proprio Giacomo Calò, emanazione in campo del suo allenatore che lo ha voluto dopo l’esperienza comune a Castellammare di Stabia. Il centrocampista di proprietà del Genoa ha una capacità di calcio decisamente superiore alla media e la fa valere sia sui calci piazzati che nella costruzione del gioco, dove i suoi lanci lunghi o i passaggi di prima intenzione in verticale alle spalle delle difese avversarie hanno creato tanti disagi contribuendo in maniera diretta alla grande pericolosità offensiva della sua squadra.
Nelle ultime giornate Caserta lo ha alternato davanti alla difesa con l’ex Chievo e Brescia Mattia Viviani, rientrato da un lungo infortunio, ma adesso che le partite diventano pesanti è molto probabile che Caserta si fiderà del suo pretoriano in mezzo al campo.
Perugia (ottava classificata, 58 punti)
Dopo l’inopinata retrocessione del 2020, la squadra umbra è tornata immediatamente in serie B in maniera molto rocambolesca (rimonta finale sul Padova e vittoria del campionato grazie agli scontri diretti), ed in maniera altrettanto rocambolesca è avvenuta la qualificazione al playoff grazie all’aggancio all’ultima giornata sul Frosinone, ancora una volta preceduto grazie al computo negli scontri diretti.
Questo risultato è un grosso premio all’ottimo lavoro di Massimiliano Alvini in panchina, un allenatore reduce da una retrocessione a Reggio Emilia nella scorsa stagione nonostante avesse proposto un calcio molto interessante.
E le buone impressioni sono state confermate in questa stagione, con una squadra molto ordinata in fase di possesso e molto aggressiva in fase di non possesso (seconda per PPDA e prima per ricerca dei duelli difensivi), tanto da essere considerata dagli addetti ai lavori come la squadra peggiore da affrontare in questo campionato per la capacità di saper far giocare male i propri avversari.
Lo schieramento del Perugia segue molto i dettami più recenti della scuola di Coverciano dei 5 costruttori e dei 5 invasori, tutti ben riconoscibili nel 3-4-1-2/3-4-2-1 con cui la squadra umbra si schiera in campo, dove la coppia di centrocampisti centrali si collega ai tre difensori nel costruire il gioco mentre gli esterni giocano molto alti.
Questo approccio è confermato dalla scelta dei giocatori schierati da Alvini, con i due difensori laterali della linea a tre che sono praticamente due ex terzini – proprio per poterne sfruttare lo stile difensivo più aggressivo – ed i due esterni Lisi e Falzerano che sono praticamente due ali, seppure in rosa il tecnico di Fucecchio può disporre di due giocatori più “difensivi” come Ferrarini e Beghetto da poter utilizzare all’occorrenza.
Il Perugia ha messo in mostra diversi elementi interessanti in questa stagione di ritorno in serie B; tuttavia, la scelta ricade sul giocatore che meglio rappresenta sul terreno di gioco il calcio di Massimiliano Alvini. Il riferimento è Christian Kouan, centrocampista ivoriano classe 1999 che può svolgere qualsiasi compito al centro del campo ed eseguirlo al meglio, difatti sia i valori difensivi che offensivi sono tra i migliori del campionato tra i vari centrocampisti, il tutto ad evidenziare le sue doti da numero otto moderno, come lo sono le idee del suo allenatore.
Non ci sarà da sorprendersi se, conclusi – con successo o meno – questi playoff, il numero 28 perugino trovi comunque la strada della serie A.
Un anno importante per la serie B
Scorrendo l’analisi delle squadre che parteciperanno a questi playoff si sarà potuta notare la grande varietà di approcci tattici unitamente alla presenza di diversi giocatori che stanno usando la serie cadetta come rampa di lancio per una carriera importante.
Nelle difficoltà che il calcio italiano sta trovando a far emergere i propri talenti, la serie B ha mostrato di poter essere un ottimo incubatore per la crescita di giocatori che devono completare la trasformazione da elementi promettenti a calciatori professionisti.
Ma non solo giocatori, anche allenatori: in questi anni abbiamo visto menti brillanti come Dionisi, Zanetti ed Italiano partire proprio da questo campionato per poi mostrare il proprio valore al piano superiore.
Per questo motivo quello appena concluso è stato un anno di importante consolidamento della propria missione per la seconda serie della piramide calcistica italiana, che può crescere solo se la spinta arriva dal basso.